Era il suo lavoro. Era stata la cosa più difficile che avesse dovuto fare in tutta la sua vita. Ma se avesse avuto indietro i suoi ricordi, se avesse conosciuto la storia di Lash e Naomi, avrebbe avvisato Lash?
Jeremy si spinse ad andare più in alto e più veloce, desiderando sfuggire alla risposta che risuonava con forza nella sua mente. Il dovere era sempre stato la prima cosa per lui. Aveva sempre fatto ciò che gli veniva chiesto, e se avesse dovuto ripetere tutto di nuovo, lui . . .
Strinse le mani a pugno, combattendo contro la verità su sé stesso che non voleva affrontare, mentre raggiungeva il picco più alto della catena di montagne. Una brezza fredda lo colpì, facendogli venire la pelle d’oca lungo le braccia muscolose e l’addome. Non c’era la possibilità di sfuggire a come avrebbe agito se avesse dovuto rifare tutto, e il senso di colpa gli procurò una morsa allo stomaco.
Mentre sorvolava il cottage di Lash e Naomi, guardò verso la porta-finestra aperta. Si bloccò quando vide un’ombra che passava lì davanti. C’era qualcosa o qualcuno lì dentro. Rimanendo in attesa, vide le tende bianche che sventolavano. Sentì una serie di ticchettii, e rivide l’ombra. Volò dentro, atterrando con un soffice tonfo sul pavimento di ciliegio della camera da letto.
“Chi c’è?” Si guardò intorno nella stanza, chiedendosi chi potesse essere così pazzo da sconfinare nella residenza privata di un altro angelo.
Saleos.
Ma il luogotenente di Lucifero avrebbe osato presentarsi in Paradiso? Jeremy aveva sacrificato la propria vita per uccidere Lucifero immergendoli entrambi nel Lago di Fuoco—l’unico modo per eliminare un angelo. Dopo che l’Arcangelo Michael l’aveva riportato in vita, gli avevano detto che Sal ed i fratelli erano fuggiti.
Jeremy trattenne il respiro, ascoltando attentamente per sentire eventuali movimenti. Saleos non era stupido. Sapeva che tutti gli angeli dispongono di una vista e di un udito superiori, rendendo difficile muoversi in Paradiso senza venire scoperti. Saleos era così assetato di potere da fare qualcosa di così assurdo come riprendere il cammino dal punto in cui Lucifero l’aveva interrotto.
Una forte brezza entrò nella stanza. Il copriletto svolazzò, creando delle ombre danzanti sul pavimento. Jeremy espirò, ridendo fra sé e sé.
“Bene. Sto andando fuori di testa. Vedo cose che non ci sono. Faccio sogni ad occhi aperti sulla moglie di mio fratello, e adesso parlo da solo.”
Si passò le mani fra i capelli, sentendo quanto fossero più corti e rimpiangendo il vecchio taglio. La vita sarebbe mai tornata ad essere come prima? Anche Rachel si era accorta che c’era qualcosa che non andava. Era così preoccupata da aver chiesto ad Uri di placcarlo e portarlo alla loro suite nella residenza degli angeli. Aveva insistito per fargli un taglio di capelli. Jeremy non poteva credere di avere ceduto.
“Ti farà sentire meglio” aveva detto.
“Uri me lo fa fare sempre” lo aveva rassicurato.
“Che odore? Non c’è nessun odore di ammoniaca” aveva detto innocentemente, sbattendo le ciglia.
Ore dopo, i suoi capelli erano più corti e più scuri, e lui si sentiva ancora uno schifo.
Sospirando, richiuse le ali ed entrò nella stanza. Osservò il letto morbido ricoperto da dozzine di cuscini bianchi e azzurri. Ne prese in mano uno, azzurro. Aveva lo stesso colore degli occhi di Naomi. Lasciò vagare la mente e pensò al sogno in cui lei stava fra le sue braccia, baciandolo teneramente, dicendogli parole d’amore.
Senza riflettere, si portò il cuscino al naso, chiuse gli occhi e inalò. Il profumo di Naomi, l’inebriante aroma di muschio che sembrava indugiare su tutto quello che toccava, gli riempì i sensi. Si trovò nuovamente perso nei ricordi dell’unico bacio che si erano scambiati; l’unico, l’ultimo. I ricordi si trasformarono in sogni. Jeremy sapeva che niente era reale. Sapeva che era sbagliato desiderarla. Ma nel suo sogno, lei era sua. Lei lo amava.
“Naomi” disse sottovoce. “Come posso estrometterti dal mio cuore?”
Spalancò gli occhi sentendo un ticchettio nella stanza.
C’è qualcuno.
Sentì ringhiare e poi, tutto a un tratto, un proiettile rossastro si fiondò nella stanza e si fermò ai suoi piedi.
“Bear! Piccola pazza palla di pelo. Sono solo io” disse Jeremy al Chihuahua, ridendo. Dopo la morte di Bear, Jeremy aveva fatto un viaggio di proposito per prenderla e portarla a Lash e Naomi. Dopo tutto questo tempo, il piccolo cane ancora non l’aveva preso in simpatia.
Bear inarcò la schiena. Il suo musetto puntava il pavimento mentre continuava a ringhiare.
“Ma perché non ti piaccio? Vedresti che sono uno a posto se mi dessi una chance.” Si abbassò per accarezzarla.
Lei fece uno scatto, cercando di mordergli le dita.
“Hey!” Jeremy ritirò velocemente la mano.
Il cane cominciò ad abbaiare e a correre in circolo, producendo con le piccole zampe dei ticchettii sul pavimento.
“Bear, finiscila.”
Jeremy saltò in piedi al suono della voce di Naomi.
“Naomi! Io . . . uh . . .”
Perse la voce nel momento in cui la vide, e si dimenticò di cosa stava per dire. Naomi era in piedi sulla soglia della stanza, con le tende bianche che le svolazzavano dietro. I suoi occhi azzurri sostennero il suo sguardo, e tutto ciò a cui lui poté pensare era di annegarvi dentro. Poi gli occhi di Naomi passarono al cuscino che Jeremy teneva fra le mani.
Sconvolto, Jeremy lanciò il cuscino sul letto e si spostò velocemente per allontanarsi. Come giustificare questo fatto?
Bear si mise a correre fra i suoi piedi, abbaiando, e il suo piede le schiacciò per sbaglio la punta della coda. Lei guaì e corse da Naomi.
“Scusa, Bear.”
Il cane guardò prima lui e poi Naomi, poi si appiattì a terra, arrivando a sembrare ancora più piccolo, e ringhiò. Era come se Bear sapesse cosa Jeremy stava pensando e stesse proteggendo Naomi per conto di Lash.
“Finiscila, Bear. Cosa ti è preso?” Naomi si abbassò ad accarezzare la testolina del cane.
“È colpa mia. Mi era sembrato di aver visto. . . poi il cuscino . . . ho fatto un errore, non dovrei essere qui.” Jeremy fece un passo verso la finestra, chiedendosi come avrebbe potuto passare oltre Naomi senza toccarla.
“Per favore, non te ne andare.”
Jeremy si fermò, osservando gli occhi lucidi che lo guardavano con l’affetto di una sorella e niente più.
“Io e Lash siamo preoccupati per te” disse lei.
No. Fece un grugnito. Lash era lì con lei. Con tutto il suo stupido sognare ad occhi aperti non aveva visto il fratello entrare. Si guardò intorno preso dal panico. Ci aveva messo così tanto a riacquistare la fiducia del fratello, non voleva perderla di nuovo. Ma perché era venuto qui? E perché non riusciva ad andarsene?
“Lash, io non . . .”
“Non è qui. È con Uri e Rachel. Gli ho detto che volevo parlarti da sola” disse Naomi.
Jeremy sospirò di sollievo, grato che Lash non l’avesse colto in flagrante mentre si comportava come un cretino innamorato con sua moglie.
“Non gli dirai che ero qui, vero?” Il pensiero delle sue braccia e delle sue gambe che lo circondavano gli passò velocemente per la mente e guardò subito a terra, allontanando le immagini. Non poteva nemmeno più guardarla senza ricordare quei sogni. L’attrazione verso di lei era troppo intensa.
“Non lo farò.”
“Bene.” Jeremy aprì le ali e si concentrò sul piccolo spazio vuoto di fianco a Naomi. Era appena sufficiente perché ci passasse senza entrare in contatto con lei. Si lanciò in avanti.
“Jeremy, per favore. Dimmi cosa c’è che non va.” Naomi afferrò il suo bicipite, fermandolo.
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