Dean Koontz - Sussurri

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A ventinove anni, dopo un’infanzia e un’adolescenza difficili, la bella e intelligente Hilary Thomas è arrivata al successo. Ma quando viene aggredita nella sua lussuosa villa di Beverly Hills da un maniaco omicida, i peggiori incubi del passato sembrano rimaterializzarsi nei bagliori della lama acuminata del suo aggressore. Non basterà fuggire, non basterà lottare, non basterà nemmeno ucciderlo: lui tornerà, più forte della morte, a ossessionarla, costringendola a scavare disperatamente nei segreti sepolti per scoprire una realtà allucinante. Da Hollywood a Napa Valley, dalle piscine soleggiate delle dimore dei divi alla penombra umida di morte dell’obitorio, il ritmo tranquillo della vita quotidiana in California viene sconvolto da eventi ben più spaventosi e dirompenti dei terremoti ai quali la gente è ormai abituata. Esistono forze, nella mente umana, al confronto delle quali le scosse telluriche sono carezze e le urla di morte soltanto sussurri.

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«Circa quindici, forse venti minuti fa.»

I due si scambiarono un’occhiata che Hilary non riuscì a decifrare ma che le apparve immediatamente come poco promettente per lei.

«Perché ci ha messo così tanto a chiamarci?» chiese il biondo. Era leggermente ostile.

Hilary ebbe la sensazione di perdere parte del vantaggio di cui disponeva.

«All’inizio ero… confusa,» spiegò. «In preda a una crisi isterica. Ho avuto bisogno di qualche minuto per rimettere insieme le idee.»

«Venti minuti?»

«Forse solo quindici.»

Gli uomini riposero le rivoltelle.

«Abbiamo bisogno di una descrizione,» continuò il bruno.

«Posso fare anche di meglio,» proseguì la donna spostandosi di lato per farli entrare, «posso fornirvi un nome.»

«Un nome?»

«Il suo nome. Lo conosco,» disse. «L’uomo che mi ha assalita: io so chi è.»

I due uomini si guardarono con la stessa espressione di prima.

Hilary pensò: Che cosa ho fatto di male?

Hilary Thomas era una delle donne più belle che Tony avesse mai visto. Sembrava che nelle sue vene scorresse qualche goccia di sangue indiano. Aveva i capelli lunghi e folti, più scuri dei suoi, di un nero corvino. Anche gli occhi erano scuri, con le cornee candide come la neve. La pelle perfetta era colore del miele, probabilmente il risultato di un’attenta esposizione al sole californiano. Il viso, forse un po’ troppo lungo, era bilanciato dagli occhi enormi, dalla forma perfetta del naso aristocratico e dalla pienezza sensuale delle labbra. Era un viso erotico, ma allo stesso tempo intelligente e delicato: il viso di una donna dolce e comprensiva. In quegli occhi affascinanti si leggeva anche il dolore: era il dolore che derivava dall’esperienza. Tony era convinto che non si trattasse solo di un dolore momentaneo, dovuto a ciò che la donna aveva appena vissuto, ma che fosse legato a una sofferenza con radici ben più profonde.

Erano nello studio colmo di libri. Hilary e Tony sedevano alle due estremità del divano di velluto. Erano soli.

Frank era in cucina e stava parlando al telefono con un collega della centrale.

Al primo piano, due poliziotti in uniforme, Whitlock e Farmer, stavano estraendo i proiettili dal muro.

Non era stato chiamato l’esperto per rilevare le impronte digitali perché, secondo quanto affermato dalla donna, il suo assalitore indossava i guanti.

«Che sta facendo adesso?» domandò Hilary Thomas.

«Chi?»

«Il tenente Howard.»

«Sta parlando con la centrale in modo che qualcuno chiami l’ufficio dello sceriffo di Napa County, dove vive Frye.»

«Perché?»

«Be’, perché forse lo sceriffo può scoprire come ha fatto Frye ad arrivare a Los Angeles.»

«Che importanza ha sapere come c’è arrivato?» chiese Hilary. «La cosa importante è che si trova qui e che deve essere fermato e arrestato.»

«Se è arrivato in aereo,» spiegò Tony, «non ha alcuna importanza. Ma se Frye è venuto a Los Angeles in macchina, allora lo sceriffo di Napa County potrebbe scoprire che auto ha usato. Con una descrizione del veicolo e il numero di targa, abbiamo più probabilità di inchiodarlo prima che si allontani troppo.»

Hilary riflette qualche istante, poi domandò: «Perché il tenente Howard è andato in cucina? Perché non ha usato il telefono che c’è qui?»

«Immagino volesse lasciarla tranquilla per qualche minuto,» le spiegò in tono imbarazzato.

«Secondo me non voleva che ascoltassi quello che diceva.»

«Oh, no. Era solo…»

«Sa, ho proprio una strana sensazione,» lo interruppe Hilary. «Mi sembra di essere l’indiziata invece della vittima.»

«È solo tesa,» la rassicurò Tony. «È molto tesa ed è decisamente comprensibile.»

«Non è quello. È il modo in cui mi trattate. Be’… non tanto lei, quanto il suo collega.»

«A volte Frank può sembrare scostante,» spiegò Tony, «ma è un bravo investigatore.»

«Pensa che io stia mentendo.»

Tony rimase sorpreso di fronte alla sua perspicacia. Si agitò sul divano, visibilmente a disagio. «Sono sicuro che non pensa niente del genere.»

«Invece sì,» insistette Hilary. «E non capisco perché.» Aveva gli occhi fissi su Tony. «Mi ha preso di mira. Forza. Perché? Che cosa ho detto di sbagliato?»

Tony sospirò. «Lei è una donna perspicace.»

«Sono una scrittrice. Fa parte del mio lavoro osservare le cose in modo più attento rispetto alla maggior parte della gente. E sono anche testarda. Per cui, se vuole liberarsi di me, le conviene rispondere alla mia domanda.»

«Una delle cose che preoccupano il tenente Howard è il fatto che lei conosca l’uomo che l’ha aggredita.»

«E allora?»

«È piuttosto imbarazzante,» rispose l’uomo, a disagio.

«Me lo dica lo stesso.»

«Be’…» Si schiarì la voce. «Normalmente la polizia è convinta che se la vittima di uno stupro o di un tentativo di stupro conosce il suo assalitore, ci sono buone probabilità che la stessa vittima abbia contribuito al crimine, provocando l’accusato in un modo o nell’altro.»

«Stronzate!»

Hilary si alzò, si diresse verso la scrivania e rimase di spalle per un attimo. Tony si rese conto che stava lottando per mantenere la calma. Le sue parole l’avevano mandata su tutte le furie.

Quando si girò verso di lui, aveva il viso rosso per la collera. «È orribile. Disgustoso. Praticamente tutte le volte che una donna viene violentata da qualcuno che conosce, voi pensate che l’abbia voluto lei.»

«No. Non sempre.»

«Ma è ciò che pensate la maggior parte delle volte,» tuonò lei.

«No.»

Lo guardò. «Smettiamola di giocare con le parole. È ciò che pensate di me. Siete convinti che io l’abbia provocato.»

«No,» ribadì Tony. «Le ho semplicemente spiegato che cosa si pensa normalmente in un caso come questo. Non ho detto che credo ciecamente alle opinioni comuni della polizia. Io non ne sono convinto. Ma il tenente Howard sì. Mi ha chiesto di lui. Voleva sapere che cosa stesse pensando e io gliel’ho detto.»

Hilary aggrottò la fronte. «Allora… lei mi crede?»

«C’è qualche motivo per cui non dovrei?»

«E successo esattamente come le ho spiegato.»

«D’accordo.»

Lo fissò. «Perché?»

«Perché che cosa?»

«Perché lei mi crede e il suo collega no?»

«Riesco a immaginare solo due ragioni per cui una donna possa accusare ingiustamente un uomo di averla violentata. E nel suo caso nessuna delle due avrebbe senso.»

Hilary si appoggiò alla scrivania, piegò le braccia, sollevò la testa e lo guardò visibilmente interessata. «Quali sarebbero queste ragioni?»

«Numero uno, lui ha i soldi e lei no. Lei vuole incastrarlo, sperando di riuscire a spillargli un sacco di quattrini in cambio del ritiro della denuncia.»

«Ma io di soldi ne ho.»

«A quanto pare deve averne molti,» affermò lanciando uno sguardo pieno di ammirazione alla casa superbamente arredata.

«Qual è l’altra ragione?»

«Un uomo e una donna hanno una storia, ma lui la lascia per un’altra. Lei si sente ferita, rifiutata e offesa. Vuole fargliela pagare. Vuole punirlo e così lo accusa di stupro.»

«Come fa a essere sicuro che questo non sia anche il mio caso?» domandò Hilary.

«Ho visto entrambi i suoi film, per cui credo di sapere come ragiona. Lei è una donna molto intelligente, Miss Thomas. Non penso sia così stupida, meschina o vendicativa da mandare un uomo in galera solo perché ha ferito i suoi sentimenti.»

Hilary lo osservò attentamente.

Tony si sentì giudicare.

Convinta che non fosse lui il nemico, Hilary tornò verso il divano e si sedette con un fruscio di seta blu. Il vestito seguiva le forme del corpo e Tony cercò di non lasciar trapelare l’ammirazione per le stupende curve della donna.

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