Alan Foster - Obiettivo Longtunnel

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Obiettivo Longtunnel: краткое содержание, описание и аннотация

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L'agente Flinx e il fedele minidrago Pip, chissà come, hanno la strana abitudine di trovarsi in mezzo a pericoli di ogni tipo, situazioni disperate o colossali intrighi da un angolo all'altro del Commonwealth Galattico; così, quando s'imbattono in una giovane donna che giace priva di sensi sulla riva di un fiume nella fitta giungla di Alaspin, Flinx non è molto sorpreso. E non si stupisce neppure di apprendere che la donna, Clarity Held, è in realtà una brillante scienziata, rapita chissà per quali motivi da un remoto avamposto sull'inospitale pianeta Longtunnel. Non c'è nulla di male nel prestare qualche attenzione a Clarity, anche se stavolta Flinx non ha nessuna intenzione di occuparsi del caso, perché ha finalmente deciso di pensare un po' a se stesso ed alla propria vita… ma Clarity è davvero attraente e poi il mistero che la circonda presenta dei lati interessanti... Tuttavia, mentre Flinx è alle prese con questo dilemma imprevisto, i rapitori di Clarity si rivelano per quello che in realtà sono: un gruppo di fanatici assassini che tramano in segreto e sarebbero disposti a tutto pur di arrestare le avanzate ricerche in corso sul remoto Longtunnel. Già, perché è questo pianeta, singolare e misterioso per più di una ragione, il vero cuore dell'enigma… Flinx a questo punto conosce benissimo i rischi che dovrà affrontare, ma ancora una volta è deciso ad andare fino in fondo.
L'ultima travolgente avventura di Flinx e del minidrago Pip nel fantastico universo del Commonwealth Galattico.

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— Abbiamo scavato una galleria in un posto che la tua gente chiama Horseye e i nativi Tslamaina. Abbiamo trovato una cosa interessante.

— Una grande macchina — intervenne Moam, — la macchina più grande che abbiamo mai visto. — Dal suo pensiero era assente la consueta nota di frivolezza.

— Abbiamo fatto degli studi — proseguì Softsmooth. — Dopo un po', qualcosa di molto strano ci ha scoperti studiare ed è venuto per cacciarci via, ma noi ce ne siamo andati prima che arrivasse. — Sorrise di nuovo. — Possiamo muoverci in fretta quando dobbiamo, lo sai. Abbiamo scoperto altre cose più piccole tutte collegate a quella molto grande sul mondo di Horseye. I collegamenti sono come le nostre gallerie, ma molto più piccoli.

— Cos'è cavallo? — chiese Fluff all'improvviso.

— Un quadrupede terrestre, — rispose Flinx. — Non sono più molto comuni.

— Peccato. L'immagine è bella.

— Sta zitto, Fluff — lo redarguì Softsmooth… — Stavo parlando io.

— Non dirmi di stare zitto.

E cominciarono a scambiarsi delle pacche, la più leggera delle quali avrebbe ucciso sul colpo qualunque uomo robusto; poi ricominciarono a parlare come se non fosse successo nulla. Appena lo scontro era iniziato, Clarity era corsa a mettersi accanto a Flinx e lui, con riluttanza, le permise di restare. La sua mente era sgombra, ma le sue emozioni erano un turbinio.

— Prima che quella cosa stranissima arrivasse per cacciarci via, abbiamo scoperto a cosa serve quella macchina.

— È un allarme — mormorò Moam. Flinx vide che era indaffarato a smontare la pistola laser, con le enormi dita che staccavano con delicatezza i circuiti interni.

— Che genere di allarme?

— Per mettere in guardia contro qualcosa. Contro un grande pericolo. Solo che tutta la gente che avrebbe dovuto avvertire se n'è andata tanto tempo fa. — Nella mente di Flinx, l'immagine di “tanto tempo fa” che Softsmooth aveva proiettato si stendeva all'infinito. E questo era un concetto impressionante, perché gli Ujurriani non esageravano mai.

— Avete detto che dovevate comunque trovarmi. A causa di questo? — Tutti e quattro gli orsi annuirono all'unisono. — E perché siete venuti da me? Non so nulla di un mondo chiamato Horseye e meno ancora di strane macchine.

— Tu sei l'insegnante — fu la semplice risposta di Fluff. E poi aggiunse: — E anche perché tu sei in qualche modo coinvolto.

— Io? — Pip fece un piccolo saltello sulla spalla del padrone, poi si risistemò. — Come posso essere coinvolto, quando è la prima volta che ne sento parlare?

— La sensazione è là. — Persino Fluff ora stava comunicando con grande serietà. — Tu sei la chiave di qualcosa, forse della macchina o del pericolo o di qualcosa d'altro che non sappiamo ancora. Vorremmo sapere. Ci aiuterebbe nel gioco. Questo pericolo ci preoccupa.

Flinx sapeva che se era reale e preoccupava gli Ujurriani, allora chiunque altro avrebbe dovuto essere debitamente terrorizzato. — Il pericolo è imminente?

— Imminente? — gli fece eco Bluebright spalancando gli occhi.

— Colpirà presto? — chiese stancamente. Nella loro semplicità, gli Ujurriani erano in grado di comprendere i concetti meccanici e matematici più complessi, e al tempo stesso fraintendere termini molto più semplici.

— Non sappiamo. Tu devi aiutarci a capire questa cosa — disse Softsmooth. — Tu sei l'insegnante.

— Io non sono un insegnante! — replicò irato. — Io sono solo uno studente. A questo punto, uno qualsiasi di voi ha accumulato più conoscenza di quanta ne immagazzinerò mai io.

— Ma tu conosci il gioco — gli rammentò Fluff. — Il gioco della civiltà. Quello noi lo stiamo ancora imparando.

— E questo in qualche modo fa parte del gioco — disse Bluebright.

Lo stavano fissando tutti e quattro e lui scoprì di non poter guardare quei grandi occhi gialli e mentire. C'era cascato di nuovo. Proprio quando era sicuro di aver finito con i problemi di qualcun altro, ecco che se ne materializzavano dei nuovi. Se avesse insistito, se ne sarebbero andati e l'avrebbero lasciato solo. Se avesse insistito.

Lo stavano pregando in silenzio, Non gli serviva a nulla voltarsi, perché questo significava che avrebbe dovuto guardare Clarity, ed era altrettanto sconvolgente. Non poteva sfuggire a se stesso. Non in quella stanza, in quel momento, in quel luogo. Forse da nessuna parte, mai.

— Non posso fare nulla per aiutare — disse alla fine, — perché non so nulla di questa cosa. Non riuscite a capirlo?

— Capiamo l'ignoranza, Flinx-amico — disse Softsmooth senza esitare. — E possiamo rimediare.

Flinx fu colto di sorpresa. — Come? Portandomi a Horseye? — Guardò con diffidenza il pozzo nero.

— No. Forse possiamo mostrartene un po'. Noi non possiamo vederlo, ma possiamo aiutare te a vedere. Non sarà pericoloso… speriamo. — Fluff si era avvicinato e aveva posato una zampa sulla spalla di Flinx. — Dobbiamo sapere, Flinx-amico. Anche per noi è importante. Potrebbe essere abbastanza serio da fermare il gioco. Da fermare tutti i giochi.

Doveva davvero pensarci? Aveva davvero una scelta?

— Come farete a mostrarmelo? La minaccia è qua vicino?

— È molto, molto lontana. Possiamo solo indovinare dove si trova. Dovrai fidarti di noi. L'insegnate deve fidarsi degli allievi.

— Se è così lontano, come potete mostrarmelo?

— Nello stesso modo in cui siamo riusciti a trovarti qui. — Un grosso dito indicò il suo collo. Percependo le emozioni dirette verso di lei, Pip sollevò la testa incuriosita.

— Pip?

— Lei — Fluff lottò per esprimere un concetto difficile, — è un amplificatore per qualcosa che si trova dentro di te, nel profondo, dentro la tua mente. Qualcosa che non possiamo vedere. Qualunque sia la cosa che ti fa dire quello che provano gli altri e che forse un giorno ti farà fare altre cose. Noi possiamo aiutarti nello stesso modo, un poco. La tua piccola compagna è un amplificatore. Noi possiamo essere un preamplificatore. Uno molto, molto grosso. — Piegò la testa per guardare il soffitto.

— Il tuo corpo rimarrà qui, ma possiamo mandare la tua mente da un'altra parte.

— Da un'altra parte? Non potete essere un po' più precisi?

— Verso il pericolo, la minaccia. Per osservare e imparare. Noi non possiamo farlo, ma possiamo farlo con te. Perché tu sei diverso da noi. Perché tu sei diverso da chiunque altro.

Le proporzioni del piccolo problema degli Ujurriani stavano dilatandosi molto più in fretta di quanto lui riuscisse a tenergli dietro. — Perché non scavate una delle vostre gallerie in quella direzione?

— Perché è troppo lontano. Incommensurabilmente lontano.

— Se è così incommensurabilmente lontano, come può rappresentare una minaccia per noi?

— Si può muovere. In questo momento non sembra che si muova da questa parte, ma non ne siamo sicuri. Dobbiamo esserne sicuri. — Fluff guardò Flinx con occhi pieni di affetto. — Non ti vogliamo costringere, maestro.

— Oh, al diavolo, questo lo so. Ma che differenza fa? Solo, assicuratevi di non perdermi, dopo che mi avrete lanciato là fuori, dovunque sia il luogo in cui mi manderete. — Trasse un lungo sospiro. — Cosa devo fare?

— Sarebbe meglio se ti sdraiassi, Flinx-amico, in modo da non cadere e farti del male.

— Mi sembra sensato. Se devo impegnarmi in una qualche proiezione astrale Ujurriana, o quel che è, non vorrei mai uscirne con un polso slogato. — Come al solito, il suo sarcasmo andò perduto con i suoi amici pelosi, ma lo aiutò a mascherare un po' la paura che stava cominciando a nascere in lui.

Fece un passo in direzione del sarcofago, ma subito ci ripensò. Non sarebbe tornato in quella bara. In fondo alla stanza c'erano un paio di brande: scelse la più vicina e si sdraiò, dopo essersi assicurato che le spire di Pip non lo stringessero. Tenne le braccia lungo i fianchi, desiderando di non essere così rigido e a disagio come certo doveva apparire.

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