Sconcertata e ferita, lei si interruppe. — Non riesco ad immaginare cosa pensi. Io non ho nulla a che fare con tutto questo.
— Tu lo sapevi. Dimmi che non ne sapevi nulla.
— Non posso. Tu ti accorgeresti se mento, Flinx, non sapevo cosa fare, cosa pensare. Lei mi ha raccontato delle storie… — indicò la figura immobile del suo ex capo. — … storie sulla Società, sul loro lavoro e su di te. Su quello che saresti potuto diventare. Non le ho creduto. Non volevo crederle. Ma lei ha tanta più esperienza di me, non ho avuto scelta. Se avessi rifiutato, avrebbero trovato qualcun altro che prendesse il mio posto, qualcuno a cui non importava nulla di te.
— Tutti hanno una scelta. — Abbassò lo sguardo, stanco di fissare. Stanco e basta. — È solo che molta gente non ha il fegato di fare quella giusta.
— Mi spiace, mi spiace tanto. — Stava piangendo. — Ti avevano messo in quella maledetta scatola prima che potessi saperlo; era troppo tardi per fermarli. Sono rimasta con loro nella speranza di aiutarti, in qualche modo, quando avessero abbassato la guardia. Devi credermi! Hai sentito che gridavo per avvertirti, vero? Hai sentito quando ho detto che era lei la responsabile di tutto quello che era successo, che era tutta opera sua.
— Sì, ti ho sentito. È per questo che sei ancora in piedi, invece di essere sdraiata sul pavimento con gli altri. So che stai dicendo la verità. Altrimenti sei la bugiarda più in gamba che abbia mai incontrato.
— Se lo sai, se lo senti, allora devi anche sentire che ti amo.
Lui si voltò. — Non so nulla del genere. I tuoi sentimenti sono forti, ma qualunque cosa tu dica, io percepisco che sono ancora confusi ed incerti. Ora dici che mi ami, poi dirai che hai paura di me. Caldo e freddo. Non voglio una relazione così.
— Dammi una possibilità, Flinx — lo implorò. — Sono così confusa.
Lui girò su se stesso e la guardò. — E come pensi che mi senta io ? Queste sono emozioni di cui non mi libererò mai. Dopo tutto quello che è successo, come credi che potrò mai affidarti qualcosa, per non parlare della mia vita? Non che abbia importanza, comunque. Non puoi dividere la mia vita. Nessuno può. Perché, guarda l'ironia, Vandervort potrebbe aver ragione. Non posso, non voglio rischiare di mettere in pericolo qualcun altro, se davvero dovessi diventare pericoloso.
«Era una cosa di cui prima non ero sicuro, ora lo sono. Non avrei mai dovuto lasciarmi coinvolgere nella tua vita. In questo, la colpa è stata mia.
— Flinx, io so cosa sei e non mi spaventa più. Tu hai bisogno di qualcuno come me, qualcuno che possa offrirti comprensione, affetto e… amore.
— Qualcuno che mi aiuti ad essere umano, vero?
— No, maledizione! — Nonostante i suoi sforzi, non riuscì a trattenere le lacrime. — Non volevo dire questo.
Lui avrebbe voluto che mentisse, ma Clarity non stava mentendo.
— Mentre dormivo, o ero svenuto, o drogato, o qualunque altra cosa, la mia mente ha vagato libera, come mai prima. Per la prima volta mi sento bene con me stesso. È stato più di un sonno ristoratore o ringiovanente, Clarity. Mentre ero in quel sarcofago, mi è successo qualcosa, qualcosa che non so ancora definire, perché non sono sicuro di cosa sia stato. Ma mentre ero là dentro, ho percepito delle cose. Alcune bellissime, altre spaventose, altre inesplicabili e fino a che non riuscirò a capirle, devo restare solo.
— Sei ingiusto — singhiozzò lei.
— Una volta mi hanno detto che l'universo non è un luogo giusto. E più lo vedo, più mi convinco della verità di quell'affermazione.
Il rombo iniziò come un ronzio nelle orecchie e un sottile tremore del pavimento e le due cose si incontrarono nello stomaco. Non era un terremoto, ma qualcosa di più vasto. Clarity si afferrò alle casse di plastica per sostenersi, mentre Flinx cercò di restare in piedi. Pip rimase in aria, ma Scrap decise finalmente dove andare e atterrò con circospezione sulla spalla di Clarity. Quella vista addolorò Flinx, ma non aveva tempo di preoccuparsene in quel momento.
La sua preoccupazione immediata era il fatto che il centro del pavimento stava sprofondandogli sotto i piedi. Si spostò di lato, fissando la duralega e l'acciaio cemento polverizzarsi e scomparire nella bocca spalancata di un pozzo nero largo tre metri.
L'enorme creatura che sporse la testa fuori dal buco e si guardò intorno con curiosità era alta quanto il buco era largo. Pesava almeno una tonnellata e la sua folta pelliccia era macchiata di terra. Il muso piatto terminava in un minuscolo naso, sopra il quale un paio di occhi gialli grandi come piatti, splendevano come due lanterne. Le orecchie era ridicolmente piccole.
Posando due immense zampe a sette dita sul bordo del buco, la creatura si issò nella stanza, con la testa pelosa che quasi sfiorava il soffitto. Clarity balbettò incredula, come se avesse visto materializzarsi un incubo. Anche Flinx trasalì, ma per una ragione completamente diversa. In quel momento il mostro lo vide… e fece un grande sorriso.
— Di nuovo salve, Flinx-amico — disse. Solo che la sua bocca non si mosse.
Anche Clarity lo udì e prese a mormorare tra sé, inebetita:
— La telepatia vera non esiste. Non esiste.
— Temo invece di sì — disse Flinx sospirando di nuovo. Si rivolse al mostro. — Salve, Fluff. È passato tanto tempo.
— Tanto tempo, Flinx-amico! — Fu come un'esplosione mentale. Il massiccio Ujurriano si avvicinò ballonzolando al giovane con i capelli rossi e gli posò entrambe le enormi zampe sulle spalle. — Flinx-amico sta bene?
— Molto bene, grazie. — Fu sorpreso di scoprire che quella comunicazione da mente a mente, da umano e Ujurriano, questa volta era più facile di quanto non lo fosse stata anni prima, quando aveva incontrato la razza di Fluff sul loro mondo messo al bando dalla Chiesa. Capire ora non era più difficile.
Fluff fece un gesto di approvazione, mentre altri due Ujurriani sbucavano dal pozzo come pagliacci ursinoidi dalle loro scatole a sorpresa. Flinx riconobbe Bluebright e Moam. I due esaminarono l'ambiente con la sconfinata curiosità della loro razza.
— La mente di Flinx-amico è più limpida. Non c'è tanto fango come prima. — Fluff si batté sulla tempia con un dito grassoccio.
Flinx indicò alla sua destra. — Questa è la mia amica Clarity.
Fluff le si avvicinò, emanando un torrente di emozioni d'amicizia. — Salve, Clarity-amica. — Lei si ritrasse, appiattendosi contro la parete. L'Ujurriano si fermò e guardò Flinx. — Perché la tua amica ha paura di Fluff?
— Non sei tu, Fluff, è la tua statura.
— Oh, oh! — subito l'Ujurriano si mise a quattro zampe.
— Meglio così, Clarity-amica?
Esitando, lei si allontanò dalla parete. — Meglio. — Sollevò lo sguardo e vide che Flinx la stava osservando divertito. — Sono amici tuoi?
— Non li hai ancora riconosciuti?
— Ma come hanno fatto ad arrivare qui? Che cosa sono?
— Sono gli Ujurriani. Credo di avertene parlato.
— Il mondo sotto Editto, certo. Ma nessuno può entrare o uscire di lì.
— Sembra che qualcuno abbia dimenticato di informarne gli Ujurriani. E in quanto a come sono arrivati qui, sono curioso quanto te di scoprirlo.
— Ti abbiamo sentita. — La voce mentale di Bluebright era diversa da quella di Fluff quanto lo era da quella di Flinx. — La sua luce della mente è luminosa.
Clarity corrugò la fronte incerta. — Che cosa vuol dire?
— Vuol dire che hai una forte aura mentale. Per gli Ujurriani tutto è come una luce, che varia, da più luminosa a più scura. Non lasciarti intimidire dalla loro mole. Oh, certo, sono capacissimi di fare a pezzi un essere umano come un giocattolo, ma noi siamo vecchi alleati. E se ti fa sentire meglio, ti dirò che sono prevalentemente vegetariani. Non amano mangiare cose che generano “luce”.
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