Bob Shaw - Cronomoto

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Cronomoto: краткое содержание, описание и аннотация

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È uno dei temi più affascinanti della fantascienza: che cosa accadrebbe se potessimo fisicamente cambiare il tempo, creando nuovi mondi con un semplice gesto? Jack Breton, il protagonista di questo romanzo pieno di suspence e di sorprese, da nove anni non fa che pensare a quei pochi, fondamentali momenti che hanno preceduto la morte di sua moglie. Per correggere il suo errore deve riscrivere il passato. Ma con quali conseguenze?

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— Salgo a vestirmi. — John Breton esitò sulla soglia, come se volesse dire ancora qualche cosa, poi uscì lasciando soli per la prima volta insieme Jack e Kate. L’aria calda e raggi di pallido sole filtravano attraverso le tendine. Un silenzio teso riempì la stanza mentre Kate si gingillava col cibo senza risolversi a parlare e si accendeva poi una sigaretta. Breton ne avvertiva la presenza con tanta intensità che gli parve addirittura di sentir bruciare il tabacco e la carta di riso, mentre lei aspirava il fumo.

— Credo di essere arrivato nel momento adatto — disse.

— Sarebbe a dire? — Kate evitava di guardarlo.

— Tu e John siete arrivati a un punto… di rottura, non è così?

— Mi pare un modo un po’ brutale di esprimersi.

— Andiamo, Kate — disse lui. — Vi ho visto. Tra noi non è mai stato così.

Kate lo fissò e lui lesse l’incertezza nei suoi occhi.

— No? Non ricordo bene la faccenda del Tempo A e del Tempo B, Jack, però mi pare che fino a quella notte, nel parco, tu e John foste una persona sola, vero?

— Vero.

— Bene, anche prima discutevamo e litigavamo. Voglio dire che quella sera non solo John, ma anche tu mi hai rifiutato i soldi per il tassi, e…

— Taci, Kate! — Breton fece uno sforzo per seguire ciò che lei diceva. Aveva ragione, inutile negarlo: ma in quei nove anni lui aveva evitato di ripercorrere i viali della memoria, e provava uno strano senso di riluttanza nel vedersi costretto a farlo adesso. Il sogno non poteva tollerare la dicotomia.

— Scusami, forse non dovevo parlarne. — Kate cercò di sorridere. — Pare che nessuno di noi, riesca a dimenticare quell’episodio. E poi c’è il tenente Convery…

— Convery? Che cosa c’entra? — Jack era allarmato.

— L’uomo che mi assalì si chiamava Spiedel. Il tenente Convery ebbe l’incarico di svolgere le indagini sulla sua morte. — Kate guardò con tristezza Jack. — Lo sapevi che quella sera ti hanno visto?

— No. Non ci avevo pensato.

— Sì. Una dozzina di ragazzi e ragazze che stavano facendo l’amore di gruppo sull’erba dissero alla polizia di aver visto un uomo armato di fucile materializzarsi quasi addosso a loro e poi scomparire immediatamente. È inutile dire che la descrizione che ne fecero si attagliava a John. A essere sincera, fino a ieri sera ho sempre avuto l’illogica sensazione che fosse stato proprio John… per quanto le indagini abbiano provato la sua estraneità ai fatti. Molti vicini lo avevano visto alla finestra. E poi; il suo fucile era rotto.

Breton annuì pensoso, rendendosi conto solo allora di quanto fosse stato vicino a salvare Kate e a liberarsi contemporaneamente del Tempo B in un colpo solo. Dunque, la polizia aveva cercato di incastrare John! Peccato davvero che le leggi della fisica cronomotrice avessero fatto tornare nel Tempo A il proiettile che aveva ucciso Spiedel, insieme all’uomo che aveva sparato e al fucile. Altrimenti le rigature lasciate dalla canna sul proiettile sarebbero risultate corrispondenti a quelle della canna del fucile, rotto e da lungo tempo in disuso, di John Breton; il che avrebbe dato dei bei grattacapi agli onnipotenti esperti di balistica.

— Non capisco ancora perché tu abbia nominato Convery — disse. — Hai appena detto che John è stato scagionato.

— Infatti, ma il tenente Convery ha continuato a venir qui, di tanto in tanto. E viene ancora, quando si trova da queste parti, a bere un caffè e a parlare di fossili e di geologia con John.

— Mi pare innocuo.

— Oh, certo. A John è simpatico, ma a me ricorda qualcosa che preferisco dimenticare.

Breton allungò una mano sul tavolo per afferrare quella di Kate.

— E io, che cosa ti ricordo?

Kate si mosse a disagio, ma non sottrasse la mano. — Forse qualcosa che voglio ricordare.

— Sei mia moglie, Kate… e io voglio che tu torni con me. — Sentì le dita di lei intrecciarsi alle sue e stringere, stringere, come se volesse fare una prova di forza. Kate aveva l’espressione di una donna in preda ai dolori del parto. Rimasero così, seduti, senza più dire niente, finché i passi di John Breton non risuonarono fuori dalla porta della cucina. John entrò, vestito di un completo grigio, e andò ad accendere la radio.

— Voglio ascoltare le ultime notizie, prima di uscire — disse.

— Io sparecchio — disse Kate, alzandosi.

Anche Jack si alzò, pieno di risentimento verso l’altro, che considerava un intruso nella sua casa, e si avviò per poi soffermarsi nella fresca penombra del soggiorno. Kate aveva risposto alla sua stretta, e questo importava… Aveva fatto bene ad agire come aveva agito, presentandosi subito a Kate e a John per spiegare loro tutto.

Mantenere segreta la sua presenza nel Tempo B sarebbe stato un procedimento più logico ed efficiente. Come quello di uccidere John, sbarazzarsi del cadavere e riprendere la sua vita insieme a Kate come se nulla fosse stato. Ma, così facendo, avrebbe sempre avuto il rimorso di avere ingannato Kate, mentre ora aveva la suprema giustificazione che lei lo preferiva all’uomo che era diventato il Breton del Tempo B. Questo era molto importante, ed era tempo di pensare ai particolari del prossimo passo… Cioè dell’eliminazione di John Breton.

Immerso nei suoi pensieri, Jack Breton si mise a passeggiare su e giù per il soggiorno, prendendo distrattamente un libro o un oggetto, e rimettendoli a posto dopo un’occhiata. La sua attenzione fu attratta improvvisamente da un mucchio di fogli coperti di una fitta scrittura a mano. Sul primo c’era uno strano disegno a spirale. Prese il foglio e vide che anche quello che aveva scambiato per un disegno, era uno scritto. Facendo roteare il foglio, Breton lesse lentamente un frammento di poesia.

Ti ho desiderato per mille notti
mentre la verde fosforescenza della lancetta
si spostava lenta.
Il desiderio di te mi faceva piangere,
ma tu non potevi assaporare le mie lacrime.

Depose il foglio, e stava già allontanandosi dal tavolino, quando afferrò il senso delle parole. Ci vollero alcuni secondi prima che le chiuse della memoria si aprissero, e quando questo accadde, si senti gelare la fronte per la paura. Era lui che aveva scritto quelle parole, per se stesso, nel periodo in cui era stato sulle soglie della pazzia, dopo la morte di Kate… Ma non le aveva mai mostrate a nessuno.

E adesso, si trovavano in un altro mondo, in un altro tempo.

6

John Breton fece parecchi tentativi abortiti per andare in ufficio, ma ogni volta tornò indietro con la scusa di aver dimenticato qualche cosa: le sigarette, dei documenti, l’agenda. Quanto a Jack Breton, la tensione in continuo aumento che gli attanagliava lo stomaco lo aveva costretto a lasciare la cucina, mormorando una scusa, e a rifugiarsi nella solitudine della sua stanza. Rimase seduto rigido sul bordo del letto, con le orecchie tese, in attesa di udire il rumore della Lincoln che si allontanava lungo il vialetto, facevo scricchiolare la ghiaia.

Quando finalmente lo ebbe sentito, uscì sul pianerottolo e scese qualche gradino. Rimase lì, nel silenzio ombroso della casa, come uno scandaglio sospeso in acque profonde. “Nove anni” pensò. “La toccherò, e morirò. Morirò.”

Scese il resto delle scale, ed entrò in cucina. Kate stava lavando delle mele, vicino alla finestra. Non si voltò e continuò a sciacquare i frutti verdognoli con acqua fredda. Quel semplice lavoro domestico colpi Breton, che lo trovava assurdo.

— Kate — disse — perché lavi le mele?

— Anticrittogamici — rispose lei, sempre senza voltarsi. — Lavo sempre le mele.

— Capisco. Ma dovevi farlo proprio stamattina? È urgente?

— Voglio metterle in frigo.

— Ma non c’è premura, vero?

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