Barbara Hambly - Il tempo del buio

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Il tempo del buio: краткое содержание, описание и аннотация

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Notte dopo notte, Gil si scoperse a sognare di una città fantastica dove orrori alieni provenienti dalle profondità della terra e delle tenebre cercavano di distruggere la razza umana e tutte le opere dell’Uomo. Ma quando il Mago Ingold Inglorion attraversò il Vuoto alla ricerca del Santuario per l’ultimo Principe di Dar, si rese conto che i suoi sogni erano visioni assolutamente reali di una strana e singolare realtà.
Sul mondo di Ingold, il mostruoso Buio era stato solo una leggenda per oltre tremila anni, ma ora, per qualche ragione sconosciuta, si aggirava in cerca di preda per tutto il paese, e non c’era alcuna possibilità di fuga dai suoi spaventosi poteri e dal suo insaziabile appetito.
Cercando di aiutare Ingold, Gil e Rudy, due giovani cacciatori, vengono a trovarsi nello strano mondo del Buio. E qui sarebbero co stretti a rimanere per sempre, ammenochè non riescano a risolvere il mistero del Buio.
Frattanto, prima che riescano a realizzare quale potrà essere il loro destino, il Buio.

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Per un attimo quei fantasmi l’affascinarono. Si chiese come mai potessero essere delle creature di materia, e quale materia componesse quei corpi striscianti e pulsanti. Quali cervelli o menti potevano aver concepito le scale che conducevano sottoterra, nell’oscurità?

Uno dei buoi emise un tonante muggito di terrore e cercò di fuggire. Cadde trascinando a terra anche il suo compagno in un groviglio di finimenti: il timone del carro si ruppe sotto il loro peso combinato.

«I Guerrieri del Buio!»

L’urlo uscì violento dalla bocca di Rudy, ed intanto il giovane tentava di chiamare a sé la luce, qualunque tipo di luce gli fosse possibile evocare. Sentì Alde gridare, poi, alle sue spalle, una lama accecante di luce magica trafisse l’oscurità e il fiume di ombra si dissolse in un grande anello di fumo quasi fosse stato sciolto da quella luminosità intensa.

Ingold si avvicinò comparendo quasi dal nulla; la sua ombra si stagliava sulla neve luminosa ai suoi piedi.

«Libera quel bue, porta la Signora fuori dal carro e sbrigati!», ordinò il Mago seccamente.

Con le torce in pugno, le Guardie accorsero, i volti stralunati sotto la patina di brina che li ricopriva.

«Janus: credi che potremo farcela a raggiungere il Torrione?»

Il Comandante, appena riconoscibile sotto lo strato di ghiaccio che gli copriva i capelli e il mantello, guardò la luce in lontananza contro la quale si stagliavano esili sagome che ora erano chiaramente visibili.

«Penso di si», disse lentamente. «Ci hai salvato di nuovo…»

«È ancora presto per dirlo», ribatté il Mago. «Manca ancora un miglio e mezzo. La mia Signora…»

Il Falcone di Ghiaccio aveva liberato i buoi, ma il carro era chiaramente inutilizzabile. Dalle tende uscì un viso bianco incorniciato da un pesante cappuccio di pelliccia nera dal quale sfuggiva qualche ciocca di capelli scuri.

Rudy salì sul carro per aiutarla.

«Dobbiamo correre, ragazza,» le disse dolcemente, e lei annuì. Senza dire una parola, si girò e si infilò nel carro per prendere Tir. Riapparve un attimo dopo con il bambino imbaccuccato, stretto tra le braccia, gli occhi grandi dilatati per lo spavento.

Gil allungò le braccia per prendere il fagotto, mentre Rudy aiutava Alde a scendere dal carro. Anche attraverso due paia di guanti e con le dita semi congelate, il ragazzo sentì il calore della sua pelle.

«Quanto è lontano?», si informò piano la giovane Regina.

Gil indicò con la testa il luccichio arancione che segnalava le porte del Torrione.

«Circa due miglia», disse.

Alde riprese il bambino in braccio e, mentre lo faceva, provò la stessa sensazione gelida e pungente che aveva provato prima. Era la coscienza, la consapevolezza della presenza dei Guerrieri del Buio. Non erano stati sconfitti dalla luce: si erano soltanto allontanati, in attesa.

Il vento soffiava ancora sopra le loro teste ma, accanto a loro, l’aria era misteriosamente immobile. Per tutta la valle si potevano udire delle voci, distorte dalla lontananza e dal freddo. Erano voci che esprimevano paura, disperazione e poi speranza. I profughi di Karst si dirigevano verso il Torrione ormai vicino e ad accoglierli c’erano le luci che illuminavano già le loro sagome che lottavano con la neve profonda. Nel cerchio di luce che nasceva dal bastone di Ingold, il piccolo gruppo di Guardie era solo. Coperti dal gelo, sembravano quasi delle creature di ghiaccio dalla cui bocca usciva un fumo perlaceo. E, al di qua della luce, invisibili nell’oceano nero della notte, forme oscure e ondeggianti si agitavano inquiete…

Ingold si avvicinò al piccolo gruppo intorno al carro e fece luce su di loro e sui loro visi stravolti. In quel momento la sua forza fluì su di loro, e Gil sentì il calore della sua presenza. Il Mago si accorse anche che Rudy e Alde non avevano un buon aspetto. Poggiò una mano sulla guancia della Regina e la fissò.

«Puoi farcela?»

«Devo,» rispose semplicemente la ragazza.

«Brava. Rudy…»

Il suo compagno si avvicinò esitante.

«Convoglia il tuo Potere nel bastone. A questo serve, non soltanto a sorreggerti!»

Rudy fissò sorpreso il bastone di legno pesante che si era procurato molte miglia prima sulla strada.

«Vuoi dire che basta questo? Che non devo fare niente di speciale per rendere magico il bastone?»

Ingold si guardò intorno cercando di non perdere la pazienza.

«Ogni cosa è un poco magica. Ora…»

Esitando, Rudy chiamò a sé la luce, e sentì che il potere gli scorreva dalla mano fino al legno che era diventato liscio per l’uso, e poi nell’aria. La luce iniziò a spandersi dall’estremità del bastone diventando sempre più forte, illuminando le ruote del carro e riflettendosi sui volti smunti e stanchi delle due ragazze fino a raggiungere anche il viso di Ingold.

Ingold si rivolse a lui e gli disse semplicemente:

«Non lasciarli…»

Rudy provò l’imbarazzante sensazione che il vecchio sapesse del suo momento di debolezza e della sua decisione di lasciarsi morire a terra abbandonando tutto e tutti al loro destino.

«Mi dispiace…», mormorò.

Il vento soffiava ancora intorno ai suoi piedi. Si girò a scrutare il buio davanti a sé. Sentì la forza di un controincantesimo come il tocco gelato di una mano aliena che si insinuava nella sua mente uscendo dall’oscurità. Vide che contemporaneamente la luce si affievoliva e, insieme al suo, anche il bastone di Ingold iniziò a tremolare. Nello stesso istante sentì il fetore freddo, acido ed amaro, del Buio. L’acciaio luccicò quando Gil sguainò la spada, poi tutt’intorno vi fu il bagliore silenzioso delle lame delle Guardie che si chiusero in cerchio.

Non provava più nessuna sensazione premonitrice, ma si scansò ritraendosi e girandosi per colpire di scatto quasi prima di essere consapevole della «cosa» che gli stava piombando addosso dal buio.

Sentì Alde gridare e lanciò uno sguardo confuso a Gil. La ragazza aveva il viso di pietra e la sua spada lampeggiava come fuoco fendendo l’oscurità e creandovi degli squarci dai quali zampillava un’esplosione di sangue e materia fetida.

Poi la luce magica si spense, e le Guardie si ritrassero difendendosi come meglio potevano dai loro viscidi assalitori. Il controincantesimo colpì ancora, e Rudy sentì il Potere che scivolava via da lui come risucchiato da un’arteria spezzata. Per un po’ non vide nulla: sapeva soltanto di essere tra il Buio e la ragazza alle sue spalle.

Poi, senza nessun preavviso, l’attacco cessò, e la forza della luce magica tornò. Qualcuno gridò: «Muoviamoci!», e Rudy strinse il braccio destro di Alde mentre Gil la prendeva per il sinistro. Corsero sulla neve fangosa con la luce del suo bastone che illuminava il sudiciume che copriva il terreno; le Guardie corsero insieme a loro e si strinsero ancora creando una sorta di cuneo semovente. Ingold stava davanti a tutti e la luce del suo bastone illuminò la distesa di oggetti sepolti nella neve smossa dai passi precipitosi di coloro che li avevano preceduti liberandosi di quanto avrebbe potuto impacciare i movimenti.

Intontito, Rudy cercò di tenere il passo del gruppo, inciampando nel sudiciume accumulato, gli occhi fissi sul cerchio luminoso che segnava la meta di quella fuga disperata.

Dopo un po’ riuscì a vedere chiaramente dei movimenti: erano piccole figure che si agitavano al di là delle grandi porte. Poteva però sentire alle loro spalle l’incalzare dei Guerrieri del Buio che, come grandi nuvole crudeli, tentavano ancora di indebolirlo con il loro Incantesimo.

Poi le ombre scesero ancora a colpire, come avvoltoi: si udì un sibilo di morte che spezzò l’aria. La spada di Rudy sembrava diventata una massa inerte di piombo, e le sue braccia erano come anestetizzate: se non fosse stato al centro del gruppo, sarebbe certamente stato ucciso all’istante. Vedendo la tecnica di Gil nello sferrare colpi mentre si destreggiava nell’oscurità, e la sua agilità nell’evitare le sferzate di una coda spinosa, Rudy comprese perché Gnift martoriava i corpi e la mente delle sue Guardie, e perché Gil e gli altri si addestravano con quella sorta di selvaggio accanimento sopportando fatica, freddo e ferite. Ora era proprio quell’addestramento a salvarli!

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