Kate Wilhelm - Gli eredi della Terra

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Gli eredi della Terra Vinto il premio Hugo per miglior romanzo in 1977.
Nominato per il premio Nebula per miglior romanzo in 1977.

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— Non lo so. Come può farlo? Non può sopravvivere da solo nei boschi. Andrew non gli permetterà di rimanere nella comunità per molti mesi ancora.

Miriam sospirò e ritrasse la mano dalla testa scolpita. — Mi spiace — bisbigliò, e non fu chiaro se si fosse rivolta a lui, Barry, o a Molly.

Barry si avvicinò alla finestra che sovrastava la valle e guardò attraverso la fessura che Mark aveva allargato fra le assi. Com'era bello, pensò, le ombre della sera che si addensavano, con le luci che ardevano pallide in distanza e le colline, nere, che circondavano il tutto. — Miriam — le chiese, — se tu conoscessi un modo per aiutarlo, lo faresti?

Per un lungo attimo lei restò silenziosa, e Barry pensò che non avrebbe risposto. Poi Miriam disse: — No. Andrew ha ragione. Anche se ora egli non rappresenta una minaccia fisica, la sua presenza è dolorosa. È come se egli fosse il ricordo di qualcosa che è troppo elusivo per essere afferrato, qualcosa di pericoloso, mortale, perfino. In sua presenza noi ci sforziamo sempre, istintivamente, di riafferrarlo, e non ci riusciamo mai. Questa tensione, questa continua sofferenza, cesseranno quando lui non ci sarà più, non prima. — Si avvicinò anche lei alla finestra. — Fra un anno o due egli ci minaccerà in altri modi… Quella è importante. — Indicò con un cenno del capo la valle. — Non un singolo individuo, anche se la sua morte sarà uno strazio, per noi due.

Allora Barry le passò un braccio intorno alle spalle, e restarono li a guardar fuori. All'improvviso, Miriam s'irrigidì ed ebbe un'esclamazione soffocata: — Guarda, un incendio!

Una fioca linea di luce prese forza e consistenza in pochi attimi, mentre guardavano, allargandosi in entrambe le direzioni, scindendosi in due linee che si spostavano verso il basso e verso l'alto.

— Appiccherà il fuoco al mulino! — gridò Miriam, e si precipitò dalla finestra verso le scale. — Vieni, Barry! È subito sopra il mulino!

Barry restò come pietrificato accanto alla finestra, provando un dolore come se quelle linee di fuoco lo trafiggessero. Era stato lui a farlo, pensò. Mark stava cercando di bruciare il mulino.

CAPITOLO VENTOTTESIMO

Centinaia di persone si sparpagliarono lungo il fianco della collina per spegnere l'incendio degli arbusti. Altri battevano il terreno intorno al generatore, per accertarsi che nessuna scintilla venisse soffiata dal vento in quella direzione. Le pompe, subito messe in funzione, inzupparono alberi e cespugli, ma soprattutto il tetto della grande costruzione di legno. Ma quasi subito la pressione dell'acqua venne a mancare, e un secondo, più grave problema si aggiunse al primo.

Il flusso torrenziale che alimentava gli impianti si era ridotto a un rivolo. In tutta la valle le luci si spensero quando tutta l'elettricità residua fu deviata al laboratorio. Il sistema ausiliario entrò in funzione e fece sì che il laboratorio continuasse a funzionare, ma a corrente ridotta. Tutto fu spento, fuorché i circuiti direttamente collegati col sistema di sopravvivenza dei cloni.

Per tutta la notte gli scienziati, i dottori, i tecnici, si affannarono per superare la crisi. Si erano addestrati con sufficiente frequenza, per sapere che cosa doveva esser fatto esattamente in una simile emergenza, e nessun clone andò perduto, ma ugualmente delicate attrezzature avevano subito danni permanenti per quell'arresto incontrollato.

Altri gruppi di uomini cominciarono a risalire il fiume per scoprire la causa del diminuito flusso dell'acqua. Alle prime luci dell'alba essi incapparono in una slavina che aveva quasi completamente ostruito l'alveo, e subito si misero al lavoro per sgomberarlo.

— Hai tentato tu di bruciare il mulino? — chiese Barry.

— No. Se avessi voluto bruciarlo, avrei appiccato il fuoco direttamente al mulino, non certo al bosco. Se avessi voluto bruciarlo, ti garantisco, l'avrei bruciato. — Mark era in piedi davanti alla scrivania di Barry, né insolente, né spaventato. Attese.

— Dove sei stato tutta la notte?

— Nella vecchia casa. Stavo leggendo di Norfolk, studiando mappe…

— Oh, lascia perdere. — Barry tamburellò con le dita sulla scrivania, spinse da parte i grafici che stava studiando e si alzò in piedi. — Sentimi bene, Mark. Alcuni di loro sono convinti che tu sia il responsabile dell'incendio, della slavina, di tutto. Ho fatto notare quello che tu stesso mi hai appena detto, che cioè se tu avessi voluto bruciare il mulino, avresti potuto farlo molto più facilmente, senza dover ricorrere a tutti quegli espedienti. La questione è ancora aperta. Comunque, d'ora in poi ti è vietato avvicinarti al mulino. E anche al laboratorio e ai cantieri. Hai capito?

Mark annuì. Gli esplosivi usati per liberare il fiume dagli ostacoli venivano tenuti nell'edificio adibito alla costruzione delle barche.

— Mi trovavo nella vecchia casa quand'è scoppiato l'incendio — disse all'improvviso Barry, e la sua voce era fredda e dura. — Ho visto una cosa curiosa. È sembrata una sorta d'eruzione. Ci ho riflettuto molto. Avrebbe potuto essere un'esplosione, sufficiente a mettere in moto la slavina. Naturalmente, nessuno potrebbe averla vista dalla valle, e qualunque rumore avesse prodotto, sarebbe stato soffocato se si fosse verificata, anche a piccola profondità, nel sottosuolo. E poi, con tutto il frastuono che faceva la gente lottando contro il fuoco…

— Barry — l'interruppe Mark, — qualche anno fa mi dicesti una cosa molto importante. Allora ti credetti, e ancora adesso ti credo. Dicesti che non mi avresti mai fatto del male, ricordi? — Barry annuì, sempre freddo e guardingo. — Io, adesso, dico la stessa cosa a te, Barry. Questa gente è anche la mia gente, sai. Ti prometto che non cercherò mai di far loro del male. Non ho mai fatto niente, di proposito, per fare del male a uno qualsiasi di loro, né lo farò mai. Te lo prometto.

Barry lo gratificò di un'occhiata diffidente, alla quale Mark rispose con un sorriso affabile: — Non ti ho mai mentito, sai. Qualunque cosa avessi fatto, te l'avrei confessata, se tu me l'avessi chiesto. Non ti dico bugie.

Barry tornò a sedersi. Bruscamente gli chiese: — Hai detto che stavi leggendo su Norfolk? Che cos'è Norfolk?

— Una base navale, una delle più grandi della costa orientale. Quando la fine fu vicina, devono aver richiamato alla base tutte le loro navi, sistemandole nei bacini di carenaggio. Centinaia di navi. I livelli degli oceani sono discesi. La baia di Chesapeake, la baia del Delaware, …lì l'acqua è assai più bassa di una volta, e quelle navi sono ancora dove le hanno lasciate, in alto e asciutte: «metterle in naftalina», così dicevano. Ho cominciato a pensare al metallo di quelle navi, acciaio inossidabile, rame, ottone… Alcune di quelle navi avevano un equipaggio di mille uomini, con tutte le scorte relative, medicinali, ogni tipo d'attrezzature d'infermeria.

Barry sentì i suoi dubbi dissiparsi e la tormentosa sensazione di qualcosa non del tutto chiarito svanì mentre parlavano della possibilità di equipaggiare una spedizione da inviare a Norfolk nella prossima primavera. Solo più tardi si rese conto che, in realtà, Mark aveva abilmente schivato di dare un'esplicita risposta alle domande cruciali: aveva oppure no appiccato il fuoco? Aveva oppure no fatto saltare le rocce che erano precipitate nel fiume? E se l'aveva fatto, perché? Per quale ragione?

Certo, quant'era accaduto sarebbe costato parecchio a tutti loro, in tempo perduto e lavoro: ci sarebbero voluti parecchi mesi per rimediare completamente al disastro… Ma in ogni caso, avevano già progettato di sospendere la clonazione finché non fossero stati pronti a iniziare la produzione in massa, a primavera avanzata.

Niente era cambiato nei loro piani, salvo il fatto che adesso avrebbero dovuto procedere a un'accurata sistemazione del fiume, per evitare altri guai sul tipo della slavina, e avrebbero montato un secondo sistema ausiliario per generare energia. Inoltre avrebbero ritoccato ogni cosa, per renderla più funzionale e sempre meno soggetta a guastarsi.

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