Brughel corrugò le sopracciglia. — Questo potrebbe essere un problema, signore. Quando la gente qui si accorgerà dell’olocausto di Ragni che si prepara, e coi loro amici in cima alla lista delle perdite…
— Naturalmente. Ma orchestrato nel modo giusto il risultato finale dovrà apparire come una tragedia inevitabile, che senza i nostri sforzi sarebbe stata ancora peggiore.
— Potrebbe essere più difficile da manovrare dell’affare di Diem, signore. Vorrei che lei non avesse dato ai Mercanti l’accesso a tanti dati.
— Non potevo far altro, Ritser. Ci occorrono le loro capacità di lavoro. Ma non avranno mai accesso ai dati riservati. E lei terrà le sue testerapide a monitorare la fedeltà di tutti. Se necessario, ci saranno alcuni incidenti fatali.
Nau guardò la Reynolt. — E a proposito di incidenti… la sua idea del sabotaggio si è arricchita di qualche prova? — Era trascorso quasi un anno dal supposto incidente di cui la bionda era stata vittima nella clinica MRI. Un anno senza nessun accenno di attività sospette. Del resto anche in precedenza non c’erano vere prove di manovre sovversive in corso.
Ma Anne Reynolt fu adamantina nel mantenere la sua posizione: — Qualcuno sta manipolando i nostri sistemi, caponave. Ci sono interferenze sia coi localizzatori che con le testerapide. Le prove sono troppo a livello statistico perché io possa metterle in parole, ma questa azione subdola si va intensificando. Appena avrò degli elementi solidi inchioderò il responsabile, così come lui ha quasi fatto con me un anno fa.
La Reynolt non aveva mai ammesso che a spazzarle via una fetta di memoria era stato uno stupido incidente. Ma non era mai riuscita a spiegare perché, se si trattava di un attacco alla sua persona, non era stata uccisa. Perché diavolo dovrei essere paranoico? La stessa Reynolt aveva chiarito che Brughel non c’entrava per niente. — Lui? E perché si tratterebbe di un uomo?
— Lei conosce la lista dei sospetti. Secondo me quel Pham Trinli è ancora al primo posto. Da anni risucchia informazioni dai miei tecnici, anche se loro rifiutano di ammetterlo. Ed è stato lui a darci il segreto dei localizzatori Qeng Ho.
— Ma lei ha avuto vent’anni per studiarli.
La Reynolt corrugò le sopracciglia. — I localizzatori hanno un comportamento di gruppo troppo complesso. Nel loro interno ci sono strati che sfuggono all’analisi. Mi dia altri tre o quattro anni.
Nau guardò Brughel. — La sua opinione, Ritser?
Il vice caponave sorrise. — Ne abbiamo già parlato, signore. Trinli è utile, e le analisi delle sue reazioni dimostrano che sta dalla nostra parte. È un bastardo astuto, ma è il nostro bastardo.
Vero. Trinli stava sempre dalla parte del più forte, e avrebbe avuto tutto da perdere se i Qeng Ho avessero saputo che reggeva il sacco a Diem all’epoca del massacro. Il vecchio trombone aveva superato i test della Sicurezza un Turno dopo l’altro, e cercava di rendersi utile a chi comandava. In retrospettiva, Brughel aveva ragione a definirlo astuto, anche se questo a lui non piaceva affatto. Che Dio li maledica tutti, questi Qeng Ho. — E va bene, Anne. Ritser, voglio che lei e Anne vi teniate pronti a intervenire contro Trinli e Vinh con brevissimo preavviso. Jau Xin dovremo tenerlo vivo in ogni caso… ma facciamo in modo di avere Rita Liao sempre a nostra disposizione, per farlo rigare dritto.
— E Qiwi Lisolet, signore? — La faccia di Brughel era tranquilla, ma Nau sapeva che in fondo ai suoi occhi ardeva una brace cupa.
— Sì. Sono sicuro che Qiwi sta cominciando a ricordare qualcosa. Comunque possiamo farle altri due o tre lavaggi di memoria, prima che vada in crisi, — Ma con un po’ di fortuna Qiwi sarebbe stata utilizzabile fino alla fine. — Bene. Questi sono tre casi che già conosciamo bene. Ma anche molti altri potrebbero arrivare alla verità, se non stiamo attenti. Sorveglianza ed efficienza, queste dovranno essere le nostre parole d’ordine. È un anno di duro lavoro quello che ci aspetta. I Mercanti sono competenti, sanno vivere nello spazio. Abbiamo bisogno che continuino a lavorare bene fino al momento dell’azione, e di molti di loro avremo bisogno anche dopo. Vedremo come reagiranno quando prenderemo il potere sul pianeta. E probabile che, come semplici osservatori, non ne capiranno molto.
— Al momento opportuno gli rifileremo la storiella dei nostri sforzi per evitare il genocidio — sogghignò Brughel, divertito dalla prospettiva. — È un’idea che mi piace.
Delinearono il piano generale. La Reynolt e le sue testerapide si sarebbero occupate di studiare i dettagli. Brughel aveva ragione; il rischio era maggiore che durante la manovra con Diem. A ogni modo, se loro riuscivano a tenere in piedi l’imbroglio fino alla presa di Arachna… sarebbe bastato. Una volta in possesso del pianeta Nau avrebbe potuto scegliere chi voleva fra i Ragni e i Qeng Ho, i migliori di loro. E scartare il resto. La prospettiva era come immaginare la frescura di un’oasi al termine di un lungo viaggio nel deserto.
La Tenebra era tornata su di loro. Hrunkner Unnerbai poteva sentire il peso delle antiche usanze sulle sue spalle. Per i tradizionalisti — e nel profondo del suo spirito lui sarebbe sempre rimasto tale — c’era un tempo per nascere e un tempo per morire. La realtà aveva i suoi cicli. E il ciclo più grande era quello del sole.
Lui aveva già visto due volte quel ciclo. Era un vecchio artropode. L’ultima volta che la Tenebra aveva sommerso il mondo nel gelo lui era stato giovane. A quell’epoca c’era una guerra in corso, e lui temeva che la sua patria non ce l’avrebbe fatta. E stavolta? C’erano guerricciole locali in molti posti del mondo, ma quella grossa non era scoppiata. Se questo fosse accaduto lui sarebbe stato uno dei responsabili. Ma poiché non era scoppiata… be’, lui si riteneva parzialmente responsabile anche per questo.
A ogni modo, i cicli erano stati spezzati per sempre. Hrunkner ringraziò con un cenno il caporale che gli teneva la porta aperta e uscì sul selciato coperto di neve. Indossava stivali, una tuta imbottita e il copricapo. Il freddo mordeva l’estremità delle sue mani e bruciava nelle sue fessure respiratorie anche dietro i filtri riscaldatori dell’aria. L’altezza delle colline di Principalia teneva lontane le nevicate peggiori; questo vantaggio e la profondità del letto del fiume era il motivo per cui la città veniva ricostruita in quella posizione un ciclo dopo l’altro. Ma quel pomeriggio, benché fosse estate, uno doveva scrutare il cielo a lungo per scorgere il disco che era stato il sole. Il mondo s’era lasciato alle spalle il tepore degli Anni Calanti, e perfino i primi freddi mesi della Tenebra. Era sull’orlo del collasso termico, e le tempeste che cominciavano a circolare avrebbero privato l’aria di tutta la sua umidità, aprendo la strada ad anni molto più freddi e all’immobilità finale.
Nelle generazioni passate tutti quanti, salvo i soldati, sarebbero già stati nelle loro profondità. Anche nella sua generazione, durante la Grande Guerra, soltanto le truppe di volontari che combattevano nei tunnel erano rimaste sveglie oltre l’inizio della Tenebra. Adesso invece… tutti i militari, probabilmente, erano ancora in attività. Hrunkner aveva con sé una scorta di soldati. Perfino il personale di servizio intorno alla casa di Underhill era gente in uniforme. Ma non si trattava di semplici sorveglianti col compito di tenere lontani i razziatori dalle case abbandonate. Non c’erano case abbandonate. Principalia era gremita di gente. Le case di nuovo genere costruite per la Tenebra erano calde e illuminate. La città era più attiva di quanto Hrunkner l’avesse mai vista.
E il morale? Paura che sfiorava il panico e folle entusiasmo, non di rado nella stessa persona. C’era il boom degli acquisti e degli affari. La Corporazione Software Prosperità aveva acquistato il maggiore pacchetto azionario della Banca di Principalia. Senza dubbio la scalata alla banca aveva inciso molto sui fondi della Software Prosperità, mettendola in una posizione di cui il personale che si occupava di programmazione non sapeva niente. Era una situazione insana… ma conforme allo spirito dei tempi.
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