“Sentiamo cosa avete da dire, Lord Glo”.
Ci fu un silenzio prolungato durante il quale non accadde nulla, poi Borreat Hargeth, nella seconda fila del settore dei filosofi, fu visto sporgersi in avanti e dare un colpetto sulla spalla di Glo. Il Lord Filosofo scattò in piedi, chiaramente frastornato, e qualcuno a destra di Toller emise un basso, soffocato sogghigno.
— Perdonatemi, Maestà, stavo raccogliendo le idee — disse Glo, alzando la voce senza che ce ne fosse bisogno. — Qual era la vostra… hmm… domanda?
Sul palco il principe Leddravohr si coprì il viso con una mano come a nascondere il suo imbarazzo e lo stesso uomo alla destra di Toller, incoraggiato, sogghignò più forte. Toller si voltò minaccioso nella sua direzione, e l’altro, un funzionario della delegazione medica di Lord Tunsfo, colse la sua occhiata e smise immediatamente di apparire divertito.
Il Re mandò un sospiro tollerante. — La mia domanda, se vorrete onorarci di portare la vostra mente a prestarle attenzione, era di carattere generale e concerneva gli esperimenti con il pikonio e l’alvelio. A che punto siamo?
— Ah! Sì, Maestà, la situazione, è ancora come io… hmm… vi ho riferito nei nostro ultimo incontro. Abbiamo, fatto grandi passi avanti… passi senza precedenti… nell’estrazione e nella purificazione sia del cristallo verde che di quello rosso. Abbiamo molto di cui essere fieri. Tutto quello che ci rimane da fare a questo… hmm… punto è perfezionare un modo per rimuovere i contaminanti che impediscono ai cristalli di reagire gli uni con gli altri. Questo si sta dimostrando… hmm… difficile.
— Vi state contraddicendo, Glo. State facendo progressi con la purificazione, o non li state facendo?
— I nostri progressi sono stati eccellenti, Maestà. Finché funziona, cioè. E tutta una questione di solventi e temperature e… hmm… di complesse reazioni chi miche. Siamo in difficoltà perché non abbiamo il solvente adatto.
— Forse il vecchio l’ha bevuto tutto — disse Leddravohr a Chakkel, senza neanche prendersi la briga di abbassare la voce. La risata che seguì le sue parole fu accompagnata da un fremito di disagio; la maggior parte dei presenti non aveva mai visto un uomo del rango di Glo insultato così apertamente.
— Basta così! — L’occhio azzurro del Re si restrinse e si allargò varie volte, un segnale di ammonimento. — Lord Glo, quando ho parlato con voi dieci giorni fa mi avete fatto pensare che avreste potuto iniziare a produrre cristalli puri entro due o tre anni. State dicendo un’altra cosa, adesso?
— Non sa neanche cosa sta dicendo — dichiarò Leddravohr sorridendo, lo sguardo sprezzante che spazzava il settore dei filosofi. Toller, incapace di reagire in qualunque altro modo, allargò le spalle per attirare l’attenzione il più possibile e cercò lo sguardo del principe, benché una voce interiore lo supplicasse di ricordare i suoi recenti propositi di usare il cervello e di tenersi lontano dai guai.
— Maestà, questa è una faccenda di grande… hmm… complessità — continuò Glo, ignorando Leddravohr. — Non possiamo considerare i cristalli di energia come un argomento isolato. Anche se oggi avessimo una riserva illimitata di cristalli… C’è l’albero di brakka stesso, capite. Le nostre piantagioni. Ci vogliono sei secoli perché le giovani piante maturino.
— Volete dire sei decadi, vero?
— Credo di aver detto decadi, Maestà, ma ho un’altra proposta che vi prego di lasciarmi sottoporre alla vostra attenzione. — Glo aveva la voce tremula e barcollava leggermente. — Ho l’onore di presentare alla vostra considerazione un progetto apparentemente utopico, ma che segnerà il futuro definitivo di questa nostra grande nazione. Tra mille anni i nostri discendenti guarderanno al vostro regno con meraviglia e riverente timore quando essi…
Lord Glo! — Prad era incredulo e seccato. — Vi sentite male o siete ubriaco?
— Nessuna delle due cose, Maestà.
— Allora smettete di blaterare fantasticherie e rispondete alla mia domanda sui cristalli.
Sembrava che Glo stentasse a respirare, e il suo torace rotondo si gonfiava alzando le pieghe della tunica grigia. — Temo di essere indisposto, dopotutto. — Si premette una mano sul fianco e cadde sulla sedia con un tonfo sordo. — Il mio capo matematico, Lain Maraquine, presenterà i fatti al mio… posto.
Toller osservò con crescente trepidazione suo fratello che si alzava, si inchinava verso il palco, e faceva segno ai suoi assistenti, Quate e Locranan, di portare avanti il cavalletto e le tabelle. I due montarono il cavalletto con un annaspare agitato che prolungò penosamente quello che sarebbe dovuto essere il lavoro di un momento. E persero altro tempo perché la tabella che stavano srotolando e appendendo non voleva saperne di restare distesa. Sul palco, persino l’insipido principe Pouche cominciava a dare segni d’impazienza. Toller era preoccupato per il tremito nervoso che scuoteva Lain.
— Che intenzioni avete, Maraquine? — chiese il Re, ironico ma con una certa gentilezza. — Devo tornare sui banchi di scuola alla mia età?
— I grafici sono d’aiuto, Maestà — rispose Lain. — Illustrano i fattori che governano il… — Il rèsto della sua risposta divenne un basso inudibile mormorio, mentre lui indicava la caratteristica chiave sui diagrammi colorati.
— Non riesco a sentirvi — scattò Chakkel chiaramente irritato. — Alzate la voce!
— Che fine hanno fatto le tue buone maniere? — disse Leddravohr, voltandosi verso di lui. — Che modo è questo di rivolgersi a una così timida, giovane fanciulla? — Diversi uomini nell’auditorio, cogliendo la palla al balzo, sghignazzarono senza ritegno.
“Questo non deve accadere” pensò Toller alzandosi in piedi, il sangue che gli pulsava nelle orecchie. Il codice d’onore Kolcorriano stabiliva che intromettersi in una sfida, e un insulto era sempre considerato tale, costituiva un’ulteriore ingiuria che si aggiungeva alla precedente, partendo dal presupposto che l’uomo insultato fosse troppo codardo per difendersi da solo. Lain aveva spesso dichiarato che era suo dovere, come filosofo, passare sopra a simili irrazionalità, e che il vecchio codice era più adatto ad animali litigiosi che non a uomini pensanti. Sapendo che suo fratello non voleva e non poteva raccogliere la sfida di Leddravohr, sapendo inoltre che gli era impedito un intervento attivo, Toller stava prendendo la sola strada possibile. Si alzò di scatto, cercando di evidenziarsi tra gli uomini seduti tutt’intorno, aspettando che Leddravohr lo notasse e valutasse il suo atteggiamento fisico e mentale.
— Basta così, Leddravohr. — Il Re colpì i braccioli del suo trono. — Voglio sentire quello che il grande matematico ha da dire. Andate avanti, Maraquine.
— Maestà, io… — Lain stava ormai tremando così violentemente che la sua tunica ondeggiava.
— Cercate di mettervi a vostro agio, Maraquine. Non voglio un lungo discorso; sarà sufficiente che mi diciate quanti anni passeranno, secondo la vostra esperta opinione, prima che possiamo produrre pikonio e alvelio puri.
Lain respirò profondamente, lottando per controllarsi. — È impossibile fare previsioni in questioni di questo genere.
— Ditemi la vostra previsione personale. Direste cinque anni?
— No, Maestà. — Lain lanciò uno sguardo in tralice a Lord Glo e cercò di rendere la sua voce più decisa. — Anche aumentando la vostra spesa di ricerca di dieci volte… e saremmo fortunati… potremmo produrre qualche cristallo utilizzabile tra vent’anni. Ma non c’è nessuna garanzia di successo. C’è un’unica via sensata e logica per risolvere la situazione del Paese, ed è proibire del tutto l’abbattimento di brakka per i prossimi venti o trent’anni. In questo modo…
Читать дальше