Lois Bujold - Immunità diplomatica

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Immunità diplomatica: краткое содержание, описание и аннотация

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Una flotta mercantile di Komarr viene bloccata in una remota base spaziale, Graf Station, dopo uno scontro a fuoco tra i locali e la scorta militare del convoglio. Però Miles Vorkosigan ha ben altro a cui pensare: è appena tornato dalla luna di miele e la moglie aspetta due bambini. L’Imperatore Gregor, tuttavia, non può permettersi sentimentalismi e ordina al suo uomo più fidato di raggiungere Graf Station per risolvere una questione, che potrebbe avere spiacevoli conseguenze. Intrighi diplomatici, ricatti incrociati, vecchi amici e nuovi avversari attendono Miles, ma soprattutto una minaccia letale inimmaginabile…

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Pel fece un profondo respiro, ma ammise: — Sì. Il crimine era stato progettato e preparato da molto tempo, a quanto ci risulta. Il ba ha avvelenato la Consorte di Rho Ceta, le sue ancelle, e l’equipaggio della nave subito dopo il loro ultimo salto. Erano già tutti morti al momento dell’incontro. Ha programmato il pilota automatico della nave in modo che col tempo precipitasse nel sole del sistema. A suo favore si può dire che questo era inteso, in un certo senso, come un rogo funebre adeguato al rango dei defunti — ammise a malincuore.

Grazie alle sue precedenti esperienze dei misteri delle pratiche funebri degli haut, Miles riuscì quasi a seguire questo ovvio punto a favore del prigioniero senza farsi venire i crampi al cervello. Quasi. Ma Pel parlava delle intenzioni del ba come di un fatto, non una congettura; quindi le dame haut avevano già avuto più successo nei loro interrogatori di una sola notte di quanto il personale della Sicurezza di Miles avesse ottenuto in tutto il viaggio. Sospetto che non sia una questione di fortuna. — Credevo che il ba avrebbe avuto con sé una maggiore varietà di armi biologiche, se ha avuto il tempo di saccheggiare la nave dei feti prima che fosse abbandonata e distrutta.

Pel normalmente era un tipo piuttosto cordiale, per una consorte planetaria haut, ma questo provocò un cipiglio raggelante. — Queste faccende sono decisamente inadatte a essere discusse fuori dal Nido Celeste.

— In una situazione ideale, no. Ma sfortunatamente, i vostri… effetti personali sono riusciti a viaggiare a una bella distanza dal Nido Celeste. E sono diventati una fonte di preoccupazione piuttosto forte per noi, sulla Stazione Graf. Quando sono partito da lì, nessuno sapeva per certo se avessimo identificato e neutralizzato ogni rischio di contagio oppure no.

Con riluttanza, Pel ammise: — Il ba aveva progettato di rubare l’assortimento completo. Ma la dama haut responsabile per le… scorte della consorte, per quanto morente, è riuscita a distruggerle prima di perire. Com’era suo dovere. — Gli occhi di Pel si strinsero. — Lei sarà ricordata tra noi.

L’omologa della donna dai capelli scuri, forse? E la gelida dottoressa custodiva forse un simile arsenale per conto di Pel, magari a bordo di quella stessa nave? Assortimento completo. Miles archiviò mentalmente questa tacita ammissione, per condividerla in futuro con i gradi più alti di ImpSec, e dirottò rapidamente la conversazione.

— Ma cosa stava cercando di fare veramente il ba? Agiva da solo? E in questo caso, come ha potuto superare la sua programmazione alla fedeltà?

— Anche questo è un affare interno — ripete l’haut.

— Ebbene, le dirò le mie conclusioni — Miles continuò rapidamente, prima che lei potesse andarsene e chiudere l’argomento. — Credo che questo ba fosse strettamente imparentate con l’Imperatore Fletchir Giaja, e quindi con la sua defunta madre. Mi immagino che fosse uno dei confidenti più intimi della vecchia Imperatrice Madre Lisbet durante il suo regno. Il suo bio-tradimento, il suo piano di dividere gli haut in sottogruppi concorrenti, fu sconfitto dopo la sua morte…

— Non si trattò di tradimento — l’haut Pel obiettò debolmente — non proprio.

— Riprogettazione unilaterale non autorizzata, allora. Per qualche motivo, quel ba non fu epurato con gli altri membri della sua cerchia più intima dopo la sua morte… o magari sì, non lo so. Degradato, forse? Ma in ogni caso, la mia convinzione è che tutta questa avventura fosse una specie di tentativo malaccorto di completare il progetto della sua defunta padrona, o madre. Ci sono andato vicino?

L’haut Pel lo squadrò con antipatia. — Abbastanza vicino. Ora è davvero tutto finito, in ogni caso. L’Imperatore sarà soddisfatto di lei, ancora una volta. Un pegno della sua gratitudine l’attende probabilmente domani alla cerimonia per l’atterraggio della nave degli embrioni, alla quale lei è invitato insieme a sua moglie. Sarete i primi stranieri ad avere mai ricevuto questo onore.

Miles fece un leggero inchino: — La ringrazio, ma sarei disposto a rinunciare a questo onore in cambio di una visione più chiara della situazione.

Pel sbuffò. — Non è proprio cambiato, vero? Sempre insaziabilmente curioso. Anzi, esageratamente curioso — rispose con un tono a metà tra l’ironico e l’indispettito.

Anche Ekaterin non poté far a meno di sorridere, ma lei aveva inteso quel velato rimprovero come un complimento alla caparbietà del marito.

— Vede, signora, non credo di avere capito come sono andate le cose. Sospetto che gli haut, e i ba, non siano ancora tanto post-umani da essere immuni dal rischio di crearsi illusioni. Ho visto il volto del ba, quando ho distrutto quel congelatore di campioni genetici sotto ai suoi occhi. Qualcosa dentro di lui è andato in pezzi. Qualche ultimo, disperato… qualcosa. Quell’uomo aveva ucciso degli esseri, e se ne rendeva conto, ma in cuor suo probabilmente la considerava una cosa senza importanza, mentre i campioni genetici che vedeva morire erano un delitto che non poteva sopportare. E io devo capire.

Era chiaro che Pel non volesse continuare quel discorso, ma comprendeva la profondità di un debito che non poteva essere ripagato con frivolezze come medaglie e cerimonie.

— Il ba, a quanto pare — rispose con una certa fatica — desiderava qualcosa di più della visione di Lisbet. Progettava un nuovo impero, con se stesso come Imperatore e imperatrice. Aveva rapito i feti haut di Rho Ceta non solo per farne la popolazione iniziale della nuova società che progettava, ma come… coniugi. Consorti. Aspirava a qualcosa in più perfino della posizione genetica di Fletchir Giaja che, per quanto facesse parte dell’obiettivo del progetto haut, non immaginava di rappresentarne la totalità. Superbia — sospirò. — È stata una follia.

— In altre parole — suggerì Miles — il ba voleva dei bambini. Nell’unico modo che poteva… concepirli.

La mano di Ekaterin sulla sua spalla, si strinse.

— Lisbet non avrebbe dovuto dirle così tanto — sospirò Pel. — Aveva fatto di questo ba un compagno. Lo trattava quasi come un figlio , invece che un servitore. Aveva una personalità formidabile, ma non sempre saggia. Forse anche troppo indulgente con se stessa, in vecchiaia.

Sì, il ba era fratello, o sorella, di Fletchir Giaja, forse quasi un clone dell’Imperatore di Cetaganda. Fratello, o sorella, maggiore. Era una prova genetica, e la prova era riuscita. Poi erano seguiti decenni di attento servizio nel Giardino Celeste, con una domanda sempre sospesa nell’aria: perché non era toccato al ba, invece che a suo fratello, tutto quell’onore, potere, ricchezza, fecondità?

— Un’ultima domanda. Se posso. Come si chiamava il ba?

Le labbra di Pel si strinsero. — Ora è senza nome. E lo sarà per sempre. Cancellato. Che la pena sia commisurata al suo reato.

Miles rabbrividì.

Il lussuoso veicolo virò sopra il palazzo del Governatore Imperiale di Rho Ceta, un esteso complesso scintillante nella notte. Poi cominciò a scendere nel vasto giardino buio, punteggiato da venature di luci lungo strade e sentieri, che si trovava a est degli edifici. Miles guardava affascinato dall’oblò, mentre scendevano in picchiata e poi risalivano sopra una piccola serie di colline, cercando di indovinare se il paesaggio fosse naturale, oppure scolpito artificialmente nella superficie di Rho Ceta. Almeno parzialmente scolpito, in ogni caso, poiché sul lato opposto dell’altura giaceva la conca erbosa di un anfiteatro prospiciente a un lago di seta nera largo un chilometro. Al di là delle colline, sull’altro lato del lago, la capitale di Rho Ceta proiettava nel cielo notturno la sua luce ambrata.

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