Arthur Clarke - Le fontane del Paradiso

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Protagonista del romanzo è l'ingegnere Morgan, creatore del Ponte di Gibilterra. Grazie alla rivoluzionaria tecnologia del cavo cristallino monomolecolare (citato a più riprese anche da William Gibson), per la prima volta diventa tecnicamente possibile costruire un "ascensore spaziale", ovvero una torre che connetta la superficie terrestre ad un satellite geostazionario, e che renda obsoleti i razzi vettori. Il romanzo narra gli sforzi e la lotta di Morgan per realizzare il suo sogno, a dispetto di un esercito di oppositori: politici, concorrenti, grandi compagnie, banche, e persino monaci buddisti. Ma il colpo di scena del romanzo è l'arrivo di Stellaplano, una sonda aliena automatica che visita il Sistema Solare sconvolgendo con la sua sola comparsa la vita, la società, la filosofia, l'etica e le religioni terrestri. Dopo la visita di Stellaplano, niente più sul nostro pianeta sarà come prima.
Altra caratteristica notevole di
, il fatto che la maggior parte della storia si svolga a Sri Lanka. Clarke riesce in questo romanzo ad omaggiare lo straordinario passato della sua patria d'adozione, e nel contempo ad offrirci una panoramica sulle bellezze e sulle meraviglie dell'isola indiana.

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(El Hadj Mohammed ben Selim, professore di religioni comparate: Discorso inaugurale all'anno accademico 1998/99, Brigham Young University)

"Dobbiamo attendere, non senza ansietà, le risposte alle seguenti domande: a) Quali sono, ammesso che esistano, i concetti religiosi di entità con zero, uno, due, o più di due 'genitori'? b) La fede religiosa si rintraccia solo in seno a organismi che abbiano un contatto continuo coi loro progenitori diretti durante gli anni di formazione?

"Se scoprissimo che la religione nasce esclusivamente fra i corrispettivi intelligenti di scimmie, delfini, elefanti, cani, eccetera, ma non fra computer, termiti, pesci, tartarughe o amebe extraterrestri, dovremmo trarre alcune penose conclusioni… Forse sia l'amore che la religione possono nascere solo tra i mammiferi, e per ragioni molto simili. Il che è anche suggerito da uno studio delle loro patologie. Chiunque dubiti dei legami che corrono tra fanatismo religioso e perversione dovrebbe studiarsi a lungo, e a fondo, il 'Malleus Malleficarum' oppure 'I diavoli di Loudon' di Huxley."

(Ibidem)

"La nota constatazione del dottor Charles Willis (Hawaii, 1970) che 'la religione è un prodotto collaterale della malnutrizione' non è, di per sé, molto più utile della replica, un tantino indelicata, di Gregory Bateson. Praticamente, quello che il dottor Willis voleva dire è che: a) le allucinazioni causate dal digiuno volontario o involontario vengono facilmente interpretate come visioni religiose; b) la fame in 'questa' vita incoraggia la fede in un aldilà compensatorio, grazie a un meccanismo psicologico di sopravvivenza, forse essenziale…

"… Certo è un'ironia del fato che la ricerca con le cosiddette 'droghe che espandono la coscienza' abbia dimostrato che esse facevano esattamente il contrario, conducendoci alla scoperta delle reazioni chimiche 'apotetiche' che avvengono automaticamente nel cervello. Lo scoprire che i più devoti sostenitori di ogni fede potevano essere convertiti a qualsiasi altro credo grazie a una giudiziosa dose di 2-4-7 orto-parateosamina è stato, forse, il colpo più terribile mai ricevuto dalla religione.

"Naturalmente, fino all'arrivo di Stellaplano…"

(R. Gabor: Le basi farmacologiche della religione, Miskatonic University Press, 2069)

12

Stellaplano

Da cento anni si attendeva qualcosa del genere, e c'erano stati molti falsi allarmi. Eppure, quando finalmente accadde, la razza fu colta di sorpresa.

Il segnale radio proveniente dalla direzione di Alpha Centauri era così potente che dapprima venne giudicato un'interferenza sui normali canali commerciali. La cosa creò molto imbarazzo a tutti i radio-astronomi che, per tanti decenni, avevano atteso segnali intelligenti dallo spazio; soprattutto dal momento che avevano smesso da un pezzo di prendere in seria considerazione il sistema triplo di Alpha, Beta e Proxima Centauri.

D'un colpo, ogni radiotelescopio in grado di scrutare l'emisfero sud venne puntato su Centaurus. Nel giro di poche ore si fece una scoperta ancora più sensazionale. Il segnale non proveniva affatto dal sistema del Centauro, bensì da un punto lontano mezzo grado. "E si spostava."

Fu quello il primo indizio di verità. Quando venne confermato, tutte le normali attività del genere umano s'interruppero.

La forza del segnale non era più così sorprendente. La fonte si trovava ormai all'interno del sistema solare, e si spostava verso il Sole di seicento chilometri al secondo. Finalmente erano giunti i visitatori dallo spazio, attesi e temuti da tanto tempo…

Per trenta giorni, mentre oltrepassava i pianeti esterni, l'intruso non fece altro che trasmettere una serie di segnali che si limitavano ad annunciare: — Eccomi qui! — Non tentò di rispondere ai segnali che gli venivano indirizzati, e non modificò per niente la sua orbita naturale, simile a quella di una cometa. A meno che non avesse decelerato da una velocità molto più elevata, il suo viaggio dalla costellazione del Centauro doveva essere durato duemila anni. Qualcuno trovò rassicurante l'idea, poiché lasciava supporre si trattasse di una sonda spaziale; altri si sentirono delusi, convinti com'erano che l'assenza di veri extraterrestri in carne e ossa togliesse solennità al momento.

Si discusse fino alla nausea, dell'intero spettro di possibilità in tutti i mezzi di comunicazioni di massa, in ogni consesso umano. Tutte le trame usate dalla fantascienza, dall'arrivo di dèi benevoli a un'invasione di vampiri assetati di sangue, furono recuperate e analizzate con cura. I Lloyds di Londra raccolsero cifre non indifferenti da persone che si assicuravano contro ogni possibile futuro, compresi alcuni futuri in cui sarebbe stato praticamente impossibile incassare un centesimo.

Poi, quando la nave aliena oltrepassò l'orbita di Giove, gli strumenti umani cominciarono a imparare qualcosa sul suo conto. La prima scoperta creò un panico di breve durata: l'oggetto aveva un diametro di cinquecento chilometri, le stesse dimensioni d'una piccola Luna. Forse, dopo tutto, era davvero un pianeta mobile che portava un esercito d'invasori…

Quella paura scomparve quando rilevamenti più precisi mostrarono che il diametro effettivo del corpo estraneo era di soli pochi metri. L'alone di cinquecento chilometri che lo circondava era qualcosa di molto familiare: un riflettore parabolico sottilissimo che girava lentamente su se stesso, l'esatto equivalente dei radiotelescopi orbitanti degli astronomi terrestri. Probabilmente era l'antenna con cui il visitatore si teneva in contatto con la base lontana. E in quello stesso momento, senza dubbio, trasmetteva attraverso quell'antenna le sue scoperte, scrutando il sistema solare e registrando tutte le trasmissioni radio, TV e computer del genere umano.

Poi giunse un'altra sorpresa. L'antenna con le dimensioni d'un asteroide non era puntata in direzione di Alpha Centauri, ma verso un altro settore celeste. Si fece strada l'idea che il sistema del Centauro fosse solo l'ultimo scalo del veicolo, non il punto da cui era partito.

Gli astronomi stavano ancora meditando su quei dati quando capitò loro un caso molto fortunato. Una sonda solare in missione di normale amministrazione oltre Marte diventò improvvisamente muta, poi ricominciò a inviare segnali radio dopo un minuto. Esaminando le registrazioni si scoprì che gli strumenti erano rimasti momentaneamente paralizzati da intense radiazioni. La sonda era entrata nel raggio d'azione delle onde della nave aliena; dopodiché fu semplicissimo calcolare la loro esatta provenienza.

In quella direzione non esisteva niente per cinquantadue anni luce, tranne una stella nana rossa, debolissima e presumibilmente antichissima, uno di quei minuscoli soli che avrebbero tranquillamente continuato a brillare miliardi di anni dopo l'estinzione delle più fantastiche stelle giganti della galassia. Nessun radiotelescopio l'aveva mai esaminata a fondo; ora tutti quelli che non scrutavano il visitatore sempre più vicino si puntarono sulla sua sospetta origine.

E lo scoprirono: un segnale chiarissimo, nella banda di un centimetro. I costruttori erano ancora in contatto con la nave che avevano lanciato migliaia di anni prima; ma i messaggi che doveva ricevere "in quel momento " erano vecchi solo di mezzo secolo.

Poi, quando raggiunse l'orbita di Marte, il visitatore diede finalmente segno di essersi accorto della presenza dell'umanità, nel modo più clamoroso e indiscutibile che si potesse immaginare. Cominciò a trasmettere immagini televisive sulla frequenza standard 3075, alternate a videotesti in inglese e cinese fluenti, anche se un po' ampollosi. Era iniziata la prima conversazione cosmica; e l'intervallo fra domanda e risposta non era, come tutti avevano immaginato, di decenni ma solo di minuti.

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