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Dan Simmons: Ilium

Здесь есть возможность читать онлайн «Dan Simmons: Ilium» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию). В некоторых случаях присутствует краткое содержание. Город: Milano, год выпуска: 2003, ISBN: 978-88-04-52224-9, издательство: Mondadori, категория: Фантастика и фэнтези / на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале. Библиотека «Либ Кат» — LibCat.ru создана для любителей полистать хорошую книжку и предлагает широкий выбор жанров:

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Attenzione! Thomas Hockenberry è stato un insegnante universitario di storia, con una vita assolutamente normale. Per quale motivo, allora, si trova adesso ad assistere alla Guerra di Troia, al servizio degli dèi dell’antica Grecia? E perché gli stessi dèi sembrano padroneggiare una tecnologia avanzatissima, con la quale cercano di alterare il corso degli eventi e di uccidersi a vicenda? Intanto, in un futuro lontano migliaia di anni, su una Terra dove i pochi abitanti rimasti hanno come sola occupazione il divertimento, solo un uomo ricorda ancora l’antica arte della lettura e la sfrutta cercando di risolvere l’enigma più grande di tutti: chi ha costruito le macchine che governano il pianeta? Dall’autore che ha cambiato la fantascienza, la sua saga più intensa e appassionante, dove il gusto per la ricostruzione storica si mescola con i grandi scenari di un futuro apocalittico e affascinante. Vincitore del premio Locus per il miglior romanzo di fantascienza in 2004. Nominato per il premio Hugo per il miglior romanzo in 2004.

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«Da chi?»

Harman si appoggiò alla spalliera e sospirò. «Non lo so. Di questi tempi non so un bel niente, maledizione.»

Daeman annuì. «Ci abbiamo messo un mucchio di tempo a capire che nessuno di noi sa un bel niente, vero, Harman?»

L’altro rise. Ma quando parlò di nuovo, in un bisbiglio, era serio. «Ho paura che li abbiamo liberati.»

«Liberati?» sussurrò Daeman. Un attimo prima era affamato, morto di fame, ma ora sentiva nello stomaco un blocco d’acqua gelata. «Calibano e Prospero?»

«Sì.»

«Oppure forse li abbiamo uccisi» ribatté con durezza.

«Già» disse Harman. Si alzò e strinse la spalla di Daeman. «Me ne vado, ti lascio dormire un poco. Grazie, Daeman.»

«Di cosa?»

«Grazie» ripeté Harman e lasciò la stanza.

Daeman si appoggiò ai guanciali, esausto, ma non riuscì a prendere sonno. Ascoltò i rumori della notte che entravano dalla finestra priva di vetri — grilli, uccelli notturni di cui ignorava il nome, rane che gracidavano nel piccolo stagno dietro la casa, il fruscio di foglie nella brezza — e si scoprì a sorridere. "Se Calibano è ancora vivo" pensò "è una vera vergogna. Ma anch’io sono vivo. Vivo."

Allora si addormentò, un sonno tranquillo e senza sogni, che durò finché Ada non venne a svegliarlo, un’ora dopo l’alba, con la prima vera colazione in cinque settimane.

Quattro giorni più tardi Daeman passeggiava da solo nel giardino, in una serata fredda ma bella, quando Ada, Harman, Hannah, Odisseo, Petyr e la giovane Peaen scesero dalla collina a cercarlo.

«Il sonie è di nuovo a posto» disse Odisseo. «Almeno, può volare. Vuoi assistere alla prova di volo?»

Daeman si strinse nelle spalle. «Non particolarmente. Ma vorrei sapere che cosa avete intenzione di fare, col sonie.»

Odisseo lanciò un’occhiata a Petyr, Peaen e Hannah. «Primo, vado a fare qualche giro d’avanscoperta» disse. «Per vedere i danni provocati dai meteoriti qui attorno e scoprire se la macchina mi porterà fino alla costa e ritorno.»

«In caso contrario?»

Odisseo scrollò le spalle. «Tornerò a casa a piedi.»

«Dov’è "casa"?» chiese Daeman. «E quanto ti ci vorrà per arrivarci, Odisseo Uhr

Odisseo sorrise, ma negli occhi aveva una grande tristezza. «Se solo tu lo sapessi» disse piano. «Se solo tu lo sapessi.» Seguito dai due discepoli e da Hannah, risalì la collina verso la villa.

Harman e Ada passeggiarono con Daeman.

«Cosa combina?» chiese Daeman a Harman. «In realtà.»

«Va a cercare i voynix» rispose Harman.

«E poi?»

«Non lo so.» Non aveva più bisogno del bastone, ma diceva d’averci fatto l’abitudine e adesso lo usò per colpire le erbacce tra i fiori.

«I servitori solevano estirpare le erbacce in giardino» disse Ada. «Lo farei io, ma sono troppo impegnata con i pasti e la lavanderia e tutto il resto…»

Harman rise. «Di questi tempi è difficile trovare buoni aiutanti.»

Mise il braccio intorno alla cintola di Ada. La ragazza lo fissò con uno sguardo insistente che Daeman non riuscì a interpretare, ma capì che c’era sotto qualcosa d’importante.

«Ho mentito» disse Harman a Daeman. «Sai tanto quanto me che Odisseo assalirà i voynix, impedirà loro di fare qualsiasi cosa progettino.»

«Sì» rispose Daeman. «Lo so.»

«Sfrutterà questa guerra per preparare i discepoli per quella che considera la guerra vera» continuò Harman, alzando gli occhi verso la bianca villa sulla collina. «Cerca di insegnarci a combattere prima che giunga la vera battaglia. Dice che la riconosceremo, che la guerra giungerà in forma di sfere turbinanti, aprendo fori nel cielo, portando noi a nuovi mondi e nuovi mondi a noi.»

«Lo so. Gliel’ho sentito dire.»

«È pazzo» disse Harman.

«No, non lo è.»

«Andrai in guerra con lui?» chiese Harman; dal tono pareva che se lo fosse già chiesto lui stesso varie volte.

«Non contro i voynix» rispose Daeman. «A meno di esserci costretto. Devo dare la precedenza a un’altra battaglia.»

«Lo so, lo so.» Harman diede un bacio a Ada. «Ci vediamo alla villa» disse e risalì da solo la collina. Zoppicava ancora un poco.

Daeman si ritrovò all’improvviso svuotato d’energie. Lì c’era una panchina di legno, con la vista sul prato più in basso e sulla vallata del fiume nell’ombra della sera; vi si sedette con sollievo. Ada prese posto accanto a lui.

«Harman ha capito a cosa ti riferivi» disse «ma io no. A quale battaglia devi dare la precedenza?»

Daeman si strinse nelle spalle, imbarazzato.

«Daeman?»

Dal tono, Daeman capì che Ada sarebbe rimasta seduta lì sulla panchina finché non avesse avuto una spiegazione e lui al momento non aveva le forze per alzarsi e allontanarsi.

«C’è un faro azzurro che si alza nella notte in un luogo chiamato Gerusalemme» disse infine. «In quella luce sono intrappolati più di novemila individui del popolo di Savi. Novemila ebrei. Qualsiasi cosa significhi quel nome.»

Ada lo guardò senza capire. Daeman si rese conto che lei non aveva ancora sentito quella parte della storia. A poco a poco imparavano di nuovo l’arte di raccontare… riempiva le serate a lume di candela, oltre al lavaggio dei piatti.

«Prima che la guerra promessa da Odisseo arrivi fin qui» riprese Daeman, con voce bassa ma decisa «prima di non avere altra scelta se non combattere in una colossale lotta che non capisco, andrò a tirare fuori da quella maledetta luce novemila persone.»

«In che modo?» chiese Ada.

Daeman rise: una risata serena, disinvolta, una novità imparata negli ultimi due mesi. «Non ne ho la più pallida idea, maledizione.»

Si alzò a fatica, si lasciò sostenere da Ada e risalirono a fianco a fianco la collina verso villa Ardis. Alcuni discepoli accendevano già le lanterne sopra il tavolo all’esterno, anche se mancava ancora un’ora alla cena. Stasera era il turno di Daeman come aiutante in cucina e lui cercò di ricordare quale piatto gli era stato affidato. Insalata, si augurò.

«Daeman?» disse Ada. Si era fermata e lo guardava.

Daeman si fermò a sua volta e ricambiò lo sguardo, sapendo che la ragazza avrebbe amato Harman per sempre e sentendosi in qualche modo felice di questo. Forse erano le ferite e lo sfinimento, ma lui aveva perduto la voglia di fare sesso con ogni donna che incontrava. Anche se, si rese conto, di nuove donne non ne aveva incontrate molte, dalla pioggia di meteoriti.

«Daeman, come hai fatto?» chiese Ada.

«Fatto cosa?»

«A uccidere Calibano.»

«Non sono sicuro di averlo ucciso» disse Daeman.

«Ma l’hai battuto!» esclamò lei, in tono quasi feroce. «Come?»

«Avevo un’arma segreta» rispose Daeman. Nel dirlo, si rese conto di quanto fosse vero.

«Quale?» chiese Ada. Le ombre della sera si allungavano, dolci, sul prato in pendio intorno a loro, il cielo della sera era delicato sopra villa Ardis, ma Daeman scorgeva nubi scure raccogliersi all’orizzonte dietro Ada.

«L’ira» disse infine. «L’ira.»

65

INDIANA, 1200 A.C.

Circa tre settimane dopo l’inizio della guerra che avrebbe posto fine a tutte le guerre, dico sul serio, adopero il mio vecchio medaglione per telequantarmi nella parte opposta del mondo. Avevo promesso a Nightenhelser che sarei tornato a prenderlo e mi piace mantenere la parola data, se posso.

Ho lasciato nel cuore della notte, tempo di Ilio/Olimpo, una riunione in una delle nuove tende a prova di esplosivi dove Achille ora tiene consiglio con i condottieri superstiti e mi sono limitato a telequantarmi per capriccio, sapendo che presto un simile teletrasporto quantico sarà solo un ricordo. Resto sorpreso, quando mi trovo su un pendio erboso in un mattino soleggiato del Nord America preistorico. In questo periodo non cresce molta erba intorno a Ilio e proprio nessuna nelle insanguinate piane di Marte.

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