Più tardi vide Ellemir e Damon ballare insieme: lei gli cingeva il collo con le braccia e lo guardava con occhi ridenti. Quella vita gli ricordò i suoi tentativi di ballare con Callista alla loro festa nuziale, contrariamente all’usanza. Bene, adesso nulla glielo impediva. Andò a cercarla: aveva lasciato l’arpa a un’altra donna e stava ballando con Dezi. Quando si separarono, Andrew si avvicinò e tese le braccia.
Callista sorrise gaiamente e venne verso di lui, ma Dezi si mise in mezzo. Parlò con una voce che non si sarebbe udita a un metro di distanza, ma era impossibile non sentire la malignità beffarda del tono: — Oh, non possiamo ancora lasciarvi ballare insieme, vero?
Callista lasciò ricadere le braccia, e impallidì. Andrew sentì uno spicinio di piatti e di bicchieri rotti, chissà dove, per il violento impatto del grido mentale di lei. Evidentemente tutti i presenti che possedevano un’ombra di facoltà telepatica avevano captato quello sfogo angoscioso. Andrew non stette a riflettere. Sferrò un pugno durissimo alla faccia di Dezi, scagliandolo a terra.
Dezi si rialzò lentamente. Si asciugò il sangue dalle labbra: i suoi occhi sfolgoravano di furia. Poi si avventò verso Andrew, ma Damon l’abbrancò alla vita e lo trattenne a forza.
— Per gli inferni di Zandru, Dezi! — sibilò. — Sei impazzito? Sono state proclamate faide di sangue per tre generazioni, per insulti molto meno gravi di quello che hai rivolto a nostro fratello!
Andrew girò lo sguardo sul cerchio di volti inorriditi fino a quando scorse Callista, a occhi sbarrati. All’improvviso lei nascose la faccia fra le mani, si girò e corse fuori dalla sala. Non singhiozzava, ma Andrew sentiva, come vibrazioni tangibili, le lacrime che non poteva piangere.
La voce incollerita di Dom Esteban risuonò nel lungo silenzio imbarazzato.
— La spiegazione più caritatevole per quello che hai fatto, Deziderio, è che ancora una volta hai bevuto più di quanto puoi reggere! Se non sai sopportare il vino da uomo, faresti meglio ad accontentarti di bere shallan , come i bambini. Chiedi scusa al nostro parente, e vattene a dormire!
Era il modo migliore per chiudere l’incidente, pensò Andrew. A giudicare dalla loro confusione, quasi tutti i presenti non sapevano neppure cos’avesse detto Dezi. Avevano soltanto captato l’angoscia di Callista.
Dezi borbottò qualche sillaba. Andrew pensò che fossero parole di scusa. Disse, calmo: — Non mi curo degli insulti che puoi rivolgere a me, ma che uomo sarei se ti permettessi di offendere mia moglie?
Dezi girò la testa verso Dom Esteban (per assicurarsi che non potesse sentire?) e disse in tono sommesso e rabbioso: — Tua moglie? Non sai neppure che un matrimonio libero è legale solo quando è stato consumato? Non è tua moglie più di quanto sia mia! — Poi passò svelto davanti a Andrew e uscì dalla sala.
La serata aveva perso tutta la gaiezza. Ellemir ringraziò in fretta Raimon per la musica e corse via. Dom Esteban chiamò Andrew con un cenno e chiese se Dezi si era scusato. Distogliendo gli occhi (il vecchio era telepate: com’era possibile mentirgli?), Andrew rispose impacciato che l’aveva fatto, e con suo grande sollievo il vecchio lasciò perdere. Cosa poteva fare, del resto? Non poteva dichiarare una faida di sangue contro il fratellastro di sua moglie, un adolescente ubriaco che amava lanciare insulti brucianti.
Ma era vero, ciò che aveva detto Dezi? Quando furono nel loro appartamento, Andrew lo chiese a Damon: e quello, sebbene scuotesse il capo, lo guardò turbato.
— Non preoccuparti, amico mio. Nessuno avrebbe motivo di mettere in discussione la legalità del tuo matrimonio. Le tue intenzioni sono oneste, e nessuno sta a badare ai cavilli legali.
Ma Andrew sentiva che Damon non era riuscito a convincere neppure se stesso. Udì il pianto di Callista che proveniva dalla loro camera; e anche Damon lo udì.
— Come vorrei torcere il collo al nostro Dezi!
Anche Andrew la pensava come lui. Con poche parole maligne, quel ragazzo aveva annientato la gioia della loro riunione.
Callista aveva smesso di piangere, quando lui entrò. Era in piedi davanti al tavolino da toilette: aprì lentamente il fermaglio a forma di farfalla che portava alla nuca, e si lasciò ricadere i capelli sulle spalle. Si voltò e disse, umettandosi le labbra, come se quello fosse un discorso che aveva provato e riprovato fra sé molte volte: — Andrew, mi dispiace… mi dispiace che tu abbia dovuto… È colpa mia.
Si sedette e prese la spazzola d’avorio, facendosela passare lentamente sui capelli. Andrew s’inginocchiò accanto a lei, augurandosi disperatamente di poterla prendere tra le braccia per consolarla. — Colpa tua, amore? E come puoi aver colpa della malignità di quel disgraziato? Non ti dirò di dimenticarlo (so che non puoi), ma non devi turbarti così.
— Ma è colpa mia. — Callista rifiutava d’incontrare il suo sguardo, perfino nello specchio. — Perché sono quella che sono. È colpa mia se quello che ha detto è… vero.
Andrew pensò, con una fitta di rammarico, a Ellemir che si abbandonava tra le braccia di Damon, che gli cingeva il collo mentre ballavano. Infine disse: — Bene, Callie, non ti mentirò: non è facile. Non posso fingere che mi piaccia, questa attesa. Ma ho promesso, e non mi lamento. Lasciamo perdere, amore.
Lei strinse le labbra, ostinatamente. — Non posso lasciar perdere. Non riesci a capire che tu… Il tuo bisogno fa soffrire anche me, perché anch’io ti voglio, e non posso, non oso… Andrew, ascoltami. No, lasciami finire: ricordi quello che ti ho chiesto, il giorno delle nostre nozze? Che se per te questo sarebbe stato difficile, dovevi… dovevi prendere un’altra?
Andrew la guardò attraverso lo specchio e aggrottò la fronte, irritato. — Credevo di averlo chiarito una volta per tutte, Callista. In nome di Dio, credi che m’interessi una delle ancelle o delle serve? — Le aveva dato fastidio, che lui avesse ballato con Ferrika? Aveva forse pensato…
Callista scrollò la testa e disse, con un filo di voce: — No. Ma se potesse servire a qualcosa… Ne ho parlato a Ellemir. E lei mi ha detto… che è disposta.
Andrew la fissò, sbigottito e costernato. — Dici sul serio?
Sì, lei diceva sul serio. Glielo rivelava la sua aria grave, e del resto lui sapeva che non era capace di uno scherzo del genere. — Ellemir? Lei è l’ultima, proprio l’ultima… È tua sorella! Come potrei farti una cosa simile?
— Credi che mi renda felice vederti così avvilito, sapere che un ragazzetto come Dezi può svergognarti in quel modo? E come potrei essere gelosa di mia sorella? — Lui fece un gesto di ripugnanza, e Callista gli tese la mano. — No, Andrew, ascoltami. È la nostra usanza. Se tu fossi uno di noi, sarebbe normale che io e mia sorella ti… ti dividessimo in questo modo. Anche se le cose stessero., come dovrebbero essere, tra noi, e se io fossi malata, o incinta, o semplicemente non… non ti volessi… È una consuetudine molto antica. Hai sentito la ballata di Hastur e Cassilda? Perfino nella ballata si racconta che Camilla ha preso il posto della sua breda tra le braccia del dio, e perciò è morta quando lui è stato aggredito. E così la beata Cassilda è sopravvissuta al tradimento di Alar e ha partorito il figlio del dio… — La sua voce si spense.
Andrew ribatté, seccamente: — Questo può andare benissimo nelle vecchie ballate e favole, ma non nella vita.
— Neanche se io lo volessi, Andrew? Mi sentirei meno colpevole per ogni giorno d’indugio che si aggiunge alla… alla tua sofferenza.
— Questo lascialo a me. Non hai nessuna ragione di sentirti colpevole. — Ma Andrew distolse gli occhi, stanco e sconfitto. Callista si alzò, lasciandosi ricadere i capelli fino alla cintura; poi li prese lentamente a manciate, dividendoli per intrecciarli. Disse, irrigidendosi: — Non lo sopporto più.
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