— Porcherie costruite con lo sputo, soltanto per farci i soldi — dichiarò Ross. — Goldreich-Tremaine comunque è già troppo affollata oggi. Troppi giovani pescecani. Adesso le cose hanno un buon odore, ma nell’aria c’è già lo schianto in arrivo, lo sento. E quando arriverà, toglierete le tende e punterete verso i cometari. È passato troppo tempo da quando ho messo alla prova la mia fortuna, l’ultima volta.
Pongpianskul fissò Lindsay, comunicandogli con la posizione delle sue palpebre corrugate il divertito disprezzo per le incessanti vanterie di Ross sulla propria fortuna. Ross aveva scoperto un grosso giacimento un secolo prima, e da allora non aveva mai permesso a nessuno di scordarlo. Malgrado pungolasse senza sosta gli altri, l’unico rischio che Ross era disposto a correre era limitato quasi interamente alla scelta dei suoi bizzarri panciotti.
— Ho un candidato per la Congrega — annunciò Vetterling. — Molto cortese e forbito nel parlare: Carl Zeuner.
— Il commediografo — disse Margaret Juliano. — I suoi lavori non mi interessano.
— Vuoi dire che non è un detentista — replicò Vetterling. — Non coincide con il tuo pacifismo, Margaret. Mavrides, credo che tu conosca quell’uomo.
— Ci siamo incontrati — annuì Lindsay.
— Zeuner è un fascista — ribatté Pongpianskul. L’argomento galvanizzava l’anziano dottore. Si sporse in avanti, concitato, annodandosi le mani. — È l’uomo di Philip Constantine. Ha passato anni nella Repubblica. Un terreno di addestramento per Plasmatori imperialisti.
Vetterling alzò le sopracciglia. — Calmati, Neville. Conosco la Concatenazione. Ci sono nato. Il lavoro che ha fatto Constantine in quel posto avrebbe dovuto essere fatto già cento anni fa.
— Vuoi dire, riempire il suo mondo-giardino di assassini inservibili?
— Per portare un nuovo mondo nella Comunità Plasmatrice…
— Niente, se non un genocidio culturale. — Pongpianskul era stato appena ringiovanito; il suo corpo magro fremeva d’innaturale energia. Lindsay non aveva mai chiesto che tecnica avesse usato. Questa aveva lasciato la sua pelle liscia ma coriacea, e di un caratteristico colore scuro che non si trovava in natura. Le sue nocche erano talmente rugose da sembrare tante piccole rosette. — La Repubblica Circumlunare dovrebbe venir lasciata come museo culturale. È una buona politica. Ci serve la varietà. Non ogni società che formiamo può rimanere in piedi.
— Neville. — Sigmund Fetzko fece udire la sua voce greve. — Parli come se tu fossi un ragazzo.
Pongpianskul si lasciò andare contro lo schienale. — Confesso di aver letto i miei vecchi discorsi dopo il mio ultimo ringiovanimento.
— Sono quelli che hanno portato alla tua epurazione — gli ricordò Vetterling.
— Il mio gusto per le cose antiche. I miei stessi discorsi a quest’ora sono delle antichità. Ma i problemi sono ancora con noi, amici. La comunità e l’anarchia. La politica attrae le cose; la tecnologia le separa e le scaglia lontano. Piccole nicchie come la Repubblica dovrebbero venir conservate intatte. Così, se i nostri stessi intrighi dovessero distruggerci, ci sarà ancora qualcuno in grado di raccogliere i pezzi.
— C’è la terra — disse Fetzko.
— Quando si arriva ai barbari, io traccio una linea — dichiarò Pongpianskul. Sorseggiò la sua bevanda: un frappè tranquillante.
— Se tu avessi un minimo di fegato, Pongpianskul — replicò Ross — andresti nella Repubblica e affronteresti le cose di petto.
Pongpianskul annusò l’aria. — Scommetto che potrei raccogliere prove a sufficienza per una condanna, laggiù.
— Sciocchezze — disse Vetterling.
— Una scommessa? — Ross guardò dall’uno all’altro. — Allora lascia che sia io l’arbitro, dottore. Se tu dovessi trovare delle prove in grado di offendere la mia sensibilità indurita, noi saremmo tutti d’accordo che la ragione sta dalla tua parte.
Pongpianskul esitò. — È passato talmente tanto tempo da quando…
Ross scoppiò a ridere. — Paura? Allora farai meglio a restare qui a coltivare la tua mistica. A te serve una facciata di mistero. Altrimenti i giovani pescecani ti mangeranno a colazione.
— Dopo l’epurazione c’era già gente che faceva la prima colazione. Non sono riusciti a digerirmi.
— Questo è accaduto due secoli fa — continuò a canzonarlo Ross. — Ricordo un certo episodio… cos’era? L’immortalità dal Kelp?
— Cosa? — Pongpianskul batté le palpebre. Poi il ricordo parve emergere in lui, sepolto sotto decenni. — Kelp — ripeté. — La pianta delle meraviglie terra-oceano. — Stava citando se stesso.
— “Vi meravigliate, amici, per quale motivo variino gli equilibri catalitici… La risposta è: Kelp, la pianta delle meraviglie nata dal mare, adesso geneticamente modificata per permetterle di crescere e fiorire nel mare primordiale dal quale il sangue stesso deriva…” Mio Dio, me n’ero completamente scordato…
— Vendeva pillole di Kelp — confidò loro Ross. — Aveva un piccolo buco in qualche slum gonfiabile, le radiazioni erano così forti che ci si sarebbe potuto fare un uovo in camicia contro la paratia.
— Placebo — disse Pongpianskul. — Goldreich-Tremaine era piena di vecchi tipi non programmati, allora. Minatori e profughi, cotti dalle radiazioni. È stato prima che la Bottiglia ci schermasse. Se sembrava che per loro non ci fosse più speranza, aggiungevo di nascosto un analgesico nel miscuglio.
— Non si diventa vecchi come noi senza l’artificio — dichiarò Lindsay.
Vetterling sorrise. — Non cominciamo a rivangare, Mavrides. Voglio sapere qual è il mio angolo, Ross. Cosa sarà la mia vincita una volta che Pongpianskul avrà fallito?
— Il mio domicilio — rispose Pongpianskul. — Nella Ruota di Fitzgerald.
Gli occhi di Vetterling si spalancarono. — Contro?
— Contro la tua pubblica denuncia di Constantine e Zeuner. E le spese del viaggio.
— La tua bella dimora — disse Margaret a Pongpianskul. — Come puoi separarti da essa, Neville?
Pongpianskul scrollò le spalle. — Se il futuro dovesse appartenere agli amici di Constantine, allora non me ne importerebbe niente di vivere qui.
— Non dimenticarti che hai appena subito un trattamento — gli disse Vetterling, a disagio. — Stai agendo affrettatamente. Odio dover cacciare un uomo dalla sua abitazione. Possiamo rimandare la scommessa fino a…
— Rimandare — disse Pongpianskul. — È la nostra maledizione. C’è sempre tempo per tutto. Mentre tutti quelli più giovani di noi si lanciano dentro ogni nuovo anno come se non ci fosse uno ieri… No, ho deciso, Reggente. — Porse a Vetterling la mano coriacea.
— Fuoco! — esclamò Vetterling. Prese la mano sottile di Pongpianskul tra le sue dita massicce. — Siglato, allora. Voi quattro siete testimoni.
— Prenderò la prossima nave in partenza — annunciò Pongpianskul. Si alzò in piedi. I suoi occhi azzurro-verdi luccicarono febbrili. — Devo andare a prepararmi. Una festicciola deliziosa, Mavrides.
Lindsay era sorpreso. — Oh, grazie, signore. Il robot ha il tuo cappello, credo.
— Devo ringraziare la mia ospite. — Pongpianskul se ne andò.
— È impazzito — commentò Vetterling. — Quel nuovo trattamento gli ha squinternato il cervello. Il povero Pongpianskul non è mai stato molto stabile.
— Che trattamento usa? — chiese Fetzko. — Sembra così energico.
Ross sorrise. — Un trattamento non dimostrato. Non può permettersi uno di quelli registrati. Ho sentito dire che ha preso accordi con un uomo più ricco di lui per fungere da soggetto sperimentale. Hanno diviso i costi.
Lindsay guardò Ross. Ross nascose la sua espressione dando un morso ad un tramezzino.
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