Il palazzo era anche la sede dell’amministrazione Kolcorriana e gli diede l’impressione di essere una città dentro la città. I corridoi e le stanze di rappresentanza erano affollati di uomini dall’espressione grave, le cui maniere proclamavano che le loro preoccupazioni non erano quelle dei comuni cittadini. Toller era incapace anche solo di immaginare le loro mansioni e l’argomento delle loro conversazioni a bassa voce. I suoi sensi erano sopraffatti da quell’opulenza di tappeti e tendaggi, di pitture e sculture, dalla maestosità del soffitto a volta. Persino le porte di minor importanza sembravano intagliate in singole lastre di peretto, elvart o vetrolegno, e ognuna di esse era forse il frutto di un anno di lavoro di un maestro artigiano.
Lord Glo sembrava indifferente all’atmosfera del palazzo, ma Lain e gli altri ne erano decisamente impressionati. Si stavano muovendo in gruppo serrato, come soldati in territorio ostile. Dopo un lungo percorso raggiunsero un’enorme porta doppia, a cui erano di guardia due ostiari con la corazza nera. Glo superò la porta e fece strada all’interno dell’immensa stanza ellittica. Toller rimase indietro per dare la precedenza a suo fratello, e quasi sussultò quando diede la sua prima occhiata da adulto alla famosa Sala dell’Arcobaleno. Il tetto a cupola era fatto interamente di pannelli di vetro inseriti in una complicata ossatura di brakka. La maggior parte dei pannelli erano azzurri o bianchi, per rappresentare il cielo pulito e le nubi, ma sette strisce curve, ravvicinate, riproducevano i colori dell’arcobaleno. La luce che filtrava dalla volta era una gloria trionfante, quasi mistica, che faceva brillare la sala di un fuoco sfumato.
All’altro capo dell’ellisse c’era un trono grande ma semplice, sul gradino più alto di un palco a due livelli. Tre troni più piccoli erano allineati sul secondo gradino, per i principi presenti. Nei tempi antichi sarebbero stati riservati solo ai figli del sovrano, ma con l’espansione e lo sviluppo del Paese era diventato normale che alcuni posti di governo fossero occupati da discendenti collaterali. Grazie alla libertà sessuale accordata alla nobiltà, questi erano numerosi, e di solito non era difficile assegnare importanti responsabilità agli uomini adatti. In seno all’attuale monarchia solo Leddravohr e l’insignificante Pouche, controllore delle finanze pubbliche, erano figli riconosciuti del Re.
Di fronte ai troni, disposti in sezioni radiali, c’erano i sedili per i vari ordini, i cui interessi andavano dalle arti e la medicina all’educazione religiosa e laica. Ai filosofi era riservato il settore centrale, secondo una tradizione che risaliva a Bytran IV, che aveva creduto che la conoscenza scientifica fosse la base su cui Kolcorron avrebbe costruito l’impero del mondo futuro. Nei secoli successivi era diventato evidente che la scienza aveva già imparato tutto quello che valeva la pena imparare sul funzionamento dell’universo, e l’influenza del pensiero di Bytran era diminuita, ma l’ordine filosofico deteneva ancora molti degli antichi privilegi nonostante il dissenso di mentalità più pragmatiche.
Toller sentì un’ammirazione genuina per Lord Glo quando il tozzo ometto, con la grande testa eretta e lo stomaco sporgente, attraversò la sala e prese posto davanti ai troni. Il resto della delegazione si sedette con calma dietro di lui, scambiando sguardi di sfida con i dirimpettai dei settori vicini. C’erano più persone di quante Toller si fosse aspettato, forse un centinaio, dal momento che le altre delegazioni contavano anche impiegati e consiglieri. Toller, ora profondamente grato per il suo stato soprannumerario, scivolò dietro gli assistenti di calcolo di Lain e aspettò che la riunione cominciasse.
Il lieve ritardo fu sottolineato da bisbigli, colpi di tosse e occasionali risate nervose, poi suonò un corno da cerimonia e Re Prad e i tre principi fecero ingresso nella sala da una porta privata sul retro del palco.
A più di sessant’anni il sovrano era alto e magro, e portava bene la sua età nonostante un occhio bianco latte che rifiutava di coprire. Sebbene Prad fosse imponente e regale nelle vesti rosso sangue, mentre saliva verso il trono alto, l’interesse di Toller fu catturato dalla figura possente, un po’ gonfia, del principe Leddravohr. Indossava una corazza bianca a strati multipli di lino scelto, modellata in torma di busto maschile perfettamente sviluppato, ed era evidente da quello che si poteva vedere delle braccia e delle gambe che la corazza rispecchiava esattamente quello che copriva. Il viso del principe era liscio, con le sopracciglia scure; dava l’idea di un potere minaccioso e dichiarava smaccatamente che lui non aveva nessuna voglia di presenziare alla riunione. Toller sapeva che era il veterano di un centinaio di feroci battaglie e sentì una fitta di invidia quando vide il palese disdegno con il quale Leddravohr squadrava l’assemblea, prima di sedersi sul trono centrale del secondo gradino. Sognava ad occhi aperti di interpretare il suo ruolo, quello del principe guerriero richiamato con riluttanza dalle pericolose frontiere per intervenire nelle banalità della vita civile.
Un officiante batté tre volte sul pavimento con il suo bastone per segnalare che la riunione del consigliò era cominciata. Prad, noto per l’informalità che usava a corte, cominciò a parlare immediatamente.
— Vi ringrazio per la vostra presenza qui oggi — disse, usando le inflessioni del Kolcorriano colto. — Come sapete, l’argomento della discussione è la crescente scarsità di brakka e di cristalli di energia; ma prima che io senta i vostri suggerimenti, è mio volere che ci si occupi nello stesso tempo di un’altra faccenda, se non altro per stabilire la sua scarsa importanza per la sicurezza dell’impero.
“Non mi riferisco ai rapporti provenienti da varie fonti secondo cui i ptertha sarebbero sensibilmente aumentati di numero nel corso di quest’anno. È mia ponderata opinione che l’apparente aumento possa essere spiegato dal fatto che i nostri eserciti, per la prima volta, stanno operando in regioni di Mondo dove, per cause naturali, i ptertha sono sempre stati più abbondanti. Sto dando istruzioni a Lord Glo di provvedere a un rigoroso controllo per procurarci statistiche più attendibili, ma in ogni caso non. c’è nessun motivo di allarme. Il principe Leddravohr mi assicura che le misure adottate e le armi anti- ptertha sono più che adeguate per rispondere a qualunque esigenza.
“Di più pressante interesse per noi sono le voci secondo cui alcuni soldati sarebbero morti dopo essere venuti a contatto con vittime dei ptertha. Le dicerie sembrano aver avuto origine da unità della Seconda Armata sul fronte di Sorka, e si sono velocemente diffuse, come sempre succede con simili fantasie, fino a Loongl a est e al teatro delle operazioni di Yalrofac a ovest”.
Prad si fermò e si sporse in avanti, con l’occhio cieco che brillava.— Gli effetti nocivi di questo tipo di allarmismo sono una minaccia più grande, per i nostri interessi nazionali, di un incremento doppio o triplo nella popolazione ptertha. Tutti noi in questa sala sappiamo che la pterthacosi non può essere contagiosa, né per contatto corporeo né in qualunque altro modo. È dovere di tutti, qui, assicurarsi che queste dicerie assurde siano soffocate con tutta la velocità e la forza possibili. Dobbiamo fare tutto quello che è in nostro potere per promuovere un salutare scetticismo nelle menti del proletariato, e mi rivolgo per questo soprattutto all’insegnante, al poeta e al sacerdote.
Toller diede un’occhiata circolare e vide i capi di varie delegazioni che annuivano mentre prendevano appunti. Era sorprendente per lui che il Re trattasse di persona quel genere di questioni spicciole, e per un momento sì trastullò con l’idea che potesse esserci davvero un nocciolo di verità nelle assurde dicerie. I comuni soldati, marinai e avieri, erano gente imperturbabile di solito, ma d’altra parte tendevano a essere ignoranti e creduloni. Facendo un bilancio, non vedeva nessuna ragione per credere che ci fosse niente di più da temere dai ptertha che in qualunque altra epoca precedente della lunga storia di Kolcorron.
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