Amy Blankenship - Pioggia Di Sangue

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Lei, terrorizzata, era rimasta immobile finché non si era sentita afferrare da qualcuno e le scale avevano iniziato ad allontanarsi fino a svanire. Angelica rabbrividì di nuovo ricordando la sensazione del tunnel che crollava, ma la sua vera rovina era stata quello che era successo dopo.

Quando il paesaggio si era stabilizzato, si era resa conto di trovarsi sul tetto di un edificio. Sentendo ancora una leggera vibrazione sotto i piedi, si era girata appena in tempo per vedere il museo collassare sui tunnel sotterranei, dove lei si trovava pochi istanti prima.

Poi si era voltata per guardare il petto contro cui si sentiva schiacciata e si era accorta che stava stringendo la camicia di Syn per la paura e perché aveva bisogno di lui. In quel momento non aveva desiderato altro che abbandonarsi tra le sue braccia forti e restare lì... dove niente poteva farle del male.

Poi aveva commesso l’errore di alzare lo sguardo verso il viso di quel bellissimo uomo a cui era avvinghiata. Le punte dei suoi capelli svolazzavano per lo spostamento d’aria provocato dal crollo ma lui era irragionevolmente tranquillo... o almeno così le era sembrato finché non aveva visto quegli occhi color ametista che la fissavano con desiderio e potere incontrollato.

Quella scena le aveva ricordato la prima volta in cui aveva visto quella bellezza inquietante... nella caverna, la stessa notte in cui le era apparso il simbolo sul palmo della mano.

Aveva guardato le sue labbra sensuali e il respiro aveva iniziato ad accelerare. Rendendosi conto di desiderarlo, aveva fatto un passo indietro in segno di rifiuto. Syn aveva abbassato le braccia nello stesso istante... i suoi occhi erano diventati cupi e meditabondi, quasi pericolosi, e lei aveva represso un brivido.

Destandosi dai ricordi, Angelica si guardò il palmo della mano, non era cambiato niente dal loro primo incontro... il simbolo era ancora lì in ogni suo minimo dettaglio. Ce l’aveva da un po’, ormai. Sussultò tra sé quando si rese conto di non aver mai cercato di rimuoverlo davvero.

Syn aveva detto di averglielo dato per la sua protezione e, per qualche strana ragione, lei gli aveva creduto. Quand’è che aveva iniziato a fidarsi così ciecamente di lui?

In passato avrebbe dubitato di ogni movimento e di ogni motivazione di una creatura potente come lui. Tuttavia, nelle ultime due settimane, la sua natura sospettosa aveva ceduto il passo alla curiosità e al calore che Syn riusciva ad alimentare dentro di lei.

I membri del PIT la descrivevano come una tipa solitaria che non era interessata ad avere amici. Era così che voleva che la vedessero tutti... in questo modo avrebbero mantenuto le distanze. Da quando Syn era comparso nella sua vita, i suoi sentimenti erano rimasti esposti. Stava diventando ossessionata da lui tanto quanto lui sembrava ossessionato da lei, e voleva che la smettesse... o no? Al solo pensiero, il dolore al petto sembrò espandersi.

«Benvenuta nella terra della confusione, esemplare uno.» esclamò nel silenzio della stanza, poi fece una smorfia per quanto si sentiva patetica. Lei era più forte.

Guardò di nuovo il marchio, chiedendosi se non fosse la causa di quegli strani sentimenti che stava provando per Syn... più o meno come accadeva con l’incantesimo di un vampiro. Dopotutto... lui era il progenitore della loro razza, no? Doveva smetterla di sottovalutare quel piccolo dettaglio pericoloso. Syn aveva già ammesso che non gliene fregava niente della guerra con i demoni... quindi perché era venuto a distrarla? Perché aiutava soltanto lei?

«È iniziato tutto con te.» disse Angelica accusando il simbolo.

Vi mise sopra l’altra mano con l’intenzione di fare come faceva con tutti gli altri marchi demoniaci che aveva rimosso finora.

Lo sfiorò con l’indice, cercando un minimo accenno di malvagità da cui iniziare la sua ricerca. Non sentendo intenzioni malevole nascoste, si accigliò. Concentrandosi di più su quel simbolo complesso, si morse il labbro inferiore mentre iniziava a scendere in profondità, finché non riuscì a superare finalmente la potente barriera.

Rimase a bocca aperta e inspirò bruscamente per le sensazioni che la pervasero all’improvviso. Si sentì stordita per un attimo, poi sentì il sigillo tirare con forza quando fu toccato dal suo potere. L’azione la sorprese così tanto da mandarla nel panico e farle richiamare il suo potere, dopodiché Angelica sentì la magia del simbolo circondarla e sfiorarle la pelle prima di tornarsene da dov’era venuta.

Se non lo avesse saputo, avrebbe giurato che quel dannato marchio aveva voluto assaggiarla.

Syn apparve silenziosamente dietro di lei dopo averla sentita manomettere il legame che le permetteva di accedere al suo potere per protezione. Aveva pensato di lasciarla in pace per un po’, in modo da riacquisire la calma dopo il suo ennesimo rifiuto. Tuttavia Angelica, violando il sigillo sul proprio palmo, lo aveva chiamato inconsapevolmente per assistere all’inutile tentativo di spezzare il loro legame.

Ciò fece riemergere la sua rabbia... era ansiosa di liberarsi di lui solo per poter smettere di mentire a se stessa? Dopo averla cercata per millenni, e dopo averla finalmente trovata, non le avrebbe permesso di spezzare neanche il legame più sottile che era riuscito a ristabilire con lei.

«Vigliacca.» si disse Angelica per quella reazione, e aprì la mano per riprovarci. Fece un respiro profondo quando il sigillo iniziò a brillare all’istante con più energia.

«Perché non provi a sfogare la tua frustrazione su chi te l’ha provocata?» le chiese Syn.

Angelica sussultò per la sua vicinanza e si voltò per lanciargli un’occhiataccia. Era difficile sostenere il suo sguardo quando lui sembrava più infuriato di lei.

Prima che Angelica si accorgesse delle sue intenzioni, Syn la afferrò per la vita e la strinse a sé. Lei gli premette il palmo sul petto per mantenere una parvenza di distanza. Davvero, se Syn stava cercando di farla impazzire c’era quasi riuscito.

«Hai ragione, dovrei prendermela con te.» gli disse apertamente, poi si scostò, sorpresa che lui la lasciasse andare così facilmente da farle quasi perdere l’equilibrio. Angelica strinse i denti, cercando di soffocare la strana delusione per quel gesto.

Stringendo la mano marchiata, disse la prima cosa che le venne in mente: «Che diavolo mi hai fatto?».

«Ti faccio paura?» le chiese Syn, appoggiandosi ad un palo del letto con le braccia incrociate sul petto.

Angelica fu presa alla sprovvista da quella domanda e si accigliò vedendo le sue braccia incrociate, poi alzò lo sguardo verso i suoi luminosi occhi color ametista. Brillavano di rabbia, poteva giurarci, eppure sembrava così calmo e sereno.

«Io non ho paura di te.» gli disse coraggiosamente, poi fece un passo indietro quando lui si scostò dal letto e le si avvicinò.

«Io non ti ho fatto niente di male.» si difese Syn con un ringhio soffocato a stento, sapendo che avevano già affrontato quella situazione. In passato, Angelica lo aveva combattuto fino allo sfinimento prima di ammettere la sconfitta, e lui non voleva che la storia si ripetesse. Sussultò mentalmente al ricordo di com’era finita quella storia. «Tu sei l’unica ragione per cui sono qui.».

Angelica scosse la testa, non voleva essere la ragione di nessuno, non voleva quella responsabilità. Aveva alzato così tanti muri attorno a sé che l’unica persona ad averli quasi sfondati era stata Zachary. O meglio, ad essere onesti, era stato il suo alter ego Zach. In quel momento si rattristò perché le mancavano i suoi consigli non richiesti e la sua amicizia.

Syn restrinse lo sguardo sentendola rimpiangere il rapporto che aveva con la Fenice. Era un peccato che Angelica avesse dimenticato che lui era un uomo possessivo e non la condivideva volentieri con gli altri. Aveva già ucciso altre volte per tenerla legata a sé e lo avrebbe fatto di nuovo senza esitare.

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