Orson Card - I giorni del cervo

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I giorni del cervo: краткое содержание, описание и аннотация

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Sinistri presagi indicano che da Antiqua è salpata una flotta di navi: navi nere, cariche di neri guerrieri, di strani animali capelluti e di armi che portano una morte senza volto. La guerra è imminente. Il Bene e il Male, come nel più epico dei racconti, esploderanno in una battaglia cruenta alla quale parteciperanno anche forze soprannaturali e magiche. Tutti i popoli del continente, superate le antiche divisioni, si uniranno a combattere con l’esercito del Cervo, guidato dal valoroso Dulkancellin. Gli uomini di pace si trasformeranno in guerrieri, e i guerrieri in eroi. La salvezza del continente dipende dal loro coraggio

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Ma era venuta per vedere il mago, non le due donne, e la sacerdotessa delle Dolci Sorelle andò alla porta della capanna, scostò la tenda ed entrò.

— Chiudi la tenda! — sbraitò il mago. — Vuoi farmi diventare cieco, con quella luce improvvisa? — Quando la tenda fu a posto, il pescatore dagli occhi rosa riaprì le palpebre. — Ce ne hai messo di tempo per venire — disse.

— Ho bisogno che il tempo sia bello per attraversare la baia — rispose lei. — Viaggio raramente.

— Voi streghe che usate il sangue morto avete poca vita dentro.

— Dalla morte viene la nuova vita — rispose lei. — E dal sangue vivo viene la vecchia morte.

— Forse è così. Non mi interessa molto. Voi donne non ci insegnate mai i vostri riti, e puoi stare sicura che è uno sciocco quello che insegna a una donna i nostri.

Lei si guardò intorno e vide che la capanna era meglio fornita di libri che di attrezzi da pesca. — Dove ripari le reti? — chiese.

— Non si rompono mai — rispose lui. — Un gioco da ragazzi.

— La bambina deve morire — disse la sacerdotessa.

— Davvero?

— Una bambina nata al decimo mese è troppo potente per restare al mondo. Dovresti saperlo.

— Non ho mai studiato la scienza delle nascite e delle proibizioni — confessò il mago. — Non è una cosa che serva molto a un uomo. Ma ci darò un’occhiata, adesso che me l’hai detto.

— Sono venuta a farlo per te.

— No — disse il mago.

— Non puoi usare il sangue. Ti consumerebbe.

— Non intendo usare il sangue. Non voglio che la bambina muoia.

— Le mie lacrime sono rimaste all’infinito sulla pomice.

— Non è mio diritto decidere. Il padre della bambina stende la sua protezione sulla ragazza e sulla piccola. Entrambe vivranno.

— Un mago che chiama il pesce dal mare, e lascia che il padre della bimba gli impedisca di agire per la salvezza del mondo.

— La madre della piccola le vuole bene.

La sacerdotessa vide che lui non intendeva ascoltarla, così non disse altro e se ne andò. Mentre usciva, guardò dove la madre e l’antica bambina avevano giocato. Erano sparite. Poi dietro di sé sentì la voce della ragazza, e la sacerdotessa seppe che aveva sentito tutto quello che era stato detto.

— Può una donna usare il sangue vivo? — chiese la ragazza.

La sacerdotessa meditò sulla domanda, ed ebbe un brivido. — No — disse, e si allontanò in fretta. E per tutto il tragitto attraverso la baia si maledì per essere andata a vederli: poiché la ragazza le aveva rivolto la domanda che nessuna donna con un cuore puro dovrebbe fare, e la sacerdotessa temeva che la ragazza fosse sapiente abbastanza per sapere che la sua risposta era una bugia. C’era del sangue vivo che una donna poteva usare, ma nessuna donna che non fosse una vipera l’avrebbe mai usato. Fate che non lo usi , pregò tutta la notte, lavandosi e rilavandosi i capelli nell’acqua della marea che le bagnava la gonna. Perdonatemi per aver sollevato questa possibilità nella sua mente, e disfate ciò che ho fatto oggi.

Il mago diligente

Avvertito dalla strega, Sleeve osservò la bambina con più attenzione. Aveva avuto poco a che fare coi bambini nel corso della sua vita, perciò fino ad ora non aveva fatto caso a quanto velocemente la piccola imparava, a quanto sveglia pareva essere la sua mente. Così andò a cercare i passi sui libri e vi meditò sopra, cercando di capire cos’era che la strega temeva tanto. Gli accenni erano vaghi e oscuri, e Sleeve si sentì sempre più frustrato dai libri. Parlavano pochissimo della magia delle donne, perché solo gli uomini scrivevano e leggevano quelle opere. Una bambina nata al decimo mese… era evidente che avevano paura di lei, e dicevano che doveva morire appena nata, e il suo sangue versato su vegetazione decomposta. Ma perché la bambina fosse così pericolosa, non lo spiegavano.

Nel frattempo, la bambina cresceva. Malgrado le sue paure, Sleeve si accorse che gli piaceva la piccola; cosa ancora più sorprendente, gli piaceva anche Asineth. Non solo la ragazza sopportava la prigionia, ma sembrava le facesse bene. La sua abitudine di pescare con lui a torso nudo era fastidiosa, dal momento che aveva evidentemente lo scopo di screditarlo agli occhi dei pescatori, ma adesso che aveva la figlia sembrava vivace e attiva e l’odio abbandonava il suo viso per ore, a volte per giorni interi. Asineth non era più amichevole di prima verso Sleeve, ma chiacchierava con la bambina.

— Come la chiamerai? — chiese Sleeve.

— Che sia il padre a darle un nome — rispose lei freddamente.

— Non lo farà mai.

— Allora che rimanga senza nome — disse lei. Questo fu il solo segno che non aveva dimenticato il male che le era stato fatto. Per quanto l’amore per la figlia la rallegrasse, non volle darle un nome.

— È giusto punire una bambina a causa dell’odio per il padre? — chiese Sleeve. Poi sentì le sue parole, e si rese conto che era una domanda che la figlia di Nasilee avrebbe potuto rivolgere a lui, e preferì lasciar perdere l’argomento.

La visita della strega fu la sua rovina, anche se senza dubbio la donna pensava che la sua missione fosse stata un fallimento. Sleeve si era trovato bene lì, sulla riva del mare. Anche se Asineth non gli parlava quasi mai, e i pescatori lo evitavano, tuttavia quella vita era la meno solitaria che avesse mai condotto. La piccola flotta di barche che usciva con lui all’alba rappresentava un conforto. Anche se la sua fragile pelle non poteva sopportare la luce del sole, per cui rimaneva sempre vestito agli occhi degli altri pescatori, tuttavia c’era un senso di amicizia in questo: che le sue braccia sapevano ciò che sapevano le loro braccia, che lui viveva come vivevano loro, con l’odore del pesce e la schiuma salata e la luce del sole sul legno della barca. Per la prima volta nella sua vita, si sentì unito ad altri uomini, e anche se loro non potevano uguagliarlo nella mente, erano tuttavia fratelli nella carne. Anche Asineth e la bambina erano un conforto; quasi era giunto a comprendere il sentimento della casa, che aveva sempre disprezzato perché rendeva gli uomini deboli.

Bene, fece diventare debole anche lui. Debole… o almeno incauto. Non che non fosse attento, in alcune cose. Leggeva tutto il giorno fino a quando gli occhi gli facevano male, cercando di scoprire la minaccia di un bambino nato a dieci mesi. Poi dormiva, lasciando che la sua mente studiasse ancora, in sogno. Usciva prima dell’alba lasciando la madre e la bambina che dormivano, e la pentola con il pesce che bolliva adagio sul fuoco. Adesso andava in mare da solo, gettava e tirava le reti da solo. Durante tutto il tempo, si immaginava di studiare il problema. In effetti ci pensava solo di tanto in tanto. Per la maggior parte del tempo pensava alle cose di un pescatore. Qualche volta si chiedeva perfino se non sarebbe stato meglio per lui nascere pescatore che vivere come aveva vissuto, seguendo il sangue del Cervo.

Ciò di cui non si accorse mai era che Asineth passava tutte le mattine dentro la capanna, leggendo tutto quello che lui aveva letto, studiando per apprendere la magia delle donne dai libri scritti dagli uomini. Quello che non immaginò mai era che lei conosceva un po’ della scienza delle Dolci Sorelle, e certe cose che per lui non significavano nulla, significavano molto per lei. Ogni libro iniziava con una pagina di avvertimenti a sorvegliare i segreti contenuti in esso, soprattutto dagli occhi delle donne. Ma Sleeve non badava molto alle donne, dal momento che solo gli uomini avevano cercato di rubargli la conoscenza. Non gli venne in mente che Asineth potesse comprendere ciò che era scritto nei libri.

Un giorno sul finire dell’estate, quando la bambina aveva quasi un anno, Sleeve finalmente comprese un passo che per lungo tempo l’aveva eluso. Era sulla barca, e sentiva il ritmo del vento e della corrente con i piedi, le natiche, le braccia; d’improvviso tremò per la sua scoperta, e quasi si rovesciò perdendo il controllo del fiocco. Solo una persona aveva qualcosa da temere da un bambino nato di dieci mesi: la madre. Sleeve girò immediatamente la barca e virò verso il porto, passando in mezzo alla flotta dei pescatori, che si affrettarono a manovrare le loro barche fuori dalla sua rotta. Non gli chiesero alcuna spiegazione, ed egli non ne diede. Era vero che fino a quel momento la piccola non aveva fatto alcun male, ma adesso che Sleeve conosceva la verità avrebbe preso subito le sue precauzioni. Non voleva dover dire a Palicrovol che Asineth era morta perché Sleeve aveva terminato la sua pesca prima di tornare a salvarla.

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