Isaac Asimov - La Fine Dell'Eternita
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«E stato come installare un semplice commutatore,» disse. «Invece di ritornare automaticamente nell'Eternita, il cronoscafo rimarra nel Primitivo per un periodo indefinito. Quando la leva verra abbassata, pero, esso ritornera qui. Allora ci sara da effettuare il secondo e, spero, ultimo viaggio…»
«Un secondo viaggio?» domando subito Noys.
«Questo non te l'avevo spiegato,» disse Harlan. «Vedi, questo primo viaggio ha l'unico scopo di stabilire con esattezza il momento dell'arrivo di Cooper. Non sappiamo quale lasso di Tempo sia intercorso tra il momento dell'arrivo e il momento in cui egli ha fatto pubblicare l'inserzione. Lo raggiungeremo, attraverso la casella postale, e cercheremo di scoprire, se possibile, il minuto esatto del suo arrivo… o comunque l'approssimazione migliore. Allora potremo ritornare in quel momento… piu quindici minuti, affinche il cronoscafo abbia avuto il tempo di partire…»
Twissell lo interruppe:
«Non possiamo avere il cronoscafo nello stesso posto, nello stesso momento, in due tempi fisiologici diversi, naturalmente,» e poi cerco di sorridere.
Noys parve capire:
«Vedo,» disse, con voce un po' vaga.
Twissell continuo, rivolgendosi a Noys:
«Se prenderemo Cooper nel momento del suo arrivo, questo fara scomparire tutti i micro-mutamenti: l'inserzione sparira di nuovo, e Cooper sapra soltanto che il cronoscafo, dopo essere scomparso, esattamente come gli avevamo detto, e ricomparso inaspettatamente. Non sapra di essersi trovato nel Secolo sbagliato, e nessuno glielo dira. Gli diremo di avere dimenticato di fornirgli qualche informazione d'importanza vitale (dovremo preparare qualcosa di appropriato) e cosi dovremo affidarci alla speranza che egli consideri la faccenda cosi trascurabile da non menzionare la doppia partenza, quando scrivera il suo memoriale.»
«E molto complicato,» disse Noys.
«Si. Sfortunatamente.» Twissell riprese a torcersi nervosamente le dita, e fisso la coppia, come se avesse provato qualcosa… forse un dubbio interiore. Poi raddrizzo il capo, fece scaturire dal suo invisibile rifornimento una nuova sigaretta, e riusci perfino a ritrovare la sua espressione allegra da gnomo, quando disse, «E ora, figliolo, buona fortuna.»
Twissell strinse brevemente la mano ad Harlan, rivolse un breve inchino a Noys, e usci dal cronoscafo.
«Ora partiamo?» domando Noys ad Harlan, quando furono soli.
«Tra pochi minuti,» disse Harlan.
Lancio un'occhiata a Noys. Lei lo stava fissando, sorridente, fiduciosa, apparentemente tranquilla. Per un momento, il suo cuore palpito, ed egli ebbe la tentazione di sentirsi a sua volta sereno e sicuro. Ma era l'emozione, non il ragionamento, si disse; l'istinto, non la riflessione. Abbasso lo sguardo.
Il viaggio non fu differente da qualsiasi altro viaggio a bordo di un cronoscafo; semplice, tranquillo, privo di eventi. A meta percorso ci fu una specie di tensione interna, che forse indicava il superamento del Terminale Primo, o che forse era soltanto di origine psicosomatica. La notarono appena.
E poi si trovarono nel Primitivo, e scesero dal cronoscafo in un mondo solitario e montuoso, illuminato dallo splendore del sole prossimo al tramonto. Spirava una leggera brezza appena pungente, e tutt'intorno regnava un grande, maestoso silenzio.
Le rocce nude erano torreggianti, ammucchiate, caotiche, colorate di cupi arcobaleni prodotti da composti di ferro, rame e cromo. La solennita di quel paesaggio dove l'uomo non esisteva, dove la vita era rara e silenziosa, quasi schiacciava e intimoriva Harlan. L'Eternita, che non apparteneva al mondo della materia, non aveva un sole, e doveva importare anche l'aria. I suoi ricordi del Secolo natale erano ormai sbiaditi e confusi. Le sue Osservazioni nei vari Secoli si erano occupate esclusivamente degli uomini e delle loro citta. Non aveva mai vissuto un'esperienza come quella.
Noys gli sfioro il braccio.
«Andrew! Ho freddo.»
Harlan trasali, e si volto verso di lei.
«Non sarebbe meglio mettere in funzione il Radiante?» domando Noys.
«Si. Nella caverna di Cooper.»
«Sai dove si trova?»
«Si, e proprio qui,» le disse, laconicamente.
Non aveva mai avuto dubbi sulla precisione delle localizzazioni nei viaggi nel Tempo, da quando era diventato un Cucciolo. Ricordava quei giorni, quando si era trovato davanti all'Istruttore Yarrow, e aveva detto, con il suo volto serio e grave (anche allora Harlan non aveva mai sorriso):
«Ma la Terra si muove intorno al Sole, e il Sole si muove intorno al Centro Galattico, e anche la Galassia si muove nello Spazio. Se si partisse da un certo punto della superficie terrestre, e si andasse indietro nel tempo, diciamo di cento anni, ci si troverebbe nello spazio siderale, perche occorrerebbero cento anni alla Terra per raggiungere quel punto.» (In quei tempi, lui aveva ancora chiamato i Secoli 'cento anni'. Ora gli pareva cosi lontano…)
E l'Istruttore Yarrow aveva ribattuto, seccamente:
«Non puoi separare il Tempo dallo spazio. Muovendoti nel Tempo, tu segui il movimento della Terra. O forse credi che un uccello che vola nell'atmosfera si ritrovi da un momento all'altro nello spazio, perche la Terra ruota intorno al Sole a una velocita di diciotto miglia al secondo, e quindi svanisce sotto la creatura?»
Discutere per mezzo di analogie era sempre rischioso, ma Harlan aveva ottenuto successivamente delle prove piu concrete, e ora, dopo un viaggio nel Primitivo praticamente senza precedenti, gli era possibile voltarsi con sicurezza, e trovare l'apertura della caverna nel punto esatto in cui si era aspettato di trovarla.
Sposto i sassi e gli sterpi che erano stati sistemati per nasconderne l'entrata, e ne varco la soglia.
Sondo le tenebre della caverna, servendosi del bianco raggio della sua lampada con la precisione e la sicurezza che avrebbe usato impugnando un bisturi. Osservo le pareti, la volta, il pavimento, centimetro per centimetro, meticolosamente.
Noys rimase dietro di lui, vicinissima, e bisbiglio:
«Cosa cerchi?»
«Qualcosa. Qualsiasi cosa.»
E trovo quello che cercava, proprio in fondo alla caverna, sotto forma di una pietra piatta che copriva dei fogli di carta verdognola e ruvida.
Harlan sollevo la pietra, e raccolse i fogli.
«Che cosa sono?» domando Noys.
«Banconote. Un mezzo di scambio. Denaro.»
«Sapevi che erano qui?»
«Non sapevo niente. Lo speravo soltanto.»
Si trattava semplicemente di un'applicazione della logica capovolta di Twissell, del suo sistema di ricavare la causa degli effetti. L'Eternita esisteva, percio anche Cooper doveva avere preso le decisioni giuste. Immaginando che l'inserzione avrebbe attirato Harlan nel Tempo appropriato, aveva usato la caverna come ulteriore mezzo di comunicazione.
Tuttavia, questo era ancora meglio di quanto lui avesse osato sperare. Piu di una volta, durante i preparativi del viaggio nel Primitivo, Harlan aveva pensato che avventurarsi in una citta con in tasca soltanto delle pepite d'oro avrebbe potuto procurare dei ritardi e dei sospetti.
Cooper era riuscito a ottenere del denaro, certo, ma Cooper aveva avuto tempo a disposizione. Harlan soppeso il mazzo di banconote. E doveva avere utilizzato bene quel tempo, per accumulare tanto denaro. Si era comportato bene, il ragazzo, meravigliosamente!
E il circolo si stava chiudendo!
Le provviste erano state trasferite nella caverna, nello splendore sempre piu rugginoso del Sole al tramonto. Il cronoscafo era stato coperto da una pellicola mimetica, che lo avrebbe reso invisibile, se non a un'ispezione molto da vicino; e Harlan aveva un disintegratore per tenere a bada i curiosi, se fosse stato necessario. Il Radiante era stato sistemato nella caverna, e la lampada era stata infilata in una fessura della roccia; cosi essi avevano luce e calore.
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