“Wow,” disse Daniel. “Non sapevo che ci fosse così tanto a cui pensare.”
“Nemmeno io,” rispose Emily. “Mi sono buttata in tutta questa cosa da cieca e ingenua. Ma voglio che funzioni, lo voglio davvero.”
“Allora quali cambiamenti devi fare? Quanto ci vorrà?”
“Più o meno tutto,” disse Emily triste. “E devo farlo il prima possibile. Finirò tutto il resto dei miei risparmi. Ho calcolato di avere il necessario solo per tenere aperto fino al quattro di luglio. Quindi un mese.”
Immediatamente notò un cambiamento nel linguaggio del corpo di Daniel, uno spostamento quasi impercettibile lontano da lei. Era ben conscia del fatto che stava mettendo un limite di tempo alla loro relazione, così come alla sua attività, e sembrava che Daniel stesse già prendendo le distanze da lei, anche se solo di pochi centimetri.
“Allora cosa intendi fare?” le chiese.
“Seguirò i consigli di Cynthia,” disse lei, decisa.
Daniel sorrise e annuì. “Perché fare le cose a metà?” disse.
Le mise attorno un braccio ed Emily si appoggiò a lui, sollevata che avesse accorciato la distanza tra di loro ancora una volta. Ma quello spostamento non era qualcosa che avrebbe dimenticato facilmente.
Aveva azionato un cronometro sulla loro relazione, e il cronometro ticchettava.
“Questo cassettone sarebbe perfetto per la stanza più piccola,” disse Emily facendo scorrere le dita lungo la superficie del comò di pino mentre guardava Daniel.
Il suo cuore accelerava man mano che si innamorava, come le accadeva sempre, delle gemme nascoste del negozio di antiquariato di Rico. Poteva vedere Daniel entusiasmarsi, anche lui, a vederle; era un vantaggio aggiunto che quello fosse il loro luogo di appuntamenti preferito.
A entrambi piaceva non solo il brivido della scoperta di articoli rari ed esotici per il Bed and Breakfast, ma anche l’infinita fonte di divertimento che il vecchio e smemorato uomo forniva. Mentre la memoria a breve termine di Rico non era per nulla affidabile, la sua capacità di ricordare il passato non era seconda a nessuno, e si lanciava spesso in inaspettati aneddoti sulla gente del paese, o su lezioni di storia della stessa Sunset Harbor. C’era anche spesso il bonus extra di Serena che, nonostante fosse di quindici anni più giovane, Emily considerava una buona amica.
Emily poi alzò lo sguardo e vide uno squisito specchietto di cortesia dorato.
“Oh, e anche questo sarebbe perfetto.”
Schizzò attraverso il negozio, con Daniel che la seguiva mentre saltellava da un guardaroba all’altro. Avanzando si appuntava i prezzi e i numeri dei cartellini degli articoli a cui era interessata, in modo da poter dare a Rico una lista alla fine. Stava facendo molti acquisti, dopotutto, ed era meglio non confondere il pover’uomo.
“E questo?” chiese Emily a Daniel guardando un grande letto a baldacchino. “Cynthia ha detto che i letti devono essere più grandi. Che devo far sentire gli ospiti come principi.”
Daniel attraversò il negozio lasciando il punto in cui stava esaminando delle vasche in pietra per uccelli, e si fermò accanto a lei.
“Wow. Voglio dire, sì, i tuoi ospiti si sentiranno di sicuro principi a dormire in quel coso. È enorme. Sei sicura di avere lo spazio?”
Emily tirò fuori un metro e annotò le dimensioni del letto, poi consultò il diagramma che teneva in tasca. Si era scritta tutte le misure per assicurarsi di comprare solo i mobili che ci sarebbero stati giusti nelle stanze. Il piano era buttarsi sul rinnovo delle altre due camere matrimoniali prima di tutto, utilizzando tutti i soldi che le erano rimasti per renderle il più perfette possibile, e poi di passare rapidamente alle altre venti stanze – quelle che avrebbero soddisfatto la fetta di mercato più economica – una volta che fossero entrati i soldi delle prime tre.
“Starebbe benissimo nella suite matrimoniale!” disse Emily raggiante. La struttura meravigliosa del letto la entusiasmava; il solo pensiero di possederla e sistemarla in una delle camere le dava un brivido.
Daniel si allungò per leggere il cartellino del prezzo. “Hai visto quanto costa?”
Emily si abbassò e lesse il cartellino. “Apparteneva a un nobile norvegese del quindicesimo secolo,” lesse. “Ovvio che sia caro.”
Daniel la guardò sconcertato. “Perché non ti preoccupi? La Emily che conosco io sarebbe già in iperventilazione.”
“Ah. Ah,” disse Emily sarcastica, anche se sapeva che stava dicendo la verità. Era una classica nevrotica, ma questa volta qualcosa era cambiato. Forse era l’orologio che ticchettava, quella campana che rintoccava, la sabbia che scivolava attraverso il timer della loro relazione. Qualcosa sul senso di conclusione di tutto le faceva gettare al vento la cautela. “Bisogna spendere soldi per fare soldi, no?” disse audacemente. “Se faccio economie adesso, più tardi la pagherò. Il Bed and Breakfast collasserà.”
“Sei un po’ melodrammatica,” disse Daniel ridendo. “Ma io so cosa intendi dire. Devi investire adesso, gettare le fondamenta.”
Emily fece un respiro profondo.
“Okay, bene. Ora che stai dalla mia parte, sono pronta a cominciare.”
Il pensiero di spendere tutti quei soldi risparmiati, di finire a barcamenarsi in modo così precario sull’orlo della bancarotta, non era qualcosa che a Emily piacesse. Non era mai stata quel tipo di persona, il tipo impulsivo. Di solito era attenta e ponderata, misurava i pro e i contro di ogni situazione prima di prendere un impegno – cioè finché non aveva lasciato drammaticamente il lavoro, l’appartamento e il fidanzato a New York per precipitarsi nel Maine. Magari era più impulsiva di quanto pensasse. O forse era un tratto che cresceva man mano che invecchiava. Era in quel modo che Cynthia era diventata così eccentrica? Ogni anno che invecchiava aggiungeva un altro colore luminoso al suo guardaroba, si tingeva i capelli di un’altra bizzarra sfumatura? Per quanto volesse bene alla sua cara amica, Emily sussultò al pensiero di diventare come lei.
Costringendo la mente a smetterla di figurarsi paragoni tra lei e la donna, Emily si concentrò di nuovo su quel che stava facendo.
“Immagino che lo comprerò,” disse a Daniel, quasi pregando silenziosamente che le dicesse di no, che le fornisse una scusa per non farlo.
“Bene,” fu tutto quello che disse.
Proprio allora arrivò Rico. “Ellie.” Disse raggiante. “È così bello vederti.” Il vecchio aveva sempre problemi a ricordare il nome di Emily.
“Ciao, Rico,” disse Emily. “Hai altri letti a baldacchino come questo?” Si ricordò la stanza nascosta che Rico le aveva mostrato, il luogo in cui stipava tutti gli articoli più grandi e spesso più costosi che aveva difficoltà a spostare. Era piena di tesori in abbondanza, perfino più di quanti l’enorme casa di suo padre contenesse.
“Certo,” disse Rico battendole sul braccio una mano rugosa. “Sono nel retro. Sai dove andare?”
Emily annuì. Rico aveva mostrato a lei e a Daniel il lungo stanzone segreto molti giorni prima.
“Allora da’ pure un’occhiata,” disse Rico. “Mi fido di te.”
Emily sorrise tra sé e sé, chiedendosi come facesse a fidarsi di lei se neanche si ricordava il suo nome. Poi lei e Daniel percorsero il corridoio buio e sinuoso fino alla grandissima stanza sul retro. Proprio come l’ultima volta che era stata lì, Emily rimase quasi senza fiato per via del freddo e sopraffatta dall’immensità della stanza. Era come mettere piede in una caverna o in una cava. Rabbrividì e si strinse le braccia attorno al corpo. Daniel notò che stava tremando e la trasse a sé. Il calore che le venne da lui la confortò.
Avanzarono all’interno della stanza, superando armadietti e credenze, scrivanie e armadi.
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