Le sfilate ufficiali lungo Canal Street erano sorvegliate da ingenti forze di polizia, ma in Bourbon Street, dove si radunavano folle di persone senza alcuno scopo se non quello di divertirsi a vicenda, il baccano era addirittura assordante.
Greta si allontanò dagli scuri verdi e screpolati della finestra «È così bello essere qui» commentò.
A Oscar piacevano le folle del Mardi Gras. Si sentiva a proprio agio pensando di essere l’unico sobrio in una confusione sgomitante di gente ubriaca fradicia. Tra di loro, ma mai simile a loro. Quella era la storia della sua vita. «Sai, avrei potuto prenotare su una di quelle flotte da parata. Avremmo gettato collane, braccialetti e software gratis. Sembrava divertente.»
«Noblesse oblige» mormorò Greta.
«È una tradizione delle krew locali. Molto antiche, très New Orleans. Le debuttanti locali avranno riempito tutti i loro carnet di ballo fin dalla metà dell’Ottocento, ma mi dicono che salire a bordo di una di quelle navi è fattibile. Se si conosce quelli che conosco io.»
«Magari l’anno prossimo» rispose Greta. Qualcuno bussò gentilmente sulla porta di mogano. Arrivarono dei camerieri dell’albergo in giacca bianca e con un fiore all’occhiello; spingevano un carrello di legno di sandalo su cui c’erano ostriche, cocktail di scampi e una bottiglia di champagne in un secchiello di ghiaccio. Greta lasciò la camera da letto per andarsi a cambiare per la cena. I camerieri apparecchiarono in silenzio la tavola con una tovaglia di lino, accesero il candelabro, stapparono la bottiglia di champagne e riempirono i calici fino all’orlo. Oscar li accompagnò pazientemente di nuovo in corridoio, poi spense la luce.
Greta tornò nella stanza e studiò il candelabro. Indossava un vestito di pizzo marrone in uno stile anteriore alla Guerra Civile, e una maschera adorna di piume. La maschera fece molto effetto su Oscar. Anche nella folla del Mardi Gras, Greta sarebbe stata una creatura affascinante.
«I tartufi al cioccolato?» chiese Greta in tono ansioso.
«Non me ne sono dimenticato. Più tardi.» Oscar sollevò il calice di champagne, ammirò le bollicine dorate, lo posò di nuovo.
«Tu continui a non bere, vero?»
«Bevi pure. Io mi limiterò ad ammirarti.»
«Ne berrò soltanto un sorso» annunciò Greta, umettandosi il lungo labbro superiore sotto l’orlo piumato della maschera. «Sai, ho questo piccolo problema con il controllo degli impulsi…»
«Ma perché dovresti preoccupartene? Questo è il Mardi Gras.»
Si sedettero a tavola. Assaggiarono i loro cocktail di scampi.
C’erano piccoli piattini di cristallo di barbaforte. «Ti ho detto che mi ero sottoposta a una pulizia cellulare?»
«Stai scherzando.»
«Sai, mi è dispiaciuto che non avessi scelto di farlo da sola. E poi, c’era la pressione del sangue, il rischio di un infarto. E così ho fatto ripulire il mio tessuto cerebrale.»
«E com’è? Dimmelo.»
«Mi sentivo molto normale. Molto piatta. Era come vivere in bianco e nero. Dovevo tornare indietro. Non mi importava più. Dovevo tornare indietro.» Poggiò le mani lunghe e pallide sul tavolo. «E tu? Puoi fermarlo?»
«Non voglio fermarlo. Per me funziona.»
«Ti fa male.»
«No, amo la bicameralità. È quello che amo del nostro piccolo dono-malattia. Tutti quegli altri problemi, i piccoli pregiudizi dell’umanità, razziali, etnici… Non che scompaiono, sai. Sarebbe troppo sperarlo. Non scompaiono mai, ma i nuovi problemi li schiacciano a tal punto che i vecchi non occupano più il centro del palcoscenico. E poi, adesso riesco a lavorare in multitasking. Posso davvero fare due cose contemporaneamente. Sono molto più efficiente. Posso mandare avanti un’azienda a tempo pieno mentre lavoro per la legalizzazione, sempre a tempo pieno.»
«E così stai diventando di nuovo ricco.»
«Sì, è una cosa che tendo a fare.» Oscar sospirò. «È lo stile di vita americano. È il mio unico cammino verso la legittimità. Avendo a disposizione forti somme di denaro, posso finanziare candidati, sostenere appelli giudiziari, sovvenzionare fondazioni. È inutile vagare ai margini, con i nostri orsi e i nostri tamburelli, danzando per qualche spicciolo. Presto la cognizione diventerà un’industria. Una nuova, grande industria americana, che scuoterà il mondo. Un giorno, diventerà la più grande.»
«Stai per trasformare la mia scienza in un’industria? Quando adesso è illegale, quando la gente pensa che sia folle fare esperimenti? Ma come succederà?»
«Tu non puoi impedirmi di farlo» replicò Oscar, abbassando la voce. «Nessuno può fermarmi. Succederà tutto molto lentamente, molto tranquillamente; in un primo momento non te ne accorgerai neppure. Il velo verrà sollevato lentamente. In modo molto dolce, molto tranquillo. Toglierò la tua scienza dal reame della conoscenza astratta e la porterò nel mondo reale, quello fatto di sudore e calore. Non sarà una cosa brutta o sordida; sembrerà un atto bello e inevitabile. La gente vorrà la tua scienza, la desidererà. E finalmente la chiederà a gran voce. E alla fine, Greta, si impadronirà completamente di loro.»
Seguì un lungo silenzio. Greta rabbrividì con violenza sulla sedia e la maschera le cadde dal volto. Diede l’impressione di non riuscire a incrociare lo sguardo di Oscar. Sollevò una forchetta in argento, saggiò il mucchietto grigio sul piatto, la posò di nuovo. Poi sollevò lo sguardo e scrutò Oscar con attenzione. «Sembri invecchiato.»
«Lo so.» Le rivolse un sorriso. «Devo indossare la maschera?»
«Va bene preoccuparsi per te? Perché io mi preoccupo.»
«Va bene preoccuparsi, ma non durante il Mardi Gras.» Oscar rise. «Vuoi preoccuparti? Preoccupati delle persone che cercheranno di ostacolarmi.» Inghiottì un’ostrica.
Vi fu un altro lungo silenzio. Adesso Oscar si era abituato ai suoi silenzi. Greta possedeva molti tipi di silenzio. «Almeno adesso mi permettono di lavorare in laboratorio» mormorò. «Non c’è alcun pericolo che mi mettano di nuovo al potere. Vorrei soltanto svolgere meglio il mio lavoro, ecco tutto. È l’unica cosa che rimpiango. Vorrei avere più tempo e vorrei lavorare meglio.»
«Ma tu sei la migliore in circolazione.»
«Sto diventando vecchia, posso sentirlo. Sento che il bisogno di fare continuamente nuove scoperte, quel dono divorante, mi sta abbandonando. Vorrei solo svolgere il mio lavoro nel modo migliore, Oscar, ecco tutto. Mi dicono che sono un genio ma io sono sempre insoddisfatta, sempre. Non posso farci nulla.»
«Deve essere duro. Ti piacerebbe avere un tuo laboratorio privato, Greta? Ci sarebbero meno controlli. Potrebbe esserti utile.»
«No, grazie.»
«Potrei costruire un bel laboratorio per te. In un posto che piace a entrambi. Dove ci si può concentrare. Magari in Oregon.»
«So che potresti costruire un intero istituto, ma non vivrò mai alle tue spalle.»
«Sei così orgogliosa» replicò Oscar in tono triste. «Potrebbe essere fattibile, Potrei sposarti.»
Greta scosse la testa coperta dalla maschera. «Noi non ci sposeremo.»
«Mi basterebbe che tu mi concedessi una settimana ogni tre mesi. Non è una richiesta esagerata. Si tratta di quattro settimane all’anno.»
«Non riusciremmo a sopportarci per quattro intere settimane all’anno. Perché noi siamo individui ossessionati. Tu non hai tempo per un vero matrimonio, e neppure io. Anche se facessimo come hai detto, e se funzionasse, tu vorresti sempre di più.»
«Be’, sì. Questo è vero. Ma certo che vorrei di più.»
«Ti dirò come andrebbero le cose perché l’ho visto già accadere. Oscar, tu rischieresti di diventare la moglie trascurata. Io continuerei a fare le mie ottantaquattro ore di lavoro settimanali, e tu non potresti occuparti di me, anche se io sono sempre in giro. Forse potremmo adottare dei bambini. Non avrò mai tempo per i tuoi figli, ma mi sentirò abbastanza in colpa da portate loro dei regali di Natale. Tu potresti occuparti della casa, del denaro e forse della mia fama, magari potresti cucinare per noi, e chi lo sa… Probabilmente vivresti più a lungo.»
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