Dalla stiva dov’erano alloggiati i suoi, Bil Phuong rispose; — Abbiamo il pieno controllo della situazione, vice caponave. Ho tre squadre al lavoro sui rapporti dei satelliti. L1 mi conferma che stanno facendo un buon lavoro. — Quella che parlava con Phuong era la squadra di Rita. Da lì a poco Rita sarebbe smontata, su ordine di Nau, per “un turno di riposo in attesa del lavoro più impegnativo”. Jau sapeva già che quella scusa sarebbe stata usata per allontanare chi non era autorizzato ad assistere al vero piano di Nau.
Phuong continuò: — Devo avvertirla, signore, che alla fine i Ragni superstiti capiranno cos’è successo. La nostra mascheratura durerà per un centinaio di Ksec, o anche meno, se quelli sono intelligenti come sembra.
— Grazie, signor Phuong. Cento Ksec sono più che abbastanza per i nostri scopi, no? — Brughel inarcò un sopracciglio verso Jau.
Metà dell’inquadratura dello schermo più grande fu sostituita da un’immagine trasmessa da L1. Il caponave Tomas Nau sedeva sulla veranda della sua abitazione nel Lago-Parco, e accanto a lui c’erano due ospiti, Ezr Vinh e Pham Trinli. Il tutto veniva ritrasmesso in diretta, a uso dei Seguaci Emergenti e dei Qeng Ho. Nau guardò la plancia della Mano Invisibile e i suoi occhi si fissarono direttamente in quelli di Brughel.
— Congratulazioni, Ritser. Lei gode di un posto di osservazione migliore del nostro. Rita Liao mi conferma che avete già un contatto approfondito con le reti di comunicazione di superficie. Anche noi abbiamo qualche buona notizia da darvi. Il capo del Servizio Informazioni dell’Alleanza è in visita a Meridionalia. La sua controparte Kindred si trova già là. La situazione dovrebbe dunque rimanere stabile e tranquilla per qualche tempo, salvo incidenti.
Nau sembrava sincero da far piangere d’emozione. Jau fu sorpreso quando Brughel fu altrettanto garbato nella sua risposta: — Sì, signore. Mi preparo al nostro annuncio ufficiale e all’inserimento nella rete. Mancano ora… — Fece una pausa, come se controllasse i dati. — … Cinquantuno Ksec.
Nau non rispose immediatamente. Il segnale trasmesso dalla Mano doveva aggirare il pianeta su un satellite relè e attraversare i cinque secondi-luce fino a L1. Poi occorrevano altri cinque secondi in direzione opposta.
E al termine di quei dieci secondi Nau sorrise, puntuale. — Ottimo. Noi qui restiamo in attesa di immagini e dati. Buona fortuna a tutti voi, Ritser. Ora questo storico Primo Contatto dipende da lei.
Ci fu un altro paio di giri di danza fra i due commedianti, quindi Nau chiuse la comunicazione. Brughel si fece confermare che tutte le comunicazioni di bordo fossero ricevute soltanto a bordo, poi disse: — I codici di avvio possono partire in qualsiasi momento da ora, signor Phuong. — Il suo sogghigno si allargò. — Fra una ventina di Ksec faremo la più grande frittura di Ragni della storia.
Shepry Triper restò senza fiato alla vista del segnale sullo schermo radar. — È… è proprio come lei aveva detto, signore. Ottantadue minuti esatti ed ecco che riappare a novanta gradi di longitudine nord!
Shepry conosceva bene la matematica e aveva fatto calcoli ben più complicati per Neterain, da quando era con lui. Sapeva praticamente tutto sulle caratteristiche orbitali dei satelliti. Ma come molti aracnidi faticava ad assimilare il concetto di una cosa tirata in alto che non torna in basso mai più. E quindi sorrideva soddisfatto e meravigliato ogni volta che un satellite sbucava dall’orizzonte nel preciso istante che il suo calcolo matematico aveva previsto.
Ma ciò che Neterain aveva fatto quella notte era una previsione di diverso genere, e si sentiva più stupito — e spaventato — del suo assistente. Avevano fatto in tempo a registrare solo un paio di segnali chiari dalla cosa che volava all’estremità appuntita della “aurora boreale”. La cosa aveva cominciato a decelerare fin da quando era fuori dall’atmosfera. La Difesa Aerea di Principalia non era stata molto colpita da quel particolare. Conoscevano bene la serietà di Neterain, ma quella notte lo avevano trattato come un estraneo sospetto, ringraziandolo cortesemente per la segnalazione e assicurandogli che la cosa sarebbe stata esaminata con cura. La rete di computer continentale era piena di interventi che fornivano dati locali e chiedevano notizie di una “esplosione nucleare” avvenuta ad alta quota. Ma quella non era stata un’esplosione. La cosa che era scomparsa muovendosi verso sud era su un’orbita molto bassa, e ora stava ritornando da nord a velocità costante.
— Pensa che stavolta potremo vederla meglio, signore? Passerà quasi sulla nostra verticale.
— Non lo so. La nostra antenna ruota orizzontalmente, e non consente una definizione chiara in verticale. — Neterain si avviò verso le scale. — Forse possiamo usare il telescopio piccolo.
— Sì! Basta posizionarlo. — Shepry lo sorpassò di corsa.
— Allacciati il respiratore! E smettila di inciampare sul cavo, fammi il favore.
L’assistente spari alla vista facendo risuonare gli stivali sugli scalini. Ma non aveva torto ad andare di fretta. L’oggetto sarebbe passato sulla loro verticale molto velocemente, forse troppo per avere a schermo un segnale decente. Uhu. Non c’era tempo neppure per regolare il telescopio. Neterain tornò alla scrivania a prese un cannocchiale quadri-oculare a visione notturna. Poi salì le scale dietro l’assistente.
C’era circa un minuto prima che il mistero passasse sulla loro testa, diretto verso sud. Neterain girò sull’altro lato della cupola e guardò il cielo. A pochi passi da lui Shepry stava lavorando sul piccolo telescopio che usavano per i turisti in visita. Inutile andare a dargli una mano; ormai non c’era più tempo.
Neterain scrutò il firmamento con il quadri-oculare. Le lenti erano piene di stelle, ma non riusciva a vedere altro e in quella posizione scomoda gli tremavano le mani. Dovette usarne quattro per tener fermo quel dannato strumento. E a un tratto vide qualcosa… di grosso.
Dimenticando tutta la dignità Neterain si gettò al suolo su un fianco, premendo tutti e quattro gli occhi sulle lenti. Possibile che non riuscisse a… Dannazione, lo aveva perso. Si contorse e mosse lo strumento con lentezza, nel tentativo di inquadrarlo di nuovo.
— Signore, che cos’è?
— Shepry, guarda in alto… alza gli occhi e basta.
L’assistente rimase zitto per alcuni secondi. — Dio! — mormorò.
Obret Neterain non lo ascoltava. Aveva inquadrato la cosa col quadri-oculare, e tutta la sua attenzione era inchiodata su di essa, per vedere e ricordare. E ciò che vedeva era una forma che oscurava le stelle, lunga a dir poco un quarto di grado. Per quanto fosse difficile distinguerne i contorni, per qualche momento ci riuscì: un cilindro appiattito, con una quantità di sporgenze massicce a metà dello scafo e a poppa.
Una nave dello spazio.
Pochi secondi dopo sfrecciava via rimpicciolendo verso l’orizzonte meridionale. Se non fosse stato per lo sfondo della Nebula del Ladro non sarebbe riuscito neppure a inquadrarla.
Abbassò il quadri-oculare. — Starò di guardia io, Shepry. Tu vai al computer e guarda se abbiamo il contatto con la rete.
L’assistente scomparve giù per le scale. Trascorsero alcuni minuti senza che accadesse nulla, poi un puntino di luce si mosse lento nel cielo, probabilmente un satellite delle comunicazioni. Neterain depose il quadri-oculare e scese. Stavolta la Difesa Aerea avrebbe dovuto ascoltarlo. Questa non è roba nostra, e non è dei Kindred. Tutte le nostre guerre diventano ridicoli battibecchi davanti al suo arrivo.
Shepry gli venne incontro in fondo alle scale. — Non riesco a inserirmi sulla rete, signore. Ci sono troppi disturbi…
— Il cavo telefonico col continente funziona?
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