Robert Silverberg - Il figlio dell'uomo
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- Название:Il figlio dell'uomo
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- Издательство:Armenia Editore
- Жанр:
- Год:1979
- Город:Milano
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Dovrebbe esserci una sirena.
Gli sembra di vederla avvicinarsi. Donna fino alla cintola, pesce sotto. Lunghi capelli dorati, che incoronano le spalle pallide. Seni bianchi, sodi, pieni, dalla punta rossa. Lucenti scaglie verdi. Una coda estremamente sinuosa, forte, agile, che termina con una pinna in perenne movimento. Gli si avvicina in un ribollire di spuma e nuota accanto a lui. — Sì — le dice lui. — Un risultato inevitabile del frazionamento delle forme umane. La natura segue l’arte. Che cosa splendida, sei!
Lei sorride. Lo accarezza. Lo bacia. Mette una mano di Clay sul suo seno. Donna sopra, pesce sotto.
— Amami — gli dice, con una voce che ricorda il suono delle conchiglie.
— Ma come? Dov’è il nido? — Le esplora le scaglie. Lei ride. Anche un pesce possiede organi sessuali. Lei non lo aiuta minimamente e la sua ricerca non approda a nulla. Se volesse far l’amore con lei, decide, si scorticherebbe. Non è una grande consolazione, così la lascia, ma lei gli rimane accanto.
— Ci sono molti, come te? — le domanda. — Un popolo del mare? Siete una forma antica? Vi siete evoluti naturalmente, o per mezzo di manipolazioni genetiche?
— Non sono come gli altri che conosci — dice la sirena.
— In che senso?
— Non sono reale.
Lui non accetta queste parole: le prende in mano i seni, ma prima che riesca a stringerli la sirena è scomparsa. Clay si tuffa, con gli occhi spalancati che fissano la verde acqua scintillante, e non riesce a trovarla.
Quando ritorna alla superficie si rende conto che è in atto uno sconvolgimento. La scomparsa della sirena, la perdita di quella grazia, di quell’innocenza, oscura ancora la sua anima di triste meraviglia; ma quando infine si rassegna alla fine della visione riesce a vedere con maggior chiarezza quello che sta accadendo intorno a lui. Molto al largo, sul mare, un ammasso di spruzzi si leva all’orizzonte, penetrando l’aria limpida. L’acqua si agita, cresce, si avvicina, si separa e poi si ricongiunge, le onde gettano una manciata di pesci e alghe verso la riva. Voltandosi, guardando verso la spiaggia, Clay vede che la volta celeste è in preda a rapide, ampie ondulazioni, come se stesse per piombare verso terra, per poi tornare rapidamente in alto. Una musica aspra produce gemiti, lamenti: è lo stridere di enormi strumenti a fiato, il rimbombo di grossi tamburi. Il sole ha subito un cambiamento spettrale, ed emette una netta luce verdastra, e alcune delle stelle più luminose sono di colpo visibili. Da sud proviene una serie di rapide, irragionevoli esplosioni: pop pop pop pop , come in un’improvvisa compressione e decompressione. La terra trema. Poi la musica scompare, gli spruzzi d’acqua ricadono in mare, il sole torna giallo, le stelle scompaiono, il cielo si distende e terminano le esplosioni. Il cataclisma è finito, è durato al massimo tre minuti, e, per quello che Clay può vedere, nulla è stato alterato da quel magico intervallo d’instabilità.
Si affretta sulla spiaggia.
I sei Sfioratori sono sparsi su una duna coperta d’erba, un centinaio di metri verso l’interno. Sembrano esausti, sfiniti, come manichini di cera che si siano avvicinati troppo alla fiamma. Sembrano trovarsi tutti in una forma sessuale intermedia… alcuni hanno seni e scroto, altri corpi maschili pelosi e una fessura pseudovaginale, ma nessuno è definito chiaramente in un sesso o nell’altro. Né lui riesce a distinguerli facilmente l’uno dall’altro: i loro volti sono identici. Clay si rende conto che si può riconoscere Hanmer da Ninameen, Angelon da Ti, Bril da Serifice, più per la qualità dello spirito da essi irradiato che per un qualche lineamento individuale; ma in questo momento non esprimono nulla che possa permettere di identificarli. È possibile che questi non siano neanche i suoi Sfioratori, ma un altro gruppo, completamente diverso. Nell’avvicinarsi loro è molto esitante. Quando la sua ombra cade su due di essi, si tira indietro, depresso, come se si sentisse un intruso. Per un bel po’ rimane immobile, lì accanto. I loro occhi sono aperti, ma lo staranno vedendo?
Alla fine dice, timidamente: — Hanmer? Serifice? Nina…
— …meen — finisce lei, stiracchiandosi pigramente. — Hai fatto una bella nuotata?
— Strana. Hai visto… le cose che sono successe?
— Tipo? — La voce è quella di Hammer.
— Gli spruzzi d’acqua. Il tamburo. Il sole. Le stelle.
— Ah, quello. Niente di importante.
— Che cos’era, in ogni modo?
— Effetti collaterali. — Uno sbadiglio. Si girano: schiene infangate rivolte verso il sole. Clay se ne sta lì, gelato, con le braccia che penzolano scioccamente. — Effetti collaterali? Ninameen — dice. — Ti?.
— Sei infelice? — chiede uno di loro.
— Incuriosito.
— Sì?
— Gli spruzzi d’acqua. Il tamburo. Il sole. Le stelle.
— Cose che capitano. Abbiamo completato il ciclo.
— Il ciclo?
— Il quinto rito. Il Rimodellamento del Cielo.
— L’avete fatto voi?
— Sì, e molto bene. E adesso ci riposiamo. — La voce è quella di Hammer. — Viene a sdraiarti accanto a noi. Riposati. Riposati. Riposati. Il ciclo è completo.
28
Non gli danno nessuna risposta soddisfacente. Risprofondano nel loro stato stuporoso. Si sente abbandonato, tradito. L’hanno fatto partecipare agli altri quattro riti: perché non a questo? Hanno privato la sua vita di un’esperienza. E si sono stancati di lui. Fa un passo indietro, rabbioso e vergognoso. Ha perso qualcosa di importanza fondamentale, o così crede. Forse ha perso addirittura la possibilità di afferrare la chiave che apre lo scrigno con la risposta ai suoi enigmi. E loro non se ne preoccupano. Loro non se ne preoccupano.
Irritato, risale la duna e comincia a camminare velocemente verso l’interno.
La sabbia affonda sotto i suoi piedi, rallentandogli la marcia. Nota, inoltre, piccoli sentieri sul terreno, le tracce di creature piatte e grigie arrancanti che assomigliano un po’ a scorpioni. Non gli prestano la minima attenzione, e diverse volte, attraversando il sentiero di uno di essi, corre il rischio di schiacciarlo. È preoccupato: non gli piacerebbe calpestare una di quelle creature, inferocita. Ma ben presto la sabbia lascia il posto a un arido terriccio rossastro, costellato da piante bluastre dall’aspetto carnoso, e le creature arrancanti scompaiono alla vista.
Si chiede dove può andare.
Non sa ancora decidere se ha abbandonato gli Sfioratori per una ripicca passeggera, o se non si tratti di un addio definitivo. Il suo risentimento verso di loro può anche diminuire; dopo tutto, gli hanno offerto momenti straordinari, e forse, prima di quanto creda, vorrà tornare da loro. D’altra parte non vuole costringere persone che lo trovano noioso ad accettarlo per forza. Può benissimo cercare di riaffermare la sua indipendenza. Non sembra che ci sia bisogno di cibo o di riparo, in quel mondo, e a Clay resta sempre la speranza di trovare altri compagni d’avventura, quando i vagabondaggi solitali avranno perso il loro fascino. È convinto di non avere la minima speranza di poter fare ritorno alla sua epoca.
Per la maggior parte della mattina, cammina e attraversa una regione calda e arida di vaste pianure e curiosi altipiani purpurei, e nel frattempo si trastulla con l’idea che se la caverà da solo. Più ci pensa, più attraente gli sembra. Sì, esplorerà ogni continente, cercherà città sotterranee risalenti a epoche non lontane dalla sua; cercherà manufatti e altre curiosità prodotte dai figli dell’uomo, e metterà alla prova i poteri che forse ha acquisito sotto quel sole magico. E, magari, fabbricherà una specie di carta, e scriverà un diario delle sue avventure, sia per propria illuminazione sia per informare altri della sua specie che il tempo abbia rapito al suo stesso modo. Converserà coi Respiratori, Mangiatori, Distruttori, Aspettatoli e Sfioratori, ogni volta che li incontrerà, e con gli Intercessori se gli capiterà di incontrarli, e con qualsiasi altro essere di epoche precedenti scaraventato quaggiù dai risucchi del flusso temporale: uomini-capra, sferoidi, abitatori delle gallerie, e altri ancora. Si sente in preda a qualcosa di simile all’estasi, e assapora la libertà di questa progettata nuova vita. Sì! Sì! Perché no? La gioia di una tale idea si agita come un pallone nella sua anima e, come un pallone, esplode bruscamente, mandandolo ruzzoloni sul terreno, scosso e solitario.
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