Kate Wilhelm - Gli eredi della Terra

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Gli eredi della Terra Vinto il premio Hugo per miglior romanzo in 1977.
Nominato per il premio Nebula per miglior romanzo in 1977.

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Attese finché non fu certo che nessuno fosse sotto di lui a sorvegliare la casa, poi fece il resto del tragitto con rinnovata cautela, strisciando sul ventre per superare i cespugli che crescevano fitti intorno alla casa; infine, s'infilò lungo lo scivolo del carbone, dentro al seminterrato. Non aveva bisogno di luce per trovare il pacco, nascosto dietro ad alcuni mattoni che aveva smosso alcuni mesi prima. Trovò anche la bottiglia di vino che vi aveva nascosto insieme ai medicinali. Aggiunse in fretta al vino le pillole di sonnifero che aveva trafugato, e agitò la bottiglia.

Era buio quando risalì il fianco della collina, quindi si diresse verso gli alloggi delle riproduttrici. Doveva arrivar lì dopo che si erano ritirate nelle loro stanze, ma prima che si addormentassero. Strisciò fino all'edificio e sbirciò dentro le finestre, seguendo con lo sguardo l'infermiera di notte intenta al suo giro col vassoio. Quand'ella ebbe lasciato la stanza dove Brenda dormiva con altre cinque donne, Mark batté leggermente sulla finestra.

Brenda sorrise quando lo vide. Si affrettò ad aprire la finestra, Mark balzò dentro e bisbigliò: — Spegni la luce. Ho del vino. Faremo festa.

— Ti strapperanno la pelle, se ti scopriranno qui — disse una delle altre donne. Erano contente alla prospettiva di una festa, e già tiravano fuori il tappeto mentre una di esse s'intrecciava i lunghi capelli sulla testa perché non le fossero d'impaccio.

— Dove sono Wanda e Dorothy? — chiese Mark. — Dovrebbero esser qui con noi, e magari anche altre due. Questa è una grossa bottiglia!

— Vado io a chiamarle — bisbigliò Loretta, soffocando una risata. — Ora guardo se l'infermiera se n'è andata. — Sbirciò fuori, ma subito chiuse la porta e si premette il dito sulle labbra. Aspettò qualche istante, poi socchiuse nuovamente la porta e guardò. Questa volta sgusciò subito fuori.

— Dopo la festa, io e te potremmo uscir fuori per un po'… vuoi? — disse Brenda, e gli accarezzò la guancia con un sospiro.

Mark annuì. — Ci sono bicchieri, qua dentro?

Qualcuno tirò fuori i bicchieri, e Mark cominciò a versare il vino. Vi furono nuovi arrivi, e ora c'erano undici donne sul tappeto che bevevano il vino dorato, soffocando risate e risatine. Quando cominciarono a sbadigliare, raggiunsero i loro letti; quelle che erano venute dall'altra stanza si distesero sul tappeto. Mark aspettò che fossero tutte profondamente addormentate, poi scivolò fuori dalla finestra, in perfetto silenzio. Andò fino alla banchina, si accertò che nessuno fosse rimasto a bordo della barca a ruote, poi tornò nella stanza e cominciò a trasportar fuori le donne, una ad una, avvolte nelle coperte come farfalle nel bozzolo. Fece poi un'ultima volta il tragitto, carico di quanti più indumenti riuscì a trasportare, chiuse la finestra del dormitorio, e ansimando per la fatica, tornò alla barca.

Sciolse gli ormeggi e lasciò che la barca scivolasse via con la corrente, servendosi di una pagaia per tenerla vicina alla riva. Quando la barca giunse quasi di fronte alla vecchia casa, Mark lanciò una gomena intorno a una roccia, tirò la barca a riva e la legò saldamente. Ancora una cosa, pensò. Era molto stanco, ma… ancora una cosa.

Corse fino alla vecchia casa, s'infilò dentro lo scivolo, poi corse di sopra. Non accese alcuna lampada, ma si diresse senza sbagliare verso i dipinti e fece per prendere il primo. Dietro di lui si accese un fiammifero. Mark s'immobilizzò.

— Perché sei tornato indietro? — gli chiese in tono aspro Barry. — Perché non sei rimasto là fuori nei boschi ai quali appartieni?

— Sono tornato a prendere le mie cose — disse Mark, e si voltò. Barry era solo. Stava accendendo la lampada a olio. Mark accennò ad avvicinarsi alla finestra, ma Barry scosse la testa.

— Non servirà a nulla. Hanno collegato le scale a un segnale. Se qualcuno sale quei gradini, suona un allarme nella stanza di Andrew. A quest'ora staranno già mettendosi in moto per accorrere qui.

Mark prese su un dipinto, poi un altro, e un altro ancora. — E tu, perché sei qui?

— Per avvertirti.

— Perché? Come hai intuito che sarei tornato?

— Oh, non so, e non voglio saperlo. Tutte queste notti ho dormito qua sotto, nella biblioteca. Non farai in tempo a portarli via tutti — disse, con voce agitata, mentre Mark continuava a caricarsi di sempre nuovi dipinti. — Saranno qui entro pochi minuti. Sono più che mai convinti che tu abbia tentato di bruciare il mulino, di sbarrare il fiume… di contaminare i cloni nei contenitori. Questa volta non si fermeranno a farti domande.

— Non ho tentato di uccidere i cloni — replicò Mark, senza guardare Barry. — Sapevo che il computer avrebbe fatto suonare l'allarme prima che una sola goccia di acqua contaminata entrasse in ciclo. Come l'hanno scoperto?

— Hanno mandato alcuni ragazzi giù in acqua, e un paio di loro sono riusciti a nuotare fino a uscire dall'altra parte… e il resto non è stato difficile. Ma ne sono rimasti uccisi quattro nel tentativo — concluse, senza alcuna particolare inflessione nella voce.

— Mi spiace — disse Mark. — Non volevo questo.

Barry scrollò le spalle: — Ma ora devi andare… fuggire.

— Sono pronto.

— Morrai, là nella foresta — disse ancora Barry. — Tu e quei ragazzi che hai portato con te. Non sono in grado di generare, sai? Forse una ragazza, due al massimo. Ma poi?

— Ho preso alcune donne al campo delle riproduttrici — l'informò Mark.

Barry lo fissò, sbigottito e incredulo: — Tu? E come…

— Non importa come. Le ho. Ce la faremo. Ho progettato tutto con molta cura. Ce la faremo.

— Era tutto per questo, allora — fece Barry. — L'incendio, la slavina, l'acqua contaminata, le sementi di cui ti sei impadronito… tutto per questo? — ripeté, senza guardare Mark ma scrutando con gli occhi i dipinti rimasti, come se in questi si trovasse la risposta. — Hai perfino il bestiame — concluse.

Mark annuì: — È al sicuro. Tornerò a prenderlo fra una settimana o due.

— Ti scoveranno — disse Barry, scandendo le parole. — Sono convinti che tu sia una minaccia. Non ti daranno tregua finché non ti avranno trovato.

— Non possono trovarci — ribatté Mark. — Quelli che potrebbero riuscirci sono a Filadelfia. Quando saranno tornati, non ci sarà più alcuna traccia di noi, da nessuna parte.

— Hai pensato a come sarà la tua vita? — gridò Barry, perdendo all'improvviso il rigido controllo che era riuscito a conservare fino a quel momento. — Ti temeranno o ti odieranno! Non è giusto farli soffrire così. Finiranno per odiarti, per ciò che hai fatto. Moriranno, là fuori! Uno ad uno, e ad ogni morte, i sopravvissuti ti odieranno ancora di più. Tutti finirete per morire, di una morte avvilente, spregevole.

Mark scosse la testa: — Se non ce la faremo, non rimarrà più nessuno sulla Terra. La piramide si sta inclinando. La pressione della grande parete bianca si sta già abbattendo su di essa, e la piramide non potrà resistere.

— E se riuscirete a sopravvivere, sprofonderete nella barbarie. Ci vorranno mille anni, cinquemila anni, prima che un uomo possa scalare il pozzo che gli stai scavando. Diventerà una bestia!

— Ma voi sarete morti. — Mark si guardò rapidamente intorno, poi si affrettò verso la porta. Indugiò sulla soglia per un attimo, e fissò Barry, impassibile: — Tu non capirai mai questo. Nessun uomo vivo, oggi, può capirlo, oltre a me. Io ti voglio bene, Barry, anche se per me sei strano, alieno, non umano. Tutti voi siete alieni, non umani. Ma non vi ho distrutti quando avrei voluto, e potuto, perché voglio bene a te. Addio, Barry.

Continuarono a guardarsi per qualche istante, poi Mark si girò e corse giù per le scale con passo leggero. Sentì, alle sue spalle, il rumore di qualcosa che veniva spezzato, ma non si fermò. Uscì dalla casa servendosi dell'ingresso posteriore, e quando sopraggiunsero Andrew e i suoi compagni, aveva già attraversato la fitta barriera alberata ed era sbucato all'aperto. Si fermò ad ascoltare.

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