“Che cosa, amico mio?”
“La nostra storia è finita, Rhys”, disse seriamente Nightshade. “Abbiamo avuto un lieto fine, tu, Atta ed io. Chiudiamo il libro e andiamo a casa.”
Il kender fece un gesto verso Mina, che correva fra le dune di sabbia, ridendo freneticamente. “Questo è affare di dei, Rhys. Non dovremmo immischiarci.”
“Una persona saggia una volta mi ha detto: “Non puoi abbandonare un dio””, disse Rhys.
“La persona che te l’ha detto era un kender”, ribatté scontroso Nightshade. “E lo sai che di loro non ci si può fidare.”
“Io ho affidato la mia vita a uno di loro”, disse Rhys, posando la mano sulla testa di Nightshade. “E non mi ha tradito.”
“Bè, allora sei stato fortunato”, mormorò Nightshade. Si ficcò le mani in tasca e scalciò una pietra.
“La mia storia non è finita. Non finisce realmente mai la storia di nessuno. La morte è soltanto un ulteriore atto di voltare pagina. Ma tu hai ragione, amico mio”, disse Rhys con un sospiro involontario. “Viaggiare con lei sarà pericoloso e difficile. La tua storia non sarà finita, ma forse adesso tu dovresti voltare pagina, imboccare un percorso diverso.”
Nightshade ci pensò su. “Sei sicuro che Majere non mi aiuterà a scassinare le serrature?”
“Non so dirlo con certezza”, rispose Rhys, “ma veramente ne dubito”.
Nightshade alzò le spalle. “Allora penso che resterò con te. Altrimenti morirei di fame.”
Sorrise e ammiccò. “Sto scherzando, Rhys! Lo sai che non lascerei mai te e Atta. Che cosa fareste voi due senza di me? Vi fareste uccidere da qualche dio impazzito!”
Questa potrebbe comunque essere la fine della nostra storia, pensò Rhys. Chemosh non sarà l’unico dio a cercare Mina.
Tenne però per sé il pensiero e, fischiando ad Atta, porse la mano a Mina, che arrivò da lui saltellando.
Mina si incamminò, ma non si diresse verso la strada. Prese a camminare verso il mare.
“Pensavo volessi andare a Godshome”, disse Nightshade, che non era di buon umore. “Che cosa vorresti fare? Andarci a nuoto?”
“Oh, andremo a Godshome”, disse Mina. “Ma prima voglio che veniate con me alla torre.”
“Quale torre?” domandò Nightshade. “Ci sono tante torri nel mondo. C’è una torre molto famosa nel Nightlund. Io ho sempre desiderato visitare il Nightlund, perché è pieno di spiriti vaganti dei morti. Io so parlare agli spiriti vaganti, se mai tu…”
“Quella torre lì.” Mina soggiunse con orgoglio: “La mia torre”.
Indicò la torre che si ergeva in mezzo al Mare di Sangue.
“Perché vuoi andare lì?” domandò Rhys.
“Perché è pazza”, disse sottovoce Nightshade.
Rhys gli lanciò un’occhiata, e il kender si immerse in un silenzio malinconico.
Mina rimase lì a guardare verso il mare.
“Mia mamma sarà furiosa con me perché sono scappata”, disse Mina. “Voglio portare a Goldmoon un regalo, così mi perdonerà.”
Rhys rammentò il Riverito Figlio Patrick, chierico di Mishakal, raccontare la storia di Goldmoon e di Mina. Quando Mina scappò, Goldmoon piangeva la figlia perduta e sperava che un giorno o l’altro ritornasse. Poi venne Takhisis, l’Unico Dio, ed ebbe inizio la Guerra delle Anime con Mina che guidava gli eserciti delle tenebre. Sperando di portare Goldmoon, ormai anziana e fragile, dalla parte delle tenebre, Takhisis le conferì giovinezza e bellezza. Goldmoon non rivoleva la giovinezza. Era pronta a morire, per passare alla fase successiva del viaggio della vita dove la attendeva il suo amato Riverwind. Anche se Mina cercò di persuadere Goldmoon a cambiare idea, Goldmoon sfidò Takhisis e morì fra le braccia di Mina.
Goldmoon doveva essere morta in preda al dispiacere, si rese conto Rhys, ritenendo che la figlia da lei amata fosse perduta per sempre, votata al male. Non si meravigliava che Mina avesse cancellato questo ricordo.
Rhys decise di dovere perlomeno compiere un tentativo per aiutarla a capire la verità.
“Mina”, disse Rhys, prendendo per mano la bambina, “Goldmoon è morta. È morta molti, ma molti anni fa…”.
“Ti sbagli”, disse Mina serenamente, parlando con certezza incrollabile. “Goldmoon mi aspetta a Godshome. Ecco perché sto andando lì. Per pregarla di non essere più furiosa con me. Le porterò un dono, così mi vorrà bene di nuovo.”
“Goldmoon non ha mai smesso di volerti bene, Mina”, disse Rhys. “Le madri non smettono mai di voler bene ai loro figli.”
Mina rispose al suo sguardo, con gli occhi spalancati. “Nemmeno se fanno cose brutte? Cose davvero, ma davvero brutte?”
Rhys fu colto di sorpresa dalla domanda. Se questa era davvero pazzia, racchiudeva una saggezza strana e terribile.
Le posò la mano sulla spalla sottile. “Nemmeno allora.”
“Può darsi”, disse Mina, ma il tono sembrava dubbioso. “Ma non si può esserne certi, e allora io voglio portare un dono a Goldmoon. E il dono che voglio portarle è dentro quella torre.” “Che genere di torre è?” domandò Nightshade, sopraffatto dalla curiosità. “Da dove è venuta fuori?”
“Non è venuta da nessuna parte, stupido”, lo schernì Mina. “È sempre stata lì.”
“No, non è vero”, ribatté Nightshade.
“Invece sì.”
“No…” Nightshade colse lo sguardo di Rhys e cambiò argomento. “Allora chi l’ha costruita, se è stata lì per tutto questo tempo?”
“L’hanno costruita i maghi. Era una Torre dell’Alta Magia. Ma adesso è la mia torre.” Mina lanciò a Nightshade un’occhiata provocatoria, sfidandolo a dissentire. “E il dono per Goldmoon è lì dentro.”
“Una Torre dell’Alta Magia!” Nightshade rimase senza fiato e a bocca aperta. “Ci sono maghi lì dentro?”
Mina alzò le spalle. “Immagino di sì. Non lo so. I maghi sono comunque stupidi, per cui non importa. Che aspettiamo? Andiamo.”
“La torre è in mezzo al mare, Mina”, disse Rhys. “Noi non abbiamo una barca…”
“Giusto!” intervenne allegramente Nightshade. “Ci piacerebbe tanto visitare la tua torre, Mina, ma non possiamo. Niente barca! Dite un po’, qualcun altro ha fame? Ho sentito dire che a Flotsam c’è una taverna che fa un pasticcio di carne davvero buono…”
“Ecco una barca”, lo interruppe Mina. “Dietro di te.”
Nightshade si guardò dietro le spalle. Come previsto, una piccola barca a vela era lì tirata in secco, a neanche quindici passi da dove si trovavano loro.
“Rhys, fai qualcosa”, disse Nightshade a mezza bocca. “Io e te sappiamo che un attimo fa lì non c’era nessuna barca. Io non voglio navigare su una barca che prima non c’era…”
Mina, emozionata, prese a tirare Rhys verso la barca a vela. Nightshade, sospirando profondamente, li seguì, strascicando i piedi. “Tu sai almeno come si naviga con questo coso?” domandò: “Scommetto di no.”
“Io scommetto di sì”, rispose Mina soddisfatta. “L’ho imparato alla Cittadella.”
Nightshade sospirò di nuovo. Mina si arrampicò sulla barca e prese a rovistare qua e là, selezionando un groviglio di cime e istruendo Rhys su come issare la vela. Nightshade se ne stava in piedi accanto alla barca, col labbro inferiore sporgente.
Mina lo osservò pensosamente per un attimo. “Hai detto di avere fame. Qualcuno potrebbe avere lasciato del cibo sulla barca. Adesso guardo.” Tastò qua e là sotto una delle tavole che facevano da sedili e si rialzò tenendo in mano un grosso sacco.
“Avevo ragione!” annunciò soddisfatta. “Guarda che cosa ho trovato.”
Infilò una mano nel sacco e ne estrasse un pasticcio di carne, che porse a Nightshade.
Questi non lo toccò. Aveva l’aspetto di un pasticcio di carne e certamente ne aveva l’odore. Tanto la sua bocca quanto il suo stomaco concordavano sul fatto che fosse decisamente un pasticcio di carne, e Atta aggiunse pure il suo voto a favore. La cagna scrutò il pasticcio e si leccò i baffi.
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