Robert Jordan - La grande caccia

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Mentre Min e Elayne l’aiutavano a indossare il vecchio abito di Nynaeve, Egwene spiegò che cosa accadeva, se spostava il bracciale dal posto dove l’aveva lasciato la sul’dam e disse che il Potere le dava la nausea, se una sul’dam non portava il bracciale. Proprio quella mattina aveva scoperto come aprire il collare senza l’aiuto del Potere... ma aveva scoperto pure che le dita le si bloccavano, se toccava il gancio con l’intenzione d’aprirlo.

Nynaeve stessa era nauseata dal bracciale che portava al polso. Era troppo orribile. Voleva toglierselo, prima d’apprendere altre cose che riguardavano l’ a’dam... forse cose che l’avrebbero fatta sentire sporca per sempre.

Si tolse il bracciale, lo chiuse e l’appese a un piolo. «Non credere di poter chiamare aiuto, adesso» disse, agitando il pugno sotto il naso di Setha. «Se apri bocca, posso ancora farti rimpiangere d’essere nata, anche senza quel maledetto... affare.»

«Non... non mi lascerai qui con quello, vero?» disse Setha, in un bisbiglio. «Non puoi farlo! Legami. Mettimi un bavaglio, così non posso gridare. Ti prego!»

Egwene rise a denti stretti. «Lasciaglielo intorno al collo. Non chiamerà aiuto, anche senza bavaglio. Spera che ti trovi una che ti tolga l’ a’dam e mantenga il tuo piccolo segreto, Setha. Il tuo sporco segreto, vero?»

«Di cosa parli?» disse Elayne.

«Ho riflettuto a lungo» disse Egwene. «Quando ero qui da sola, non potevo fare altro che riflettere. Le sul’dam sostengono di sviluppare un’affinità con le damane , dopo alcuni anni. Quasi tutte sono in grado di dire se una donna usa il Potere, anche se non sono legate a lei. Non ne avevo la certezza... ma Setha è la prova.»

«La prova di cosa?» domandò Elayne; poi sgranò gli occhi, perché a un tratto aveva capito.

«Il collare funziona solo sulle donne in grado d’incanalare il Potere» proseguì Egwene. «Capisci, Nynaeve? Le sul’dam possono incanalare il Potere come le damane. » Setha gemette e scosse con violenza la testa. «Una sul’dam morirebbe, piuttosto che ammetterlo, anche se ne fosse a conoscenza; ma le sul’dam non si addestrano a incanalare il Potere, per cui, pur possedendo la capacità, non possono utilizzarla.»

«Allora avevo ragione» intervenne Min. «In teoria, su di lei il collare non doveva funzionare.» Abbottonò l’ultimo bottone sulla schiena della veste di Egwene. «Una donna incapace d’incanalare il Potere ti farebbe a pezzi, mentre tu cerchi di controllarla con il collare.»

«Com’è possibile?» disse Nynaeve. «Credevo che i Seanchan mettessero il guinzaglio a tutte le donne in grado d’incanalare il Potere.»

«A tutte quelle che trovano» disse Egwene. «Ma trovano donne come te, come me, come Elayne. Noi siamo nate con questa abilità, pronte a sfruttarla, che ci insegnassero o meno. Ma le ragazze Seanchan nate senza questa abilità, ma capaci d’apprenderla? Non tutte le loro donne possono diventare... Reggitrici di Guinzaglio. Renna pensava di mostrarsi amichevole, parlandomene. A quanto pare, nei villaggi Seanchan si fa festa, quando vengono le sul’dam a sottoporre alla prova le ragazze. Vogliono trovare quelle come noi, per metterle al guinzaglio, ma lasciano provare a tutte le ragazze il bracciale, per scoprire se qualcuna percepisce come si sentono le Incatenate; allora la portano via e l’addestrano per diventare sul’dam. Sono le donne alle quali si può insegnare.»

Setha gemeva sottovoce. «No. No. No.»

«So che non merita compassione» disse Elayne «ma sento che dovrei aiutarla in qualche modo. Potrebbe essere una delle nostre Sorelle, se i Seanchan non avessero distorto tutto.»

Nynaeve aprì bocca per dire che avrebbero fatto meglio a pensare a se stesse, quando la porta si spalancò.

«Cosa succede qua dentro?» disse Renna, avanzando nella stanza. «C’è un’assemblea?» Mani sui fianchi, fissò Nynaeve. «Non ho mai dato a nessuna il permesso di legarsi alla mia Tuli. Non so neppure chi...» Guardò Egwene... che aveva indosso gli abiti di Nynaeve, anziché la veste grigia da damane , ed era senza collare. Sgranò gli occhi, ma non ebbe una sola possibilità di mandare un grido.

Prima che una delle altre si muovesse, Egwene afferrò la brocca e colpì Renna al ventre. La brocca andò in mille pezzi; la sul’dam rimase senza fiato, emise un ansito gorgogliante e si piegò in due. Con un ringhio Egwene balzò su di lei e la mandò lunga e distesa; afferrò il collare ancora per terra e lo mise al collo di Renna. Con uno strattone al guinzaglio, staccò dal piolo il bracciale e se lo mise al polso. A denti snudati, fissò in viso Renna. Le piantò sulle spalle le ginocchia e le tappò la bocca. Renna ebbe una tremenda convulsione e sbarrò gli occhi. Emise rauchi mugolii, urla soffocate dalle mani di Egwene.

«Smettila, Egwene!» intervenne Nynaeve. L’afferrò per la spalla e la staccò dall’altra. Renna, grigia in viso, rimase supina a fissare il soffitto, con una luce folle negli occhi.

Egwene si gettò addosso a Nynaeve, singhiozzando disperatamente. «Mi ha fatto male, Nynaeve. Mi ha fatto male. Tutte mi hanno fatto male, hanno continuato finché non ubbidivo. Le odio. Le odio perché mi hanno fatto male e perché non potevo costringerle a smettere di farmi fare quel che volevano loro.»

«Capisco» disse Nynaeve, in tono gentile. Le accarezzò i capelli. «È giusto odiarle, Egwene. Se lo meritano. Ma non è giusto diventare come loro.»

Setha si premeva il viso. Renna, incredula e tremante, si toccò il collare intorno alla gola.

Egwene si raddrizzò e si asciugò in fretta le lacrime. «Non sono come loro» disse. Si strappò il bracciale e lo gettò per terra. «Non sono come loro. Ma mi piacerebbe avere la forza di ucciderle tutte.»

«Se lo meritano» disse Min, torva, fissando le due sul’dam.

«Rand ucciderebbe chi facesse una cosa del genere» disse Elayne, Parve farsi coraggio. «Ne sono sicura.»

«Forse lo meritano» disse Nynaeve «e forse Rand le ucciderebbe. Ma spesso gli uomini spacciano per giustizia la vendetta.» Diverse volte aveva fatto parte, con la Cerchia delle Donne, del tribunale. A volte gli uomini si presentavano a loro, convinti che le donne li avrebbero ascoltati con maggior attenzione del Consiglio del Villaggio, ma pensavano sempre d’influire sulla decisione, con l’eloquenza e le suppliche. La Cerchia delle Donne mostrava pietà, quando pietà era meritata, e dava giustizia sempre; era la Sapiente del Villaggio a emettere il verdetto. Nynaeve raccolse il bracciale gettato via da Egwene. «Libererei ogni donna chiusa qui, se potessi, e distruggerei questi bracciali fino all’ultimo» disse. «Ma poiché non posso...» Infilò il bracciale nello stesso piolo a cui era appeso il primo. Poi si rivolse alle sul’dam. Non più Reggitrici di Guinzaglio, pensò. «Forse, se ve ne state in silenzio, resterete da sole il tempo sufficiente a togliervi il collare. La Ruota gira e ordisce come vuole. Può darsi che abbiate compiuto un numero di buone azioni sufficiente a bilanciare il male da voi fatto e a consentirvi di togliere i collari. In caso contrario, prima o poi qualcuna vi troverà. E vi farà un mucchio di domande, prima di togliervi il collare. Forse imparerete sulla vostra pelle quale vita avete imposto alle altre donne. Questa è giustizia» concluse.

Renna aveva lo sguardo fisso, inorridita. Setha era scossa dai singhiozzi. Nynaeve indurì il proprio cuore (era giustizia, si disse) e guidò le altre fuori della stanza.

Anche stavolta nessuno badò a loro. Nynaeve si disse che per questo doveva ringraziare l’abito da sul’dam , ma non vedeva l’ora di cambiarsi: perfino lo straccio più lurido le avrebbe dato l’impressione di pulito.

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