Il marchese de la Taillade-Espinasse era entusiasta del nuovo profumo. Anche per lui, disse, scopritore del «fluidum letale», era sorprendente constatare l’enorme influenza che esercitava sulle condizioni generali di un individuo una cosa insignificante e fugace come un profumo, a seconda che la sua provenienza fosse legata alla terra o lontana da essa. Grenouille, che soltanto poche ore prima era pallido ed era stato prossimo a uno svenimento, aveva un aspetto fresco e fiorente come qualsiasi altro uomo sano della sua età, anzi, si potrebbe dire che — con tutti i limiti accettabili per un uomo del suo ceto e della sua scarsa cultura — aveva acquisito qualcosa di simile a una personalità. In ogni caso lui, Taillade-Espinasse, nel capitolo riguardante la dietetica vitale del suo trattato di prossima pubblicazione sulla teoria del «fluidum letale», avrebbe dato comunicazione dell’avvenimento. Ma ora, per prima cosa, voleva profumarsi con il nuovo aroma.
Grenouille gli porse i due flaconi con il profumo di fiori convenzionale, e il marchese se lo spruzzò addosso. Si mostrò molto soddisfatto dell’effetto. Dopo essere stato oppresso per anni da quel terribile aroma alla violetta come da piombo — confessò — si sentiva quasi come se gli spuntassero ali di fiori; e se non sbagliava, l’atroce dolore al ginocchio come pure il rombo alle orecchie erano diminuiti; nell’insieme si sentiva pieno di slancio, tonificato e ringiovanito di qualche anno. Si avvicinò a Grenouille, lo abbracciò e lo chiamò «mio fratello fluidale», aggiungendo che non si trattava affatto di un titolo mondano, bensì puramente spirituale, «in conspectu universalitatis fluidi letalis», di fronte alla quale — di fronte alla quale soltanto! — tutti gli uomini erano uguali; progettava anche — e disse questo staccandosi da Grenouille, in verità molto amichevolmente, con nessuna ripugnanza, quasi come staccandosi da un suo pari — di fondare al più presto una loggia internazionale sovraccorporativa, il cui scopo doveva essere quello di sgominare totalmente il «fluidum letale» e di sostituirlo in brevissimo tempo con «fluidum vitale» puro, e già fin d’ora prometteva di acquisire Grenouille come primo proselito. Poi si fece scrivere su un foglio la ricetta per il profumo di fiori, la intascò e regalò a Grenouille cinquanta luigi d’oro.
Esattamente una settimana dopo la sua prima conferenza, il marchese de la Taillade-Espinasse ripresentò il suo protetto nell’aula dell’università. L’affollamento era enorme. Tutta Montpellier era venuta, non soltanto quella scientifica, ma anche e soprattutto la Montpellier mondana, e vi erano molte signore che volevano vedere il favoloso uomo della caverna. E sebbene gli avversari di Taillade, principalmente rappresentanti del Circolo di Amici dei Giardini Botanici dell’Università e membri della Società per la Promozione Agricola, avessero mobilitato tutti i loro sostenitori, la manifestazione fu un successo fulminante. Per ricordare al pubblico lo stato di Grenouille della settimana precedente, dapprima Taillade-Espinasse fece circolare disegni che mostravano l’uomo della caverna in tutta la sua bruttezza e degradazione. Poi fece introdurre il nuovo Grenouille, con la sua bella giacca di velluto blu e camicia di seta, imbellettato, incipriato e pettinato; e già il modo in cui camminava, cioé ritto e con passi aggraziati ed elegante movimento d’anca, il modo con cui raggiungeva il podio senza nessun aiuto da parte altrui, s’inchinava profondamente, facendo cenno ora qui ora là con un sorriso, fece ammutolire tutti i dubbiosi e i critici. Anche gli Amici dei Giardini Botanici dell’Università tacquero sconfitti. Troppo clamorosa era la trasformazione, troppo sconvolgente il miracolo che qui si era palesemente verificato: dove la settimana prima si era accucciato un animale spelacchiato, imbarbarito, adesso stava ritto un uomo davvero civilizzato, con un bel personale. Nella sala si diffuse un’atmosfera quasi solenne, e quando Taillade-Espinasse dette inizio alla conferenza, regnava un silenzio totale. Egli sviluppò ancora una volta la sua teoria, sufficientemente nota, del «fluidum letale» proveniente dalla terra, spiegò poi con quali mezzi meccanici e dietetici l’avesse scacciato dal corpo del dimostrante e sostituito con «fluidum vitale», e infine esortò tutti i presenti, amici e nemici, a deporre la resistenza contro la nuova dottrina di fronte a una simile schiacciante evidenza e a combattere il fluido malefico unitamente a lui, Taillade-Espinasse, aprendosi al buon «fluidum vitale». A questo punto allargò le braccia e levò gli occhi al cielo, e molti degli studiosi lo imitarono e le donne piansero.
Grenouille era ritto sul podio e non ascoltava. Osservava con la massima attenzione l’effetto di un «fluidum» totalmente diverso, molto più reale: il proprio. Relativamente alle esigenze spaziali dell’aula, aveva messo una grossa quantità di profumo, e non appena era salito sul podio, l’aura del suo aroma si era irraggiata potentemente da lui. La vide — in effetti la vide proprio con i suoi occhi! — cogliere gli spettatori che sedevano in prima fila, diffondersi poi all’indietro e raggiungere infine le ultime file e la galleria. E chi ne era toccato — a Grenouille balzò il cuore in petto dalla gioia — si trasformava visibilmente. In balia del suo profumo, ma senza esserne consapevoli, gli uomini mutavano l’espressione del volto, l’atteggiamento, i sentimenti. Chi prima si era limitato a guardarlo a bocca aperta con grande stupore, ora lo guardava con occhi più miti; chi era stato immobile, appoggiato alla spalliera della sua sedia, con la fronte corrugata in atteggiamento critico e gli angoli della bocca significativamente all’ingiù, ora si sporgeva più liberamente in avanti con un’espressione rilassata da bambino; e persino nei volti degli ansiosi, degli spaventati, dei più sensibili, che avevano sopportato il suo precedente aspetto solo con orrore e sopportavano il suo aspetto attuale ancora con il dovuto scetticismo, apparivano tracce di cordialità, anzi di simpatia, quando il suo profumo li raggiungeva.
Alla fine della conferenza tutta l’assemblea si alzò e proruppe in frenetico giubilo. «Viva il ’fluidum vitale’! Viva Taillade-Espinasse! Viva la teoria fluidale! Abbasso la medicina ortodossa!» così gridavano i dotti di Montpellier, la città universitaria più importante del meridione francese, e il marchese de la Taillade-Espinasse visse l’ora più celebre della sua vita.
Ma Grenouille, quando scese dal podio e si mescolò tra la folla, sapeva che in realtà le ovazioni erano dirette a lui, soltanto a lui, Jean-Baptiste Grenouille, anche se nessuno di coloro che esultavano in sala lo sospettava.
Rimase ancora qualche settimana a Montpellier. Aveva raggiunto una certa fama ed era invitato nei salotti, dove lo interrogavano sulla sua vita nella caverna e sulla sua guarigione operata dal marchese. Doveva sempre raccontare la storia dei briganti che l’avevano rapito, e del cesto che gli veniva calato, e della scala. E ogni volta l’arricchiva splendidamente e aggiungeva nuovi dettagli. In tal modo riacquistò una certa abitudine al linguaggio — ovviamente molto limitata, perché con la lingua ebbe problemi per tutta la vita — e, cosa più importante, acquisì un’esperta pratica della menzogna.
In fondo, constatò, poteva raccontare alla gente ciò che voleva. Una volta che avevano preso confidenza con lui — e prendevano confidenza al primo respiro, perché inalavano il suo odore artificiale — credevano a qualsiasi cosa. Acquisì inoltre una certa sicurezza nei rapporti sociali, che non aveva mai posseduto. Si esprimeva persino nel suo fisico. Era come se fosse aumentato di statura. La sua gobba sembrava diminuita. Camminava quasi completamente dritto. E quando veniva apostrofato, non trasaliva più, ma restava dritto e fronteggiava gli sguardi rivolti a lui. Certo, in questo periodo non divenne un uomo di mondo, un idolo dei salotti o un brillantone in società. Ma in lui diminuì notevolmente quel tanto di compresso e di maldestro che aveva per dar luogo a un atteggiamento che fu interpretato come naturale modestia o tutt’al più come una lieve timidezza innata che suscitava commozione in molti signori e in più d’una signora: a quei tempi nei circoli mondani avevano un debole per la naturalezza e per una sorta di rozzo charme.
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