Stefano Vignaroli - Delitti Esoterici
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«Proviamo a fare qualche ecografia alle groppe di questi cani» mi aveva detto Stefano, carezzando con affetto una di quelle simpatiche bestiole.
Non appena tosato il pelo del cane, ci eravamo accorti che l'animale presentava una cicatrice lineare su ognuno dei due lati, a fianco della colonna vertebrale lombare.
«Sono cicatrici perfette. Non sembrano tagli chirurgici, perché non si evidenziano i segni trasversali dei punti di sutura. Ma un chirurgo che sa lavorare bene, eseguendo una particolare sutura sottocutanea, può ottenere cicatrici estetiche come queste. Io stesso non saprei far di meglio.»
Poi aveva appoggiato la sonda dell'ecografo sulla parte interessata.
«C'è una densità anomala del tessuto sottocutaneo. Direi di portare alcuni di questi cani in sala chirurgica per andare a vedere che cosa si nasconde sotto le cicatrici.»
Aveva anestetizzato un cane, preparando chirurgicamente la zona anatomica individuata e tagliando proprio sopra la cicatrice. Sporco di sangue, aveva estratto un involucro ben sigillato, che in trasparenza mostrava una polvere bianca. Di certo non era né farina, né zucchero.
«Droga» avevo affermato. «Con tutta probabilità cocaina o eroina, proveniente dall'Afghanistan e destinata alla Germania attraverso la Turchia, la Grecia, l'Italia e l'Austria. Hanno inventato un bel trucco ma, secondo me, qualcuno che conosco glielo ha suggerito. I cani antidroga sentono solo l'odore di altri loro simili e la droga in dogana non viene scoperta. L'intervento chirurgico viene effettuato all'origine, quindi si aspetta che le ferite cicatrizzino e il pelo degli animali ricresca. Ma poi, all'arrivo, questi animali magari vengono massacrati, addirittura uccisi, pur di tirarne fuori il prezioso contenuto.»
Avevo informato della scoperta il magistrato, il quale aveva disposto che gli animali fossero operati in condizioni sicure, asportando il contenuto in droga, e poi fossero curati a dovere. In seguito si sarebbero potuti cedere in affido a persone di buon cuore. Stefano, nella sua clinica, si era adoperato giorno e notte per intervenire su tutti i cani, concedendosi poche ore di riposo e sapendo che non avrebbe visto neanche un centesimo alla fine del lavoro. Ma, pur di assicurarmi un successo, avrebbe fatto questo e altro. Alla fine ci eravamo ritrovati con duecentoquattro sacchetti, contenenti ognuno mezzo chilo di droga, che il laboratorio della scientifica aveva confermato essere eroina pura. Un valore di centotrenta miliardi delle allora vecchie Lire (all'incirca sessanta milioni di Euro). Avevamo scoperto anche che il sovrintendente Carli era invischiato nella storia fino al collo, arrestandolo per favoreggiamento. A quel punto l'indagine passava per competenza all'Interpol, che avrebbe cercato di individuare la rete di narcotrafficanti, a partire da tutti gli elementi da noi messi a disposizione.
Qualche giorno dopo, il questore mi aveva convocato nel suo ufficio per le congratulazioni di rito.
«Complimenti, Ruggeri! Grazie al suo intuito, abbiamo eseguito un gran bel lavoro e al Ministero si sono complimentati con noi. Ho già firmato la proposta per il suo avanzamento di grado a Ispettore Capo. Inoltre, abbiamo anche scoperto che Carli stava facendo di tutto per insabbiare le proposte e i fondi che arrivavano dal Ministero per il progetto delle unità cinofile. Ora che Carli non c'è più, proporrò che la responsabilità del progetto passi direttamente sotto la sua direzione. Potrà disporre dei fondi come meglio crede, decidere come costruire la struttura, ma soprattutto scegliere i cani e gli uomini. Da parte mia la proposta è di lasciare il porto alla Guardia di Finanza, che già controlla la dogana, mentre noi avremo uno spazio tutto nostro presso l'aeroporto Raffaello Sanzio, che dall'anno 2000 sarà potenziato. Che ne dice?»
«Grazie Dottore, ma non credo di meritare tutto ciò» replicai, abbassando lo sguardo. «Ho fatto solo il mio dovere!»
Le parole di quella conversazione lontana nel tempo risuonavano ancora nella mia mente, quando la voce gracchiante dell'altoparlante mi fece trasalire.
«Ringraziando per aver scelto la compagnia Nuova Alitalia, si avvertono i Signori passeggeri che tra dieci minuti circa atterreremo all'aeroporto Cristoforo Colombo di Genova. Sono le ore nove e trenta del primo Luglio 2009, la temperatura a terra è di circa 28 gradi, è previsto tempo sereno stabile con temperature in aumento e venti da Sud-Est. Vi auguriamo una buona permanenza. Grazie e arrivederci su queste linee aeree.»
Certo, ci erano voluti altri due anni per mettere in piedi il Distaccamento Cinofili presso l'aeroporto Raffaello Sanzio. Su una parte di terreno che era stato di pertinenza dell'Aeronautica Militare, era stato realizzato l'insediamento esattamente come l'avevo in testa: dodici box chiudevano su tre lati un ampio campo di addestramento. Il quarto lato era occupato dalla palazzina dei servizi, ricavata da un vecchio edificio dell'Aeronautica. A piano terra vi era un'attrezzata infermeria per i cani, con tanto di apparecchio radiologico, ecografo, fornito armadietto di medicinali, nonché una sala chirurgica per gli interventi d'urgenza. Un paio di stanze erano riservate al disbrigo delle pratiche amministrative, mentre al piano superiore avevo il mio alloggio, una stanza da letto, un bagno e una piccola cucina. Per diversi anni il luogo sarebbe stata la mia casa e il mio tetto, oltre che la mia sede di lavoro, anche in considerazione del fatto che ero sempre più convinta che mai mi sarei legata a un uomo.
Avevo scelto i cani personalmente nel centro cinofilo della Guardia di Finanza, a Castiglione del Lago, e in quello della Polizia di Stato a Nettuno, vicino Roma, dove avevo seguito, a suo tempo, il corso di addestramento. Volevo dei cani perfettamente addestrati e volevo coprire tutte le specialità possibili. Avevo condotto dunque a Falconara Marittima due Pastori Tedeschi, da utilizzare come cani antidroga, e altri due cani della stessa razza, affiancati da un Rottweiler, come cani antisommossa e per gli interventi di ordine pubblico. Come cani molecolari e da macerie, quindi destinati a interventi di protezione civile, avevo optato per una coppia di Labrador Retriever e un Samoyedo. Avevo selezionato poi due Weimaraner per il lavoro con gli esplosivi, mentre un altro Pastore Tedesco, un grosso maschio, era stato scelto per l'attacco e la difesa personale. Un box, rimasto vuoto per eventuali altre specialità, sarebbe stato in seguito occupato dal mio Springer Spaniel, Furia, un cane del tutto negato per la caccia, ma dal fiuto eccezionale, capace di seguire una pista e ritrovare persone scomparse solo a partire da un semplice oggetto appartenuto a chi doveva rintracciare. Ma Furia sarebbe arrivato diversi anni dopo l'inizio dell'attività del distaccamento.
Anche gli uomini erano stati scelti tra i più validi in forza nella Polizia di Stato delle varie province marchigiane. Ogni uomo era associato a un cane, come suo conduttore, pertanto doveva essere non solo esperto nella stessa specialità dell'animale, ma doveva avere la pazienza di addestrare e curare il proprio cane come fosse un figlio o una parte di se stesso. Avevo qualche perplessità nel proporre all'ispettore Santinelli di essere il mio vice. Di solito c'è qualche difficoltà nell'accettare di essere subordinati a una persona di cui si è stato superiore, ma egli aveva accettato di buon grado, vuoi per la sua passione per i cani, vuoi forse per una passione anche per me, che non avrei mai condiviso.
All'inizio dell'estate del 1997 eravamo finalmente pronti a partire. L'inaugurazione del distaccamento era avvenuta in presenza di importanti autorità, il Prefetto, i Sindaci di Ancona e di Falconara Marittima e funzionari del Ministero degli Interni. Al termine della nostra dimostrazione del lavoro con i cani, in azioni simulate di ricerca di droga, di esplosivi e di azioni mirate a bloccare malviventi, la giornata si era conclusa con un'esibizione delle Frecce Tricolori. Con mio grande rammarico, unica nota triste della giornata, appresi che quello era l'ultimo avvenimento pubblico a cui partecipava il questore Ianniello, ormai prossimo al pensionamento.
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