«Credi che la vecchia Peg Guester si terrebbe in casa il bastardo di suo marito?»
«E se non lo sapesse?»
«Lo saprebbe. Sua figlia Peggy una volta era la fiaccola di Hatrack. E tutti sapevano che la piccola Peggy Guester era incapace di mentire.»
«Già prima di venire da queste parti avevo sentito parlare della fiaccola di Hatrack. Perché non l’ho mai vista?»
«Se n’è andata, ecco perché» spiegò Makepeace. «Se n’è andata tre anni fa. Scappata. Se vai alla locanda dei Guester, questo argomento con loro è meglio che tu non lo sfiori nemmeno. Sono alquanto suscettibili in proposito.»
Scalzo, Hank Dowser si tirò in piedi sulla sponda del ruscello. Per caso sollevò lo sguardo, e lassù tra gli alberi scorse di nuovo il piccolo Arthur Stuart che lo guardava. Be’, che male poteva fargli un ragazzino? Nessuno.
Hank entrò nel ruscello e lasciò che l’acqua gelida gli scorresse sui piedi. In silenzio si rivolse all’acqua. Non ho intenzione di arrestare il tuo corso, o di prosciugare le tue sorgenti. Il pozzo che voglio scavare non ti farà alcun danno. Sarà come offrirti un altro posto in cui scorrere, come donarti un’ altra faccia, altre mani, un altro occhio. Perciò non nasconderti, Acqua. Mostrami dove sali, dove premi per raggiungere il cielo, e io dirò loro di scavare in quel punto, e tu sarai libera di scorrere sulla terra. Ti giuro che sarà così. «Quest’acqua è pura?» chiese poi Hank rivolgendosi al fabbro.
«Eccome» confermò Makepeace. «Non ho mai sentito dire che qualcuno abbia preso malattie per averla bevuta.»
Hank tuffò nell’acqua a monte dei suoi piedi l’estremità appuntita della bacchetta. Assaggiala , disse alla bacchetta. Cogline il sapore, e ricorda, e trovane di dolce come questa.
La bacchetta cominciò a impennarglisi fra le mani. Era pronta. Hank la sollevò dall’acqua ed essa si acquietò, pur continuando a tremare lievemente per fargli capire che era viva, e cercava.
Non era più il momento di parlare o di pensare. Hank cominciò a camminare a occhi semichiusi, perché non voleva che la vista lo distraesse dal fremito che avvertiva tra le mani. La bacchetta non lo conduceva mai fuori strada; guardare dove stava andando avrebbe significato ammettere che la bacchetta non era capace di cercare.
Gli ci volle quasi mezz’ora. Certo, qualche punto lo trovò quasi subito, ma non andava bene, almeno non per Hank Dowser. Dall’impeto con cui la bacchetta s’impennava e si fletteva verso il terreno, Hank poteva capire se l’acqua era abbastanza vicina alla superficie perché valesse la pena di scavare. Ormai si era fatto una tale esperienza che la maggior parte delle persone non riusciva a trovare alcuna differenza tra lui e uno scandagliatore, che era praticamente il massimo cui un rabdomante potesse aspirare. E siccome gli scandagliatori erano rari, visto che per diventarlo uno doveva essere un settimo figlio maschio o un tredicesimo nato, Hank non rimpiangeva più di essere nato rabdomante anziché scandagliatore… Almeno non così di frequente.
La bacchetta si piegò verso il basso con tanta violenza da conficcarsi di un palmo nel terreno. Difficile fare meglio di così. Hank sorrise e aprì gli occhi. Si trovava a non più di una decina di passi dal retro della fucina. A occhi aperti non si sarebbe potuto trovare un punto più adatto. Nessuno scandagliatore avrebbe potuto fare di più.
Anche il fabbro era della stessa idea. «Ehi, se qualcuno mi avesse chiesto dove avrei voluto scavare un pozzo, gli avrei indicato proprio questo punto.»
Hank annuì, accettando il complimento senza un sorriso, gli occhi semichiusi, il corpo ancora formicolante per il richiamo dell’acqua. «Prima che io alzi la bacchetta» disse Hank «bisogna che scaviate una fossa intorno a questo punto, per contrassegnarlo.»
«Portami una vanga!» gridò il fabbro.
L’apprendista partì di corsa in cerca dell’attrezzo. Hank notò Arthur Stuart che gli traballava dietro a rotta di collo sulle gambette corte e malferme. Sicuramente sarebbe caduto. E infatti cadde nell’erba e, a causa della velocità, scivolò di un bel po’, e quando si alzò era completamente fradicio di rugiada. Ma l’incidente non scoraggiò il bambino, che ripartì barcollando e sparì dietro l’angolo della fucina sulle tracce di Alvin l’apprendista.
Hank si voltò verso Makepeace Smith e tirò un calcio al terreno davanti a sé. «Non essendo uno scandagliatore, non posso esserne sicuro» disse, con tutta la modestia di cui era capace «ma direi che per arrivare all’acqua non ci saranno più di tre braccia. Fresca e frizzante come se ne vede di rado.»
«Comunque sia, non intendo dannarmici» borbottò Makepeace. «Quel pozzo non sarò io a scavarlo.»
«Quel tuo apprendista sembra abbastanza forte da scavarlo da solo, se non pianta tutto lì mettendosi a dormire non appena gli volti le spalle.»
«Non è il tipo» disse Makepeace. «E tu? Stanotte dormirai alla locanda, immagino.»
«Penso di no» rifletté Hank. «A sei miglia a ovest di qui ho gente che ha bisogno di me per trovare del terreno asciutto per scavare una cantina.»
«Che cos’è, una specie di ani/rabdomanzia?»
«Proprio così, Makepeace, e ti assicuro che in una zona umida come questa è anche una vera impresa.»
«Be’, allora quando hai finito ripassa da queste parti» sorrise il fabbro «e io ti metterò da parte un sorso del primo secchio d’acqua attinto dal tuo pozzo.»
«Ne sarò felice» disse Hank. Era un onore che non gli facevano spesso, quello di offrirgli il primo sorso d’acqua attinto da un nuovo pozzo. Era acqua potente, quella, ma solo se veniva offerta spontaneamente, e Hank non poté fare a meno di sorridere a sua volta. «Sarò qui tra un paio di giorni, implacabile come il destino.»
L’apprendista tornò con la vanga e cominciò subito il suo lavoro. Doveva soltanto scavare una fossa poco profonda, tuttavia Hank notò che il ragazzo, senza aver preso le misure, stava scavando il perimetro di un quadrato perfetto, e — per quanto Hank potesse giudicare — anche orientato secondo i punti cardinali. Lì in piedi, con la bacchetta ancora piantata nel terreno, nel sentirsi il ragazzo così vicino Hank avvertì un’improvvisa ondata di nausea. Però non era il genere di nausea che ti fa venir voglia di rimettere quello che hai mangiato a colazione. Era la nausea che diventa dolore, la nausea che diventa violenza; Hank avvertì un desiderio spasmodico di strappare la vanga dalle mani del ragazzo e di calargliela di taglio sulla testa.
Poi, mentre se ne stava lì, con la bacchetta che gli tremava fra le mani, ebbe un’intuizione. Non era Hank a odiare quel ragazzo, nossignore. A volerlo morto era l’ acqua , di cui Hank era il fedele servitore.
Nello stesso istante in cui quel pensiero balenò nella mente di Hank, questi cercò di ricacciarlo indietro, di respingere la nausea che gli montava dentro. Era l’idea più pazzesca che avesse mai avuto. L’acqua era acqua. Tutto ciò che desiderava era scaturire dal terreno o cadere dalle nuvole e scorrere sulla superficie della terra. In essa non vi erano né malizia né desiderio di uccidere. E poi Hank Dowser era cristiano, e per giunta battista… la religione più adatta a un rabdomante, se mai ce n’è stata una. Quando Hank cacciava qualcuno sott’acqua era per battezzarlo e condurlo a Gesù, non per affogarlo. Nel cuore di Hank non albergava alcun desiderio omicida: il suo Salvatore, che gl’insegnava ad amare i suoi nemici, gl’insegnava anche che odiare il prossimo era come ucciderlo.
Hank rivolse una preghiera silenziosa a Gesù perché liberasse il suo cuore da quella rabbia e facesse in modo che egli non desiderasse più la morte di un ragazzo innocente.
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