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Dan Simmons: Ilium

Здесь есть возможность читать онлайн «Dan Simmons: Ilium» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию). В некоторых случаях присутствует краткое содержание. Город: Milano, год выпуска: 2003, ISBN: 978-88-04-52224-9, издательство: Mondadori, категория: Фантастика и фэнтези / на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале. Библиотека «Либ Кат» — LibCat.ru создана для любителей полистать хорошую книжку и предлагает широкий выбор жанров:

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Attenzione! Thomas Hockenberry è stato un insegnante universitario di storia, con una vita assolutamente normale. Per quale motivo, allora, si trova adesso ad assistere alla Guerra di Troia, al servizio degli dèi dell’antica Grecia? E perché gli stessi dèi sembrano padroneggiare una tecnologia avanzatissima, con la quale cercano di alterare il corso degli eventi e di uccidersi a vicenda? Intanto, in un futuro lontano migliaia di anni, su una Terra dove i pochi abitanti rimasti hanno come sola occupazione il divertimento, solo un uomo ricorda ancora l’antica arte della lettura e la sfrutta cercando di risolvere l’enigma più grande di tutti: chi ha costruito le macchine che governano il pianeta? Dall’autore che ha cambiato la fantascienza, la sua saga più intensa e appassionante, dove il gusto per la ricostruzione storica si mescola con i grandi scenari di un futuro apocalittico e affascinante. Vincitore del premio Locus per il miglior romanzo di fantascienza in 2004. Nominato per il premio Hugo per il miglior romanzo in 2004.

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OLIMPO

Olympus Mons, il più alto vulcano di Marte, si eleva per oltre ventisettemila metri sulla pianura circostante e sul nuovo oceano ai suoi piedi. La base si estende per più di seicento chilometri. La cima verdeggiante pare toccare il cielo. Olympus Mons è alto quasi tre volte il monte Everest sulla Terra. I suoi fianchi, bianchi per la neve e il ghiaccio durante il giorno, stasera luccicano di colore rosso sangue per il bagliore del sole al tramonto.

Gli scabri strapiombi qui alla base nordest di Olympus Mons si alzano in verticale per cinquemila metri. In questa particolare sera marziana, la lunga ombra del vulcano si estende a est quasi fino alla linea dei tre vulcani del Tharsis, visibile all’orizzonte nebbioso.

L’ascensore di cristallo, ad alta velocità, che soleva risalire come un serpente questo lato di Olympus Mons, è stato spezzato in due poco sopra lo strapiombo, con un taglio così netto da sembrare fatto dalla lama di una ghigliottina. Un potente campo di forza a sette strati, generato da Zeus stesso (la aegis , l’egida) protegge dagli attacchi l’intero Olympus Mons e ora brilla nella rossa luce della sera.

Proprio al di là degli strapiombi, vicino al punto dove la base di Olympus Mons digrada verso l’oceano settentrionale terraformato solo un secolo e mezzo prima, un migliaio o più di dèi si sono radunati per la battaglia. Un centinaio di cocchi dorati, ciascuno spinto da forze invisibili, ma tirato da possenti destrieri ben visibili, volano in copertura a migliaia di metri sopra le masse di dèi in corazza dorata radunati sugli alti pianori e sulle spiagge di ciottoli in basso.

Zeus ed Era sono in prima linea, in questo esercito d’immortali: alti sei metri, marito e moglie risplendono in corazza e scudo e armi forgiate da Efesto e da altri dèi abili nei lavori artigianali; perfino i loro elmi sono di oro puro, con microcircuiti incorporati, rinforzati con moderne leghe. Atena e Apollo al momento sono assenti, ma nella prima fila di questa falange divina ci sono altri dèi e altre dee…

C’è Afrodite, bellissima anche nell’abbigliamento da battaglia. Il suo elmo è tempestato di pietre preziose; il suo piccolo arco è fatto per lanciare frecce di cristallo a punta cava, piena di gas venefico.

C’è Ares, che ride sotto il bordo dell’elmo dal cimiero rosso, pregustando lo spargimento di sangue senza precedenti che avverrà tra poco. Porta l’argenteo arco di Apollo e una faretra piena di frecce attirate dal calore. Se mira a un bersaglio, lo uccide o lo distrugge.

C’è Poseidone, "colui che scuote la Terra", enorme e tenebrosamente possente, armato per la guerra per la prima volta in millenni. Dieci uomini, perfino con Achille fra loro, non riuscirebbero a sollevare la massiccia ascia che lui impugna nella sinistra.

C’è Ade, in espressione, umore e armatura perfino più scuro di Poseidone, con occhi rossi che brillano dalle profonde orbite dell’elmo da battaglia. Persefone, con una corazza color lapislazzuli, è vicina al suo signore e tiene fra le lunghe, pallide dita un uncinato tridente di titanio.

C’è Ermes, snello e letale, avvolto nella corazza rosso insetto, pronto a telequantarsi nella battaglia, uccidere e schizzare via prima che occhio mortale si accorga del suo arrivo, per non parlare del carnaio che si lascerà alle spalle.

C’è Teti, con i divini occhi arrossati dal pianto, ma ligia al dovere e vestita in abbigliamento da guerra, tutto squame, pronta a uccidere il proprio figlio, Achille, se e quando questa sarà la volontà di Zeus.

C’è Trìtone, baldanzoso in strati di corazza color verde e nero: è il dimenticato Satyros dei vecchi mondi, che seminava terrore al suono della buccina e violentava fanciulle e fanciulli, il dio che prendeva piacere a gettare negli abissi marini i corpi da cui aveva tratto piacere.

C’è Artemide, dea della caccia, in corazza dorata, con in mano l’arco da guerra, pronta e ansiosa di versare galloni di sangue umano come primo passo per vendicare l’offesa patita dall’amato fratello Apollo.

C’è Efesto, con la corazza fiammeggiante, pronto ad appiccare il fuoco ai mortali suoi nemici.

Tutti gli dèi, tranne Apollo e Atena in via di guarigione: file su file di figure gigantesche, armate, silenziose, schierate nelle ombre alla base dello strapiombo. Sopra di loro, altri dèi e dee girano in cerchio nei cocchi volanti. Sopra tutto, la scintillante aegis , arma sia d’offesa sia di difesa, brilla e plasma energie.

Nella terra di nessuno al di là degli dèi, appena oltre il punto dove lo scintillio dell’ aegis taglia il terreno e contìnua verso il basso, curvando in una sfera a un terzo dal centro di Marte, sono riverse le carcasse dei due cerberidi. Creature simili a cani dalla duplice testa, lunghe più di sei metri, con zanne di acciaio al cromo e, nel muso, apparecchi gas cromatografici e spettrometri di massa, giacciono cadaveri dove Achille e Ettore li hanno uccisi, uno ciascuno, al loro arrivo all’Olimpo, solo qualche ora prima.

Una trentina di metri più in là dei cerberidi ci sono i resti bruciati del vecchio dormitorio degli scoliasti. Dietro il dormitorio ci sono gli eserciti di razza umana: centoventimila unità, stasera.

Le forze di Ettore sono schierate sul lato verso l’entroterra, contano quarantamila dei migliori guerrieri di Ilio. Paride ha avuto l’ordine di restare a Ilio, investito dal fratello più anziano della pesante responsabilità di proteggere le loro case e i loro cari nell’antica città, ora sotto la cupola del campo di forza dei moravec, ma meglio protetta, Ettore ne è sicuro, da bronzee lance e coraggio umano. Gli altri condottieri e i loro contingenti, invece, sono qui.

Accanto a Ettore c’è Deifobo, fidato fratello del comandante supremo troiano, a capo di diecimila lancieri scelti. Nei pressi c’è Enea, che qui forgia il suo nuovo destino, non più favorito dal Fato. Dietro il contingente di Enea c’è il nobile Glauco, a capo della sua schiera di cocchi e di undicimila fieri lici pronti a combattere.

C’è Ascanio dell’Ascania, il giovane condottiero dei frigi, in corazza di bronzo e di cuoio, assetato di gloria. I suoi quattromiladuecento ascani sono ansiosi di versare icore d’immortali, se non è disponibile sangue di immortali.

Dietro i troiani, troppo vecchi e troppo preziosi per guidare guerrieri nel combattimento, ma oggi armati di tutto punto e pronti a morire se questa è la volontà dell’universo, sono raggruppati i re e i consiglieri di Ilio, in primo luogo lo stesso re Priamo, con la leggendaria corazza ricavata dal metallo di un antico meteorite, poi il vecchio Antenore, padre di molti eroi troiani, molti dei quali già caduti in battaglia.

Accanto ad Antenore ci sono gli onorati fratelli di Priamo, Lampo e Clizio, e Ichetaone dalla barba grigia (che fino a oggi ha onorato Ares, il dio della guerra, sopra tutti gli altri) e dietro di lui i più rispettati anziani, Pantoo e Timete. Oggi con gli anziani, occhi sempre sul marito, vestita di rosso come se fosse divenuta una bandiera vivente di sangue e di dolore, c’è la bella Andromaca, moglie di Ettore, madre del povero Scamandrio, il piccino che gli abitanti di Ilio chiamavano amorevolmente Astianatte, "Signore della città".

Al centro di questa linea di battaglia lunga quasi cinque chilometri, al comando di più di ottantamila veterani achei, torreggia il dorato Achille, figlio di Peleo, uccisore di uomini. Si dice che sia (a parte un punto debole segreto) invulnerabile. Stasera, in tenuta da battaglia e arrossato dall’energia superumana di un’ira quasi non umana, pare immortale. Il posto alla sinistra di Achille è stato lasciato vuoto per onorare la memoria del suo più caro amico e compagno d’arme, Patroclo, che si dice sia stato selvaggiamente ucciso da Pallade Atena meno di ventiquattr’ore fa.

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