Kate Wilhelm - Gli eredi della Terra

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Gli eredi della Terra Vinto il premio Hugo per miglior romanzo in 1977.
Nominato per il premio Nebula per miglior romanzo in 1977.

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Barry annuì. Era chiaro a che cosa mirava tutto questo. Se ai bambini mancava la capacità di astrarre, di generalizzare, se non avevano fantasia, essi dovevano saperlo ora e cercare di compensare questa mancanza…

Entro una settimana, i loro timori si concretizzarono. I bambini sotto i nove o dieci anni non riuscivano a identificare i disegni più chiari e semplici, erano incapaci di completare una storia, per loro era impossibile generalizzare, passando da una situazione particolare a un'altra, per quanto affine.

— Perciò dobbiamo sforzarci d'insegnargli tutto quello di cui avranno bisogno per sopravvivere — concluse Barry, in tono aspro. — E ringraziate il cielo che siano capaci d'imparare qualunque cosa, se c'è qualcuno che gliel'insegna passo a passo.

Sapeva che avrebbero avuto bisogno di tener lezioni sugli argomenti più disparati, prelevandoli dai vecchi libri della fattoria, lezioni di sopravvivenza, su come costruire semplici capanne, su come accendere un fuoco, come sostituire ciò che mancava con altre cose a portata di mano…

Barry e i suoi fratelli si recarono alla vecchia fattoria muniti di martelli e di piedi di porco, strapparono via le tavole dalla porta principale ed entrarono. Mentre gli altri esaminavano i libri fragili e ingialliti della biblioteca, Barry salì le scale fino alle vecchie stanze di Molly. Giunto lassù, si fermò e respirò profondamente.

C'erano i dipinti, come lui li ricordava, e c'era dell'altro, piccoli oggetti modellati nella creta. C'erano sculture di legno, una testa che doveva essere quella di Molly, intagliata con precisione, da una mano esperta, in legno di noce; sembrava viva, ma dissimile da sua sorella Miriam. Barry non riuscì a spiegarsi in qual modo differisse, ma sapeva che non era come loro: era Molly, e basta.

C'erano altri oggetti fatti d'arenaria, di calcare, alcuni completati, la maggior parte ancora grezzi, come se qualcuno li avesse cominciati, ma avesse perduto l'interesse strada facendo. Barry si avvicinò alle sembianze di Molly incise nel legno, e senza sapersene spiegare la ragione sentì che gli occhi gli si stavano gonfiando di lagrime. Si girò di scatto e uscì a rapidi passi dalla stanza, chiudendo però con cautela la porta alle sue spalle.

Egli non ne parlò ai suoi fratelli. Non trovò nessuna buona ragione per dirglielo, allo stesso modo in cui non seppe capire il perché i suoi occhi avevano sparso tante lagrime su un pezzo di legno intagliato dalle mani di un bambino. Quella notte, sul tardi, mentre nella sua mente continuavano a intromettersi immagini che gli impedivano di addormentarsi, pensò di aver scoperto la ragione per cui non aveva parlato con i fratelli. Essi sarebbero stati costretti a ispezionare da cima a fondo la vecchia casa, alla ricerca dell'ingresso segreto usato da Mark per entrare, e una volta che l'avessero trovato, l'avrebbero ermeticamente chiuso. Barry sentì che non avrebbe potuto far questo a Mark.

CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO

La barca con le ruote a pale era adorna di nastri e fiori dai colori vivaci; sotto il primo sole del mattino abbagliava la vista. Perfino la catasta di legno, il combustibile, era decorata. La macchina a vapore sfolgorava. I vari gruppi di giovani salirono a bordo fra scoppi d'allegria e chiassose risate. L'equipaggio della barca si teneva alquanto discosto dai giovani esploratori/rifornitori, fissandoli con preoccupazione, come temendo che gli eccessi festosi di quel mattino potessero in qualche modo danneggiare lo scafo.

In effetti, la contagiosa esuberanza dei giovani era pericolosa per la sua spontaneità, che si propagava agli spettatori sulla riva. La malinconia delle precedenti spedizioni fu dimenticata, mentre il battello si preparava a discendere il fiume in un turbinare di schiuma. Questa volta era diverso, e l'esaltazione della gente lo dimostrava; questi giovani erano stati specialmente allevati ed istruiti per questa missione. Essa era l'appagamento della loro vita. Chi più di loro aveva il diritto di gioire nel vedere la meta della loro vita a portata di mano?

Legata saldamente al fianco del battello con le ruote a pale, una canoa lunga quattro metri, fatta di corteccia di betulla, e in piedi accanto ad essa, in atteggiamento fieramente protettivo, vi era Mark. Egli era salito a bordo prima degli altri, oppure aveva dormito lì; nessuno l'aveva visto arrivare, ma era lì con la sua canoa che era in grado di battere in velocità qualunque altra cosa sul fiume, perfino le grosse ruote a pale.

Mark stava osservando la scena, impassibile. Era magro, non alto, ma il suo corpo sottile era discretamente muscoloso e il suo petto era ampio. Se era impaziente di partire, non ne mostrava alcun segno. Avrebbe potuto star fermo lì un'ora, un giorno, una settimana…

Ora salirono a bordo i membri più anziani della spedizione, e i canti e gli evviva crebbero ancor più di volume. I capi nominali della spedizione, i fratelli Gary, salutarono Mark con un cenno del capo e presero posto a poppa.

In piedi sulla banchina, Barry osservò il fumo che usciva a sbuffi dal fumaiolo; la barca cominciò a far schiumeggiare l'acqua, ed egli pensò a Ben e a Molly e a quelli che non erano tornati, oppure che erano tornati soltanto per finire all'ospedale, e non uscirne mai più. Quei ragazzi erano quasi istericamente felici, pensò. Avrebbero potuto ugualmente esser sul punto di recarsi al circo, o ad assistere a un torneo, oppure ad arruolarsi al servizio del re, o ad uccidere draghi.

Il suo sguardo cercò quello di Mark. Gli occhi azzurri, luminosi, non ebbero un fremito, e Barry seppe che almeno lui sapeva quello che stavano facendo, quali erano i pericoli, quali sarebbero stati i premi. Egli capiva che quella missione significava la fine dell'esperimento… e forse un nuovo inizio per tutti loro. Egli lo sapeva e, come Barry, non sorrideva.

— Le tremende gesta eroiche dei bambini — borbottò Barry.

Accanto a lui, Lawrence disse: — Che cosa? — Barry scrollò le spalle e replicò che non era niente. Niente.

Ora l'imbarcazione si stava allontanando con velocità costante, lasciando un'ampia scia che si allargava fino a schiaffeggiare ambedue le sponde del fiume. Restarono a guardare fino a quando il battello non scomparve alla loro vista.

L'acqua del fiume scorreva veloce e fangosa, gonfia per il defluire dei torrenti dalle montagne. Le squadre erano rimaste fuori per più di un mese a liberare le rapide, contrassegnando i passaggi sicuri tra i macigni, riparando i danni causati dall'inverno alla banchina d'attracco a monte della cascata e sistemando la strada che l'aggirava per via di terra. La ruota a pale fece guadagnar tempo in quantità considerevole ed essi arrivarono alla cascata poco dopo l'ora di pranzo. Lavorarono tutto il pomeriggio a scaricare la barca e a trasportare le scorte lungo la strada, riponendole al sicuro nell'edificio ai piedi della cascata.

Questo edificio era un duplicato dei dormitori della valle, e al suo interno il folto gruppo dei viaggiatori trovò facile dimenticare che si trovavano in un rifugio isolato, lontani dalla comunità dei loro simili. Ogni sera la squadra addetta alla strada si radunava nell'edificio, e anche gli addetti al fiume si raccoglievano lì, e nessuno veniva lasciato fuori nel bosco tenebroso. Qui, intorno all'edificio, il terreno era stato disboscato fino ai piedi delle colline i cui fianchi s'innalzavano quasi in verticale. I semi di soia e di frumento sarebbero stati piantati più tardi, quando la stagione si fosse fatta sufficientemente calda. La terra fertile non andava a nessun costo sprecata, e le squadre che si trovavano stabilmente a operare nella zona intorno all'edificio non dovevano oziare durante le settimane che sarebbero trascorse tra ogni arrivo e partenza delle barche con le ruote a pale.

Il giorno successivo fu interamente impiegato dai membri della spedizione a trasportare l'intero carico a bordo di una seconda, grande barca, che li aspettava ai piedi della cascata, e trascorsero quindi una seconda notte al rifugio. All'alba essi si sarebbero imbarcati per il secondo tratto del viaggio, fino a Washington. Mark non permise a nessuno di toccare il suo zaino o la sua canoa, che egli aveva portato giù da solo fino alla base della cascata, assicurandola saldamente al secondo battello a pale. Quella era la quarta canoa che si era fatto, la più grande, e sapeva che nessuno aveva capito la combinazione di leggerezza e robustezza che ne facevano l'unico mezzo sicuro per viaggiare sui fiumi. Egli aveva cercato d'interessare qualcun altro alle canoe, ma non c'era riuscito; non volevano neppure pensare a viaggiare da soli lungo i corsi d'acqua impetuosi.

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