A tratti credeva di vedere delle forme che si muovevano sopra di lui, visi muniti di ali che lo guardavano con aria dolente prima di svolazzare via. Cercò di parlare con loro, di tendere la mano, ma non poteva. Non riusciva a muoversi. E il suo Talento non funzionava, perché non era in grado di percepire le loro emozioni. Le deboli impressioni che riceveva erano imprecise e tenui. Non percepiva né ostilità né affetto, solo una blanda indifferenza.
Non era allarmato. La fame e la sete erano concetti astratti, la pace lo avvolgeva. Qualcosa, nel fondo della sua mente, insistette, molto debolmente, che c'era qualcosa che non andava, che lui avrebbe dovuto cercare di scuotersi, di muoversi, di alzarsi.
Che perdita di tempo. Era inutile cercare di analizzare la sua situazione o l'ambiente in cui si trovava. Gli bastava continuare a giacere in quel luogo, incurante del mondo intorno a lui, qualunque aspetto avesse.
Percepì le emozioni dei minidraghi e capì che erano simili alle sue. Essi stavano sognando di volare in un cielo vuoto, senza terra sotto di loro, senza alberi, senza nuvole in alto. Era un sogno che li turbava e Pip e Scrap sbatterono le ali.
Nessuno nella stanza notò i due minidraghi che si agitavano, cercando di volare. Ma la cosa non aveva comunque importanza, perché continuavano ad essere narcotizzati. Anche se la loro tolleranza al morfogas era maggiore di quella di Flinx, nessuno dei due si era ripreso quando bastava per riacquistare conoscenza. Si limitarono ad agitarsi un po' e poi rimasero immobili, sognando di volare mentre erano intrappolati a terra.
Clarity aveva acconsentito ad ogni cosa che il suo capo le aveva richiesto. Vandervort sapeva che, in ultima analisi, la ragazza era dotata di logica e di buon senso, come lei. Era possibile che coltivasse ancora l'idea di liberare Flinx, ma non aveva né l'esperienza né le conoscenze necessarie per farlo. La donna non aveva dubbi che col tempo sarebbe riuscita a manipolare come voleva entrambi i giovani.
Aveva un servizio di trasporto privato che avrebbe fatto il trasloco e poi c'erano anche Dabis e Monconqui. Il contenitore di plastacciaio, ora coperto per non rivelare il contenuto a qualche osservatore occasionale, non avrebbe presentato alcun problema.
Era un giorno non lavorativo e dovette pagare doppia tariffa per il servizio, ma il conto spese illimitato di cui godeva, le dava anche questa possibilità. I ricercatori della Scarpania erano più che ansiosi di vedere la sua preda.
Ci vollero due settimane per preparare ogni cosa. Un'installazione segreta era stata messa a punto su un'isola di un mondo isolato dall'altra parte del Commonwealth. Avrebbero viaggiato su di un'astronave mercantile della Scarpania, senza altra mercanzia che loro stessi e il loro prezioso carico addormentato. Per chiunque altro sarebbe stato un vistoso spreco di denaro, ma i nuovi membri del suo staff scientifico avevano riconosciuto l'importanza della scoperta della Vandervort e ne apprezzavano appieno il potenziale.
C'era anche Clarity, con l'aria abbattuta ma pronta a partire, anche se non si era del tutto rassegnata alla situazione. Stava certo continuando a fare piani e progetti, pensò Vandervort, ma andava bene così: questo le avrebbe dato qualcosa da pensare durante il lungo e noioso viaggio nel non spazio.
Dabis la chiamò dalla cima delle scale. — Sono arrivati, signora.
— Hai controllato i loro documenti?
— Sissignora…
— Allora lasciali passare e vediamo di muoverci.
Guardò un'ultima volta la stanza nella quale aveva passato tante ore febbrili durante il mese passato. Monconqui stava controllando il serbatoio del morfogas per essere sicuro che fosse pieno e funzionasse a dovere. Era un tipo di poche parole, a differenza di Dabis, ma entrambi sembravano fatti dello stesso stampo. Erano molto più che assassini senza cervello: con il denaro, si potevano assumere muscoli intelligenti, e non solo stupidi.
La squadra del trasloco indossava una tuta verde ed un berretto. Lei si era aspettata gente della taglia di Dabis, ma sembrava che la compagnia avesse optato per il numero invece che per la grossezza. Forse avevano avuto delle difficoltà a richiamare i soliti operai con un preavviso breve, anche se per paga doppia. Non che la taglia e la forza fossero indispensabili, ricordò a se stessa. Con le àncore a levitazione di cui erano dotati, in quattro potevano tranquillamente spostare un generatore di due tonnellate. Una delle donne, una bionda alta, dall'aspetto gelido, sembrava capace di sollevare da sola una delle estremità del contenitore, mentre i suoi tre compagni non sembravano altrettanto capaci. Uno in particolare sembrava troppo vecchio per un lavoro del genere, anche con l'aiuto dell'ancora. Ma lei non ne sapeva molto delle qualità necessarie per quel particolare tipo di lavoro, si disse.
Si accostò alla tenda e la scostò per l'ultima volta. — Cominciamo da qui.
— Bene. — disse il giovane che sembrava il capo.
I quattro piazzarono le ancore e le accesero. Un semplice movimento del polso bastò per sollevare di parecchi centimetri il contenitore con l'unità atmosferica. Con cautela, girarono la parte anteriore verso la scala.
— Ricordate che si tratta di materiale fragilissimo e di estremo valore — disse loro la Vandervort. Dietro di lei, Clarity emise uno sbuffo sprezzante. Vandervort quasi corrugò la fronte, ma poi riuscì a non cambiare espressione.
Dal canto suo, la donna bionda e alta sorrise.
Perché quel sorriso? E a pensarci bene, perché avrebbe dovuto avere una qualunque reazione per una cosa tanto insignificante? Il sorriso era già scomparso. Non era necessario dire nulla, fare nessun commento.
Ma qualcosa spinse Vandervort a fare un passo avanti, portandosi di fronte a quella donna tanto più alta di lei. — C'è forse qualcosa di buffo?
Lo splendido viso della donna era privo di espressione. — Nossignora. — Esitò. — È solo che siamo fieri del nostro lavoro. Mi divertiva il fatto che qualcuno potesse pensare che non avremmo maneggiato con la massima cura qualunque carico affidato a noi.
— Capisco. — Vandervort si spostò. Una spiegazione perfettamente plausibile per un sorriso innocente. Troppo plausibile? O troppo tempestiva? — Un'altra cosa. — I quattro si fermarono, ognuno con la mano sui comandi delle ancore. — Posso vedere ancora una volta i vostri documenti, per favore?
Il capo esitò una frazione di secondo, poi tese la mano verso la tasca superiore della tuta. Fu l'uomo anziano che commise l'errore fatale. Forse credeva di parlare a voce più bassa di quanto facesse in realtà. Forse invece era solo un po' duro d'orecchi. Comunque fosse, Vandervort lo udì chiaramente sibilare: — Non fargliela vedere.
Gli occhi della donna bionda guizzarono nella sua direzione. Ignorando il consiglio, il giovane prese il documento e lo tese a Vandervort, che finse di ispezionarlo attentamente. Sussurri, sguardi in tralice, sorrisi inesplicabili.
— Nessun problema, signora — stava dicendo il giovane tutto allegro. — C'è qualcosa che non va?
— Solo un controllo di routine. — Tenendo in mano il documento, Vandervort si voltò perché non potessero vederla in viso. Colse lo sguardo di Dabis e mosse silenziosamente le labbra. L'omone spalancò gli occhi e fece un cenno impercettibile. A quel punto, la Vandervort si tuffò al riparo dietro alcune casse.
Dabis si chinò e fece fuoco con la pistola ad aghi. Non essendo stato messo in guardia, Monconqui fu leggermente più lento, ma non appena vide muoversi il compagno, si gettò al riparo.
La reazione dei trasportatori fu rapida, ma non abbastanza. Nonostante la recente esperienza, non possedevano ancora l'abilità di combattenti professionisti. Il più lento dei quattro venne colpito in pieno petto dal colpo di Dabis. Questo penetrò attraverso lo sterno, bruciando nervi, vasi sanguigni, e spina dorsale, per uscire dalla schiena e andare a conficcarsi nella parete.
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