Chiusero a chiave il Bed and Breakfast e attraversarono il prato fino al luogo in cui la piccola rimessa di Daniel si innalzava nell’oscurità. Aprì la porta e fece segno a Emily di accomodarsi dentro.
Emily si sentiva sempre molto più giovane ogni volta che andava a casa di Daniel. Qualcosa che aveva a che fare con la sua vasta collezione di dischi e libri la intimidiva. Esaminò gli scaffali adesso, guardando tutti i testi accademici che Daniel possedeva. Psicologia. Fotografia. Aveva libri su molti argomenti diversi. E, per gran divertimento di Emily, questi libri accademici dall’aria intimidatoria erano affastellati insieme a romanzetti gialli.
“Non è possibile!” esclamò. “Leggi Agatha Christie?”
Daniel si limitò ad alzare le spalle. “Non c’è niente di male a leggere un romanzo di Agatha ogni tanto. È una grande narratrice.”
“Ma i suoi non sono libri per donne di mezz’età?”
“Perché non ne leggi uno e non mi dai la tua opinione?” disse sfrontato.
Emily lo colpì con un cuscino. “Come osi. Trentacinque anni sono ben lontani dalla mezza età!”
Risero mentre Daniel la buttava giù sul divano. Le fece il solletico senza pietà, costringendola a gridare e a colpirgli la schiena con i pugni chiusi. Poi caddero entrambi, esausti dalla lotta, in un groviglio di membra. Le risatine di Emily si spensero. Ansimava, prendendo fiato, con le braccia avvolte attorno a Daniel, intrecciando le dita tra i suoi capelli. L’atmosfera leggera svanì, e i due si fecero più seri.
Daniel si trasse indietro per guardarla in faccia. “Sei bellissima, lo sai,” disse. “Non sono sicuro di dirtelo abbastanza.”
Emily riusciva a capire il senso sottinteso di quel che le stava dicendo. Si riferiva a prima, al fatto che non aveva detto che l’amava anche lui. Stava cercando di sistemare le cose per il momento rovesciandole addosso complimenti. Non era esattamente la stessa cosa, ma lei era felice di sentirli comunque.
“Grazie,” mormorò. “Neanche tu sei tanto male.”
Daniel fece un sorrisetto, quel sorrisetto sbilenco che a Emily piaceva tanto.
“Sono contento di averti conosciuta,” proseguì lui. “La mia vita di adesso paragonata a com’era prima di te è quasi incomprensibile. Hai capovolto tutto da cima a fondo.”
“In un modo buono, spero,” disse Emily.
“Nel modo migliore,” la rassicurò Daniel.
Emily sentì le guance imporporarsi. Per quanto le facesse piacere sentire Daniel che diceva quelle cose, si sentiva ancora timida, ancora un po’ insicura sul ruolo che aveva nella sua vita, e insicura su quanto gli si potesse davvero avvicinare considerando quanto tutta la storia del Bed and Breakfast fosse campata in aria.
Daniel sembrava sforzarsi per dire altro. Emily lo guardava con pazienza, con uno sguardo incoraggiante.
“Se te ne andassi, non so cosa farei,” disse Daniel. “A dire il vero, lo so. Andrei fino a New York per stare ancora con te.” Le prese la mano. “Quello che sto dicendo è resta con me. Okay? Ovunque sia, stai con me.”
Le parole di Daniel toccarono Emily profondamente. C’era così tanta sincerità, così tanta tenerezza. Non era amore quello che stava comunicando ma qualcos’altro, qualcosa di simile o almeno di importante quanto l’amore. Era il desiderio di stare con lei qualunque cosa accadesse con il Bed and Breakfast. Stava scacciando via il ticchettare dell’orologio, dicendo che non gli importava se non fosse riuscita a farcela per il quattro di luglio, che lui sarebbe rimasto con lei lo stesso.
“Lo farò,” disse Emily alzando su di lui uno sguardo adorante. “Possiamo stare insieme. A prescindere da tutto.”
Daniel si abbassò e baciò Emily profondamente. Lei sentiva il corpo riscaldarsi in risposta, e il calore tra loro si intensificò. Poi Daniel si alzò e le tese una mano. Lei si morse il labbro e gliela prese, seguendolo con impazienza mentre la conduceva in camera da letto.
La serata romantica era stata esattamente ciò di cui sia Emily che Daniel avevano bisogno. A volte entrambi si sentivano così schiacciati da tutto il lavoro al Bed and Breakfast che era facile lasciare che cose del genere scivolassero via. Quindi non fu una sorpresa che entrambi continuarono a dormire anche con il trillo della sveglia delle otto. Emily in particolare aveva bisogno di recuperare parecchio sonno.
Quando finalmente si svegliarono – alle nove, che adesso a loro sembrava tardissimo – decisero che sarebbe stato meglio restare un pochino a letto, dato che avevano trascorso delle ore così piacevoli tra le lenzuola la notte precedente.
Finalmente si alzarono verso le dieci, ma anche allora si regalarono una lunga e pigra colazione prima di ammettere finalmente che dovevano tornare alla casa principale per continuare a lavorare sulle nuove camere.
“Ehi, guarda,” disse Daniel mentre chiudeva la rimessa alle loro spalle. “C’è un’auto nel vialetto.”
“Un altro ospite?” chiese Emily.
Si mossero insieme, mano nella mano, su per il sentiero di ghiaino. Emily guardò verso la casa, dove vedeva una donna con lucidi capelli neri in piedi sul portico, con accanto molte valigie, che insisteva nel suonare il campanello.
“Credo che tu abbia ragione,” disse Daniel.
Emily sussultò, realizzando improvvisamente chi fosse la donna.
“Oh no, mi sono dimenticata di Jayne!” esclamò. Controllò l’orologio. Le undici. Jayne aveva detto che sarebbe arrivata alle dieci. Sperava che la sua povera amica non se ne fosse rimasta lì in piedi a suonare il campanello per un’ora intera.
“Jayne!” la chiamò risalendo di corsa il sentiero. “Scusami! Sono qui!”
Jayne ruotò su se stessa al suono del suo nome. “Em!” urlò, salutando con la mano. Quando notò Daniel avvicinarsi appena qualche passo più indietro, le sue sopracciglia scattarono verso l’alto, come per dire, “Chi è questo tipo?”
Emily la raggiunse e le due si abbracciarono.
“Sei rimasta qui per un’ora?” chiese Emily, preoccupata.
“Oh, dai, Emily. Quanto bene mi conosci? Mi pare ovvio che non sono arrivata in orario. Ero in ritardo di circa quarantacinque minuti!”
“Comunque,” disse Emily in segno di scusa. “Quindici minuti è un tempo piuttosto lungo da passare sul portico di qualcuno.
Jayne batté sul pavimento in legno per esterni con il tacco dello stivale. “Portico solido e robusto. Hanno fatto un bel lavoro.”
Emily rise. Proprio allora Daniel le raggiunse.
“Jayne, lui è Daniel,” disse Emily frettolosamente, sapendo che non aveva altra scelta che presentarlo.
Daniel strinse cortesemente la mano di Jayne, anche se lei lo guardava come fosse un pezzo di carne.
“Felice di conoscerti,” disse. “Emily mi ha detto tutto di te.”
“Davvero?” chiese Jayne alzando le sopracciglia sulla fronte. “Perché lei non mi hai detto niente di te. Sei un segreto ben mantenuto, Daniel.”
Emily non poté fare a meno di arrossire. Jayne non era tipa da sottigliezze, né teneva la bocca chiusa quando avrebbe davvero dovuto farlo. Emily sperava solo che Daniel non cercasse un significato nelle sue parole e che non arrivasse a conclusioni che non avevano niente a che vedere con la realtà.
“Vuoi che ti aiuti a portare i bagagli?” le chiese Daniel.
“Sì, grazie,” rispose Jayne.
L’istante in cui Daniel si chinò per raccogliere le valigie, lei allungò il collo per guardargli il sedere. Catturò lo sguardo di Emily e annuì per farle capire che approvava. Emily si fece piccola dall’imbarazzo.
“Lascia che prenda quelle,” disse Emily rapidamente, dando una gomitata a Daniel per farlo scansare e afferrando le valigie. “Wow, Jayne, pesano! Che cosa hai portato?”
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