Con suo vivo stupore, Carl si rese conto che stava già valutando il suo ex capitano, soppesando il suo posto potenziale fra i membri dell'equipaggio. Un uomo in gamba pensò. Lo metterò al lavoro.
Alcune ore più tardi era di ritorno da un'ispezione di alcune caverne adibite ad uso agricolo e dei nuovi idroponici modulari a spirale che stavano abilmente disponendo in maniera tale da estrarre il calore di scarto dovuto al riciclaggio dei liquami fognari, che venivano immessi dall'esterno grazie a una combinazione di coclee. Gli ultravioletti s'irradiavano da una discarica assiale di plasma freddo, e quelle piante gigantesche anelavano ad avvicinarsi ad essa spingendosi verso l'interno. Carl ammirava quell'impresa prometeica di rilocalizzare le cupole, trasferendole dalla superficie all'interno del nucleo, e stava tornando attraverso il Pozzo 4 quando un cramp lento e borbottante lo strappò dai suoi pensieri. Sembrava provenire dall'interno delle pareti stesse.
S'inserì nella sua linea privata: — Jeffers!
— Lo sto seguendo. Gli acustici lo stanno captando dappertutto.
— Un'esplosione?
— No, una caduta di pressione. Credo che sia arrivato dalla superficie.
Carl richiamò sul display, rapidamente, le telecamere che ancora rimanevano in funzione in superficie. La maggior parte mostravano trasparenti Niagara rovesciati, turbinanti sorgenti di vapore che s'innalzavano dal ghiaccio descrivendo lunghi archi sferzanti che si perdevano nel mutevole cielo velato. I raggi ultravioletti del Sole ionizzavano il gas. Poi la pressione del vento solare faceva volgere queste fontane verso l'esterno, incurvando quel flusso fino a fonderlo con gli spettrali nastri della chioma.
Al di sopra del lontano orizzonte un blocco di ghiaccio granuloso ruzzolava su se stesso, ad un chilometro di altezza nel cielo. Lì accanto si era spalancato un enorme foro frastagliato, esso stesso una sorgente di nuove sostanze volatili. Simili a serpenti, filamenti verde e rubino s'innalzavano da quella fossa, che si contorcevano incessantemente.
— Un rigurgito sismico? Oppure un tratto di ghiaccio amorfo che ha cambiato stato tutt'a un tratto.
Quando la crosta di ghiaccio stressata cedeva, poteva venir strappata via per intero. Ciò trasferiva di colpo il calore del sole su depositi più freschi, il che scavava nuovi canali e col tempo approfondiva ancora di più le crepe.
Jeffers disse: — Già. Pare proprio di sì. Virginia aveva ragione anche a proposito di questo.
— Aveva detto che non sarebbe successo molto spesso fino al momento del perielio.
— Oh, immagino che sia soltanto un assaggio.
Carl annuì fra sé e si spinse via. Passò accanto a gruppi di strani avvolti nella vegetazione verde e purpurea, i quali non prestarono nessuna attenzione alla sua presenza. Stavano controllando le vecchie chiusure ermetiche per accertarsi che non ci fossero intrusioni da parte della halleyforme primitive, che provvedevano comunque a raschiar via ed a sostituire con quelle mutate e amichevoli nei confronti degli umani, che erano state elaborate da Saul.
Più oltre incontrò due cloni di Saul che stavano costeggiando la galleria, sorreggendo delicatamente un decolombarizzato mentre lo conducevano in uno dei serbatoi più caldi. Annuirono in perfetta sincronia e gli gridarono: — Ne rimangono ancora una ventina di probabili.
Carl scoppiò a ridere.
Adesso erano adulti completamente sviluppati, con una propria mente. Facevano perfino gli stessi gesti e avevano lo stesso accento. Ma per qualche motivo non riusciva a pensare a loro se non come a dei sostituti di Saul. Il fatto che Saul fosse riuscito con successo a clonare se stesso, mentre il tentativo di duplicare gli altri membri dell'equipaggio era fallito, significava che quello strano adattamento simbiotico era cruciale. Era possibile che soltanto lui potesse venir copiato nell'ambiente di Halley. Così, durante quegli ultimi decenni, i multiSaul erano stati impagabili per la loro resistenza alle nuove affiliazioni casuali, e la loro curiosa disciplina interna. Saul aveva usato l'apparato di JonVon per il trasferimento della memoria, per instillare grossi frammenti della sua personale esperienza nei suoi cloni.
Ciò che aveva appreso avrebbe potuto permettere ad altri di allevare bambini naturali senza nessun timore. Sarebbe stato bello sentir trillare le risate infantili nei pozzi. Ma la lunga caduta verso il perielio aveva soffocato sul nascere qualunque idea del genere. Nessuno poteva sopportare l'idea che la promessa dell'infanzia potesse non sbocciare mai.
Il comunicatore di Carl ronzò e Virginia disse: — Dubitavi della mia prognosi?
— Quel blowout è arrivato un po' presto, non credi?
— No. Dopotutto io tratto probabilità, signore, non faccio predizioni. Se vuoi, perché non chiami Lefty d'Amario? Lui può controllare i miei calcoli.
In qualche modo l'antico pizzicore lo percorreva ancora, quando quella fragranza civettuola le riempiva d'arpeggi la voce. — D'accordo, non sto facendo rimostranze. Non c'è bisogno che tu t'impermalisca. Stai controllando quei misuratori di logoramento che Jeffers ha impiantato dappertutto?
— Certamente. Mi avanza sempre un nanosecondo o due.
— E…?
— Piccoli tremori qua e là. Qualche piccola faglia lungo il Pozzo Due. Niente di cui preoccuparsi.
— Magnifico. Hai informato il capitano Cruz?
— Sei tu il capitano, Carl. Tutti continuano a dirtelo, anche se la cosa non ti piace.
— Non l'ho chiesto io, questo lavoro.
— Nessun altro potrebbe gestire quello che sta per arrivare.
Carl avvertì un empito improvviso della rabbia di un tempo. — Quello che sta per arrivare è la morte , Virginia.
— Non conosco niente del genere. — La sua voce era compassata, circospetta.
— Hai fatto tu stessa le simulazioni.
— Macinare numeri non è la realtà. Io dovrei ben saperlo, non è vero, amico Carl? Potrebbero esserci varianti nelle matrici delle relazioni incrociate.
— Non raccontarmi storie. Halley sfiorerà il Sole troppo da vicino. L'unico interrogativo è se friggeremo o bolliremo quando questa montagna di ghiaccio andrà in pezzi.
— Ci sono molti fattori imprevedibili. Ma anche delle misure che possiamo adottare.
Carl aveva costeggiato regolarmente il fianco d'una galleria, controllando automaticamente se ci fossero crepe. Quest'ultima osservazione lo fece fermare. — Cosa possiamo fare?
— Convogliare verso l'interno parte del calore in superficie, per attenuare parzialmente l'insorgere delle tensioni dovute ai differenziali di temperatura. In altre parole, dovete invertire il sistema di scorrimento verso l'esterno, diffondendo il calore di superficie nel ghiaccio più freddo che sta in basso.
— E se il ghiaccio interno dovesse vaporizzarsi? Le pressioni…
— Lo sfiateremo. Contribuirà a schermarci dal Sole.
— Ah. — Sentì risvegliarsi la speranza. — Come mai non l'hai detto prima?
— Ci ho appena pensato. Sono soltanto una macchina.
Debolmente, Carl sentì il sommesso borbottio della risacca, il sussurro degli alisei, il lontano rombo dell'addensarsi della burrasca sull'oceano. Il mondo metaforico di Virginia all'interno della rete. Da qualche parte, una voce rise: — Ke Pii mai nei kekai!
Così, in qualche modo aveva compagnia. Sorrise. — Senti, indirò una riunione. Dovremmo esaminare…
Virginia scoppiò a ridere. — Sempre lo stesso vecchio Carl. Un minuto prima ti lamenti di tutto. Ma basta darti un problema su cui lavorare, e… tombola!
Carl arrossì. Virginia aveva sempre posseduto l'arcana capacità di precederlo d'una mossa. Si spinse lungo la galleria che conduceva a casa.
— C'è tempo in abbondanza per calcolare l'ingegneria del problema, capitano. Continua pure con le tue faccende. — Quella risatina argentea gli risuonò ancora negli orecchi. — Lani ti sta aspettando.
Читать дальше