— Credo di sì, signore. Ma non dimentichi che i Kindred possono intercettare tutto ciò che non è codificato. Sono molto attivi. Oggi molti siti della rete erano chiusi, e si dice che qualcuno sia riuscito a superare tutti i blocchi per risucchiare dati riservati.
Mmh. Neterain attraversò la stanza e sedette sul suo vecchio trespolo davanti all’analizzatore di lastre. Shepry andava avanti e indietro in attesa di una sua decisione. Quando lui era venuto in quell’osservatorio c’erano solo apparecchiature elettriche e meccaniche. Ora quasi tutto l’equipaggiamento era elettronico, digitale, preciso. A volte scherzava con Shepry, chiedendogli come faceva a fidarsi di apparecchiature che uno non poteva neanche aprire per guardarci dentro e capire come funzionassero. Il giovane non aveva mai capito la sua diffidenza per i computer. Fino a stanotte.
— Sai una cosa, Shepry? Credo che adesso faremo qualche telefonata.
Dieci anni prima, in tempi più tranquilli, Hrunkner Unnerbai aveva concluso molti contratti edili coi meridionali, e un paio delle sue ditte avevano partecipato alla costruzione di Nuova Meridionalia Sotterranea. Così, anche se non c’era mai stato di persona, molte cose gli apparvero per qualche verso familiari quando lasciarono l’ambasciata dell’Alleanza per passare nel territorio cittadino. C’erano ascensori dappertutto. I meridionali avevano voluto un Parlamento capace di resistere a un attacco nucleare.
L’elevatore principale era così largo che ci fu posto anche per i giornalisti che li avevano seguiti. Il generale Smait li affrontò educatamente, rispondendo alle domande più innocue davanti alle telecamere e ignorando le altre; poi lasciò che fosse la polizia della Terra Meridionale a tenerli a distanza.
Trecento metri sotto la superficie del suolo l’ascensore cominciò a spostarsi in orizzontale su una rotaia magnetica. Dai finestrini si videro sfilare via grandi caverne occupate da impianti industriali. I meridionali avevano fatto molto, lì lungo la costa, ma non avevano una sola fattoria idroponica sotterranea e per i generi alimentari dipendevano ancora dalle importazioni.
I due parlamentari che avevano accolto il generale all’aeroporto erano stati personaggi importanti, anni addietro. Ma i tempi erano cambiati; altra gente era andata al potere con l’appoggio dei Kindred, ovvero con la corruzione e l’assassinio… questi erano i semplici ed efficaci mezzi dell’Onorevole Pedure, finché i suoi agenti non avevano mostrato una sorprendente abilità nel manipolare le reti informatiche. Ora i due politicanti erano, almeno ufficialmente, gli unici sostenitori di rilievo dell’Alleanza. La stampa nazionalista li accusava di essere al soldo di un Re straniero. Si tenevano accanto al generale, e sembravano alquanto a disagio.
A un tratto uno disse: — Non è per mancarle di rispetto, signora, ma le confesso che speravamo che il vostro Re venisse di persona, — Il parlamentare indossava una blusa all’ultima moda e gambali non riscaldati. L’aria era calda, quasi afosa, a quella profondità.
Il generale gli rivolse un gesto rassicurante. — La capisco, signore. Io sono qui per assicurarvi che l’Alleanza manterrà una linea politica accettabile per voi, senza farsi influenzare da terzi. Potrò parlare dinanzi all’intero Parlamento? — Data la situazione Hrunkner aveva temuto che sarebbero stati ricevuti da una commissione o da un gruppo di rappresentanti dei partiti, fra i quali c’era una maggioranza controllata da Pedure. Ma rivolgersi al Parlamento al completo comportava una differenza determinante, perché le forze armate erano fedeli a quell’istituzione e ne avrebbero subito raccolto gli umori.
— Ecco… sì, naturalmente. Ma se fosse venuto il vostro Re non saremmo costretti a temere un… incidente, diciamo, che contro di lui nessuno avrebbe osato organizzare. Mentre lei, signora…
— Mi hanno lasciata arrivare fin qui, no? Se potrò rivolgermi al Parlamento, credo che la strada verso un accordo sarà spianata. — Il generale Smait sorrise al meridionale, con aria di complicità.
Quindici minuti dopo la cabina li depositò nella piazza principale, una vasta caverna dalle mura scolpite. I giornalisti scesero e corsero a prendere posizione, ancor più veloci dei poliziotti locali che già stazionavano dappertutto. Il gruppo scese e si avviò su per la scalinata che portava all’ingresso marmoreo.
La sala del Parlamento era un enorme anfiteatro tappezzato in legno multicolore col soffitto a cupola, pieno di quadri e sculture in acciaio e in alabastro. Sulle gradinate semicircolari dov’erano allineati i seggi abbondavano le tastiere e gli schermi, le ultime novità dell’elettronica e i computer collegati alla rete. Quando i due battenti si chiusero alle loro spalle il rumore echeggiò nel silenzio. Lì entravano soltanto gli eletti dal popolo della Terra Meridionale, i visitatori e — alzando lo sguardo Hrunkner poté vedere file di lenti — le telecamere automatiche della stampa. Tutti i posti erano occupati da aracnidi elegantemente vestiti. Hrunkner poté sentire su di lui l’attenzione, cauta quando non addirittura sospettosa, dei cinquecento parlamentari.
Il generale e il suo segretario Mit Daunin furono indirizzati da un valletto su per la scala che portava al podio, e Hrunkner li seguì. I presenti mantenevano un silenzio che lui non seppe interpretare. C’era rispetto in loro, c’era ostilità, e sicuramente c’era la speranza che le cose non precipitassero. Forse Victreia Smait avrebbe potuto sfruttare al meglio quella possibilità di mantenere la pace.
Per il giorno del suo trionfo, Tomas Nau aveva aumentato l’umidità e la temperatura del Braccio Nord, regolando la luce per ottenere l’effetto di un lungo e placido pomeriggio d’estate. Ali Lin aveva borbottato che questo sconvolgeva il ciclo stagionale delle piante, ma aveva apportato i cambiamenti. Ora Ali Lin sarchiava e potava nell’orto dietro la residenza di Nau, già dimentico della cosa che l’aveva fatto irritare. A lui non importava nulla che le piante vivessero o morissero; quel che gli importava era avere un problema tecnico da risolvere.
E il mio problema è far combaciare i pezzi del nostro spettacolo, pensò Nau. Dall’altra parte del tavolo del suo studio sedevano Ezr Vinh e Pham Trinli, occupati col monitoraggio dei siti di rete da cui sarebbero partiti i fotomontaggi. Trinli era essenziale per la storia di copertura; era l’unico Mercante di cui Nau poteva dirsi certo che avrebbe appoggiato le sue menzogne. Vinh… be’, lui no, e una scusa lo avrebbe fatto uscire di scena al momento opportuno; ma per il momento la sua presenza li era utile. C’era un margine di rischio, se certe cose fossero accadute in anticipo, ma in tal caso Kal Omo e i suoi sarebbero subito intervenuti.
La presenza di Brughel era soltanto bidimensionale: un’immagine che lo mostrava seduto sulla sedia del comandante a bordo della Mano. Nessuna delle sue parole sarebbe stata udita da orecchi innocenti. — Sì, caponave — disse l’uomo, — riceveremo la trasmissione in diretta fra un momento. Abbiamo le nostre microcamere nella sala del Parlamento. Ehi Reynolt, il tuo Melin sta facendo un buon lavoro.
Anne Reynolt si trovava nell’attico di Hammerfest. Era presente solo come immagine sul visore privato di Nau e come voce nel suo auricolare. In quel momento l’attenzione della bionda era divisa almeno in tre parti. Stava dirigendo una analisi delle testerapide, guardava la traduzione di Trixia Bonsol proiettata sulla parete, e teneva d’occhio i dati telemetrici inviati dalla Mano. Il lavoro delle testerapide era più complicato che mai. Non rispose neppure al commento di Brughel.
— Anne? Quando le microspie di Melin invieranno le immagini, le faccia trasmettere anche nel bar di Benny. Io aspetto la traduzione della Bonsol, ma mi piacerebbe avere in parallelo anche un audio reale. — Nau aveva già visto le riprese al suolo delle microspie; sapeva che la vista dei Ragni in attività avrebbe avuto un buon effetto sui clienti di Benny. Questo lo avrebbe sottilmente aiutato con le menzogne post-conquista.
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