— Meraviglioso — disse. — Sono felice, Abelard.
— Ti amo, tesoro — lui replicò. — Sei la mia vita.
Lei si sollevò su un gomito. — Stai bene, tesoro?
Lindsay si sentiva pungere gli occhi. — Ho parlato con Dietrich Ross, stasera — disse con cautela. — Ha un programma di ringiovanimento che vorrebbe che provassi.
— Oh — fece lei, deliziata. — Una buona notizia.
— È rischioso.
— Ascolta, tesoro, essere vecchi è rischioso. Il resto è soltanto questione di tattica. Tutto quello che ti serve è un po’ di catabolismo di minore intensità. Qualunque laboratorio può farlo. Non hai bisogno di niente di più ambizioso. Quello può aspettare altri vent’anni.
— Significherebbe lasciar cadere la mia maschera davanti a qualcuno. Ross dice che questo gruppo è discreto, ma io non mi fido di Ross. Vetterling e Pongpianskul hanno fatto una scena alquanto strana, stasera, e Ross li ha assecondati.
Nora disfece una delle sue trecce. — Tu non sei vecchio, tesoro, e hai finto troppo a lungo, ormai. La tua storia non sarà più un problema fra non molto. I diplomatici stanno riconquistando i propri diritti, e adesso tu sei un Mavrides. Il reggente Vetterling non è programmato, eppure nessuno pensa male di lui.
— Certo che lo pensano.
— Forse un po’. Ma non è questo il problema, comunque. Non è per questo che hai rimandato la cosa. Hai gli occhi gonfi, Abelard. Hai preso i tuoi antiossidanti?
Lindsay rimase silenzioso per qualche istante. Si rizzò a sedere sul letto, tenendosi sollevato con il suo infaticabile braccio prostetico.
— È la mia mortalità — disse. — Un tempo significava tanto per me. È tutto quello che mi rimane della mia vecchia vita, le mie vecchie convinzioni…
— Ma non rimani lo stesso lasciandoti invecchiare. Potresti restare giovane proprio per conservare i tuoi vecchi sentimenti.
— Ce un modo soltanto di farlo. Il modo di Vera Kelland.
Le mani di Nora si fermarono sulla treccia semidisfatta. — Mi spiace — disse Lindsay. — Ma è da qualche parte. L’ombra… Mi spiace, Nora, se sarò giovane di nuovo le cose cambieranno. Tutti questi anni, c’è stata tanta gioia per noi… io rimango qui immobile, giacendo nell’ombra, al sicuro con te, e felice. Essere di nuovo giovane, correre questo rischio… sarò di nuovo fuori all’aperto. Degli occhi mi sorveglieranno.
Lei gli accarezzò la guancia. — Tesoro, veglierò su di te, io ti proteggerò. Nessuno ti farà del male senza prima passare sopra il mio corpo.
— Sono felice, lo dico in tutta sincerità, ma non riesco a togliermi di dosso questa sensazione. È soltanto un senso di colpa. Colpa perché la vita è stata troppo buona con noi, perché noi abbiamo avuto l’amore, mentre tutti gli altri sono morti come sorci in un angolo.
La sua voce tremava; lanciò un’occhiata al tessuto color terra di Siena della coperta del letto, al tenue bagliore della lampada. — Quanto tempo può durare ancora, la Pace? I vecchi ci disprezzano, mentre i giovani non ci considerano nemmeno. Le cose devono cambiare, e come potrebbero esser migliori? Per noi possono soltanto peggiorare… tesoro… — Incontrò i suoi occhi. — Ricordo i giorni in cui non avevamo niente, neppure l’aria da respirare, e il putridume strisciava tutt’intorno a noi. Tutto quello che abbiamo guadagnato da allora è stato puro profitto per noi, ma non è stato reale… Quello che c’è fra noi due è reale, è tutto. Dimmi che se tutto questo dovesse sfasciarsi, tu sarai ancora con me…
Lei gli afferrò le mani, appoggiando quella di ferro sopra le sue. — Cos’è che ha causato tutto questo? È Constantine?
— Vetterling vuol portare uno degli uomini di Constantine nella Congrega.
— Che si bruci! Sapevo che quel despota doveva entrarci in qualche modo. È questo che ti spaventa, non è vero? Rimestare antiche tragedie… Ma adesso che ho saputo chi devo affrontare, mi sento meglio!
— Non si tratta soltanto di lui, tesoro. Ascolta: Goldreich Tremaine non può restare al vertice per sempre. La Pace degli Investitori si sta sbriciolando; sarà una lotta aperta fra i Plasmatori e i Mechanist. L’ala militare finirà forzatamente per affermarsi… Perderemo la capitale…
— Questo è allarmismo puro, Abelard. Non abbiamo ancora perso niente. I detentisti a Goldreich-Tremaine non sono mai stati tanto forti. I miei diplomatici…
— So che sei forte. Vincerai, credo, ma se non accadesse, se dovessimo far di nuovo i cani solari…
— Cani solari? Non siamo profughi, tesoro, siamo Mavrides genetici, con uffici, proprietà, degli incarichi! Questa è la nostra fortezza! Non possiamo abbandonarla dopo che ci ha dato tanto… Ti sentirai diverso dopo il trattamento. Quando riavrai la giovinezza, vedrai le cose in maniera diversa.
— Lo so — disse Lindsay — e la cosa mi fa paura.
— Ti amo, Abelard. Dimmi che domani chiamerai Ross.
— Oh, no — disse Lindsay. — Sarebbe un grave errore apparire troppo ansiosi.
— Quando, allora?
— Oh, qualche anno ancora. Non è niente, secondo i criteri di Ross…
— Ma Abelard… mi fa male vedere la vecchiaia che ti erode. È andata anche troppo avanti. Semplicemente, non è ragionevole che… — I suoi occhi si riempirono di lacrime.
Lindsay la fissò sorpreso e allarmato. — Non piangere, Nora. Farai del male a te stessa. — Le mise le braccia al collo.
Lei rispose al suo abbraccio. — Non possiamo tenere quello che abbiamo. Mi hai fatto dubitare di me stessa.
— Sono uno sciocco — replicò Lindsay. — Ma sono in piena forma, non c’è bisogno di affrettarsi. Mi spiace di aver detto tutto questo.
I suoi occhi erano di nuovo asciutti. — Io vincerò. Noi vinceremo. Saremo giovani e forti insieme, vedrai.
Consiglio di Stato
di Goldreich-Tremaine
16-4-’53
Lindsay aveva rimandato quell’incontro il più a lungo possibile. Adesso gli antiossidanti e la sua dieta speciale non erano più sufficienti. Aveva sessantotto anni.
La clinica della demortalizzazione si trovava alla periferia di Goldreich-Tremaine, parte del crescente grappolo di subolle gonfiabili. Le bolle, collegate da tubi, potevano proliferare o svanire in una notte, un perfetto habitat per i Medici Neri e altre nicchie di dubbia natura.
Qui si annidavano i Mechanist, alla caccia del prolungamento della vita dei Plasmatori, evadendo al tempo stesso le loro leggi. L’offerta e la domanda avevano stimolato la corruzione, mentre Goldreich-Tremaine, travolta dal successo, diventava sempre più negligente. La capitale si era ingrandita troppo, e le crepe dell’economia venivano tappate con denaro nero.
La paura aveva spinto Lindsay fino a quel punto. La paura che le cose potessero crollare e lo cogliessero di sorpresa, debole.
Ross gli aveva promesso l’anonimato. Sarebbe entrato e uscito in fretta, due giorni al massimo.
— Non voglio niente d’importante — disse Lindsay alla vecchia. — Solo un decatabolismo.
— Ha portato la documentazione della sua linea genetica?
— No.
— Questo complica le cose. — La demortalista del mercato nero lo fissò tenendo la testa inclinata in una maniera molto simile a quella d’una ragazzina. — I genetici determinano la natura degli effetti collaterali. Si tratta d’invecchiamento naturale o di un danno cumulativo?
— È naturale.
— Allora possiamo tentare qualcosa di meno raffinato. Ormonici, non un lavaggio deossidante per tre gruppi funzionali. Veloce e sporco. Ma le ridarà la scintilla.
Lindsay pensò a Pongpianskul e alla sua pelle coriacea. — Lei che trattamento usa?
— È confidenziale.
— Quanti anni hai?
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