Isaac Asimov - Le correnti dello spazio

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Le correnti dello spazio: краткое содержание, описание и аннотация

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Verrà un giorno in cui i mondi che circondano il nostro pianeta saranno facilmente raggiungibili e gli uomini si moveranno nell’universo con astronavi? I viaggi interplanetari diventeranno in futuro una cosa all’ordine del giorno? Come sarà organizzato l’universo quando non esisteranno più difficoltà di spostamento? Sarà un bene o un male per l’umanità? Correnti dello spazio, un romanzo ardito, organicamente costruito, verosimile e nello stesso tempo assurdo, risponde a tutte queste domande tratteggiando il fantastico quadro di un mondo futuro, un mondo in cui il progresso della scienza e della tecnica abbia del tutto mutata la struttura e le abitudini della nostra società e completamente rivoluzionato i concetti di spazio e di tempo.

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«Bellissimo discorso, Abel» disse Fife «ma quel che è ovvio resta ovvio, e i suoi piani sono anche troppo trasparenti. Che cosa accadrebbe se io le consegnassi quest’uomo? Sono persuaso che l’U.S.I. riuscirebbe a trovare esattamente ciò che vuole trovare. Questo istituto sostiene di essere un ente interstellare senza legami regionalistici, ma non è forse un fatto che Trantor contribuisce per due terzi al suo sovvenzionamento? Non credo che un osservatore obiettivo potrebbe considerarlo veramente neutrale nella Galassia di oggi, e quanto potrà accertare nei confronti di quest’uomo sarà certamente volto a favorire gli interessi imperialistici di Trantor. E che cosa ritroverà sul suo conto? Anche questo è sin troppo ovvio. La sua memoria si risveglia a poco a poco. L’U.S.I. diramerà bollettini quotidiani. Pezzo per pezzo, quest’uomo seguiterà a ricordare sempre di più, fornendo tutti i ragguagli necessari. Prima il mio nome. Poi il mio aspetto. Infine le mie esatte parole. Io sarò dichiarato solennemente colpevole. Verranno chieste delle riparazioni, e Trantor si troverà costretto a occupare temporaneamente Sark, occupazione che non sarà difficile trasformare da temporanea in permanente. Ci sono limiti innanzi ai quali qualsiasi ricatto perde di valore, e il suo, signor Ambasciatore, termina qui. Se vuole quest’uomo, mandi la flotta di Trantor a prenderlo.»

«Non è assolutamente il caso di ricorrere alla forza» disse Abel. «Tuttavia non posso fare a meno di constatare che ha accuratamente evitato di negare l’implicita accusa nascosta in quanto ha appena detto lo Spazio-Analista.»

«Non l’ho negata perché è semplicemente assurda, e ritengo sconveniente per la mia dignità darle peso. Ricorda una sola parola, o meglio afferma di ricordarla. E con questo?»

«Le sembra privo di significato ch’egli ricordi proprio questa parola?»

«Del tutto trascurabile. Il mio nome corre sulle bocche di tutti, qui a Sark. Anche ammesso che il cosiddetto Spazio-Analista sia sincero, ha avuto un anno di tempo per apprenderlo su Florina. Questo naturalmente ammesso che sia sincero, perché ho l’impressione che ci troviamo piuttosto di fronte a una commedia ben recitata.»

Abel non sapeva che cosa rispondere. Guardò gli altri. Junz era scuro in faccia, e si tormentava il mento con una mano. Steen borbottava e piagnucolava scioccamente per conto proprio. Il Borgomastro teneva gli occhi ostinatamente fissi a terra.

Fu Rik a rompere il silenzio, strappandosi dalla stretta di Valona e alzandosi.

«Ascoltate» disse.

Fife disse: «Un’altra rivelazione, immagino.»

Rik proseguì: «Ascoltate! Eravamo seduti a un tavolo. Il tè era drogato. Avevamo litigato. Non ricordo il perché. Riuscivo soltanto a pensare: Spazio Onnipotente, mi hanno drogato. Poi è venuto l’altro: Fife. Aveva urlato sino a quel momento; ma ora non urlava più. Non ce n’era più bisogno. Fece il giro del tavolo e si fermò accanto a me, dominandomi con tutta la persona. Io non potevo dire niente, non potevo fare niente. Potevo solo alzare verso di lui gli occhi.»

Selim Junz chiese: «Quest’altro uomo era Fife?»

«Ricordo che si chiamava Fife.»

«Ebbene, era quello che vede laggiù?»

Rik rispose: «Non ricordo che fisionomia avesse.»

«Ne è sicuro?»

«Ho cercato di rammentarmene, ma non ci sono riuscito.» Proruppe: «Nessuno sa quanto faccia male. Sembra di avere un coltello infuocato infisso qui!» Si portò le mani alla fronte.

Junz disse con voce suadente, comprensiva: «Lo so che fa male. Ma bisogna che si sforzi. Guardi quell’uomo! Riesce a ricordare, adesso?»

«No! No…»

Fife sorrise beffardo: «Il suo uomo si è dimenticato la lezione, oppure la storiella sembrerà più credibile se si rammenterà la mia faccia la prossima volta?»

Junz replicò con veemenza: «Io non ho mai veduto quest’uomo in vita mia, né gli ho mai parlato. Io cerco soltanto la verità.»

«Posso in tal caso rivolgergli alcune domande io?»

«Certo.»

«Grazie. Le sono molto grato della cortesia. Senti un po’, tu… Rik, o come altro ti chiami…»

Rik alzò la testa. «Sì, Signore.»

«Dici di ricordare un uomo che ti si era avvicinato dall’altro capo del tavolo dove tu te ne stavi seduto, drogato e incapace di muoverti.»

«Sì, Signore.»

«L’ultima cosa che ricordi è che quest’uomo ti guardava dall’alto, dici.»

«Sì, Signore.»

«Siediti.»

Rik obbedì. Per un attimo Fife non si mosse. La bocca esangue dalle labbra sottili si strinse, i muscoli delle mascelle si contrassero, infine il Grande Signore di Fife si alzò dalla sua poltrona.

O meglio… ne scivolò giù! Fu come se si fosse messo in ginocchio dietro la scrivania. Poi si mosse e si mise in mostra: in piedi.

Junz trattenne il respiro. Quell’uomo, così formidabile e scultoreo, seduto, si era tramutato, in un attimo, in un nano deforme.

Fife mosse con difficoltà le gambe atrofizzate, trascinando a fatica la massa sproporzionata del torso e della testa.

Rik, affascinato, lo guardò avvicinarsi.

Fife disse: «Sono io l’uomo che ti è venuto accanto facendo il giro di quel tavolo?»

«Non posso ricordarmene la faccia, Signore.»

«Tu però eri seduto, e lui in piedi, e tu lo guardavi.»

«Sì, Signore.»

«Lui invece ti fissava, per ripetere le tue stesse parole, dominandoti con tutta la persona.»

«Sì, Signore.»

«Questo almeno lo ricordi? Ne sei sicuro?»

«Sì, Signore.»

«Ti sto dominando con tutta la persona?»

Rik disse: «No, Signore.»

«E tu sei costretto ad alzare gli occhi per guardarmi?»

Rik seduto e Fife in piedi erano esattamente allo stesso livello.

«No, Signore.»

«Credi che sia stato io quell’uomo?»

«No, Signore.»

«Ne sei convinto?»

«Sì, Signore.»

«E insisti a dire che il nome che ricordi è Fife?»

«Io ricordo quel nome» ripeté Rik, ostinato.

«Perciò, chiunque sia stato, si è servito del mio nome falsamente?»

«Dev’essere stato così.»

Fife si volse, e lentamente, dignitosamente, ritornò alla propria scrivania, si issò a fatica sulla seggiola, quindi disse: «Non ho mai consentito a nessuno di vedermi in piedi dacché sono adulto e padrone di me stesso. C’è qualche motivo perché questa conferenza continui?»

Abel era a un tempo imbarazzato e seccato. La conferenza si era sino a quel momento rivolta tutta a suo danno. Fife era riuscito a mettere se stesso dalla parte della ragione, e gli altri da quella del torto, presentandosi come un martire costretto a subire i ricatti di Trantor e le false accuse di Steen che si erano subito sfasciate come un castello di carta.

Abel avrebbe voluto almeno ridurre le proprie perdite. Lo Spazio-Analista sondato psichicamente non sarebbe più stato di alcuna utilità a Trantor, ormai. Qualsiasi “ricordo” che gli potesse tornare in seguito sarebbe stato deriso e ridicolizzato, anche se autentico. Sarebbe stato accettato come un mero strumento dell’imperialismo trantoriano, e uno strumento inservibile, per giunta.

Tuttavia esitava, ma fu Junz a rompere il silenzio.

Disse: «A me sembra che ci siano ottime ragioni, invece, per non mettere fine alla conferenza proprio adesso. Non abbiamo ancora accertato chi è il responsabile del sondaggio psichico. Lei ha accusato il Signore di Steen, e Steen ha accusato lei. Anche ammesso che entrambi vi siate ingannati, e che entrambi siate innocenti, resta pur sempre il fatto che vicendevolmente vi ritenete colpevoli. Chi è dunque il responsabile?»

«Ha forse importanza?» ribatté Fife. «Per quanto riguarda lei, sono convinto di no. La questione sarebbe già stata risolta da un pezzo se Trantor e l’U.S.I. non si fossero intromessi. Sono sicuro di riuscire a scoprire io il traditore.»

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