Rita Liao intercettò Benny per una manica mentre fluttuava verso il soffitto con le mani piene di bulbi di birra. — Non dovremmo lasciare Qiwi tutta sola laggiù, Benny. Può rispondere alle domande di tutti anche se siede qui con noi, no?
— Uh, sicuro. — Era stato il caponave a suggerire di piazzarla da sola davanti a tutti, ma ormai poco importava visto che le cose stavano andando bene. L’uomo consegnò le birre e ascoltò i commenti con metà della sua attenzione.
— … dopo quel discorso e le nostre manovre sulla rete, quei Ragni dovrebbero essere più al sicuro di noialtri quassù.
— Ehi, se tutto continua così metteremo piede in superficie fra meno di quattro Msec! E dopo tutti questi anni, credetemi se…
— Nello spazio o in superficie, che m’importa? Potremo finalmente abolire la regola che proibisce le nascite…
Sì, la regola che proibisce le nascite, pensò Benny. La nostra versione umana del tabù dei fuori-fase. E così potrò chiedere a Gonle se… L’idea lo attirava e lo spaventava al tempo stesso. Forse non ne avrebbe fatto niente, ma per qualche motivo si sentiva più felice. Fluttuò via fra i tavoli e girò verso Qiwi.
Lei annuì, al suggerimento di Rita. — Sì, anch’io preferisco così — sorrise, senza distogliere lo sguardo dallo schermo. Il generale Smait stava scendendo dalla piattaforma degli oratori.
— Qiwi, le cose stanno andando proprio come il caponave ha progettato. Tutti vogliono congratularsi con te.
Qiwi accarezzò la gattina che aveva in braccio, e quando alzò la testa a guardare Benny aveva un’espressione stranamente confusa. — Sì, le cose stanno andando nel modo giusto. Si scostò dalla sedia e seguì il gestore fino al tavolo di Rita Liao.
— Io devo assolutamente parlare con lui, caporale. Subito! — esclamò Rachner Thract, ergendosi in tutta la sua statura non tanto di aracnide quanto di colonnello, con tanto di uniforme nera del Servizio.
Il giovane caporale fremette sotto il suo sguardo, ma non si mosse e non abbassò il fucile. Aveva notato la peluria scarmigliata della sua schiena, il disordine dell’uniforme, la luce pericolosa del suo sguardo. — Mi dispiace, signore. Lei non è sulla lista.
Rachner curvò le spalle. — Caporale, lo chiami col suo portatile. Gli dica che c’è il colonnello Thract, e che … è questione di vita o di morte. — Appena ebbe detto quelle parole se ne pentì, perché quella era la verità e non avrebbe voluto doverla dire. L’aracnide lo guardò per un momento, forse chiedendosi qual era il modo più sicuro per sbatterlo fuori. Poi una specie di pietà sembrò nascere in lui. Estrasse il portatile e parlò a un sergente, da qualche parte nella casa.
Trascorse un minuto. Due. Rachner andava avanti e indietro nell’astanteria del corpo di guardia. Almeno lì era al riparo dal vento. S’era congelato due mani solo per attraversare lo spazio dalla pista degli elicotteri all’ingresso. Ma… una guardia armata che puntava il fucile anche contro i militari? Non s’era aspettato quelle misure di sicurezza. Forse aver perso il lavoro lo aveva lasciato in uno stato di stordimento che…
— Rachner, è lei? — La voce che usciva dal telefono della guardia era anziana e querula. Underhill.
— Sì, signore. La prego, ho bisogno di parlarle.
— Lei mi sembra molto nervoso colonnello. Senta, mi dispiace ma in questo momento… — L’aracnide tacque. C’erano dei mormorii in sottofondo. Poi qualcuno disse: — Il discorso è andato bene. Ora avremo più tempo. — Underhill si schiarì la voce e sembrò alquanto più sicuro. — Colonnello, salirò io da lei. Mi dia qualche minuto.
— Un ottimo discorso. Io stesso non avrei saputo scriverne uno più adatto alle nostre necessità. — Nell’inquadratura bidimensionale trasmessa dalla Mano, Ritser Brughel irradiava soddisfazione. Nau si limitò ad annuire, con un sorriso. La proposta di pace di Smait era abbastanza convincente da prolungare la tregua militare fra i Ragni. Questo avrebbe dato tempo agli umani di annunciare il loro arrivo e proporre i grandi obiettivi della collaborazione interstellare. Questo era il piano ufficiale, che se fosse stato messo in atto avrebbe lasciato i Dirigenti in una posizione secondaria. E invece, da 11 a 7 Ksec, le testerapide di Anne Reynolt avrebbero interferito nelle comunicazioni e nei sistemi missilistici dell’Alleanza con risultati drammatici. Il successivo “contrattacco Kindred” avrebbe completato la distruzione. E noi ci faremo avanti per raccogliere i cocci.
Nau lasciò vagare lo sguardo nella luce pomeridiana del Braccio Nord, ma sul suo visore c’erano le immagini di Vinh e di Trinli, seduti in carne e ossa a un paio di metri da lui. Trinli aveva un’aria vagamente divertita, ma le sue dita non cessavano di lavorare sulla tastiera del display dove monitorava le difese in territorio Kindred, come gli era stato ordinato. Vinh? Vinh appariva nervoso, e i dati diagnostici sovrapposti alla sua faccia indicavano che s’era accorto che stava accadendo qualcosa ma non sapeva cosa. Era l’ora di spedirlo fuori dai piedi con un incarico fasullo. Quando fosse tornato le cose sarebbero già successe… e Trinli gli avrebbe confermato la versione ufficiale.
Nell’auricolare la voce di Anne Reynolt disse: — Signore, abbiamo un’emergenza.
— Sì, di che si tratta? — domandò Nau. senza distogliere Io sguardo dal lago. Il suo stomaco s’era irrigidito un attimo; non ricordava di aver mai sentito un tono così preoccupato nella fredda voce della bionda.
— Il nostro amico sovversivo ha fatto un altro passo avanti. Dedica assai meno attenzione alla mascheratura, e ciò significa che sta allargando tutti i suoi tentacoli verso altri scopi. Se lo lasciamo fare, prevedo che fra un migliaio di secondi bloccherà l’attività di tutte le nostre testerapide… e si tratta di Trinli, signore, ne sono certa al novanta per cento.
Ma Trinli è seduto qui, davanti ai miei occhi, occupato con le difese antimissile Kindred che ha sul monitor! E io ho bisogno di lui perché confermi a tutti il mio comportamento, dopo l’attacco. — Non saprei proprio, Anne — disse ad alta voce. La bionda stava prendendo fischi per fiaschi. Era possibile, anche se dopo l’incidente con l’unità MRI lui stesso aveva controllato che fosse sintonizzata di nuovo alla perfezione.
La Reynolt scrollò le spalle e tacque. Era la tipica indifferenza delle testerapide: lei aveva fatto il suo lavoro, e lui poteva ignorare il suo consiglio e andare all’inferno.
Non era il genere di contrattempo che ci voleva adesso, proprio mentre quarant’anni di lavoro giungevano al termine. Anche se è esattamente questo il momento che un sovversivo sceglierebbe per agire.
Kal Omo era in piedi dietro Nau, anche lui in contatto audio e video con la Reynolt. Delle altre tre guardie di Hammerfest, solo Rei Ciret si trovava nella stanza. Nau sospirò. — D’accordo, Anne. — Indirizzò a Kal Omo un segnale in codice, per far chiamare lì anche le altre guardie. Questi due li metteremo in ghiaccio, e con loro me la vedrò più tardi.
Nau non aveva compiuto alcun gesto sospetto per i due Qeng Ho, tuttavia con la coda dell’occhio vide Trinli alzare un braccio di scatto. Kal Omo mandò un gorgoglio strozzato.
Nau si tuffò sotto il tavolo. Qualcosa colpi violentemente il legno sopra di lui. Ci fu una raffica di colpi d’arma da fuoco e un altro grido.
— Sta scappando!
Nau strisciò fuori dal suo riparo e balzò verso il soffitto. Rei Ciret stava lottando a mezz’aria avvinghiato a Ezr Vinh, che perdeva sangue. — Scusi, signore. Questo bastardo mi è saltato addosso. — Spinse via il Qeng Ho, che mandò un gemito. Vinh aveva dato a Trinli il tempo di fuggire all’esterno. — Marli e Tung lo prenderanno.
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