Hal Clement - Coesistenza pacifica

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Ma il capo non optò né per l’una né per l’altra cosa. Nel bel mezzo del suo scoppio d’ira, improvvisamente si placò, e le punte delle lance si abbassarono, come se per un momento le avesse dimenticate. Poi fece scivolare indietro l’impugnatura, assumendo la posizione di «trasporto», e voltò la schiena alla capanna. Infine, apparentemente a causa di un ripensamento, si voltò di nuovo e parlò a Nick.

«Mille grazie, Spaccalegna. Non mi aspettavo tanto aiuto. Farò bene a dirti addio, adesso; e così dovrai fare anche tu… dare un addio al tuo Maestro.»

«Ma… tu non puoi viaggiare di notte.»

«E perché no? Tu l’hai fatto.»

«Ma non pensi a Fagin? Chi ti dice che lui possa?»

«Tu mi hai detto che egli può fare tutto quello che puoi fare tu. Mi hai detto pure che egli è disposto a fare quello che noi vogliamo. Se lo ha dimenticato, o ha cambiato idea, dovremo ringraziarti per averci mostrato cosa dobbiamo fare. Credi che gradisca il contatto del fuoco più di noi?» Veloce ridacchiò e ritornò in fretta dai suoi uomini, abbaiando ordini nel frattempo. Nick cominciò a urlare, almeno altrettanto forte.

«Fagin! Hai sentito? Fagin! Maestro!» Nella sua ansia dimenticò il periodo che era sempre necessario al Maestro per rispondere, e per un attimo soffocò le parole della macchina. Poi la risposta di Fagin gli giunse.

«Che succede, Nick?» Non era possibile distinguere dalla voce che Raeker non si trovava dall’altro capo; il gruppo di Nick aveva ricevuto una sommaria spiegazione della situazione del «Maestro». ma niente affatto particolareggiata, così che inevitabilmente la macchina veniva considerata un individuo. E quella volta fu praticamente la sola in cui la differenza produsse effetti sensibili; l’uomo di guardia conosceva il quadro generale della situazione, naturalmente, essendo stato informato da Raeker al termine del suo turno di guardia; ma egli non era stato effettivamente presente durante l’iniziale attacco di Veloce, né quando era stata stabilita la tregua. Di conseguenza, le parole di Nick non ebbero per lui tutto il significato che avrebbero potuto avere.

«Veloce ha intenzione di partire subito per le caverne; e dice che userà il fuoco su di te, se non andrai con lui. Puoi sopportarlo?»

Ci fu un’esitazione più sensibile del solito. Nessuno aveva mai misurato la temperatura di un fuoco di Tenebra, e l’uomo di guardia non era tanto esperto in fisica da immaginare l’eventuale tasso di radiazione. La principale preoccupazione che aveva in mente riguardava il prezzo della macchina.

«No!» rispose quindi. «Andrò con lui.»

«Cosa dobbiamo fare?»

L’ordine dato da Raeker agli abitanti del villaggio di restare dov’erano non era stato riferito al suo sostituto; Raeker si era aspettato di ritornare al suo posto molto prima dell’inizio del viaggio. Il sostituto si comportò meglio che poteva, in quelle circostanze.

«Lascio a te giudicare cosa sia più opportuno. Non mi faranno del male; e mi rimetterò in contatto con voi in seguito.»

«Molto bene.» Nick si trattenne dal ricordare al Maestro il suo precedente ordine; questo gli piaceva molto di più. Seguì in silenzio con lo sguardo gli invasori che, seguendo gli ordini di Veloce, raccolsero il maggior numero possibile di torce dai fuochi ormai consumati. Poi si radunarono intorno al Maestro, lasciando un’apertura nella turba dalla parte in cui desideravano che il Maestro si dirigesse. La macchina cominciò a spostarsi sui cingoli, dirigendosi verso sud, seguita dall’orda dei cavernicoli.

Nick lasciò trascorrere pochi minuti, chiedendosi se i cavernicoli avrebbero potuto trovare delle altre torce prima di avere consumato quelle che avevano. Ma anche prima che la processione fosse scomparsa in lontananza, la sua mente si era già rivolta ad altre questioni.

Gli era stata data mano libera. Ebbene, gli pareva ancora che lasciare il villaggio fosse la cosa più saggia da farsi; e lo avrebbero fatto il più presto possibile. Certo, questo sarebbe stato possibile solo tra qualche giorno, onde permettere agli altri di rimettersi in sesto, ma l’intervallo avrebbe potuto essere impiegato per fare dei progetti per l’avvenire. Bisognava prima di tutto decidere dove andare, e poi stabilire come arrivare nel luogo prescelto… Nick cominciò a comprendere quale scossa sarebbe stata provocata nella loro vita dall’abbandono di quel villaggio, che conteneva tutto ciò che avevano saputo accumulare e costruire per un’intera vita… e poi bisognava sapere come sarebbe stato possibile, dopo il trasferimento, ristabilire i contatti con Fagin. Era facile dire che il Maestro sarebbe stato capace di ritrovarli, dovunque fossero andati; ma Nick era abbastanza maturo da dubitare dell’onniscienza di chiunque, macchina compresa. Questo significava, dunque, che c’erano tre problemi da risolvere. Dato che Nick non desiderava affatto di somigliare a Veloce sotto nessun aspetto, rimandò ogni soluzione a quando gli altri si fossero svegliati e avessero potuto partecipare alla discussione.

Il fuoco durò fino a mattina, ma proprio di misura, e grazie all’incessante vigilanza di Nick. In sostanza, Nick trascorse quasi tutta la notte in bianco.

Il mattino non portò alcun sollievo. Il primo compito che usualmente veniva svolto consisteva nel mettere qualcuno di guardia al gregge del villaggio, che veniva tenuto in una depressione del terreno, nelle vicinanze del villaggio stesso. La depressione rimaneva colma d’acqua un po’ più a lungo del territorio circostante, così che il «gregge» era di norma al sicuro dai predatori fino all’arrivo del guardiano; ma in quel momento non c’erano uomini a sufficienza per sorvegliare sia il gregge che il villaggio. Di conseguenza il gregge subì diverse perdite quel mattino, finché Nick non fu riuscito a radunare le creature che si stavano risvegliando e non le ebbe guidate verso il villaggio, sempre da solo. Poi ci fu il problema di procacciarsi la legna da ardere per la notte seguente; a questo proposito Nick aveva dichiarato la pura verità a Veloce. Qualcuno doveva andarla a prendere. Gli unici disponibili erano Jim e Nancy, ancora malridotti, ed essi andarono insieme a fare legna, tirando come meglio poterono il carro sul quale veniva ammucchiato il prezioso combustibile. Non erano mai riusciti ad ammaestrare il bestiame, onde facilitare quel lavoro; le creature si rifiutavano cocciutamente di piegarsi a qualsiasi tipo di carico.

Il secondo giorno molti riuscirono a rimettersi in piedi, pur non avendo recuperato la completa efficienza, e le cose furono assai più semplici. Una riunione fu tenuta in mattinata, e nel corso di essa Nick propose e difese vigorosamente l’idea di trasferirsi nella regione sconvolta e insidiosa che egli aveva attraversato durante la fuga dal villaggio dei cavernicoli. Il principale punto di sostegno alla sua tesi era costituito dalla presenza, in quella regione, di un numero indefinito di luoghi che potevano essere raggiunti solo attraverso un passaggio stretto, una stretta gola o un sottile ponte di roccia, e che perciò potevano essere agevolmente difesi anche da pochi uomini. Fu Nancy che rispose a questa proposta.

«Non mi pare poi un piano così buono,» disse lei. «Anche perché non sappiamo se i posti che tu ci descrivi saranno ancora uguali, quando arriveremo là.» Una scossa enfatizzò involontariamente le sue parole.

«E che c’entra questo?» domandò Nick. «Se non troveremo quelli, ce ne saranno certo degli altri. Io non stavo suggerendo dei punti particolari, ho descritto solo la regione in generale.»

«Ma come farà a trovarci, Fagin? Se uno di noi riuscisse a raggiungere il villaggio dei cavernicoli per portargli un messaggio, come faremmo a spiegargli il modo di raggiungerci? Dovremmo guidarlo direttamente, e questo probabilmente si scontrerebbe con i suoi progetti personali… tu hai pensato, e credo sia giusto, che egli immagina di trarre vantaggio dalla sua capacità di viaggiare di notte senza fuoco.»

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