Visto dal nucleo industriale, il fondo del crepaccio era lo strato più alto del mondo esterno. Qui Wells aveva i suoi uffici, dove le squadre dei suoi impiegati in servizio ventiquattr’ore su ventiquattro monitoravano gli impulsi di dati dell’Unione dei Cartelli, sotto l’egida quasi nazionale della Rete Datacom di Cerere.
Gli uffici avevano le pareti di velcro e di video, pareti baluginanti con il loro incessante mormorio di notizie che scandivano il lavoro. Pezzi di copie-hard, riproduzioni al naturale dei documenti, venivano appesi dovunque, al velcro, sotto (i piedi) o sopra (la testa); i cronisti con le cuffie parlavano alle audiolinee oppure battevano energicamente sulle tastiere. Parevano giovani. C’era una stravaganza calcolata nel loro modo di vestire. Sopra il mormorio dei resoconti, lo scorrevole martellio dei tabulati, il ronzare dei nastri-dati che venivano innescati, si diffondeva una debole musica di fondo: il friabile lamento dei sintetizzatori. L’aria fredda sapeva di rose.
Una segretaria li annunciò. I suoi capelli si arricciavano fuori da un ampio berretto mech. Il suo gonfiore suggeriva possibili microspie craniali. Ostentava un distintivo patriottico sul risvolto della giacca, che mostrava la faccia con gli occhi spalancati di Michael Carnassus.
L’ufficio di Wells era più sicuro di tutto il resto. Le sue videopareti formavano uno straripante mosaico di titoli di testa, rettangoli di dati interconnessi che potevano venir immobilizzati ed espansi a volontà. Indossava un completo imbottito con laccetti alla plasmatore alla gola; il tessuto grigio era stampato in grigio più scuro con disegni stilizzati di euripteroidi. I suoi guanti erano ricoperti di anelli di controllo gonfi di circuiti.
— Benvenuto al RDC, revisore Milosz. Anche a te, moglie-poliziotta. Posso offrirvi un po’ di tè?
Lindsay accettò con gratitudine il caldo bulbo. Il tè era sintetico ma buono. Anche Greta accettò il bulbo, ma non bevve niente. Osservava Wells con tranquilla diffidenza.
Wells toccò un pulsante sull’appiccicosa superficie della sua scrivania a caduta libera. Una grande lampada a collo d’oca ruotò sulla sua spirale con sottile grazia da rettile, e fissò Lindsay. C’erano occhi umani nel cappuccio della lampada, incassati dentro una levigata matrice di carne scura. Gli occhi ammiccarono e si spostarono da Lindsay a Greta Beatty. Greta chinò la testa in segno di riconoscimento.
— Questo è un monitor di uscita per il Capo della Polizia — spiegò Wells. — Lei preferisce vedere con i propri occhi, quando le notizie hanno tanta importanza, quanto quella che tu affermi abbiano le tue. — Si rivolse a Greta. — La situazione è sotto controllo, moglie-poliziotta. — La porta a fisarmonica si aprì dietro di lei.
Con le labbra serrate, Greta fece un altro inchino verso la lampada, lanciò una rapida occhiata a Lindsay, e scalciando contro la parete uscì attraverso la porta. Questa tornò a chiudersi.
— Come ha fatto a impegolarsi con quella monaca? — gli chiese Wells.
— Scusi? — fece Lindsay.
— La Beatty. Non le ha parlato della sua affiliazione al culto Zen Serotonina?
— No. — Lindsay esitò. — Sembra molto padrona di sé.
— Strano. A quanto mi è dato di sapere, il culto è molto radicato nel suo mondo nativo, Bettina, non è vero?
Lindsay incrociò lo sguardo con Wells.
— Lei mi conosce, Wells. Pensi al passato. Goldreich-Tremaine.
Wells se ne uscì in una risatina compiaciuta con un lato della bocca, e spremette il suo bulbo di tè facendosi schizzare un fiotto ambrato fra le labbra. I suoi denti erano forti e quadrati, e l’effetto fu violento in maniera allarmante. — Mi pareva che ci fosse qualcosa del plasmatore in lei. Se lei è un cataclista, non cerchi di fare niente di disperato sotto gli occhi del Capo della Polizia.
— Sono stato una vittima dei cataclisti — replicò Lindsay. — Mi hanno messo sotto ghiaccio per un mese. Questo mi ha tagliato fuori dalle mie routine. E poi ho disertato. — Si sfilò il guanto dalla mano destra.
Wells riconobbe l’antico prostetico. — Capitano-dottore Mavrides. Questo è un piacere inaspettato. Le voci dicevano che lei fosse pazzo incurabile. Ad esser franco, la notizia mi aveva fatto piacere: Abelard Mavrides, l’aiutante degli investitori. Cosa ne è stato dei suoi gioielli e dei suoi cavi, capitano-dottore?
— Oggi come oggi viaggio leggero.
— Niente più teatro? — Wells aprì un cassetto della sua scrivania e tirò fuori un umidificatore. Offrì a Lindsay una sigaretta. Lindsay l’accettò con gratitudine. — Il teatro è fuori moda — dichiarò. Le sigarette si accesero. Lindsay non riuscì a trattenere un accesso di tosse.
— Devo averla infastidita durante quella festa di matrimonio, dottore. Quand’ero venuto per reclutare i suoi studenti.
— Erano loro gli ideologi, Wells, non io. Io avevo paura per lei.
— Non ce n’era bisogno. — Wells soffiò una boccata di fumo e sorrise. — Quello studente, Besetzny… adesso è uno dei nostri.
— Un detentista?
— Da allora il nostro modo di pensare è progredito, dottore. Le vecchie categorie, Mechanist e Plasmatori… sono fuori moda al giorno d’oggi, no? La vita si muove a clade. — Sorrise. — Un clade è una specie di figlia, un discendente imparentato. È accaduto ad altri animali di successo, e adesso è il turno dell’umanità. Le fazioni lottano ancora, ma le categorie si stanno frazionando. Nessuna fazione può rivendicare l’unico vero destino per l’umanità. L’umanità non esiste più.
— Lei sta parlando da cataclismico.
— Ce ne sono altri altrettanto pazzi. Quelli che detengono il potere nei Cartelli, nel Consiglio dell’Anello. Accecare la Matrice Disaggregata con l’odio è più facile che accettare i nostri potenziali. Le nostre missioni diplomatiche presso gli alieni sono fallite poiché non siamo neppure in grado di trattare con gli estranei con cui abbiamo antenati comuni. Ci stiamo frazionando in tanti clade. Dobbiamo lasciar perdere ogni altra cosa e riunirci a un livello più fondamentale.
— Se l’umanità sta andando in pezzi, cosa mai potrà riunirla?
Wells lanciò un’occhiata alla sua videoparete e bloccò un frammento di notizia con l’anello che aveva al dito. — Ha mai sentito parlare dei Livelli Prigoginici di Complessità?
Lindsay provò un tuffo al cuore. — Non sono mai stato forte in metafisica, Wells. Le sue credenze religiose riguardano soltanto lei. Avevo una donna che mi amava e un luogo sicuro dove dormire. Il resto è astrazione.
Wells esaminò la sua parete. I caratteri corsero via in una macchia confusa. Veniva discussa una scandalosa diserzione su Cerere. — Oh, sì, il suo colonnello-professore. Su questo punto non posso aiutarla. Le servirebbe un rapitore per farla uscire di nascosto. Qui non lo troverà di sicuro. Dovrà provare su Cerere o Bettina.
— Mia moglie è una donna testarda. Come lei, ha degli ideali. Soltanto la pace potrà riunirci. Ed esiste soltanto una fonte di pace nel nostro mondo. Quella degli investitori.
Wells scoppiò in una breve risata. — Ancora la stessa linea, capitano-dottore? — D’un tratto si mise a parlare in un esitante investitore. — Il valore della sua argomentazione si è deprezzato.
— Hanno le loro debolezze, Wells. — La sua voce divenne più forte. — Pensa che io sia meno disperato dei cataclisti? Chieda al suo amico Ryumin se so riconoscere le debolezze quando le vedo, o se mi manca la volontà di sfruttarle. La Pace degli Investitori: sì, ci ho messo lo zampino anch’io. Mi ha dato quello che volevo: ero un uomo tutto d’un pezzo. Non può sapere cosa abbia significato per me… — S’interruppe, sudando perfino con quel freddo.
Wells parve scosso. D’un tratto Lindsay si rese conto che quel suo sfogo aveva violato ogni regola diplomatica. Quel pensiero lo riempì d’una selvaggia soddisfazione. — Lei conosce la verità, Wells. Siamo stati pedine degli investitori per anni. È giunto il momento di ribaltare la scacchiera.
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