Blake Pierce - Il Volto della Morte

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IL VOLTO DELLA MORTE è il volume #1 di una nuova collana di thriller incentrati sull’FBI a cura dell’autore di successo di USA Today Blake Pierce, il cui bestseller #1, Il Killer della Rosa (Volume #1) (scaricabile gratuitamente), ha ricevuto oltre 1000 recensioni a cinque stelle.L’Agente Speciale dell’FBI Zoe Prime soffre di una rara condizione che le dona anche un talento unico—quello di vedere il mondo attraverso una lente di numeri. I numeri la tormentano, rendendola incapace di relazionarsi agli altri e facendole avere una vita sentimentale deludente—ma le permettono anche di vedere schemi che nessun altro agente dell’FBI è in grado di vedere. Zoe tiene segreta la sua condizione, in preda alla vergogna e alla paura che i suoi colleghi possano scoprirla.Ma quando un serial killer colpisce in tutto il Midwest, strangolando donne in zone remote e in modo apparentemente casuale, Zoe, per la prima volta, è sconcertata. Esiste uno schema? Può non essercene neanche uno?Oppure questo killer è ossessionato dai numeri, proprio come lei?In una folle corsa contro il tempo, Zoe sarà costretta a calarsi nella diabolica mente di un killer che sembra essere sempre un passo avanti a lei, per impedirgli di rivendicare la sua prossima vittima prima che sia troppo tardi. Contemporaneamente, dovrà tenere a bada i propri demoni, i quali alla fine potrebbero rivelarsi persino più minacciosi.Thriller ricco di azione dalla suspense al cardiopalma, IL VOLTO DELLA MORTE è il Volume #1 di un’avvincente nuova serie che vi terrà incollati alle pagine fino a notte fonda. I Volumi #2 e #3 della serie—IL VOLTO DELL’OMICIDIO e IL VOLTO DELLA PAURA—sono anche disponibili per il pre-ordine.

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La sua attenzione si spostò sui cespugli e sugli alberelli che sorgevano in lontananza, crescite sparpagliate che non offrivano abbastanza riparo a un essere umano. Vide le distanze che li separavano e i numeri apparvero nuovamente davanti ai suoi occhi, raccontandole la storia che c’era dietro lo schema. Sparsi l’uno distante dall’altro, limitate risorse naturali. Raggruppati, radici che esplorano il terreno alla ricerca di una fonte d’acqua sotterranea e di nutrienti. Sebbene apparissero casuali ad un occhio inconsapevole, la collocazione di ognuno di essi faceva parte di un disegno. Il disegno della natura.

“Niente?”chiese Shelley. Aveva uno sguardo di attesa, come se stesse aspettando che la sua più esperta partner risolvesse tutto.

Zoe alzò lo sguardo, raddrizzandosi con aria colpevole. Si alzò in piedi e scosse rapidamente la testa.“Credo sia fuggito da quella parte,”disse, indicando nell’ovvia direzione percorsa delle orme in allontanamento. C’era una formazione rocciosa in lontananza, un ottimo punto per una sosta. Le rocce le comunicavano le direzioni dei venti, le migliaia di anni di scavi e modellamenti. “Forse si fermerà laggiù alla ricerca di ombra. È una giornata piuttosto calda.”

Un segreto era un segreto. Mai e poi mai avrebbe ammesso ciò che sapeva. Mai e poi mai avrebbe detto a voce alta di essere una tipa strana, in grado di capire il mondo come nessun altro. Men che meno avrebbe ammesso il resto, che neanche lei capiva come lo vedessero gli altri. Questo era tutto ciò che poteva dare al mondo.

Il comandante si schiarì la voce, interrompendole. “Abbiamo già perlustrato in quella direzione senza trovare nulla. I cani hanno perso le tracce. C’è del terreno roccioso laggiù, dove non ci sono orme. Riteniamo che abbia continuato a correre in linea retta. O magari che sia salito a bordo di un veicolo.”

Zoe strinse gli occhi. Sapeva il fatto suo. Quest’uomo stava scappando in preda alla disperazione, ad ampie falcate, tenendo il corpo basso e inclinato in avanti per correre più velocemente. Non si stava dirigendo verso la salvezza e non era così lontano da non riuscire più a trovarlo.

“Ci stia a sentire,”suggerì Zoe. Battè sul simbolo dell’FBI stampato sul suo distintivo, che stringeva ancora in mano. C’era un aspetto fantastico dell’essere un agente speciale: non era sempre necessario giustificarsi. In effetti, non farlo era ormai un po’ uno stereotipo.

Dopo aver studiato l’espressione di Zoe, Shelley si voltò nuovamente verso il comandante con aria determinata.“Faccia alzare in volo gli elicotteri. I cani sono pronti?”

“Sicuro.” Il comandante annuì, sebbene non sembrasse molto entusiasta. “È lei il capo.”

Shelley lo ringraziò. “Andiamo,”disse a Zoe. “Ho il pilota via radio. Ci aggiornerà quando scoveranno qualcosa.”

Zoe annuì e tornò docilmente in auto. Shelley l’aveva appoggiata, le aveva dato ragione. Era un buon segno. Le era grata, e non provava quel senso di ego ferito per il fatto che fosse Shelley a dare gli ordini. Non le importava, purché venissero salvate delle vite.

“Wow.” Shelley si fermò, sistemandosi sul sedile del passeggero con una mappa aperta tra le mani. “Non è mai facile, vero? Una donna sola, come quella; senza nessun motivo. Non se lo meritava.”

Zoe annuì nuovamente. “Già,” rispose, non certa di cos’altro avrebbe potuto aggiungere alla conversazione. Avviò l’auto e iniziò a guidare, per colmare il vuoto.

“Non sei una che parla molto, vero?”chiese Shelley. Fece una pausa prima di aggiungere, “Non importa. Sto soltanto cercando di capire come sei.”

La vittima non se lo meritava, questo era vero. Zoe lo capiva, se ne rendeva conto. Ma quello che è fatto, è fatto. Adesso avevano un lavoro da svolgere. I secondi passavano, oltre i limiti normali di una risposta attesa. Zoe lo sapeva, ma non riusciva a trovare nulla da dire. Il tempo era scaduto. Se avesse parlato ora, sarebbe apparsa soltanto più strana.

Cercò di concentrarsi e mantenere un’espressione triste mentre guidava, ma le risultò troppo difficile fare entrambe le cose contemporaneamente. Smise di provarci e il suo viso si rilassò, assumendo il solito sguardo vuoto. Non che non pensasse o che non provasse emozioni. Era semplicemente difficile pensare all’aspetto della sua espressione e controllarlo intenzionalmente, mentre la sua mente era impegnata a calcolare la distanza esatta tra ogni indicatore presente sulla strada e ad assicurarsi di restare a una velocità che avrebbe impedito all’auto di ribaltarsi, nel caso avesse dovuto sterzare su questo tipo di asfalto.

Imboccarono la strada, seguendo la superficie più scorrevole che curvava attraverso il paesaggio piatto. Zoe aveva già capito che sarebbe andata nella direzione giusta e avrebbe raggiunto il colpevole nel caso stesse correndo in linea retta. Spinse il piede sull’acceleratore, sfruttando il vantaggio offerto dall’asfalto.

Una voce crepitò alla radio, ridestando Zoe dai propri pensieri.

“Abbiamo avvistato il sospettato. Passo.”

“Ricevuto,” replicò Shelley. Era meticolosa e non perdeva tempo, cosa che Zoe apprezzava. “Coordinate?”

Il pilota dell’elicottero ripetè velocemente la sua posizione e Shelley indirizzò Zoe con la mappa. Non dovevano cambiare direzione, stavano andando proprio verso l’obiettivo. Zoe strinse la presa sul volante, provando il consueto brivido di conferma. Le sue supposizioni si erano dimostrate corrette.

Fu soltanto questione di attimi prima che notassero l’elicottero volteggiare in aria sopra un’autopattuglia locale; a quanto pare, i due occupanti erano usciti e avevano atterrato il criminale. Era disteso sulla sabbia, sconvolto e scalciante, e imprecava.

Zoe accostò e Shelley uscì immediatamente, trasmettendo informazioni alla radio portatile. Un gruppetto di agenti con i cani si stavano già avvicinando da sud-est; gli animali abbaiavano in preda all’eccitazione di aver scoperto la fonte dell’odore che avevano rilevato.

Zoe raccolse la mappa lasciata da Shelley, confrontandola con il GPS. Si trovavano nel raggio di duecento metri dal punto in cui aveva ipotizzato che lui sarebbe stato, lungo una traiettoria dritta. Doveva essere scappato dalla formazione rocciosa dopo aver sentito i cani.

Si concesse un sorriso di successo, uscendo dall’auto per unirsi agli altri con rinnovato vigore. Fuori, sotto il sole cocente, Shelley le rivolse un sorriso di rimando, ovviamente felice che avessero già chiuso il loro primo caso insieme.

Più tardi, tornate in auto, si ristabilì il silenzio. Zoe non sapeva cosa dire, non lo sapeva mai. I convenevoli restavano un mistero assoluto per lei. Quante volte, esattamente, era lecito parlare del clima, prima di trasformare il discorso in un cliché? Per quanti viaggi avrebbe potuto impegnarsi in conversazioni sterili riguardanti cose senza importanza, prima che il silenzio diventasse socievole anziché imbarazzante?

“Non hai parlato molto, lì fuori,”disse Shelley, rompendo finalmente il silenzio.

Zoe esitò prima di rispondere. “No,” riconobbe, cercando di apparire amichevole. Non c’era molto altro da aggiungere, a parte convenirne.

Il silenzio si appesantì. Zoe calcolava i secondi nella sua mente, rendendosi conto che era ormai trascorso il tempo di una normale pausa nella conversazione.

Shelley si schiarì la voce. “Con i partner che ho avuto durante l’addestramento, cercavamo di comunicare durante il caso,” disse. “Lavorare per risolverlo insieme. Non da soli.”

Zoe annuì, mantenendo lo sguardo fisso sulla strada. “Capisco,” rispose, anche se provava un senso crescente di panico. Non capiva, non completamente. In un certo senso si rendeva conto di come le persone si sentissero in sua presenza, perché glielo dicevano sempre. Ma non sapeva cosa avrebbe dovuto fare al riguardo. Ci stava già provando, ci provava con tutte le sue forze.

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