Verena Elisabeth Turin - Come supereroina sarei super!

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Verena Turin vorrebbe essere una supereroina. O una cantante. O una ballerina. Ha molti sogni, come li ha ogni altra persona. Con il suo tocco molto personale, racconta della sua vita con la sindrome di Down, del suo lavoro, del suo gruppo musicale preferito, della sua famiglia, dell'amore e delle farfalle. Verena riesce a far piazza pulita dei pregiudizi perché la sindrome di Down non le impedisce di vivere una vita meravigliosa.

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Sua moglie, mia nonna, anni fa era molto giovane. Lei ama il suo giardino e lo tiene molto bene. Qualche anno fa ha ancora spaccato la legna e l’ha accatastata. Di tanto in tanto abbiamo giocato a prenderci. Allora mia nonna poteva ancora camminare. Quasi sempre era in giro in bicicletta. Qualche volta siamo andate insieme a nuotare. E io le ho messo sulla schiena la crema solare. A Natale mia nonna ha fatto sempre un mucchio di biscotti e il punch. Più tardi il suo corpo e i suoi muscoli si sono indeboliti. Poi è caduta in bagno e anche nel salotto. E ora purtroppo siede su una sedia a rotelle. Perché cade facilmente. Ha figli grandi e sono tanti. Loro si prendono cura di lei a vicenda. C’è anche una badante. Però il suo cervello è ancora formidabile. Legge tanti giornali, libri e fa le parole crociate. In tv le piace vedere lo sport e le notizie. Sul suo balcone ha una cyclette e pedala per trenta minuti.

Quando ancora la nonna poteva correre ha giocato con noi a prenderci in giardino. Qualche volta con mia sorella e le mie cugine abbiamo giocato al circo. E tutti i parenti erano presenti e ci applaudivano. Io da leone dovevo saltare da una sedia all’altra. Siamo andati anche in altalena o abbiamo giocato nella sabbia. Molto dopo ci siamo messe attorno alle nostre caviglie un bianco nastro elastico traballante. Una ragazza da una parte, l’altra dall’altra. La terza doveva saltellare tra i due nastri di qua e di là. Con i miei genitori giocavo in giardino a ping-pong e a badminton. Lì mio padre mi ha insegnato anche ad andare in bicicletta. Siamo andati volentieri a sciare, pattinare e fare percorsi Kneipp nell’acqua fredda.

Col mio secondo nonno ho fatto tante esperienze. Mi ha letto la favola “Cappuccetto rosso”. E voleva insegnarmi come si accende una candela. Purtroppo mi sono bruciata un dito. Mio nonno mi ha raccontato tante cose e me le ha anche spiegate. Ero molto affezionata a lui. E ho accarezzato volentieri le sue mani. Perché erano così belle e grandi e care. Era molto buono con me. Altrettanto buono era con gli altri nipoti, i suoi figli e i pronipoti. Quando è morto il nonno io ero triste. E sono ancora triste. Però il nonno ha una moglie simpatica che vive già da 95 anni. Mi piace anche farmi coccolare.

Questa nonna aveva un padre severo. Lui era maniscalco e fabbro. Lei era la sua ultima figlia. Frequentava una scuola di monache. Una volta ha cercato di suonare le campane della chiesa del suo paese. La sua famiglia possedeva un’osteria. Da giovane serviva gli ospiti. Qualcuno la stuzzicava un po’. Era ancora al tempo di guerra. Questo me lo ha raccontato. Più tardi ha conosciuto un uomo. Ha avuto sei figli. Dopo le figlie maggiori le hanno dato i nipoti. E tanto tempo dopo sono arrivati tanti pronipoti. Mia nonna ama il giardinaggio e tutti i fiori variopinti nel suo grande giardino. Una volta è caduta nell’orto. E un giorno è caduta anche dalla scala in casa. Lei ama tutti i parenti, pronipoti, nipotini e neonati. E tutti amano lei.

Una volta ho scritto una lettera a mio nonno in cielo:

“Tu hai sposato mia nonna. E questo mi piace molto. Se tu sapessi che io nel mio tempo libero vado a trovare tua moglie a giocare a carte e a suonare il pianoforte! Qualche volta guardo anche le foto dove ci sei tu. Peccato che non ci sei più. Sarei venuta a trovare anche te e ti avrei conosciuto. Ti avrei suonato qualcosa al pianoforte. Sarei stata seduta vicino a te sul divano e avrei ascoltato quello che mi avresti spiegato e raccontato. Intanto saresti diventato bisnonno quattro volte. A volte ti penso perché ti voglio molto bene.”

Lutto e addii non mi piacciono per niente. Qualche volta ho già dovuto sopportare un addio. Per esempio quando il mio secondo nonno è andato per sempre in cielo. In quel momento in segreto ho pianto forte. Sono anche sempre molto molto molto triste quando devo andare via dal mio ragazzo. Dopo essere stata a casa sua un po’ di tempo nel suo paese. Al momento dell’addio gli do alcuni baci e abbracci. E dopo devo prendere la corriera. Quando sento molto forte la mancanza del mio ragazzo sento scorrere le lacrime sul mio viso.

La vita e la morte sono del tutto normali. Per noi persone e per gli animali. Trovo più bella la vita. La nascita di un bambino incomincia nella pancia della donna. E poi il bambino viene al mondo nell’ospedale. Il mio primo incontro con la morte non è stato per niente piacevole. È stato nella casa di riposo. Quando lì facevo pratica. Erano morte due persone anziane. E la mia superiora me le aveva fatto vedere nella cappella. Poi mi ha lasciato sola. Silenziosamente mi sono avvicinata ai morti. Erano molto freddi perché li ho toccati cautamente. Senza sapere il perché ho pianto. Intanto non ho più paura. Però quando ho perso il mio ultimo nonno, quello è stato il mio dolore più forte.

Mi trovo bene all’ospedale. Trovo il lavoro dei medici molto interessante e molto vario. Tutti i loro apparecchi mi sembrano affascinanti. Sono molto grata perché salvano la vita a parecchia gente. E sarebbe per me una immensa gioia rivedere quel pediatra che mi ha portata in giro in braccio. Spero che lui mi riconosca se mi vedesse.

Quando ero una neonata mia mamma ha chiesto al medico: come crescerò con la sindrome di Down? Il medico ha detto che non lo sapeva. Ogni persona è diversa. La bambina è capace di imparare.

Questo mi ha raccontato mia mamma.

Nell’anno 2000 mia sorella con la sua pancia grossa ha avuto le doglie. Sono andati velocissimi all’ospedale. Quel giorno c’ero anch’io per un intervento alle tonsille. Proprio allora mia sorella ha partorito una piccola figlia di nome Laura. La mattina dopo mia mamma mi ha svegliata e mi ha detto che ero diventata zia di una nipote. Ho chiesto al mio medico se potevo vedere mia sorella e la sua bambina. Lui ha detto di sì. Perché ero diventata zia. Dall’infermiera il medico ha anche saputo che venivano visitatori da lontano. Mi reggevo ancora a malapena sulle gambe. Però mi hanno dato una medicina speciale e così potevo andare. La piccola era dolcissima!

Quando mia sorella e io siamo tornate a casa sono arrivati tutti i parenti dal Tirolo. Sono scesi anche quelli del piano di sopra. La piccola Laura passava da un braccio all’altro, è stata guardata con meraviglia, ridevano con lei ed è stata calmata quando piangeva. Ci sono tante foto con lei in gruppo, con due e tre persone. La piccola Laura era seduta su parecchie ginocchia quando era neonata. Dopo un po’ è diventata una ragazzina. Ha giocato con le bambole e con i playmobil, con i foulard di seta e con dadini di legno e anche con la nonna allo zoo. Le piaceva stare sotto il tavolo quando giocava con le bambole. In quel periodo Laura aveva capelli biondissimi con riccioli come un angioletto. Il nonno voleva insegnarle a parlare. Più tardi ha anche provato a parlare in dialetto tirolese e più volte ha detto al cameriere: würstlpizza. Mia nipote fa ridere tutti e mi tiene sempre in movimento. Quando veniva a trovarci anch’io giocavo con lei. Per esempio le ho letto un libro. E la piccola Laura era seduta sulle mie ginocchia e ascoltava. Dopo ha imparato a camminare. Ancora più tardi ha mangiato i canederli alle albicocche fatti dalla bisnonna. E tanta panna, riso al latte, frittate e besciamella. È cresciuta e in giardino andava sull’altalena e ha anche imparato ad andare in bicicletta. D’inverno abbiamo fatto tutta una famiglia di pupazzi di neve. E d’estate ha aiutato la nonna a dare acqua ai fiori e l’ha osservata quando si truccava in bagno. Dopo si è truccata lei stessa. Ancora dopo aveva capelli lunghi e lisci. E trecce sporgenti e anche pendenti. Quando Laura era più grande ha fatto la parrucchiera alle sue bambole Barbie e ha fatto la venditrice di scarpe. Questo me lo ricordo. Era molto divertente.

Mi ricordo anche di questo: quando mia sorella era incinta, il suo ragazzo ha giocato con lei a ping-pong. Affinché la nascita e il lungo aspettare si accorciassero.

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