Sì, bastava che la ragazza resistesse per pochi secondi ancora… d’un tratto notò come Qiwi osservava suo padre, e quell’espressione non gli piacque. La vista di Ali Lin in quelle condizioni sembrava spingerla verso la comprensione. Che Dio ti maledica! Portaci giù. questo è tutto ciò che voglio! Poi avrebbe potuto ammazzarla.
Marli era allo schermo delle comunicazioni. Sulla sua faccia apparve la sorpresa. — Signore! Sto ricevendo di nuovo il canale delle testerapide. Dovremmo riavere l’automazione in pieno funzionamento entro pochi momenti.
— Ah! — Nau sorrise. Finalmente anche una buona notizia. Prendere il controllo della situazione ora sarebbe stato più facile. Non sei poi l’avversario che credevo, Pham Nuwen. — Molto bene, caporale. Ma per il momento non usiamo l’automazione. Lasciamo credere al nostro amico che siamo in difficoltà.
— Sì, signore — approvò Marli.
Nau tornò a guardare fuori. Il portello di L1-A distava settanta metri circa, ma c’era una luce strana sul metallo. Stava assumendo un tono rossastro.
— Qiwi, il portello…
— Lo vedo. Qualcuno sta cercando di fondere…
Ci fu un rumore schioccante. Marli urlò. I suoi capelli erano in fiamme. Lo scafo accanto al suo sedile brillava di luce rossa.
— Merda! — Qiwi gettò il taxi sulla sinistra. — Stanno usando i miei jet elettrici! — Cominciò a deviare bruscamente da una parte e dall’altra. Nau si sentì lo stomaco in bocca. Dannazione, così andremo a sbattere da qualche parte.
Il bagliore sul portello dell’arsenale di L1, il surriscaldamento dello scafo dietro di lui… quel bastardo stava usando tutti i jet elettrici delle vicinanze. Un solo jet poteva fare un danno relativo, ma in qualche modo Pham Nuwen era riuscito a concentrarne una dozzina o più, e tutti stavano centrando con micidiale precisione i due bersagli che contavano, uno dei quali in movimento.
Marli stava ancora urlando, ma era riuscito a spegnersi i capelli. L’altra guardia aveva gli occhi sbarrati.
Guardando fuori dal finestrino Nau vide avvicinarsi la superficie di Diamante Uno e gli sfuggì un ansito rauco. Ma Qiwi aveva ancora il controllo del velivolo. Con un miracolo di destrezza riuscì ad atterrare sul portello di L1-A, e il tonfo violento del metallo contro il metallo spedì Marli e Ali Lin a rotolare al suolo.
Qiwi batté freneticamente sui comandi di apertura del portello. — È bloccato! Tomas, è bloccato, aiutami! — gridò.
Nell’urto Nau aveva rischiato di tranciarsi la lingua con un morso. Sputò una boccata di sangue e si rese conto che erano inchiodati lì, in trappola come bersagli di gesso in un tiro a segno. Balzò via dal sedile e afferrò Qiwi, facendola scostare dal portello. Sembrava davvero bloccato.
Quasi bloccato. Unendo i loro sforzi riuscirono ad aprirlo in parte. Nau allungò un braccio fuori, nell’intercapedine fra il taxi e il portello dell’arsenale, e sprecò preziosi secondi per battere un codice sulla serratura senza ustionarsi la mano.
Fatto!
Si girò a guardare lo scafo alle spalle di Qiwi. Il disco rosso era largo quanto la testa di un uomo, e nel mezzo fiammeggiava di un bianco abbagliante. Era come stare davanti allo sportello di un forno spalancato.
Il centro al calor bianco si gonfiò verso l’esterno ed esplose. Intorno a loro ruggì il vortice dell’aria che usciva dallo scafo.
Da quando Victreia Laigtil aveva preso in pugno la situazione, nel Centro di Comando e di Controllo regnava la calma. I tecnici e gli ufficiali erano stati fatti alzare dai loro trespoli e riuniti dietro Belga Vilunder, Codaven e Dugvai.
Come farfalle nella tela di tarantole assassine, pensò Belga. Ma poco importava, ormai. La mappa strategica mostrava che il mondo intero stava per essere assassinato.
Le tracce di migliaia di missili Kindred si curvavano attraverso il grande schermo, e altri ancora venivano lanciati ogni secondo. C’erano circoli rossi di “bersaglio colpito” su ogni base militare dell’Alleanza, ogni città, perfino sulle antiche profondità.
E gli strani lanci missilistici “dell’Alleanza” apparsi subito dopo l’arrivo della Squadra Laigtil erano stati cancellati dalla mappa. Bugie, delle quali non c’era più bisogno.
Victreia Laigtil andava su e giù davanti alle consolle, gettando occhiale agli schermi. Sembrava dimentica del personale del CCC, e con sorpresa di Belga appariva inorridita. Si volse a suo fratello, che con la testa chiusa nel casco da videogiochi aveva l’aria di non essere lì che col corpo. — Brent?
— Scusa — grugnì il grosso caporale. — Scusa, ma non ricevo niente da Calorica. E… sorellina, credo che abbiano colpito Comando Territoriale.
— Mio Dio! Papà era lassù! Allora lui…
Il caporale alzò una mano. — Aspetta, sto ricevendo qualcosa da Trespolo Alto… credo sia lui. — Tacque. Comunicava col suo stesso videogioco? Belga vide delle luci scaturire dal visore del casco. Poi: — È in linea! Ti sta chiamando!
Laigtil estrasse un telefono e se lo portò all’orecchio. — Papà! — Era giuliva come una scolaretta. — Ma dove ti… — Si azzittì, muovendo le mani nutritive davanti alla bocca, e per qualche minuto non fece altro che ascoltare e mormorare assensi. Ma era eccitata al punto di non riuscire a star ferma, e i suoi rinnegati s’erano messi freneticamente al lavoro sulle consolle.
Infine: — Abbiamo registrato tutto, papà. Noi… — Si voltò a controllare i suoi con un’occhiata. — Sì, abbiamo il controllo della situazione, qui. Credo che possiamo farlo, ma per l’amor del cielo resta in contatto. Abbiamo bisogno di te più che mai. — Poi si rivolse agli altri: — Rhapsa, dedicati solo a quelli che non possiamo colpire dall’alto. Birbop, tieni aperta questa linea.
Gli occhi di Belga furono attratti da un movimento sulla mappa strategica. Le postazioni difensive sull’altipiano di Alta Equatoria erano tornate in vita. Lo schermo mostrava le tracce colorate di centinaia e centinaia di antimissili, i veloci intercettori a lunga gittata dell’Alleanza che partivano a sciami per andare incontro al nemico. Altre bugie? Belga scrutò la reazione trionfante di Laigtil e degli altri intrusi, e un filo di speranza le si arrampicò nel cuore.
Il contatto distava ancora mezzo minuto. Belga aveva visto le simulazioni. Almeno il cinque per cento dei missili nemici sarebbero riusciti a passare, il che significava decine di obiettivi colpiti da testate atomiche. L’Alleanza avrebbe avuto perdite cento volte superiori a quelle della Grande Guerra, però non sarebbe stata annientata… ma sulla mappa stavano accadendo anche altre cose. Dietro l’ondata degli attaccanti in volo sull’oceano. qua e là, i contrassegni dei missili nemici sparivano.
Laigtil indicò lo schermo principale, e stavolta si rivolse a Belga Vilunder e agli altri. — Stiamo usando tutto ciò che abbiamo. Per fortuna siamo in buona posizione per attaccarli anche dall’alto.
Attaccarli dall’alto? Belga ebbe l’impressione che un’invisibile scopa passasse sopra l’oceano, spazzando via i contrassegni dei missili Kindred. Victreia Laigtil fronteggiò le loro espressioni sbalordite. — Signori, i vostri tecnici sono certo più qualificati di noi per occuparsi degli antimissili. Se potessimo coordinare…
— Dannazione, sì! — ruggirono Codaven e Dugvai. I tecnici del CCC corsero ai loro posti. Ci furono alcuni momenti perduti, liste di bersagli da rifare daccapo, quindi i primi intercettori delle postazioni difensive interne cominciarono a partire.
— Vettore nemico distrutto! — esclamò un tecnico della Difesa Aerea. Per qualche minuto Belga ebbe l’impressione che questo fosse più reale di tutto il resto. Il generale Codaven ebbe un gesto di ringraziamento verso Laigtil, che ne prese atto. — Mi spiace. Non è esattamente questo che il generale Smait aveva ordinato, ma… ci sono stati molti imprevisti. Brent, vedi se puoi far corrispondere alla realtà la situazione di quella mappa strategica.
Читать дальше