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Marion Bradley: La torre proibita

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Marion Bradley La torre proibita

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Darkover è un pianeta gelido e ostile, illuminato da un fioco sole rosso-sangue, su cui hanno fatto naufragio, agli inizi del volo interstellare, alcuni coloni terrestri. Col passare degli anni gli abitanti di Darkover hanno imparato a usare le “pietre matrici” per sviluppare i loro poteri psi, e sul pianeta si è formata una cultura di tipo feudale basata sull’uso delle matrici. Queste pietre, tenute in torri austere e isolate, sono oggetto di un rituale mistico: solo le Custodi, donne che hanno fatto voto di castità, hanno il diritto di adoperarle. Contrapposta alla cultura dei “clan” di Darkover, si trova la civiltà dei terrestri, i quali, dopo vari millenni, hanno riscoperto il pianeta, e vorrebbero portare ai suoi abitanti risorse tecnologiche e armi più moderne. Ma i fanatici guardiani che proteggono la verginità delle Custodi vigilano affinché il pianeta del sole rosso non cada sotto l’influenza dei materialistici terrestri. La torre proibita è la storia di due uomini e due donne che hanno osato sfidare il potere dei guardiani e la tradizione delle Torri. Nominato per il premio Hugo per il miglior romanzo in 1978.

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Damon disse, lentamente: — Anch’io la pensavo così, all’inizio. Eppure, Andrew non è un alieno. La mia mente sa che è nato su un altro mondo orbitante intorno al sole di un altro cielo, una stella lontana che vista da qui non è neppure un punto luminoso. Tuttavia non è inumano: non è un mostro camuffato da uomo, ma è veramente uno dei nostri, un uomo come me. È straniero, forse, ma non alieno. Te l’assicuro, Leonie: lo so. La sua mente è stata in collegamento con la mia. — Senza rendersi conto di quel gesto, Damon posò la mano sul cristallo della matrice, la gemma psi-reattiva che portava al collo in un sacchetto isolante; poi aggiunse: — Lui ha il laran.

Leonie lo guardò scandalizzata e incredula. Il laran era la facoltà psi che rendeva i Comyn dei Dominii diversi dalla gente comune, il dono ereditario del sangue dei Comyn. — Il laran ! — esclamò, quasi incollerita. — Non posso crederlo!

— Credere o non credere non cambia la realtà, Leonie — disse Damon. — Io ho il laran fin da quando ero bambino. Sono stato addestrato nella Torre, e ti assicuro: questo terrestre ha il laran. Mi sono collegato con la sua mente, e posso dirti che non è affatto diverso da un uomo del nostro mondo. Non c’è motivo di provare orrore e ripugnanza per la scelta di Callista. È solo un uomo come noi.

Leonie disse: — Ed è tuo amico.

Damon annuì. — Mio amico. E per salvare Callista ci siamo collegati… tramite la matrice. — Non era necessario dire altro. Era il più forte legame conosciuto, più forte della parentela di sangue, più forte dei vincoli degli amanti. Aveva unito Damon ed Ellemir, così come aveva unito Andrew e Callista.

Leonie sospirò. — È davvero così? Allora suppongo che dovrò rassegnarmi, quale che sia la nascita o la casta di questo Andrew. Dato che possiede il laran è un consorte degno, se è lecito dire che un uomo può essere un degno consorte per una donna addestrata per divenire Custode.

— Qualche volta dimentico perfino che lui non è uno di noi — disse Damon. — E in altri momenti mi sembra estraneo, quasi alieno: ma si tratta soltanto di una differenza di costumi e di cultura.

— Anche questo può costituire una grande diversità — disse Leonie. — Ricordo quando Melora Aillard è stata rapita da Jalak di Shainsa, e quello che ha dovuto sopportare. Nessun matrimonio tra i Domimi e le Città Aride è mai durato senza tragedie. E un uomo proveniente da un altro mondo e da un altro sole dev’essere ancora più alieno.

— Non ne sono sicuro — disse Damon. — Comunque Andrew è mio amico, e lo sosterrò nel suo corteggiamento.

Leonie si accasciò sulla sella. — Tu non daresti la tua amicizia, né il legame attraverso la matrice, a qualcuno che fosse indegno — osservò. — Ma anche se tutto ciò che dici è vero, com’è possibile che questo matrimonio non si risolva in un disastro? Anche se lui fosse uno dei nostri, e comprendesse pienamente l’influsso della Torre sul corpo e sulla mente di una Custode, sarebbe quasi impossibile. Tu avresti osato tanto?

Damon rabbrividì a quella domanda. Lei non poteva aver voluto dire quello che lui aveva pensato.

Non vivevano nei tempi anteriori alle epoche del caos, quando le Custodi venivano mutilate, perfino castrate, rese meno che donne. Oh, sì, le Custodi venivano tuttora preparate — Damon lo sapeva — con una disciplina terribile, abituate a vivere isolate dagli uomini mediante riflessi impressi profondamente nel corpo e nel cervello. Ma non venivano più cambiate. E sicuramente Leonie non poteva aver saputo… Altrimenti, pensò Damon, lui era l’unico uomo al quale lei non avrebbe mai rivolto quella domanda. Senza dubbio era una domanda innocente; senza dubbio Leonie non aveva mai saputo. Si fece forza, per difendersi dall’innocenza di Leonie; s’impose di guardarla, di dire a voce bassa: — Volentieri, Leonie, se amassi come ama Andrew.

Per quanto cercasse di mantenere un tono fermo e impassibile, un riflesso della sua lotta interiore si comunicò a Leonie. Lei alzò gli occhi, rapidamente, per un momento appena: un secondo o anche meno. I loro sguardi s’incontrarono, ma Leonie distolse in fretta il suo.

Ellemir , pensò disperatamente Damon. Ellemir, mia diletta, mia promessa sposa. Ma la sua voce era calma. — Cerca d’incontrare Andrew senza pregiudizi: allora ti renderai conto, credo, che è un uomo al quale avresti dato volentieri Callista in sposa.

Leonie aveva ripreso il controllo di sé. — Cercherò di farlo, per le tue esortazioni. Ma anche se tutto quello che dici è vero, sono ancora riluttante.

— Lo so — fece Damon, guardando più avanti sulla strada. Erano ormai in vista delle grandi porte di Armida, la tenuta ereditaria del dominio di Alton. Era la sua casa, pensò, e Ellemir l’attendeva. — Ma anche se tutto ciò che dici tu è vero, non so cosa possiamo fare per fermare Callista. Non è una ragazzetta sciocca in preda a un’infatuazione: è una donna fatta. Istruita nella Torre, esperta, abituata a spuntarla; e credo che farà ciò che vuole, senza curarsi di noi.

Leonie sospirò ancora e disse: — Non vorrei costringerla a ritornare: l’onore di una Custode è troppo pesante per essere portato senza pieno consenso. Io l’ho portato per tutta la vita, e lo so. — Sembrava stanca, oppressa. — Eppure non è facile trovare nuove Custodi. Se potrò serbarla per Arilinn, tu sai che dovrò farlo.

Damon lo sapeva. Le vecchie facoltà psi dei Sette Domimi, inserite nei geni della famiglia dei Comyn centinaia o migliaia di anni prima, adesso si erano rarefatte e si stavano estinguendo. I telepati erano meno frequenti di un tempo. Non si poteva più essere certi neppure che i figli e le figlie della discendenza diretta di ogni dominio avrebbero avuto il dono, l’ereditario potere psi della casata. E ormai, pochi se ne preoccupavano. Il fratello maggiore di Damon, erede della famiglia Ridenow di Serrais, non aveva laran. Damon era l’unico tra i suoi fratelli a possedere il laran in piena misura, e non per questo era stato particolarmente onorato. Al contrario, il suo lavoro alla Torre aveva indotto i suoi fratelli a deriderlo, come se lui fosse stato qualcosa di meno di un uomo. Alcune delle antiche Torri erano state chiuse, e si ergevano buie senza più insegnare e istruire e lavorare con le avite scienze psi di Darkover. Nelle Torri meno importanti erano stati ammessi estranei, che avevano nelle vene solo una minima percentuale di sangue dei Comyn, sebbene Arilinn conservasse le antiche tradizioni e ammettesse soltanto coloro che erano strettamente imparentati con le stirpi dei domimi. E si trovavano pochissime donne con la forza, le facoltà psi, l’energia — e il coraggio e la disponibilità a sacrificare quasi tutto quello che rendeva piacevole la vita a una donna dei dominii — necessarie per sopportare la terribile disciplina delle Custodi. Chi avrebbe trovato, Leonie, che prendesse il posto di Callista?

In ogni caso, sarebbe stata una tragedia. Arilinn doveva perdere una Custode… oppure Andrew doveva perdere la moglie, e Callista il marito. Damon sospirò profondamente e disse: — Lo so, Leonie. — Proseguirono in silenzio verso le grandi porte di Armida.

CAPITOLO SECONDO

Dal cortile esterno di Armida, Andrew Carr vide i cavalieri che si avvicinavano. Chiamò paggi e servitori perché prendessero i loro cavalli, poi andò nella grande sala ad annunciare l’arrivo.

— Dev’essere Damon che ritorna — disse emozionata Ellemir, e corse nel cortile. Andrew la seguì più lentamente, con Callista al fianco.

— Damon non è solo — osservò lei; e Andrew comprese, senza chiederlo, che si era servita della sensibilità psi per intuire l’identità dei cavalieri. Ormai si era abituato, e non gli sembrava più una cosa strana e spaventosa.

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