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Donald Wandrei: I giganti di pietra

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Donald Wandrei I giganti di pietra

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Quale segreto legame stringe in una sola terrificante identità il misterioso tempio preistorico di Stonehenge, in Inghilterra, al punto piú solitario dei globo, l’isola di Pasqua, sperduta con le sue enigmatiche statue antichissime nell’immensa distesa equorea del Pacifico meridionale? Perché una catena di tremende sciagure è connessa alla indescrivibile statuetta verdastra, vibrante, antica di milioni di anni, dalle origini cosmiche, trovata da un archeologo in un cimitero abbandonato? E che cosa si cela nell’intrico dell’immensa rete di gallerie sotterranee, che sembrano collegare tra loro le misteriose sedi di entità e vicende che si direbbero incomprensibili all’uomo, antitetiche al suo destino e alla sua natura? Con Giganti di Pietra, Donald Wandrei segna una tappa fulgida nella letteratura dell’orrore e del mistero cosmico, aprendo nuove prospettive alla letteratura d’anticipazione e di fantasia, e rinnovando la tradizionale materia del romanzo “gotico” con le risorse piú recenti della narrativa fantascientifica. I Giganti di Pietra è un romanzo che non si dimentica facilmente!

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La comunità nella quale viveva Graham si trovava nei pressi di Bear Mountain. Da lì si dominava il mare che ricopriva LongIsland,Manhattan e la vecchia valle dell’Hudson. Moia Tohn condusse un giorno il suo protetto a visitare la locale Torre della Partenza. Si trattava di un cilindro di vetro alto trecento metri e sormontato da una specie di cupola che gli dava l’aspetto di un campanile. Da lassù si poteva spaziare lo sguardo su una immensa distesa di mare e di terra. Da lassù chi intendeva evadere poteva spaziare un’ultima volta sul magnifico paesaggio prima di prendere congedo.

Graham si affacciò alla veranda guardando pensoso il panorama: la vegetazione non era più quella che lui conosceva.Ibotanici avevano ottenuto mutazioni di alberi e di fiori, come i tecnici e i medici avevano alterato la struttura dell’uomo per eliminare malattie e germi nocivi, mescolando le razze e sopprimendo i nuclei familiari. Con l’uso della fecondazione artificiale e l’allevamento in laboratorio, essi avevano ridotto la vita sessuale, in altri tempi così importante, a non essere altro che un aspetto negativo.

Graham si informò sulla misura in cui veniva usata la Torre di Partenza. Gli risposero che lì, a Nuaya, su una popolazione di 8.000 abitanti, la media era di una persona ogni trenta giorni. Gli dissero però che negli ultimi due giorni nove individui erano saliti alla torre.

E questo era quanto l’archeologo aveva previsto e temuto.

Il mattino seguente Graham cercò di farsi un’idea della nuova scienza matematica. Si accorse subito che il compito era assai difficile. La più positiva delle scienze era diventata una cosa talmente astratta, sorpassando di gran lunga le teorie di Einstein, diWhiteheade di Russel, da diventargli incomprensibile. Era basata su cinque dimensioni: la lunghezza, la larghezza, lo spessore e il tempo con l’aggiunta di una dimensione chiamata Ru. A stento Graham riuscì a farsi un’idea di cosa fosse quest’ultima. Ru rappresentava il continuo cambiamento dell’osservatore, dell’oggetto e dell’universo in rapporto tra loro. Lo scienziato non capì altro.

Avrebbe avuto bisogno di decine di anni per imparare tutto. Invece, se i suoi calcoli erano giusti, non gli restavano che pochi giorni da vivere. Ne era certo perché la notte precedente Graham aveva avuto di nuovo il terrificante sogno premonitore sul ritorno dei Titani, pronti a riallacciare i legami con il mondo umano, esattamente come un milione e cinquecento anni prima era avvenuto sull’Isola di Pasqua. Aveva sognato lo spaventoso idolo verdastro e la fluida colonna d’energia.

Nel tardo pomeriggio, Graham si recò a vedere la Torre della Partenza. Restò qualche tempo davanti alla costruzione di vetro e vide entrare quattro persone. Nessuna di loro uscì più. Soltanto circostanze anormali potevano provocare questo anormale desiderio di evasione dalla vita in esseri tanto saggi e pazienti.

E il desiderio di partire dilagò come un contagio.

Quella notte Graham dormì male. Si svegliò con il cuore colmo di disperazione.Ilcaldo di quella fine estate era intollerabile, l’archeologo si vestì e scese a passeggiare sulla riva del mare. Ma dalle onde salivano vapori soffocanti, e il riflesso del sole sull’acqua era insostenibile. Quel poco d’aria che soffiava verso il mare era umida e pesante. Graham non riusciva a liberarsi dalla paura di quello che stava per accadere, ma non poteva nemmeno accettarla come l’espressione di una verità.

Tornò sui suoi passi dirigendosi alla Torre della Partenza. Vide molta gente entrarci e nessuno” uscire. Sulle facce di quegli uomini e di quelle donne, giovani, anziani, o vecchi che fossero, vide sempre la stessa espressione, calma e serena, senza la minima traccia d’emozione. Lo sguardo di quegli occhi enormi e profondissimi lo commosse immensamente: aveva imparato ad ammirare quel popolo che a tutta prima gli era sembrato grottesco, paradossale nell’aspetto, e ad amarlo anche per il profondo rispetto che gli eccezionali ometti portavano alla personalità dei singoli individui.

Tornò a casa dove concentrò la sua attenzione su una macchina miracolosa che aveva fino allora trascurato. Era detta unitel e ce n’era un esemplare in ogni abitazione. Assomigliava vagamente alla vecchia televisione, ma assai più perfezionata. L’ unitel consisteva essenzialmente in un grande schermo, una scatola sigillata ne racchiudeva il meccanismo, e una carta geografica raffigurante il mondo era dotata di un ago mobile. Spostando l’ago sul punto che interessava, e stabilendo il contatto, si poteva vedere tutto ciò che succedeva in quel punto della terra, a colori, con la riproduzione esatta delle voci e dei rumori, e una grande precisione nei movimenti. Una volta al giorno per la durata di mezz’ora, il Consiglio Mondiale si riservava l’uso dello schermo per rendersi conto di quanto succedeva nel mondo, prendere le necessarie decisioni, e diramare le informazioni di interesse generale. Tranne quella mezz’ora, l’ unitel restava a disposizione di tutti.

Graham accese l’apparecchio nel momento in cui veniva diramato il comunicato del Consiglio, e lo ascoltò attentamente.

In tutto il mondo, il numero di coloro che ricorrevano alla Torre della Partenza era bruscamente aumentato. La capitale mondiale, la più grande di tutte le comunità, situata nella regione dell’antico Brasile, comunicava che su una popolazione di 30.000 abitanti si era avuto un afflusso alla Torre di quarantun individui in un solo giorno, mentre la media normale era di 0,19. Da altre località venivano segnalati uguali aumenti. Graham non poté comprendere tutti i comunicati perché aveva solo una limitata conoscenza del linguaggio mondiale, ma capì che si parlava di un fenomeno segnalato in un punto dell’oceano. Del resto non occorreva che capisse perché sapeva qual era il luogo…

Attese la fine dei rapporti ufficiali, poi spostò l’ago indicatore sul Sud Pacifico. Mentre il mondo scorreva sotto i suoi occhi, ebbe modo di apprendere alcuni lati sconosciuti della moderna civilizzazione. Vide uno specialista intento a preparare soluzioni nutritive, alcuni straordinari pittori radunati in una galleria d’arte, un tecnico sanitario in un laboratorio dove si allevavano neonati, due bambini che si divertivano a combinare cubi gialli, rossi e blu in un sistema di sospensione a tre dimensioni, un boschetto di alberi bianchi…

L’ago era arrivato alla estrema costa del Cile, e apparvero le sconfinate acque dell’Oceano. Graham faticò un poco prima di trovare la latitudine e la longitudine dell’Isola di Pasqua. E quando l’ebbe trovata, vide la mostruosa colonna uscire dall’acqua. Sul cratere del Rano Raraku era apparso il Guardiano del Sigillo, vibrante nel ciclo delle sue mutazioni.

Osservando attentamente il pilastro luminoso, lo scienziato si rese conto che sarebbe trascorso ancora un giorno prima che si stabilisse il contatto che avrebbe aperto ai Titani l’ingresso al mondo degli uomini. Era ancora in tempo, se voleva, per raggiungere l’Isola di Pasqua e sfidare nuovamente il Guardiano.

Si rivide inghiottito dalla colonna infuocata, attirato da una forza abissale e costretto a un nuovo balzo di un milione e mezzo di anni. E così di seguito, all’infinito… La smisurata colonna era una trappola del tempo, come il corridoio di Stonehenge, e a meno che i suoi inventori, dal loro rifugio, non tentassero di cambiarne il compito e quello del Guardiano del Sigillo, Graham avrebbe dovuto intervenire senza sosta per impedire che si aprissero le porte ai Titani. E per sempre sarebbe stato votato a rinnovare quel passo prodigioso di migliaia di secoli.

Graham aveva però un mezzo per sottrarsi al suo destino: andare alla Torre della Partenza. Poteva abbandonare il mondo e i suoi problemi, abbandonare i pensieri e i ricordi.

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