Barbara Hambly - Il tempo del buio

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Il tempo del buio: краткое содержание, описание и аннотация

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Notte dopo notte, Gil si scoperse a sognare di una città fantastica dove orrori alieni provenienti dalle profondità della terra e delle tenebre cercavano di distruggere la razza umana e tutte le opere dell’Uomo. Ma quando il Mago Ingold Inglorion attraversò il Vuoto alla ricerca del Santuario per l’ultimo Principe di Dar, si rese conto che i suoi sogni erano visioni assolutamente reali di una strana e singolare realtà.
Sul mondo di Ingold, il mostruoso Buio era stato solo una leggenda per oltre tremila anni, ma ora, per qualche ragione sconosciuta, si aggirava in cerca di preda per tutto il paese, e non c’era alcuna possibilità di fuga dai suoi spaventosi poteri e dal suo insaziabile appetito.
Cercando di aiutare Ingold, Gil e Rudy, due giovani cacciatori, vengono a trovarsi nello strano mondo del Buio. E qui sarebbero co stretti a rimanere per sempre, ammenochè non riescano a risolvere il mistero del Buio.
Frattanto, prima che riescano a realizzare quale potrà essere il loro destino, il Buio.

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Govannin aprì la bocca per parlare, poi la richiuse inseguendo un qualche pensiero.

«I Guerrieri del Buio», continuò Ingold, «non possono permettere a Tir — sia per quello che potrebbe diventare che per i segreti che potrebbe rivelare — di raggiungere il Torrione. La tempesta ci ha offerto una possibilità, ed io suggerisco di metterci subito in marcia, stanotte, sotto la sua protezione, per raggiungere la Torre di Dare.»

«Protezione?» Alwir si girò verso il Mago con tono di scherno. «Nascondiglio vorrai dire! Moriremo tutti di freddo…»

«Morirete di freddo anche qui!», lo interruppe seccamente Ingold.

Irritato, Bektis si intromise di nuovo.

«Io sono capace di allontanare tempeste anche peggiori di questa.»

«E anche il Buio?», chiese Ingold schernendolo.

Il Mago lo fissò per un attimo, e sul suo viso comparve un’intensa espressione d’odio, mentre arrossiva visibilmente.

Senza attendere una risposta Ingold aggiunse:

«Neanch’io so farlo. Esistono limiti ad ogni genere di Potere.»

«E alla sopportazione», lo interruppe ancora il Vescovo, imperturbabile. «Da parte mia non scapperò per paura come fa la pecora nel mattatoio. Possiamo resistere a questa tempesta e muoverci alla luce del giorno.»

«E se la tempesta non cessa fino al tramonto di domani? E se dura ancora di più?»

Alwir appoggiò la mano inguantata sullo schienale della sua sedia intagliata.

«Non pensi di dare troppa importanza a questa tempesta? Sono pienamente d’accordo su qualsiasi decisione, sempre che si trovi il modo di trasportare le cose del Governo…»

Gli occhi di Govannin si accesero.

«Certo non a costo di…»

«Non siate sciocchi.»

Queste parole furono pronunciate in tono secco, e furono accompagnate da un refolo d’aria gelida quando la porta della tenda si aprì ed apparve una figura femminile coperta di seta bianca. Il viso di Minalde spiccava nella cornice dei lunghi capelli neri. Per lottare contro il gelo, si era avvolta in una trapunta ricamata con grandi stelle d’oro, e stringeva Tir al petto nascondendolo sotto la pesante coperta. Gli occhi del bambino, enormi e spalancati, giravano per tutta la stanza meravigliati: erano dello stesso colore blu zaffiro di quelli della madre e di Alwir.

«Vi state comportando peggio di Tir!», disse la Regina a bassa voce. «Si sta alzando la marea, e voi state qui a discutere su chi sarà il primo ad entrare nella barca…»

Le narici di Alwir si allargarono in un gesto annoiato. Disse soltanto:

«Minalde, ritorna nella tua stanza.»

«Questa volta no!», rispose lei con lo stesso tono calmo.

«Queste cose non ti riguardano.»

Il tono di Alwir era lo stesso che avrebbe adoperato per averla vinta su un bambino recalcitrante.

«Ti sbagli Alwir. È affar mio.»

La giovane Regina rimase calma, e Alwir e Rudy la fissarono meravigliati, quasi fosse entrata nella tenda facendo delle acrobazie. Il Cancelliere era rimasto senza fiato, come se lei lo avesse schiaffeggiato. Era ovvio che non aveva mai pensato alla sua piccola sorellina come ad una creatura con un proprio carattere ed una propria volontà. Rudy, ricordando come gli avesse spinto una torcia accesa in faccia mentre lottavano sulle scale a Karst, riuscì a dominare meglio la sorpresa.

«Tir è mio figlio,» continuò Alde imperterrita. «La vostra testardaggine potrebbe anche causarne la morte!»

Il volto impassibile di Alwir si imporporò. Sembrava fosse lì lì per dirle di tenere a freno la lingua con coloro che erano più vecchi e più saggi di lei. Ma Minalde era pur sempre la Regina.

«Quello che il mio Lord Ingold dice è vero», aggiunse ancora la ragazza. «Io gli credo ed ho fiducia in lui. Andrò con lui al Torrione questa notte. Anche se dovrò farlo da sola!»

Nascosta nell’ombra, Gil si accorse di quanto stesse costando ad Alde quella prova di coraggio: la giovane Regina stava letteralmente tremando. Non doveva certamente essere facile sfidare un uomo che, in fin dei conti, aveva governato quasi tutta la sua vita. Il rispetto di Gil per quella fragile figura che se ne stava da sola al centro di una stanza sfidando le decisioni dei potenti del Regno, aumentò all’improvviso.

«Grazie per la tua fiducia, mia Signora», disse Ingold, e i due si guardarono per un istante.

Gil sapeva per esperienza che lo sguardo del Mago poteva denudare un’anima e renderla indifesa ma, qualsiasi cosa Alde vide in quegli occhi, dovette rassicurarla ed offrirle maggior forza, perché si girò e se ne andò via, risoluta a mantenere quanto aveva detto.

Alwir l’afferrò per un braccio e la tirò a sé, sussurrandole qualcosa che nessun altro riuscì a sentire, ma il suo viso era serio ed arrabbiato. Alde si svincolò con uno strattone ed uscì senza dire una parola. Fu meglio così: non vide infatti il viso del Cancelliere suo fratello trasformato dall’ira. Era la stessa espressione che Gil aveva visto su quel volto un’altra volta: inumana, nella sua gelida impersonalità.

Quando si rivolse agli altri il sorriso era tornato ad illuminargli i lineamenti.

«Sembra che, nonostante tutto, questa notte dovremo muoverci…», commentò scherzosamente, ma con una punta tagliente nel tono.

Era chiaro che quella situazione stava rapidamente degenerando, ma il Vescovo interruppe Alwir tanto dolcemente che la sua intrusione apparve del tutto casuale.

«Se le cose stanno così, devo andare subito a preparare i carri della Chiesa.»

Ed uscì velocemente dalla tenda vietando a chiunque di richiamarla per qualche ordine o incarico.

Era ormai notte inoltrata quando il campo si accinse a partire. La neve ora scendeva fitta e regolare, ed il vento faceva turbinare piccoli fiocchi granulosi sulle ceneri dei fuochi spenti, ricoprendo di un bianco manto il fango mosso della strada.

Era stato dato l’ordine di attraversare il fiume sul ponte di fortuna, e uomini e donne si stavano accingendo a compiere quell’ultima fatica. Famiglie intere attraversarono le fragili passerelle affidandosi completamente alla ragnatela vacillante di paletti e di funi con i loro carichi sulle spalle.

Stranamente, quando Rudy raggiunse il ponte con Ingold e Gil per occuparsi dell’unico carro che Alwir era riuscito a strappare ad uno dei suoi amici mercanti, trovò che tra la gente si era diffusa una sensazione di allegro ottimismo che contrastava vivacemente con la situazione reale. Ciononostante, quasi tutti continuavano a lamentarsi, e le maledizioni e le bestemmie venivano pronunciate ad alta voce.

La gente, con i pochi averi stretti sottobraccio o assicurati con rozzi legacci, andava avanti stropicciandosi le mani con la neve gelata per riscaldarle, e intanto urlava, litigava, e lottava con il proprio vicino. Era tutto uguale, ma qualcosa era sottilmente cambiato.

In realtà era sparita l’amara disperazione che aveva accompagnato la prima parte del viaggio. In quell’aria che bruciava i polmoni e accecava, si poteva respirare un’atmosfera vivace, un senso di speranza che non era mai stata avvertita prima. Erano ancora abbastanza lontani dal Torrione, ma, se ce l’avessero fatta, questa sarebbe stata l’ultima marcia!

«Quello che dovremo fare,» disse Ingold mentre osservava un gruppo di Guardie e le truppe di Alwir che lottavano contro il carro mezzo smontato per spingerlo avanti sul ghiaccio, «è tentare di mettere Alde e Tir tra di noi. Mi rendo conto che in questo modo faremo di loro un ottimo bersaglio, ma è un rischio da correre piuttosto che vederli dispersi nella tormenta. Per quanto riguarda voi due…», si girò verso Gil e Rudy ed appoggiò loro una mano sulle spalle, «qualsiasi cosa facciate, rimanete attaccati a quel carro. È la vostra migliore speranza di raggiungere vivi il Torrione. Io dovrò andare avanti e indietro lungo il convoglio, e non posso pensare a voi. Capisco che niente di quanto è accaduto avrebbe dovuto interessarvi, che siete stati cacciati in questa avventura contro la vostra volontà, e che nessuno di voi mi deve qualcosa ma, per favore, fate che Alde e il bambino arrivino al Torrione sani e salvi!»

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