Bill Porta ghignò di terrore.
La nuova Morte si fermò, in posa teatrale, nella luce fioca della fucina.
Tirò un fendente.
Perse quasi l’equilibrio.
Non è previsto che ti abbassi!
Bill Porta si tuffò di nuovo attraverso il muro e si lanciò attraverso la piazza, a cranio basso, con i piedi spettrali che non facevano alcun rumore sull’acciottolato. Raggiunse il gruppetto accanto all’orologio.
SUL CAVALLO! VIA!
«Che succede? Che succede?»
NON HA FUNZIONATO!
La signorina Flitworth, con il panico sulla faccia, mise la bambina svenuta sulla groppa di Binky e montò anche lei. Poi Bill Porta batté con decisione la mano sul fianco del cavallo. Almeno c’era un contatto… Binky esisteva in tutti i mondi.
VIA!
Non si guardò intorno ma sfrecciò di corsa verso la fattoria.
Un’arma!
Qualcosa che potesse tenere in mano!
L’unica arma nel mondo dei non-morti era fra le mani della nuova Morte.
Mentre correva, Bill Porta si accorse di un ticchettio debole e acuto. Guardò in basso. La Morte dei Ratti teneva il passo.
Gli lanciò uno squittio d’incoraggiamento.
Arrivò in scivolata al cancello della fattoria e si appiattì contro il muro.
Il rombo lontano della tempesta. A parte quello, silenzio.
Si rilassò appena, e avanzò cautamente lungo il muro verso il retro della casa.
Vide uno scintillio metallico. Appoggiata al muro, dove l’avevano lasciata gli uomini del paese quando l’avevano riportato a casa, c’era la sua falce; non quella che aveva accuratamente preparato, ma quella che aveva usato per il raccolto. Il filo era stato ottenuto solo con la pietra ad acqua e la carezza degli steli, ma era un oggetto familiare, e tentò di afferrarlo. La mano ci passò attraverso.
Più lontano corri, più ti avvicini.
La nuova Morte uscì senza fretta dall’ombra Dovresti saperlo, aggiunse.
Bill Porta raddrizzò la schiena Sarà divertente.
DIVERTENTE?
La nuova Morte avanzò. Bill Porta indietreggiò.
Sì. Prendere una Morte è come guadagnare un miliardo di vite minori.
VITE MINORI? QUESTO NON È UN GIOCO!
La nuova Morte esitò.
Cos’è un gioco?
Bill Porta sentì tornare un briciolo di speranza.
TI FACCIO VEDERE…
Finì contro il muro, con l’estremità del manico della falce sotto il mento. Scivolò a terra.
Riconosciamo i trucchi. Non ascoltiamo. Il mietitore non ascolta il raccolto.
Bill Porta cercò di alzarsi.
Il manico colpì di nuovo.
Non ripeteremo gli stessi errori.
Bill Porta alzò lo sguardo. La nuova Morte reggeva la clessidra d’oro, la cui parte superiore era vuota. Tutto attorno il paesaggio oscillò, sfumò, si arrossò, cominciò ad assumere l’aspetto irreale della realtà vista dall’altra parte…
Tempo scaduto, signor Bill Porta.
La nuova Morte sollevò il cappuccio.
Non c’era alcun volto. Nemmeno un teschio. Il fumo saliva, privo di forma, tra la veste e una corona d’oro.
Bill Porta si sollevò sui gomiti.
UNA CORONA? La voce tremava dalla rabbia, IO NON HO MAI PORTATO CORONE!
Non hai mai voluto regnare.
Morte tirò indietro la falce.
Poi entrambe le Morti, la nuova e la vecchia, si accorsero che il sibilo del tempo non si era fermato.
La nuova Morte esitò, e prese di nuovo la clessidra d’oro.
La scosse.
Bill Porta guardò la faccia vuota sotto la corona. C’era un’aria di perplessità, anche se non c’erano fattezze: l’espressione era sospesa nel vuoto.
Vide la corona voltarsi.
La signorina Flitworth era in piedi, con le mani aperte e gli occhi chiusi. Nello spazio fra le mani fluttuava la vaga sagoma di una clessidra, con la sabbia che scorreva veloce.
Le Morti riuscirono a distinguere il nome sul vetro, in lettere sottilissime: Renata Flitworth.
L’espressione senza volto della nuova Morte passò alla perplessità estrema Si voltò verso Bill Porta.
Per TE?
Ma Bill Porta stava già sorgendo, come l’ira dei re. Allungò un braccio dietro di sé, ringhiando, vivo per un prestito di tempo, e la sua mano strinse il manico della falce.
La Morte incoronata la vide arrivare e sollevò la sua arma, ma era molto probabile che nulla al mondo potesse fermare la lama consunta che fendeva l’aria, con la rabbia e la vendetta che le davano un filo al di là di ogni definizione di acume. Passò attraverso il metallo senza rallentare.
NIENTE CORONA, disse Bill Porta guardando dritto nel fumo. NIENTE CORONA. SOLO IL RACCOLTO.
La veste si piegò attorno alla lama. Ci fu un flebile lamento, che salì di tono oltre il livello della percezione. Una colonna nera, come il negativo di un fulmine, scoccò dal terreno e sparì fra le nuvole.
Morte aspettò un istante, poi toccò la veste con il piede, esitando. La corona, leggermente piegata, rotolò per un breve tratto prima di dissolversi.
OH, disse in tono deprecatorio, TUTTA SCENA.
Si avvicinò alla signorina Flitworth e le accostò dolcemente le mani. L’immagine della clessidra scomparve. La nebbia azzurro-violacea svanì e la realtà tornò netta.
In paese, l’orologio finì di battere la mezzanotte.
L’anziana donna stava tremando. Morte schioccò le dita davanti ai suoi occhi.
SIGNORINA FLITWORTH? RENATA?
«Io… non sapevo cosa fare e tu dicevi che non era difficile e…»
Morte entrò nella stalla. Quando uscì, indossava la veste nera.
Lei era ancora lì.
«Non sapevo cosa fare» ripeté, magari nemmeno a lui. «Cos’è successo? È finita?»
Morte si guardò intorno. Le sagome grigie stavano arrivando nell’aia.
FORSE NO, disse.
Dietro la fila dei guerrieri apparvero altri carrelli. Sembravano i piccoli operai argentati, con una punta d’oro pallido di tanto in tanto.
«Dovvemmo tovnave alle scale» suggerì Doreen.
«Credo che sia lì che vogliono mandarci» disse Windle.
«Pev me va bene. E comunque, non cvedo che quelle votelle possano fave le scale, no?»
«E non possiamo combattere esattamente all’ultimo sangue» disse Ludmilla. Lupine le stava vicino, con gli occhi fissi sulle ruote che avanzavano.
«Sarebbe bello avere un’alternativa» disse Windle. Raggiunsero le scale semoventi. Lui guardò in su. I carrelli si erano concentrati in cima alla rampa in salita, ma la strada verso il piano inferiore sembrava libera.
«Magari riusciamo a trovare un’altra strada per salire?» disse Ludmilla, speranzosa.
Salirono sui gradini. Alle loro spalle, i carrelli si sistemarono in modo da bloccare loro il ritorno.
I maghi erano al piano inferiore. Erano così immobili, tra le piante in vaso e le fontane, che sulle prime Windle li superò, pensando che fossero statue o pezzi di mobilio esoterico.
L’Arcicancelliere aveva un naso rosso finto e reggeva dei palloncini. Accanto a lui, il Tesoriere faceva giocoleria con delle palline colorate, ma come un automa, con gli occhi fissi nel vuoto.
Il Sommo Algebrico era a poca distanza, con indosso un cartellosandwich. La scritta non era ancora matura, ma Windle ci avrebbe scommesso la bara che alla fine avrebbe detto qualcosa del tipo ‘SALDI!!!!’
Gli altri maghi erano raggruppati come pupazzi meccanici a cui non fosse stata data la corda. Ciascuno aveva un grosso distintivo sulla veste. La familiare grafia organica si stava sviluppando in una parola con quest’aspetto:
Sicurezza
anche se la ragione restava un mistero totale. Certamente i maghi non sembravano molto al sicuro.
Windle schioccò le dita davanti agli occhi pallidi del Decano. Nessuna reazione.
«Non è morto» disse Reg.
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