Lo kzin sbuffò. Louis lo sentì allontanarsi. Aspettò che la nave si stabilizzasse, poi chiuse una serie di interruttori.
— C’è una cosa che voglio puntualizzare — disse. — Teela e io prendiamo in due la paga che Speaker riceve da solo.
— Vuoi un compenso extra?
— Voglio qualcosa che a voi non serve più. Qualcosa che la tua razza ha abbandonato. — Aveva colto il momento adatto per contrattare. Non si illudeva, ma valeva la pena di tentare. — Voglio sapere la posizione precisa del pianeta dei burattinai.
Le teste di Nessus si chinarono, poi si voltarono a guardarsi faccia a faccia. Per un attimo Nessus sgranò gli occhi prima di chiedere: — Per quale ragione?
— Una volta la posizione del tuo mondo era il segreto più ambito di tutto l’universo conosciuto. Perfino la tua specie avrebbe pagato una fortuna per conservare quel segreto — disse Louis. — I cacciatori del Cosmo hanno perlustrato tutte le stelle del tipo G e K nella speranza di trovare il vostro mondo. Anche oggi, Teela e io potremmo vendere l’informazione a una rete informativa per un sacco di quattrini.
— E se si trovasse al di fuori dello spazio conosciuto?
— Eh! — fece Louis. — Il mio insegnante di storia se lo chiedeva in continuazione. L’informazione vale tuttora una bella cifra.
— Prima di partire per la destinazione definitiva — rispose prudentemente Nessus, — conoscerai le coordinate del mondo burattinaio. Sono sicuro che l’informazione ti sorprenderà più di quel che ti aspetti. — Il burattinaio si guardò attentamente negli occhi. Poi si riscosse da quella strana posizione. — Voglio attirare la tua attenzione sulle quattro proiezioni coniche…
— Boh! — Louis aveva già notato i coni con le aperture rivolte verso l’interno della cabina. — Sarebbero questi i motori a fusione?
— Esatto. Come vedrai, questa sfera funziona come una nave spinta da propulsori a non-reazione, ad eccezione del fatto che all’interno non esiste gravità. I nostri disegnatori avevano poco spazio da sfruttare. Quanto al funzionamento del cambio nell’iperspazio al II quantum, voglio metterti in guardia su…
— Ho un’arma allungabile — uscì fuori a dire Speaker. — Vi consiglio la calma.
Ci volle un momento prima che gli altri comprendessero il significato di quelle parole. Louis si voltò, evitando movimenti repentini.
Lo kzin stava in piedi contro la parete curva. In un pugno teneva un oggetto simile all’impugnatura di una corda per saltare. A tre metri dall’impugnatura, che lo kzin reggeva all’altezza degli occhi, brillava una pallina incandescente. Il filo metallico che univa la palla all’impugnatura era troppo sottile per essere visibile, ma Louis non dubitava della sua esistenza. Protetto e teso da un campo statico Slaver, il filo poteva tagliare i metalli compreso quello del sedile di Louis. E lo kzin aveva scelto la posizione ideale per colpire gli altri in qualunque punto della cabina si trovassero.
Ai piedi dello kzin, Louis scorse un quarto di carcassa alien, non bene identificata, che era stata squartata e, naturalmente, spolpata.
— Avrei preferito un’arma più misericordiosa — fece Speaker. — L’ideale sarebbe stato un tramortitore, ma non ho avuto il tempo di procurarmene uno. Louis, tira via le mani dai controlli e mettile dietro lo schienale.
Louis obbedì. Aveva pensato di approfittare della gravità. Ma se ci avesse provato, lo kzin lo avrebbe tagliato in due.
— Adesso, se state calmi, vi dico le mie intenzioni.
Louis stava calcolando le probabilità. La sfera incandescente serviva a indicare a Speaker l’estremità del filo invisibile. Ma se Louis fosse riuscito ad afferrare l’estremità del filo senza rimetterci le dita…
No. La sfera era troppo piccola.
— Mi sembra che i miei motivi siano evidenti — rispose Speaker. I segni neri intorno agli occhi lo facevano somigliare a un bandito dei cartoni animati. Lo kzin non era né troppo teso né troppo rilassato: — Ho l’intenzione di dare al mio mondo il monopolio della Long Shot. Sul suo modello costruiremo altre astronavi che ci daranno la superiorità nella prossima guerra tra gli Uomini e gli Kzin, purché gli uomini non abbiano anche loro il disegno della Long Shot. Vi basta?
— Non ti dovresti preoccupare della nostra destinazione? — osservò Louis in tono sarcastico.
— Non mi preoccupo. — La domanda non aveva fatto presa. Come poteva uno kzin rilevare il sarcasmo? — Spogliatevi, così sarò sicuro che siete disarmati. Poi, ordinerò al burattinaio di indossare la tuta pressurizzata. Ci imbarcheremo noi due sulla Long Shot. Louis e Teela rimarranno qui. Prenderò i loro abiti, i bagagli e le tute. Renderò questa nave inservibile. Gli Outsiders, incuriositi dal fatto che non siete ritornati sulla Terra, verranno in vostro aiuto prima che il sistema di sopravvivenza si esaurisca. Ci siamo capiti?
Louis Wu si sentiva calmo e pronto ad approfittare del primo passo falso dello kzin… Osservò Teela Brown con la coda dell’occhio e si accorse che qualcosa di orribile stava per accadere. Teela si apprestava a balzare sullo kzin.
Speaker l’avrebbe tagliata in due.
Louis voleva fare la prima mossa.
— Non fare pazzie, Louis. Alzati lentamente e mettiti contro la parete. Sarei il primo… aaaah…
La frase di Speaker si perse in un lamento.
Louis si trattenne, colto di sorpresa da qualcosa che non riusciva a capire.
Speaker tirò indietro il testone arancio emettendo uno stridulo miagolio: uno strillo supersonico. Gettò via l’arma, allargando le zampe come per abbracciare l’universo. Il filo tagliente della sua arma-variabile tagliò di netto un serbatoio come se fosse stato di burro, e l’acqua cominciò a riversarsi nella cabina. Speaker non se ne accorse neppure. Non vedeva e non sentiva più.
— Prendi l’arma — disse Nessus.
Louis si avvicinò con cautela, pronto ad abbassarsi di scatto nel caso che l’arma colpisse nella sua direzione. Lo kzin la faceva dondolare quasi con gentilezza. Louis gliela tolse senza fatica. Premette di pulsante e la palla rossa si ritrasse fino all’impugnatura.
— Tienila — disse Nessus. Afferrò con le mandibole l’arma di Speaker e fece sdraiare lo kzin sul sedile di emergenza. Speaker non oppose resistenza: il suo sguardo si perdeva nel vuoto e il viso esprimeva una calma infinita.
— Che è successo? Cosa gli hai fatto?
Speaker, rilassato, fissava lontano facendo le fusa.
— Sta’ attento — disse Nessus. Si allontanò con cautela dal sedile sul quale era disteso lo kzin, mantenendo le due teste rigide, sempre puntate verso Speaker, e senza lasciarlo mai con gli occhi.
Improvvisamente lo sguardo dello kzin si rimise a fuoco spostandosi poi da Louis a Teela, da Teela a Nessus. Speaker emise un sordo brontolio lamentoso e si drizzò a sedere riprendendo di colpo a parlare in lingua universale.
— Molto, molto piacevole. Vorrei… — Troncò la frase e poi ricominciò da capo. — Qualunque cosa tu abbia fatto — disse rivolgendosi al burattinaio, — non riprovarci.
— Ti avevo giudicato un raffinato — gli rispose Nessus. — Ero nel giusto. Soltanto un raffinato ha paura di un tasp.
— Oh! — esclamò Teela.
E Louis: — Un tasp? — disse.
Il burattinaio si rivolse a Speaker-agli-Animali: — Userò il tasp ogni volta che mi costringerai a farlo. Se mi renderai le cose difficili, sarai succubo del tasp. Finché sarà chirurgicamente inserito nel mio corpo, sarai costretto a uccidermi per potertene impossessare. Ma il tasp ti incastrerà ugualmente.
— Molto astuto — disse Speaker. — Tattica brillante, anche se poco ortodossa. Non ti darò più fastidio.
— Maledizione! Qualcuno vuole spiegarmi che diavoleria è un tasp?
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