Hal Clement - Coesistenza pacifica

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E si dimostrò capace di farlo. Fu una fortuna che Nick fosse riuscito a restare sveglio, perché gli uomini di Veloce non preannunciarono il loro arrivo. Vennero, semplicemente.

Nick fu alquanto sorpreso nel vederli disarmati, ma si avvicinarono alla capanna senza alcuna esitazione, come se si aspettassero di vedere Nick cedere loro il passo. Ma quando si accorsero che lui non era disposto a farli passare, si fermarono, a pochi passi di distanza. Quello che li guidava avrebbe forse voluto dire qualcosa, ma Nick fu lesto a precederlo.

«Che cosa desideri? I miei amici sono tutti feriti e io non posso aiutarvi. Non c’è posto nella capanna. Andate nelle altre, se volete ripararvi.»

«Veloce ci ha mandati a prendere la legna.» Fu una affermazione fatta con calma, senza alternative o minacce nascoste, almeno a giudicare dal tono.

«Ho solo quello che mi basta a tenere acceso il mio fuoco. Dovrete servirvi delle altre cataste.»

«Sono finite.»

«Non è colpa mia. Sapete che la legna si consuma nel fuoco; avreste dovuto misurarla.»

«Questo non ce l’hai detto. Veloce dice che perciò tu devi darci la tua legna, che ti abbiamo visto prendere, e dirci quanta ne dobbiamo usare.»

Era evidente che il capo aveva intuito almeno in parte il piano di Nick, ma adesso l’unica cosa da fare era di portarlo avanti.

«Come ho detto, la legna mi basta appena per questo fuoco.» disse, «non ci rinuncerò; ne ho bisogno per me e per i miei amici.»

Con sua grande sorpresa, l’individuo si ritirò senza profferire verbo. A quanto pareva aveva eseguito gli ordini, e andava a richiederne altri. L’iniziativa non fioriva sotto il regime di Veloce.

Nick seguì con lo sguardo il gruppetto, che si confuse tra gli altri, evidentemente dirigendosi verso il capo. Poi si voltò, chiamando Jim.

«Sarà meglio che tu e Nancy vi alziate,» mormorò. «Veloce non si arrenderà. Io combatterò meglio che potrò; voi tenetemi rifornito.»

«Che intendi dire?» Nancy era meno svelta di mente del solito.

«Non posso combatterli con le asce; vincerebbero nel giro di due minuti. Sono stanco e appesantito. Userò delle torce… ricordi cosa si sente quando ci si brucia? Loro non lo sanno; li ho messi in guardia quando ero nel loro villaggio, e così hanno usato sempre tutte le precauzioni, e adesso nessuno di loro ha esperienza in merito. E l’avranno tra breve!»

Gli altri due erano già balzati in piedi.

«Sta bene,» convenne Jim, «accenderemo delle torce e te le passeremo quando ce le domanderai. Hai intenzione di maneggiarle o di lanciarle? Non ho mai pensato a combattere a questo modo.»

«Neppure io, fino a ora. Cercherò prima di maneggiarle, così passatemi le più lunghe. Se deciderò di lanciarle, ne chiederò di corte, ma corte davvero… non vogliamo certo che poi me le rilancino addosso, e se ne avranno la possibilità, lo faranno senza meno. Ti dirò, non sono certo stupidi… no davvero!»

Jim e Nancy gli fecero comprendere di avere inteso e di essere d’accordo, e si posero davanti alla catasta di legna che quasi seppelliva il suolo. Il fuoco stava bruciando assai vicino alla soglia; Nick riprese il suo posto su di essa, e gli altri due si fermarono ai lati del fuoco, dove avrebbero potuto porgergli le torce con la massima rapidità. Tutto era pronto, quando il gruppo ritornò alla capanna.

Stavolta era più numeroso, sia pure di poco; Veloce in persona si era aggiunto agli altri. Si fermarono a una dozzina di iarde di distanza, e le parole del capo furono poche e dirette.

«Se non ci lasci entrare a prendere la legna, i miei coltelli si occuperanno di te. Hai visto già quello che intendo dire.»

«Ho visto,» riconobbe Nick, «ecco perché non voglio avere nulla a che fare con te. Se fai un altro passo avanti, sarà a tuo rischio e pericolo.»

Non aveva mai visto in precedenza Veloce esitante o incerto, ma per un istante il capo parve perplesso sul significato delle parole di Nick. Poi tornò a essere se stesso.

«Molto bene,» disse, e si fece avanti stringendo quattro lance, una per ogni braccio.

Il piano di battaglia di Nick doveva essere riveduto già dall’inizio; le lance erano più lunghe delle sue torce. Riuscì a deviare le punte prima di essere colpito, ma non riuscì a raggiungere Veloce, neppure senza l’impedimento delle lance. Il violento odio che provava per il capo paralizzò per un istante le sue facoltà di raziocinio, ed egli lanciò entrambe le torce che stringeva con le mani sinistre verso il petto del gigante.

Veloce si abbassò appena in tempo. Quelli che stavano dietro di lui erano talmente assiepati che diventava impossibile per loro spostarsi abbastanza in fretta, e così quando le torce colpirono il gruppo, provocando una pioggia di tizzoni ardenti, si udirono dei violenti mugolii di dolore. Il capo si fece indietro, riprendendo la sua posizione di attacco.

«Semicerchio!» comandò bruscamente. I guerrieri obbedirono con rapidità e precisione, formando una sottile linea al cui centro si trovava Nick. «Adesso, tutti assieme… prendetelo!» Il semicerchio si contrasse, e le punte delle lance avanzarono verso la porta.

Nick non ne fu particolarmente impressionato. Nessuno degli attaccanti era in posizione tale da permettere il colpo verso l’alto, che avrebbe portato le lance a penetrare sotto le sue scaglie; le punte di pietra al massimo lo avrebbero fatto indietreggiare, e questo era lo scopo. Se fosse stato appoggiato a qualcosa di solido, naturalmente, la faccenda sarebbe stata assai diversa; il vero pericolo del momento, invece, era costituito dal fatto che la maggioranza dei guerrieri sarebbe giunta a portata di coltello tra breve, e lo avrebbe impegnato, tanto da permettere a un lanciere di arrivare nella posizione adatta per colpirlo dal basso. Per una frazione di secondo esitò, chiedendosi se fosse stato opportuno lanciare o colpire; poi si decise.

«Corti!» ordinò ai due che lo aiutavano.

Nancy aveva già preparato diversi tizzoni ardenti; glieli porse all’istante, e cominciò ad accenderne degli altri. Per circa dieci secondi Nick fece del suo meglio per emulare una mitragliatrice. Più della metà dei suoi proiettili mancarono il bersaglio, ma una buona parte riuscì nel suo compito; e dopo ì primi tre o quattro secondi un altro fattore complicò la lotta. Delle torce ancora accese e dei frammenti di legno ardente avevano formato una specie di barriera, che diventava sempre più cospicua, davanti alla porta, e gli attaccanti dovevano preoccuparsi anche di questo. I piedi erano ben più sensibili delle squame al fuoco, e l’effetto era notevole, per dirla in termini blandi. Veloce, questo va detto per rendergli giustizia, restava con i suoi uomini e combatteva come loro; ma alla fine anche lui dimostrò di averne abbastanza, e si ritirò di qualche metro, zoppicando. Vedendolo arretrare, Nick rise di cuore.

«È meglio che ti procuri da solo la tua legna, Veloce, amico mio! Naturalmente non ne troverai nel raggio di un’ora di cammino da qui; abbiamo esaurito le riserve della zona da molto tempo. Anche se tu sapessi dove sono i posti migliori in cui ci si può rifornire, non potresti farcela ad andare a prendere la legna e a ritornare sotto la pioggia. Però non devi darti pensiero; ci occuperemo noi di te, quando ti metterai a dormire. Non vorrei proprio mangiarti, amico Veloce!»

La vista dell’ira di Veloce fu quasi divertente. Le sue mani si strinsero sull’impugnatura delle lance, ed egli si drizzò in tutta la sua statura, tremando per la rabbia. Per diversi secondi le probabilità parvero equamente distribuite tra un immediato lancio delle armi verso la porta e una carica al di sopra del tappeto di tizzoni ardenti. Nick era prontissimo per entrambe le evenienze, ma sperava che si avverasse la seconda; l’immagine mentale di Veloce con i piedi bruciati era davvero attraente.

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