Licia Troisi
Il Talismano del Potere
Mi chiamo Sennar, e sono un mago. Nihal e io ci siamo conosciuti cinque anni fa, sulla terrazza di Salazar, città-torre della Terra del Vento, il giorno in cui le ho vinto un pugnale a duello. Lei aveva tredici anni, io quindici. Molte cose sono successe da allora. Il Tiranno, che già governava su quattro delle otto Terre del Mondo Emerso, ha attaccato e conquistato Salazar, e il padre di Nihal, Livon, è stato ucciso. Subito dopo, Nihal ha scoperto di essere l’ultima dei mezzelfi, il popolo sterminato anni prima dal Tiranno. Decisa a diventare guerriero per vendicare la morte del padre e la strage che aveva annientato i mezzelfi, è riuscita a superare le prove imposte dal Supremo Generale Raven e a essere ammessa all’Accademia, dove ha conosciuto Laio, il suo unico amico in quei mesi di solitudine. Durante la prova della prima battaglia, però, è morto Fen, il Cavaliere di Drago di cui era innamorata, il compagno di Soana, la maga che l’aveva iniziata all’occulto. Per la fase dell’addestramento, Nihal è stata affidata allo gnomo Ido e ha finalmente incontrato il suo drago, Oarf.
In quel periodo il Consiglio dei Maghi, a cui appartengo, mi ha affidato un’importante missione. Così, circa un anno fa, sono partito per raggiungere il Mondo Sommerso, un continente di cui si favoleggiava l’esistenza, ma di cui nessuno conosceva l’esatta ubicazione. Lo scopo del mio viaggio era chiedere aiuti militari agli abitanti di quel mondo, perché ci assistessero nella guerra contro il Tiranno.
Non è stato un viaggio facile. Sono partito con la nave pirata di Rool e di sua figlia Aires e abbiamo dovuto affrontare una tempesta senza fine, poi le fauci di un mostro messo di guardia al regno degli abissi. L’ultima prova l’ho affrontata da solo. Ho preso una barca e ho raggiunto l’unico ingresso noto per il Mondo Sommerso, un enorme gorgo che inghiottiva ogni cosa.
Ho creduto di morire. La potenza del gorgo, la barca che tremava e si infrangeva in mille schegge, l’acqua che mi riempiva i polmoni e mi soffocava...
Mi sono salvato e sono approdato nel Mondo Sommerso. Dopo essere stato curato da una famiglia del posto, mi sono messo sulle tracce del conte, l’unico che potesse ascoltare le mie richieste.
Zalenia, come la chiamano i suoi abitanti, è un luogo pericoloso per quelli che, come me, vengono dal Mondo Emerso. Chiunque dalla superficie si azzardi a scendere negli abissi rischia la pena di morte. Sono stato catturato e sbattuto in cella e proprio lì ho trovato un aiuto inaspettato. Ho conosciuto una bellissima ragazza, Ondine, il ricordo più dolce e più triste dei miei tre mesi trascorsi nel ventre del mare.
Ondine mi ha accudito mentre ero prigioniero e mi ha aiutato quando ogni speranza sembrava perduta, impetrando per mio conto presso il conte Varen. Dopo aver parlato con Varen e averlo convinto, sono stato ammesso al cospetto del re Nereo. Ho portato con me Ondine, perché avevo bisogno di lei e perché credevo di amarla.
A Zalenia ho ottenuto ciò che volevo, ma a un caro prezzo. Mentre di fronte a tutto il popolo imploravo Nereo di fornirci aiuto, un emissario del Tiranno ha tentato di uccidere il re e la guerra ha fatto il suo ingresso in un mondo fino allora pacifico.
Terminata la mia missione, mi è sembrato di tornare alla realtà e ho capito che i miei sentimenti per Ondine erano un inganno. Ho dovuto lasciarla, con una promessa che spero di mantenere, un giorno.
Mentre ero impegnato nella mia missione, molte cose sono successe anche in superficie. Nihal è diventata Cavaliere di Drago e si è scontrata con il più forte dei Cavalieri nemici, l’uomo che ha distrutto Salazar: lo gnomo Dola. È riuscita a sconfiggerlo, ma ha dovuto fare ricorso a un incantesimo proibito e questo ha rafforzato le legioni di spiriti che la assediano.
La parte più dura di quel duello è stata per Nihal, già vincitrice, scoprire che Dola era fratello di Ido e che in passato il suo maestro aveva militato nelle truppe del Tiranno, aiutandolo a sterminare i mezzelfi. Ma Ido e Nihal sono legati da qualcosa di speciale, un filo che non può essere spezzato tanto facilmente, e sono riusciti a superare quest’ennesima prova.
Nihal e io ci siamo ritrovati e anche Soana è tornata. Era andata alla ricerca di Reis, la sua maestra di un tempo, e ha riferito a Nihal che la maga voleva vederla.
Reis è una vecchia malvagia. Con occhi pieni di odio ci ha rivelato che Nihal è stata consacrata a un dio dallo strano nome, Shevrar, e che è l’unica a possedere la chiave per salvare il mondo dal Tiranno. Dovrà recuperare otto pietre, disperse in ciascuna delle Otto Terre, e una volta che le avrà raccolte, collocarle in un talismano e usarle per evocare un potente incantesimo che priverà della magia il Mondo Emerso. Abbiamo anche scoperto che è stata Reis a causare gli incubi che perseguitano Nihal, perché lei trovasse il coraggio di compiere quest’impresa. Ho portato via Nihal da quel posto e l’ho convinta a non partire, a non fare niente di quanto Reis le aveva chiesto.
Purtroppo le cose sono precipitate. Il Tiranno ha escogitato una nuova arma. È riuscito a evocare gli spiriti dei morti e ci siamo trovati a combattere contro i nostri compagni caduti, invulnerabili ai colpi delle spade.
Soana e io abbiamo concepito un incantesimo che permette all’acciaio di avere ragione degli spiriti defunti, ma questo non ha impedito la disfatta. In un solo giorno abbiamo perso gran parte della Terra dell’Acqua e Nihal è stata ferita da Fen redivivo.
La situazione è disperata. Le truppe di Zalenia sono una fragile speranza. So perché Nihal si è alzata in Consiglio, quella sera, e una parte di me capisce che ha fatto bene. Ma non potevo lasciare che andasse in territorio nemico sola con i suoi demoni. È per questo che ho preso la mia decisione e ho messo in gioco tutto, per lei.
Fu così che gli dèi, irati per il comportamento stolto e superbo degli abitanti di Vemar, decisero la loro fine. Essi riversarono la loro ira su quella terra che anni prima avevano benedetto, e vi fu un grande sconvolgimento. Il mare si sollevò fino a toccare il cielo, la terra sprofondò negli abissi, fiumi di fuoco si disputarono Vemar con i loro flutti impazziti. Per tre giorni e tre notti il mare e la terra si mescolarono, mentre gli uomini pregavano gli dèi per placare la loro ira. Il quarto giorno, Vemar si sollevò in cielo e fu capovolta, sostituita da un ampio golfo, un cerchio perfetto. Vemar, Primizia degli Dèi, non esisteva più. Al suo posto, il golfo di Lamar, Ira degli Dèi. Al centro, le torri che annunciano che nessuno è così grande da innalzarsi fino agli dèi.
Antiche storie, paragrafo XXIV, dalla Biblioteca Reale della città di Makrat
1
Inizio di un lungo viaggio
Nihal si coprì fino al naso con il mantello. Nel bosco faceva freddo per quel periodo. I pini frusciavano sotto le sferzate di un vento gelido e il fuoco stava per spegnersi.
Ultima dei mezzelfi, come testimoniavano i suoi capelli blu e le sue orecchie a punta, Nihal era indebolita dalla febbre e tormentata dalle voci dei fantasmi che popolavano i suoi incubi. Guardò il medaglione che portava al collo, il talismano che avrebbe potuto rubarle la vita e decidere della salvezza del Mondo Emerso. Gli otto alvei vuoti sembravano risucchiarla con il loro carico di interrogativi.
I suoi compagni, Sennar e Laio, erano appoggiati a un tronco, assopiti. Anche Oarf, il suo drago, dormiva; poteva sentirne il respiro lento e regolare sulla schiena, posata sulle squame verde smeraldo.
Il viaggio era cominciato sei giorni prima, dopo l’ultimo incontro con Reis, la maga.
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