Dean Koontz - Sussurri

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A ventinove anni, dopo un’infanzia e un’adolescenza difficili, la bella e intelligente Hilary Thomas è arrivata al successo. Ma quando viene aggredita nella sua lussuosa villa di Beverly Hills da un maniaco omicida, i peggiori incubi del passato sembrano rimaterializzarsi nei bagliori della lama acuminata del suo aggressore. Non basterà fuggire, non basterà lottare, non basterà nemmeno ucciderlo: lui tornerà, più forte della morte, a ossessionarla, costringendola a scavare disperatamente nei segreti sepolti per scoprire una realtà allucinante. Da Hollywood a Napa Valley, dalle piscine soleggiate delle dimore dei divi alla penombra umida di morte dell’obitorio, il ritmo tranquillo della vita quotidiana in California viene sconvolto da eventi ben più spaventosi e dirompenti dei terremoti ai quali la gente è ormai abituata. Esistono forze, nella mente umana, al confronto delle quali le scosse telluriche sono carezze e le urla di morte soltanto sussurri.

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Frank Howard lo guardò, stupito. «E l’ha mai fatto?»

«Che cosa? Morsicare il naso di qualcuno? No. Ma basta minacciarli per farli rigare diritto.»

«Capitano molto spesso tipi del genere?» domandò Frank.

«No. Questo è un posto di classe. Può succedere una volta alla settimana, ma non di più.»

«Come ha fatto a imparare?» proseguì Tony.

«A masticare il vetro? C’è un trucchetto. Non è molto difficile.»

L’orchestra attaccò con Still the Same di Bob Seeger come se fosse stata una banda di giovani delinquenti che irrompono in una bella casa con l’intenzione di distruggere tutto.

«Non si è mai tagliato?» urlò Tony a Otto.

«Ogni tanto. Ma non capita spesso. E non mi sono mai tagliato la lingua. L’abilità sta proprio in questo,» spiegò Otto. «E io non me la sono mai tagliata.»

«Comunque si è ferito.»

«Certo. Qualche volta alle labbra. Ma raramente.»

«E comunque serve solo a rendere il trucco più efficace,» continuò la biondina. «Dovreste vederlo quando si taglia! Otto rimane in piedi davanti al tizio che sta facendo casino e finge di non accorgersi che si è tagliato. E lascia scorrere il sangue.» Gli occhi verdi della ragazza brillavano di gioia e Tony notò una scintilla di passione animale che lo fece sussultare sullo sgabello. «Rimane immobile con il sangue che gli cola sulla barba e nel frattempo ordina a quel tizio di piantarla di fare casino. Non avete idea della velocità con cui si calmano.»

«Ci credo,» mormorò Tony. Si sentiva rivoltare lo stomaco.

Frank Howard scosse la testa e disse: «Bene…»

«Già,» fece eco Tony, senza riuscire ad aggiungere altro.

Frank proseguì: «Okay… torniamo a Bobby Valdez» e indicò le foto segnaletiche appoggiate sul bancone.

«Oh. Be’, come vi ho già detto, è almeno un mese che non lo vedo.»

«Quella sera, dopo che si è arrabbiato con lei e dopo che gli ha dato una regolata con il trucchetto del boccale, è rimasto qui a bere qualcosa?»

«Gli ho servito un paio di drink.»

«Quindi le ha mostrato un documento d’identità?»

«Sì.»

«Che cos’era? La patente?»

«Esatto. Aveva trent’anni, santo cielo. Sembrava ancora un ragazzino delle medie, al massimo della prima superiore, invece aveva trent’anni.»

Frank chiese: «Si ricorda che nome era segnato sulla patente?»

Otto giocherellò con il dente di pescecane appeso al collo. «Il nome? Ma sapete già come si chiama.»

«Sto cercando di scoprire,» spiegò Frank, «se le ha mostrato una patente falsa.»

«Ma c’era la sua foto,» aggiunse Otto.

«Questo non significa che fosse autentica.»

«Ma non è possibile cambiare le foto sulle patenti della California. Ho sentito dire che il documento si autodistrugge o roba del genere se qualcuno cerca di falsificarlo.»

«Forse l’intero documento era contraffatto.»

«Credenziali contraffatte,» ripetè Otto, visibilmente interessato. «Credenziali contraffatte…» Chiaramente, aveva visto almeno duecento vecchi film di spionaggio alla televisione. «Ma di che cosa si tratta? È una specie di spia?»

«Qui c’è qualcosa che non va,» si lamentò Frank in tono impaziente.

«Eh?»

«Dovremmo essere noi a fare le domande,» precisò Frank. «Si limiti a rispondere. Ha capito?»

Il barista apparteneva al genere di persone che reagiscono d’istinto e negativamente a un poliziotto energico. Si scurì in volto e negli occhi apparve uno sguardo assente.

Rendendosi conto che stavano per perdere Otto quando probabilmente aveva ancora qualcosa di importante da dire, Tony appoggiò una mano sulla spalla di Frank e gliela strinse delicatamente. «Non vorrai che ricominci a mangiucchiarsi il bicchiere, vero?»

«A me piacerebbe vederlo di nuovo,» bofonchiò la biondina, ridacchiando.

«Preferisci fare a modo tuo?» chiese Frank a Tony.

«Certo.»

«Prego.»

Tony sorrise a Otto. «Senta, siamo tutti e tre molto curiosi. E non casca di certo il mondo se soddisfiamo la sua curiosità, a condizione che lei faccia lo stesso con noi.»

Otto sembrò risollevato. «E quello che dico anch’io.»

«Okay,» disse Tony.

«Okay. Che cos’ha fatto questo Bobby Valdez per dargli la caccia in questo modo?»

«Ha violato le norme della libertà vigilata,» spiegò Tony.

«E accusato di aggressione,» aggiunse Frank con riluttanza.

«E di violenza,» concluse Tony.

«Ehi,» sbottò Otto. «Voi due non avevate detto di essere della squadra Omicidi?»

L’orchestra terminò Still the Same con un frastuono simile al deragliamento di un treno merci. Poi ci furono pochi minuti di pace durante i quali il cantante conversò annoiato con i clienti avvolti in nuvole di fumo che, Tony ne era sicuro, provenivano in parte dalle sigarette e in parte dai timpani andati arrosto. I musicisti fingevano di accordare gli strumenti.

«Quando Bobby Valdez si imbatte in una donna poco disposta a collaborare,» spiegò Tony, «la colpisce con la pistola per renderla più partecipe. Cinque giorni fa, si è avvicinato alla vittima numero dieci ma la donna ha resistito. Bobby l’ha colpita sulla testa così forte e così tante volte che la poveretta è morta in ospedale dodici ore più tardi. Ed è per questo che se ne sta occupando la squadra Omicidi.»

«Quello che non capisco,» si intromise la biondina, «è perché un uomo debba prendersi una donna con la forza quando ce ne sono così tante in giro disposte a darla via.» Strizzò l’occhio a Tony che finse di non notarla.

«Prima di morire,» continuò Frank, «la donna ci ha fornito una descrizione che calza a pennello per Bobby. Quindi se sa qualcosa su quel piccolo verme bastardo è meglio che ce lo dica.»

Otto non aveva visto soltanto film di spionaggio. Si era sorbito anche la sua bella dose di telefilm polizieschi. Precisò: «Quindi lo cercate per un caso di omicidio.»

«Omicidio, esatto,» disse Tony.

«Come avete fatto ad arrivare a me?»

«Ha avvicinato sette di quelle dieci donne nei parcheggi di bar per single…»

«Comunque non nel nostro posteggio,» lo interruppe Otto cercando di difendersi. «È illuminato molto bene.»

«È vero,» ammise Tony. «Ma stiamo setacciando tutti i bar per single della città. Parliamo con i baristi e con i clienti abituali, mostriamo le foto segnaletiche e cerchiamo di scoprire qualcosa su Bobby Valdez. Un paio di persone in un bar di Century City pensavano di averlo visto qui, ma non ne erano sicuri.»

«In effetti è stato qui,» precisò Otto.

Ora che Otto aveva abbassato la cresta, Frank cominciò a rivolgergli qualche domanda. «Quindi ha fatto un po’ di casino, lei si è esibito nel suo trucchetto del boccale e alla fine lui le ha mostrato un documento di identità.»

«Esatto.»

«E che nome era segnato sul documento?»

Otto aggrottò le sopracciglia. «Non ne sono sicuro.»

«Era Robert Valdez?»

«Non mi sembra.»

«Cerchi di ricordare.»

«Era un nome messicano.»

«Valdez è un nome messicano.»

«Era ancora più messicano.»

«Che cosa vuole dire?»

«Be’… più lungo… con un paio di zeta.»

«Zeta?»

«E qualche q. Ha capito che tipo di nome intendo. Qualcosa come Velazquez.»

«Era Velazquez?»

«No, ma qualcosa del genere.»

«Iniziava con la v?»

«Non potrei giurarci. Sto solo parlando del suono che faceva.»

«E il nome?»

«Quello credo di ricordarlo.»

«Allora?»

«Juan.»

«J-U-A-N?»

«Già. Molto messicano.»

«Ha notato l’indirizzo sul documento?»

«Non mi interessava.»

«Le ha detto dove abitava?»

«Non eravamo quello che si dice due vecchi amici.»

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